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Autore: Dejanira    04/06/2008    3 recensioni
Col passare del tempo molte cose cambiano, e a volte è difficile che tutto ritorni come un tempo. Hermione Granger è ormai stanca della vita, e quando torna a Londra non è più quella di una volta. E se fosse proprio Draco Malfoy a farle tornare la forza di ricominciare a sperare?
Genere: Romantico, Triste, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger, Luna Lovegood, Ron Weasley | Coppie: Draco/Hermione
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO II

FLAME

 

 

Hermione si fece sentire alcuni giorni dopo, quando si recò alla redazione del Cavillo dove Luna lavorava come giornalista da un anno a quella parte. Ad accoglierla fu una ragazza con occhiali dalle spesse lenti rotonde che rendevano i suoi occhi scuri ancora più grandi, al collo portava una buffa collana con un ciondolo a forma di rapanello e sul petto aveva una targhetta con scritto il suo nome, Steinunn. Quando Hermione le chiese da dove venisse, la ragazza rispose che era Islandese.

Con fare gentile e cortese, Steinunn accompagnò Hermione negli uffici, e la ragazza un po’ si stupì vedendo che, chi più chi meno, tutti i dipendenti del Cavillo avevano un che di bizzarro. Ma in fondo dalla redazione del giornale di Xenophilius Lovegood non ci si poteva aspettare niente di diverso. Steinunn accompagnò Hermione di fronte alla porta chiusa di un ufficio. Su di essa era posta una targhetta dorata sul quale erano disegnati dei piccoli, strani insetti che Hermione non riuscì a identificare. Tutto le risultò più chiaro quando lesse la scritta sulla stessa targhetta: attenti ai Gorgosprizzo.

Steinunn tossicchiò e diede alcuni colpetti sulla porta, e una voce che Hermione avrebbe riconosciuto fra mille gridò – Avanti! –

La giovane Islandese aprì la porta e fece accomodare Hermione nelle stanza, e dopo aver rivolto un cenno di saluto a Luna, seduta a una scrivania ingombra di fogli, se ne andò richiudendosi la porta alle spalle.

- Ciao! – la accolse Luna allegra, nonostante il discorso di alcune sere prima.

Hermione si fece avanti e prese posto sulla sedia alla scrivania di Luna, rivolgendole un mezzo sorriso che non le venne affatto bene.

- Ciao, Luna. Sei molto impegnata? Se vuoi passo posso passare più tardi –

Luna scosse la testa, riordinando alcuni fogli sparsi alla rinfusa sulla scrivania.

- No, rimani. Ho quasi finito –

Raccolse i fogli e li riordinò, li mise in una cartelletta verde e si voltò verso la parete, alla quale era appesa uno strano aggeggio che a Hermione ricordò una delle buche per le lettere delle città babbane. Luna fece scivolare la cartella dentro la fessura rettangolare e quando accanto a questa una lucina verde iniziò a lampeggiare, scandì le parole: “Ufficio Correzione e Stesura”.

La lucina verde smise di lampeggiare e poi si spense completamente, mentre Hermione le rivolgeva un’occhiata perplessa della quale Luna neanche si accorse. Quando alla fine, alzando gli occhi sull’amica, vide la sua espressione scettica, le spiegò il funzionamento di quell’aggeggio.

- E’ un’invenzione di mio padre – disse. – Funziona un po’ come la Metropolvere. Attraverso una serie di piccole gallerie è possibile inviare documenti da un ufficio all’altro senza doverci andare a piedi. E’ molto comodo, anche se richiede molta manutenzione. Pensa che una volta abbiamo trovato un covo di Nargilli in uno dei cunicoli che vanno da un ufficio all’altro, e da allora facciamo periodicamente una disinfestazione –

- Oh, è, ehm, un sistema molto ingegnoso -

Hermione dedicò quindi la sua attenzione a una strana pianta posta sulla scrivania in un piccolo vaso color melanzana. Era decisamente la più strana pianta per interni che avesse mai visto in vita sua.

- E questa cos’è? – domandò allora.

Luna guardò prima Hermione e poi la pianta.

- E’ una particolare varietà di Brassica Campestris che cresce solo in alcune zone dell’India; tiene lontani i Gorgosprizzo – spiegò.

- Brassica Campestris – ripeté Hermione fra sé e sé.

- E’ conosciuta più comunemente come rapa – aggiunse poi Luna in tono confidenziale sporgendosi leggermente verso di lei.

Alzando un sopracciglio con fare scettico e quasi divertito, Hermione afferrò allora una copia del Cavillo lasciata sulla scrivania, e diede un’occhiata veloce all’articolo della prima pagina. Vi era una grande foto al centro della pagina dove un ometto piccolo e basso, attorniato da maghi e streghe delle età più differenti, diceva qualcosa tenendo una mano dietro la schiena e l’altra in avanti, indicando sé stesso e poi coloro che gli stavano attorno. Doveva essere nel bel mezzo della sua intervista. Hermione aprì meglio il giornale e lesse il titolo posto proprio sopra la fotografia.

Scritto con caratteri grandi e appariscenti, il titolo diceva: “Conferenza al Ministero: Alvin Gambacorta e la L.R.L. (Lega Riabilitazione Licantropi) festeggiano la loro vittoria.

Il resto dell’articolo parlava di questa Lega fondata da Gambacorta per la difesa dei diritti dei Lupi Mannari. Alla fine dell’articolo, in carattere corsivo, Hermione vide scritto il nome dell’autore: Luna Lovegood.

- Sembra interessante – mormorò, iniziando a guardare l’articolo con più attenzione.

- Oh, sì, lo è – convenne Luna spostando lo sguardo sul giornale che Hermione aveva tra le mani. – Inoltre Alvin un tipo simpatico; è stato molto gentile e mi ha anche esortato a prendere parte alla conferenza che terrà al ministero questo sabato per festeggiare la vittoria della sua Lega, che dopo anni è riuscita a far varare al Ministero alcune leggi in favore dei Licantropi. Io e Ron, e sicuramente anche Tonks e Lupin, ci saremo. Perché non vieni con noi? Potrebbe anche essere l’occasione giusta per rivedere Ron, a meno che tu non preferisca incontrarlo prima; anche se, in effetti, la conferenza è proprio domani – aggiunse poi portandosi un indice sulle labbra. – Che ne pensi? –

- Si potrebbe fare – fece Hermione, leggermente riluttante, e immediatamente Luna divenne il ritratto della felicità. Stirò le labbra in un sorrisino che mantenne anche quando iniziò a sistemare alcune carte sulla sua disordinatissima scrivania, occupata da appunti, articoli da ultimare, copie di giornale e penne d’aquila.

- Ti piace molto il tuo lavoro, vero? –

Alla domanda di Hermione, Luna alzò subito lo sguardo, annuendo.

- Puoi giurarci, ho sempre desiderato scrivere di Eliopodi, e Ricciocorni Schiattosi, e Snorticoli Cornuti, e tutte quelle altre creature che solitamente la gente non conosce. E’ un vero peccato che ci sia tanta ignoranza su argomenti talmente interessanti – sospirò. – Ma non mi hai ancora dato una risposta molto chiara: verrai domani alla conferenza? – chiese guardandola con i grandi occhi spalancati, quasi a volerla sfidare a dire di no.

- Va bene: verrò – rispose Hermione rivolgendole uno sguardo affettuoso, mentre l’altra la guardava sorridente. Poi l’espressione di Luna si fece più seria, fece per parlare una prima volta, ci ripensò, abbasso gli occhi sulla scrivania e poi li rialzò su Hermione, riprendendo a parlare.

- Senti, riguardo a l’altra sera, io credo che… -

Hermione distolse immediatamente lo sguardo e il suo viso mutò all’istante, mentre incrociava le braccia al petto e allontanava di poco la sedia dalla scrivania, facendola stridere sul pavimento.

- Luna, non ho voglia di parlarne –

- D’accordo, magari… magari un’altra volta – azzardò, ma l’occhiata di Hermione le fece intendere che non aveva la minima intenzione di riprendere l’argomento.

- Ci vediamo domani, allora? – tergiversò in fretta Hermione, decisa a evitare un silenzio imbarazzante.

- Certo, Hermione – disse, e la sua espressione si fece un po’ più rassegnata.

 

 

 

Alvin Gambacorta era un mago piccolo e tozzo, sulla sessantina, con capelli giallastri e occhi scuri che si illuminavano ogni volta che il suo discorso si faceva più animato. Come aveva spiegato Luna, gli era stato affibbiato il soprannome “Gambacorta” perché una parte della sua gamba sinistra era stata sbranata dallo stesso Lupo Mannaro che lo aveva trasformato, e infatti, anche se grazie probabilmente a una gamba di legno non si notava nulla, il vecchio licantropo zoppicava un po’. Da quando era stato trasformato in Lupo Mannaro si batteva per i loro diritti, aveva fondato anche una Lega per la loro difesa e la settimana precedente aveva ottenuto la sua vittoria. Gambacorta stava tenendo un infervorato discorso su un palchetto improvvisato. Nella parte più vicina al palco c’erano maghi (probabilmente membri della Lega) che reggevano alcuni striscioni con grandi scritte rosse del tipo “pari dignità per tutti”, oppure “il sangue non fa la persona”.

Trascinando l’amica in mezzo a quella folla, Luna disse a Hermione alcune parole che la ragazza non riuscì a sentire a causa di un improvviso scoppio di applausi, e quando le due ragazze si furono un po’ allontanate da quella folla scalpitante, Luna poté parlare liberamente.

- Ron dovrebbe essere già arrivato. Tu lo vedi? – chiese, alzandosi sulle punte dei piedi cercando di scorgere la testa rossa di Ronald in mezzo alla folla.

- No – fece Hermione. – E comincio anche a pensare che questo non sia il luogo migliore per rincontrarci –

- Andiamo, ieri hai detto anche tu che sarebbe stato interessante –

- E indubbiamente lo è, ma sarà un po’ difficile trovare Ron in mezzo a tutta questa gente –

- Sciocchezze – borbottò Luna, afferrando Hermione per un braccio e trascinandola avanti e indietro per la sala. Hermione si lasciò condurre docilmente. L’idea di rivedere Ron la elettrizzava e terrorizzava al tempo stesso. Cosa gli avrebbe detto? Ci sarebbero stati i soliti convenevoli, già immaginava gli abbracci, i “bentornata”, “cosa hai fatto” e tutto quanto, ma dopo? Prima o poi Ron avrebbe tirato fuori l’argomento “Harry”, e lei sarebbe stata nuovamente costretta a rispolverare vecchi ricordi che avrebbe solo voluto dimenticare. Ricordi di quella notte che, se solo fosse potuta tornare indietro, avrebbe fatto di tutto per cambiare. Perché era quel giorno che si era macchiata di vergogna, era quel giorno che aveva commesso il suo più grande errore che Harry aveva pagato con la vita. Era stanca, esausta, anche spaventata dall’idea di poter perdere persone a lei care, e aveva commesso un irreparabile errore. Se solo…

- Eccolo! – esclamò Luna, distogliendola dai suoi pensieri e puntando un dito verso un angolo della sala. Hermione seguì il suo sguardo e fu allora che lo vide: capelli rossi, viso lentigginoso, naso un po’ troppo grande e aria un po’ spaesata. Non sembrava cambiato di una virgola, non ad una prima occhiata, almeno. Quando Ron Weasley si accorse delle due ragazze sorrise e si recò a passi veloci verso di loro, e quando fu davanti alle due corse subito ad abbracciare Hermione, che ricambiò un po’ goffamente l’abbraccio.

- Merlino, non ci credo… - fece Ron, staccandosi da lei e rivolgendole un sorriso sincero. – Hermione! Che gioia rivederti! – esclamò, abbracciandola di nuovo.

- Anch’io sono felice di rivederti. Come stai? –

- Bene – rispose automaticamente, mentre dentro di sé Hermione si chiedeva quanta verità ci fosse in quella risposta. – E tu? Sembri molto dimagrita… sei stata male? – domandò nuovamente Ron, allontanandosi un po’ dalla folla e dalla voce squillante di Alvin Gambacorta, fastidiosamente simile a quella di un topo.

Come previsto, seguirono una seria di come stai, cosa hai fatto, dove sei stata e perché non ti sei più fatta sentire ai quali Hermione rispose brevemente e senza dilungarsi troppo. Ci furono sorrisi, abbracci e gesti affettuosi che misero la ragazza un po’ a disagio. Ronald era l’amico di sempre, ma lei? Si sarebbe comportato sempre come il suo migliore amico se avesse saputo cos’era successo veramente la notte della sconfitta di Lord Voldemort?

- …e dovrebbero esserci anche Remus e Ninfadora. Gli ho detto che saresti venuta qui oggi, magari riusciremo a incontrarli – disse Ron allegro, squadrando Hermione dall’alto in basso. – Allora? Non dici niente? Non sei contenta? –

- Sì, Ronald, certo che sono contenta –

- Forza, racconta: cosa hai fatto in questi anni? Com’è l’Irlanda? –

- Beh, è sicuramente molto… -

Si bloccò quasi senza accorgersene quando la sua attenzione fu attirata da qualcuno in mezzo alla folla. Guardò meglio, portando freneticamente lo sguardo da un volto all’altro. Uno sbaglio, si disse. L’aveva confuso con qualcun altro. Eppure le sembrava proprio di aver notato un ragazzo dai capelli biondi.

Impossibile. Una conferenza per il rispetto dei diritti dei Licantropi era l’ultimo posto al mondo in cui avrebbe potuto incontrare qualcuno come lui.

- Hermione…? – fece Luna, passandole una mano di fronte al viso. Lei si voltò subito verso i due amici che la fissavano cercando di capire cosa stesse guardando tanto attentamente.

- Cosa c’è? – domandò anche Ron.

- Niente, niente. Dicevamo? Ah, sì, l’Irlanda. Un bel posto davvero, ho apprezzato moltissimo le… -

Il discorso continuò ancora per alcuni momenti, poi Hermione, Ron e Luna ascoltarono le parole di Gambacorta, che erano dopotutto piuttosto interessanti. Applaudivano di tanto in tanto insieme al resto della folla, sentirono le grida di approvazioni della gente alle parole del vecchio Mannaro, ma, nonostante tutto, Hermione aveva ancora la mente fissa su quella figura alta e sottile che le sembrava di aver notato alcuni istanti prima.

 

 

 

- …perché non importa che noi siamo Lupi Mannari, Elfi, Giganti, Folletti o Vampiri: tutti, indipendentemente dal nostro sangue e dalle nostre origini, abbiamo la stessa dignità. Secoli di storia e di guerre ci dimostrano che da sempre si è dovuto combattere contro i pregiudizi, e questa è una nuova, grande vittoria per la giustizia, per i diritti, e per tutti coloro che sono stati spesso guardati con occhi diversi solo perché non totalmente umani. La giustizia…

E bla, bla, bla, insomma.

Di discorsi così ne aveva sentiti a non finire, e a vent’anni di vita Draco Malfoy non aveva ancora cambiato idea, e a poco sarebbero servite le parole di quel povero vecchio, che lui avrebbe sicuramente rimosso dalla memoria l’attimo dopo essere uscito da quel covo di pazzi. La voce di quel Mezzosangue era inoltre dannatamente fastidiosa,  indubbiamente nociva per la sua emicrania che non gli dava un attimo di pace da quando aveva varcato quella soglia. In mezzo a tutta quella gente che lottava per la difesa dei Mezzosangue lui si sentiva come un Vermicolo in un branco di Troll, situazione che non gli piaceva affatto. Una vecchia strega, che probabilmente lo aveva riconosciuto come il figlio del defunto Lucius Malfoy, gli aveva lanciato un’occhiata omicida che Draco aveva subito ricambiato, incurante dei borbottii della donna che erano continuati anche quando questa si era messa a parlare con un’altra arpia che aveva iniziato a squadrarlo di sottecchi.

E si parlava di superarare i pregiudizi.

Sperò ardentemente che nessun altro si accorgesse della sua presenza. Aveva una reputazione da difendere, lui, e non poteva permettere che qualcuno spifferasse in giro che Draco Malfoy aveva preso parte a quella ridicola manifestazione. Nervoso e stanco di quella serata iniziata da poco e che sembrava non dovesse finire mai, Draco iniziò a girare tra la folla alla ricerca della sua assurda e irritante cugina, Ninfadora Tonks, che lo aveva trascinato in quel buco con lo scopo di farlo uscire dalle mura di Malfoy Manor. Se non altro, si disse Draco, a casa sua non correva il rischio di essere infettato da chissà quale terribile malattia: quel posto pullulava di mezzi-umani e mezzo-sangue, ed era già tanto se non si era beccato qualche letale e incurabile virus.

In seguito alla morte di suo padre lui e Narcissa erano stati sottoposti a un processo del Wizengamot, il quale aveva inaspettatamente dichiarato la loro innocenza, sostenendo che nonostante Lucius Malfoy fosse effettivamente un Mangiamorte, non vi erano prove per dimostrare che lo fossero anche sua moglie e sue figlio, dal momento che, di fatto, nessuno dei due aveva mai preso a parte a qualcuno degli attacchi dei Mangiamorte, frequentissimi nel periodo in cui il Signore Oscuro era ancora in vita. Tuttavia, il Ministero aveva deciso che a occuparsi dei rimanenti membri della famiglia Malfoy, in modo da assicurarsi che nessuno dei due combinasse qualcosa di losco con gli ultimi – e pochi – Mangiamorte rimasti, aveva ordinato a un Auror di controllare periodicamente Malfoy Manor. E l’Auror in questione era Ninfadora Tonks, la quale, per l’appunto, aveva anche avuto quel giorno la bella pensata di trascinarlo a sentire i discorsi strampalati di quel Bracciolungo, Cavigliacorta o come accidenti si chiamava, costringendolo a interminabili ore di noia e nervosismo. Inoltre, una volta arrivati, Ninfadora e quel suo amico Mannaro, quel Lupin, sembravano anche essersi dimenticati della presenza di Draco e adesso lui, che li aveva persi di vista per alcuni istanti, non riusciva nemmeno più a trovarli tra la folla. E dire che trovare Dora con quei suoi assurdi capelli fucsia non sarebbe dovuto essere poi così difficile.

- …quanti di voi si sono sentiti a disagio perché, a causa di uno sfortunato incidente che nemmeno voi avreste voluto, siete stati additati come “esseri inferiori”, come “feccia della società”… Noi vogliamo porre fine a queste amenità, e grazie ai successi ottenuti dalla L.R.L., il Ministero è pronto ad attuare alcune riforme affinché i Licantropi… -

Nauseante. Come se al Ministro della Magia, che aveva schiere di Elfi Domestici che scorazzavano da una parte all’altra della sua casa, importasse davvero qualcosa dei Mannari o dei Giganti. Draco si fece coraggio e si addentrò tra la folla scalpitante, che ormai applaudiva senza sosta, e cercò di scorgere Tonks o Lupin, con scarsi risultati. Fu solo dopo alcuni minuti che riuscì a vedere sua cugina, che batteva le mani con vigore accanto a Remus Lupin.

- Dora… Dora… - fece Draco, battendole una mano sulla spalla. Lei si voltò smettendo di battere le mani.

- Sì? Che c’è? –

- Cosa vorrebbe dire “che c’è”?. Non dovresti dirmi qualcosa del tipo: “ah, eccoti qui”? –

Tonks lo guardò con un sopracciglio alzato chiedendosi cosa avesse.

- E perché mai? Mica sei scomparso – rispose con voce svagata.

Bene, si disse invece lui, se Ninfadora nemmeno si accorgeva che mancava da un quarto d’ora pieno allora erano messi proprio bene. Prima lo trascinava lì perché diceva di essere dispiaciuta che lui se ne stesse sempre da solo a trafficare con le sue Pozioni, e poi nemmeno si accorgeva se spariva. Rimase con sua cugina e Lupin soltanto per un altra mezz’ora, poi, dato che nessuno dei due accennava nemmeno a volersene andare ponendo fine a quella tortura che Draco sopportava quasi da un’ora, disse che si allontanava per un po’.

- Va bene, vai pure – gli disse Ninfadora guardandolo per un paio di secondi prima di tornare ad ascoltare Alvin Gambacorta. Draco si fece largo tra la folla e, una volta lontano da quella massa di gente, non poté non trarre un sospiro di sollievo. Si diresse a passi lenti e strascicati verso l’angolo della sala dove, a un piccolo tavolo, c’era dell’acqua e qualche bevanda da bere.

 

 

 

Luna aveva estratto un block notes e la sua Penna PrendiAppunti dalla borsa, che adesso scriveva velocemente le parole di Gambacorta. Dopotutto lei era una giornalista, e da ogni avvenimento poteva venir fuori un bell’articolo. Accanto a lei, Ron Weasley e Hermione Granger ascoltavano attentamente, scambiandosi di tanto in tanto qualche parola.

- Per questa sera potresti rimanere a dormire alla Tana – le stava dicendo Ron. – Saresti anche capace di sparire una volta fuori di qui – aggiunse con tono scherzoso.

- Sì, per me va bene, è da tanto che non vedo qualcuno della tua famiglia –

- E poi mi piacerebbe scambiare qualche altra parola con te, sono due anni che non ci vediamo e avremo sicuramente molte cose di cui discutere e da chiarire –

Cose da chiarire. Ciò che più Hermione temeva. Nonostante fossero passati due anni non era ancora pronta ad affrontare quei ricordi. Sentendo anche lo sguardo di Ron fisso su di sé, Hermione iniziò a sentire improvvisamente molto caldo.

- Senti, vado a prendere qualcosa da bere, torno subito – disse.

- Ti accompagno? –

- No, davvero, non ce n’è bisogno. Torno fra un attimo – disse, allontanandosi con la sensazione che Ron la stesse ancora guardando. Si incamminò a passi veloci e le sembrò quasi di non sentire più le voci e le grida dei presenti. Meglio così, si disse. Aveva bisogno di alcuni istanti di pace. Si diresse verso il tavolo all’angolo della sala e senza guardare le poche persone che vi stavano attorno cercò tra le varie bevande del Firewhisky.

In fondo erano anni che l’unica cosa che avrebbe voluto fare era bruciare. Bruciare, come aveva fatto Harry quella notte di due anni prima.

Prese un bicchiere e aprì la bottiglia, fece per versarla ma il suo braccio urtò qualcosa, o qualcuno, e un po’ di Firewhisky si riversò sulla tovaglia del tavolo e qualche goccia schizzò sulla manica della camicia del tizio che aveva urtato.

- Mi scusi, sono… -

Occhi grigi. Le bastò solo questo per farle morire le parole in gola. Lo riconobbe immediatamente, dopotutto lui era inconfondibile, con quei capelli biondissimi e quello sguardo arrogante e insopportabilmente irritante.

- Malfoy? –

 

 

 

 

NOTE AUTRICE

Ed ecco il secondo capitolo. Ho anche fatto un po’ un disastro e per sbaglio ho portato in alto la mia fiction senza un reale aggiornamento, mai che riesca a fare una cosa per bene, accidenti.

Comunque, ringrazio moltissimo pei_chan (hai ragione, è piuttosto insolito vedere Hermione così abbattuta, proprio lei che di solito cerca sempre di sollevarsi e di guardarsi attorno per cercare una soluzione, eppure ho voluto provare a immaginare cosa sarebbe successo se si fosse trovata di fronte a un dolore difficile da superare anche per una come lei. Draco è entrato in scena in questo capitolo, anche se il dialogo tra lui e Hermione avverrà nel prossimo. Sono contenta che l’inizio della storia ti abbia incuriosito. Un bacio ^^), roby the best  (già, è un po’ triste come fan fiction ma è più forte di me: io ho un debole per le storie malinconiche ^^), Lights (anche io amo quelle storie un po’ amare e sono contenta di essere riuscita a trasmetterti le sensazioni provate anche da Hermione. Spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto, nonostante sia un po’ più leggero del primo ^^), un grazie anche a chi ha letto, a chi ha aggiunto la storia tra i preferiti e a chi è riuscito ad arrivare fino in fondo anche a questo capitolo. Alla prossima.

  
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