Film > Le 5 Leggende
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Autore: frances bruise    18/01/2014    7 recensioni
[Storia crossover tra "Rise of the Guardians" e "Frozen" - Personaggi principali: Jack Frost&Elsa]
Il suo nome è Jack Frost, ed è una leggenda.
E' il Signore dell'Inverno, colui che plasma il ghiaccio e muove le bufere di neve. E se un giorno scoprisse di non essere l'unico ad essere in possesso di questi poteri?
E se esistesse una Regina dell'Inverno? E, come sarebbe possibile l'esistenza di una Regina dell'Inverno, se l'inverno è lo stesso Jack?
Genere: Avventura, Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Babbo Natale, I Cinque Guardiani, Jack Frost, Un po' tutti
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo terzo – Ad Arendelle.

 
Più tardi, quello stesso giorno, mi trovavo seduto su un soffice strato di neve, proprio accanto ad una parete rocciosa. E, cogli occhi bassi – tutti rivolti al biancore – mi chiedevo che cosa stesse succedendo.
Prima della mia partenza, Nord mi aveva dato tutti i dettagli della missione – una missione piuttosto intrigante, in realtà – ed io mi ero aspettato di trovare il benedetto castello di ghiaccio di cui aveva parlato. Invece, come i miei stessi occhi avevano ben visto, non c’era alcun castello e la neve si trovava in spessi strati solo sulla cima del monte.
Infatti, se rivolgevo lo sguardo a valle, la neve si faceva sempre rada o spariva quasi completamente, segno che sulla montagna non regnava alcun inverno: piuttosto, ci si trovava in piena primavera.
Dunque, se i miei calcoli erano giusti, c’era qualcosa che non andava.
Nord mi aveva parlato di un regno colpito da un inverno perenne, di una regina capace di muovere tempeste di neve, di un castello di ghiaccio sulla cima della Montagna del Nord... E non c’era nulla di tutto ciò.
Per cui, sinceramente, mi ritrovai a chiedermi se non fosse tutto uno scherzo. Una perdita di tempo.
A quel punto, mi sembrò che perfino Mosca e i suoi noiosi cittadini avrebbero potuto essere un intrattenimento. Davvero!
Mi tolsi gli scarponi da montagna, dato che cominciavo a non sopportare tutto quel calore, e sbuffai piuttosto rumorosamente.
«Davvero, davvero divertente», mi dissi a voce alta, «Se questo era uno scherzo, non è affatto divertente! Anzi, piuttosto, mi sembra una gran carognata.»
Mi alzai lentamente in piedi ed affondai i piedi nella neve. Mi sentii immediatamente meglio.
Ora, non mi rimaneva che riflettere attentamente: forse era il caso di andarmene in Siberia a divertirmi con la mia neve e dimenticarmi di tutta la faccenda, visto che sembrava una grande presa in giro ed una perdita di tempo.
Tuttavia... Avrei proprio voluto vederlo, questo regno di Arendelle, e rendermi conto di quanto stupido potessi essere. Sì, mi incuriosiva molto vedere la gente starsene allegramente all’aperto, senza giacche pesanti e pellicce. Mi incuriosiva davvero molto, già.
Allora, di colpo, decisi di recarmi da quelle parti. Arendelle, infatti, non doveva essere molto lontano dalla Montagna Rocciosa: era possibile intravedere diverse case di montagna, perfino dalla cima, e ciò significava che doveva esserci almeno un villaggio nei dintorni. Lì avrei chiesto le mie informazioni.
Cominciai, dunque, a camminare perché non avevo voglia di disturbare Vento; e poi perché non sarebbe stata una buona idea farmi vedere dai bambini mentre fluttuavo allegramente. Insomma.
A piedi, mi ci vollero due ore per giungere alla prima casetta in legno: scoprii che si trattava di una specie di emporio di accessori invernali ed estivi, oltre che una... sauna. Terribile, terribile parola.
Entrai, facendo trillare la campanella che si trovava sopra alla porta, e mi ritrovai davanti ad un omone alto almeno il doppio di me. Solo allora, solo una volta che fui dentro al negozio, mi ricordai di una cosa: l’uomo non poteva vedermi, come non avrebbe potuto vedermi alcun adulto. Nessuno di loro credeva più in Jack Frost, o forse non ci aveva mai creduto. Quindi...
L’uomo, infatti, mi parve molto allarmato.
«Oh santo cielo! Ma come ha fatto questa porta ad aprirsi da sola?», esclamò, sbarrando gli occhi chiari. Si mosse da dietro il bancone e venne proprio verso di me, che neanche mi presi il disturbo di scostarmi: l’uomo mi attraversò e, senza guardarsi in giro per sincerarsi della presenza di qualche straniero, chiuse la porta con un colpo.
Bene. Anzi, no: splendido!
Visto che non potevo nemmeno chiedere informazioni, non potevo sapere la posizione precisa di Arendelle. Quindi, dovevo chiedere un aiuto a Vento.
Approfittai di un attimo di distrazione da parte dell’omone per aprire lentamente la porta e sgusciare fuori in fretta. Tornai, dunque, tra la neve il gelo che tanto mi piacevano.
«Vento, per piacere, portarmi ad Arendelle», chiesi disperato.
Mi sentii sollevare un attimo dopo, e il mio cuore di ghiaccio si riscaldò: si poteva sempre fare affidamento sugli amici, almeno su di loro.
 
Viaggiammo per poco, pochissimo tempo. In realtà, Arendelle non era molto lontana dall’emporio dove ero stato e – mi stupii ulteriormente – non era coperta da alcuno strato di neve.
Al contrario, c’era il sole perenne, in quel posto!
Mi lasciai adagiare proprio all’entrata del regno e, da lì, mi ripromisi di andare a piedi. «Grazie di nuovo, amico!», esclamai, rivolto a Vento, che mi lasciò immediatamente. Dopodiché, intrapresi il mio cammino, diretto al mio obiettivo: il palazzo reale.
Infatti, era lì che doveva trovarsi una regina. E, se davvero questa regina Elsa avesse posseduto qualche potere legato al ghiaccio, me ne sarei accorto nel giro pochi, pochissimi secondi: riuscivo a fiutare il ghiaccio anche a molta distanza dal punto in cui si trovava.
Mentre camminavo, non mi scomodai di trovarmi degli abiti adatti alla temperatura e non mi curai poi molto degli esseri umani che si trovavano in mezzo alle strade e che chiacchieravano animatamente tra di loro. Gli adulti avevano perduto ogni interesse, per me.
Finalmente, giunsi presso una grande piazza che limitava sul mare: e lì, proprio davanti a me, si estendeva un ponte che conduceva direttamente al palazzo reale di Arendelle. Procedetti senza indugio.
C’erano davvero molte persone, quella mattina, ed io mi chiesi a che pro. Ma, in base alle chiacchiere che si stavano facendo proprio sul ponte, seppi che un principe di qualche località del nord era venuto a chiedere la mano della regina Elsa. La notizia non mi fece il minimo effetto: chiunque fosse questo principe, aveva tutto il diritto di sposare una principessa, o una regina. O quello che fosse, insomma.
Però, non lo vidi, questo beneamato principe. Le mie attenzioni erano tutte rivolte proprio al palazzo reale, precisamente alla stanza in cui si trovava la regina, qualunque stanza fosse.
Mi librai in alto e cominciai a fare un veloce giro del castello.
La mia attenzione venne catturata da una ragazza dai capelli biondi (biondi? O, piuttosto, rossi? Castani? Oh, al diavolo!) che stava attraversando un corridoio proprio in quel momento. La vidi da una delle finestre, ma il suo non mi parve un atteggiamento molto regale: infatti, camminava saltellando di qua e là, e canticchiando allegramente. Forse era la sorella della regina. Indossava degli abiti regali, del resto.
Distolsi immediatamente la mia attenzione e continuai la mia ricerca.
Vidi almeno altre cinque ragazze, ma nessuna di loro era una regina: erano tutte delle domestiche, che attraversavano questo o quel corridoio in fretta. Domestiche, per l’appunto. Per forza.
Poi, finalmente, vidi la luce in fondo al tunnel.
Mi trovavo nei pressi della sala del trono e, quando sbirciai dalla finestra, intravidi una figura femminile di spalle. Aveva lunghi capelli chiari, che in quel momento ricadevano sciolti sulla sua schiena, e sul capo indossava un diadema dall’aria piuttosto importante; se ne stava in piedi davanti ad un uomo piuttosto basso, che le parlava animatamente di chissà quale questione. Lei faceva qualche cenno di assenso con la testa, ogni tanto.
Ma la cosa che più mi stupì fu il gelo che mi sembrò di avvertire in quegli istanti.
Poi, quando l’uomo se ne fu andato e la regina si fu voltata, seppi che Nord non si era sbagliato circa i suoi poteri: ella aveva il ghiaccio negli occhi, ed io lo vedevo distintamente, senza alcuna ombra di dubbio.
Questa immagine mi turbò un po’.
Oltre ad un vago senso di nausea, che immaginai fosse attribuito alla consapevolezza di non essere l’unico ad avere la padronanza del ghiaccio, sentivo qualcos’altro. In verità, non avevo mai visto una ragazza più bella di quella, nemmeno quando ero ancora Jackson Overland e sorridevo beato al Sole.
Pensai che, se il mio cuore avesse potuto battere come un tempo, in quel momento sarebbe sobbalzato fino alla mia gola. Invece, sentii solo una morsa alla bocca dello stomaco.
Mi sentivo impotente di fronte a tanta bellezza.
Tuttavia, mi costrinsi – malvolentieri! – a distogliere lo sguardo e a raccogliermi da qualche parte per mettere in ordine le idee.
 
Nord aveva ragione sulla regina, dunque.
Ma, ora che sapevo che anche lei possedeva dei poteri straordinari, non sapevo che altro fare: sembrava una persona di buon cuore, non credevo che avesse intenzione di far soffrire gli altri per mezzo dei suoi poteri.
A che pro intraprendere quella missione, allora?
Sospirai e, scuotendo la testa, decisi di andarmene e di tornarmene da dove ero venuto.
E lo avrei fatto, se solo non fosse successo qualcosa di inaspettato
   
 
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