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Autore: Fabio93    05/06/2008    2 recensioni
Il pirata Michael Brown si vedrà costretto a combattere per riavere la propria libertà, e per farlo dovrà affrontare il temibile SoleNero. Un compito apparentemente semplice, ma il vero nemico emergerà dall'ombra insieme alle altre protagoniste della storia: le due spade...
Genere: Azione, Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il primo di due capitoli flashback, spero sia gradito...


Capitolo 26: indietro alle origini


La nave avanzava lentamente fra le onde del mare placido lasciandosi dietro una ribollente scia che in breve si perdeva nella notte.
Michael continuava a sporgersi dalla prua della caracca ma non vedeva altro che un manto impenetrabile di tenebra davanti a se.
Il pirata alzò lo sguardo verso il cielo notturno ma non c'erano stelle quella notte, nemmeno una luce per orientarsi, gli sarebbe bastato anche il più flebile lume a rischiarare le tenebre che li avvolgevano; ma non c'era nemmeno una dannata luce.
Stavano navigando allo sbaraglio nella notte alla ricerca di un isola sulla quale nessun uomo aveva posato lo sguardo per centinaia di anni e la cui esistenza era stata dimenticata dall'umanità.
Con un sospiro il capitano distolse gli occhi dal deserto nero che circondava la sua caracca per osservare i suoi uomini sul ponte: alcuni lavoravano rapidamente aggirandosi come ombre ai limiti dei cerchi di luce delle lanterne mentre gli altri si limitavano a fissare mesti la notte che li circondava.
Michael si sentiva frustrato: non aveva mai provato quella sensazione, l'atmosfera era mesta, pesante, opprimente oltre ogni dire.
Non c'erano luci non c'erano suoni, gli sembrava di navigare nel vuoto, l'ambiente sembrava in bilico, immerso in uno stato di precarietà, come se stesse per succedere qualcosa di inaudito e sconvolgente.
«Capitano?» lo chiamò l'ombra di Sean avvicinandoglisi, il buio impediva a Michael di distinguere i lineamenti dell'amico.
«Che vuoi?» bisbigliò Michael chiedendosi poi perchè avesse sussurrato e scoprì che aveva quasi paura di alzare la voce oltre quel flebile sussurro, per quanto illogico, non voleva farsi sentire dal buio...
«Capitano, forse dovremmo tornare indietro, siamo lontanissimi da qualsiasi rotta di navigazione convenzionale, nel bel mezzo del nulla e per giunta non sappiamo dove siamo...credo che sarebbe meglio...»
«NO!» gridò Michael con voce un po' troppo acuta, l'eco della sua voce si perse nel mare mentre i due si fissavano senza vedersi veramente.
«Ma...» tentò ancora Sean.
«Ho detto di no» rispose il capitano tornando a bisbigliare: aveva speso due anni alla ricerca di quell'isola, alla ricerca di un tesoro dalle proporzioni immense raccogliendo indizi in ogni parte dei Caraibi ed ora che poteva sfiorare il suo obbiettivo tendendo il braccio, ora che era così vicino a cotanta ricchezza non si sarebbe tirato indietro per la paura del buio.
Ci fu una pausa carica di tensione che venne poi rotta dal parlare rassegnato di Sean.
«Continuiamo su questa rotta?»
«Virate di trenta gradi a tribordo» disse Michael come gli dettava l'istinto, l'altro grugnì e si allontanò.
Passarono altre ore, o minuti o secondi, Michael aveva perso la cognizione del tempo ormai ma comunque gli sembrava di navigare dalla notte dei tempi e di aver cominciato a giocherellare con la pistola qualche anno prima.
Gettò un altro rassegnato sguardo davanti a se: non era cambiato NULLA.
"E va bene" pensò con un sospiro "Ora rinuncio, butto via due anni di ricerca e torno indietro, torno ai Caraibi, al caldo...alla luce..."
Stava per mettere in atto il suo pensiero quando, finalmente, qualcosa accadde: il cielo si aprì, la notte si aprì ed i raggi argentati della luna fendettero bruscamente l'oscurità, dissipandola.
Michael alzò gli occhi al cielo, pieno di stelle luminosissime con la Luna che gettava la sua pallida luce su di loro, mai prima di allora, il firmamento gli era parso così bello...
«Oh Dio, che roba è quella?» chiese qualcuno con voce tremante; Michael abbassò leggermente lo sguardo: proprio davanti alla nave stava un'immensa ed altissima scogliera dalle pareti frastagliate ed aguzze che s'innalzavano come le mura di una cattedrale fino al cielo.
«È l'isola!»
«L'abbiamo trovata, per mille balene!»
Ci fu un tripudio di voci esultanti e sorprese che riempì il silenzio della notte mentre la caracca si avvicinava solennemente alla scogliera, tutti erano incantati dalla sua bellezza spettrale.
Infine la luna venne coperta dalla massa rocciosa e gli uomini ricaddero nel buio, poi, il mare che fino ad allora era stato placido, sembrò prendere vita ribollendo e spingendo verso gli scogli la caracca; gli uomini urlarono di sorpresa mentre la nave veniva catapultata verso la terra ferma a velocità crescente.
Sul ponte scoppiò la confusione più totale mentre i pirati imprecavano ed urlavano terrorizzati, Michael rimise la pistola alla cinta correndo al pozzetto.
«Il timone, Jona!» ordinò al pirata prendendone il posto e girando velocemente il timone per far virare la nave.
La caracca si girò velocemente cominciando ad offrire il fianco alla scogliera ma il vento era troppo debole e non bastava a contrastare la spinta furiosa della corrente.
Michael si arrovellò il cervello cercando una via d'uscita, ma non c'era una via di scampo, si sarebbero schiantati sulla roccia.
Poi i suoi occhi captarono qualcosa: quasi invisibile nel buio s'intravedeva una macchia nera nella scogliera, un entrata molto simile ad una bocca dove l'acqua marina si gettava a pazza velocità.
Michael raddrizzò la caracca puntando dritto al buco: doveva passarci in mezzo sperando che sboccasse da qualche parte se voleva sopravvivere.
"E se ci passo come esco poi?" si chiese "Ci penserò poi!" decise, non aveva altra scelta.
La nave prese velocità mentre si dirigeva verso la bocca di pietra ma il timone era sempre più difficile da tenere, era sempre più faticoso contrastare la forza del mare.
«Jona! Non stare lì impalato, vieni a darmi una mano!» sbraitò Michael, Jona scattò aiutandolo a tenere il timone mentre lui gli spiegava con parole sbrigative il suo obbiettivo.
La caracca raggiunse il buco nella roccia, per un attimo il capitano temette che si sarebbero sfracellati su una delle pareti, poi però la nave si raddrizzò entrando perfettamente nella bocca.
Da quel momento fino alla fine sembrò di cavalcare un cavallo imbizzarrito talmente le acque spingevano velocemente la caracca, il tunnel era dritto con le pareti frastagliate ma la corrente tentava con ostinazione di spingere la nave contro la roccia quasi staccando le braccia di Jona e Michael dal timone.
Quasi non si accorsero quando tutto finì talmente fu rapido il cambiamento: improvvisamente la corrente cessò e loro si ritrovarono in un ampia baia circondata dagli scogli altissimi, davanti a loro stava un'isola rocciosa ed oscura, solo una striscia di sabbia divideva il mare dalle montagne che regnavano sull'isola.
Michael si accasciò sul timone, con le braccia a pezzi iniziando a ridere in maniera isterica ed irrefrenabile: finalmente erano arrivati all'isola! C'erano riusciti!
«Ehi! Ma quella è un'altra nave!»
Quelle parole riecheggiarono nella sua testa come il rombo di un cannone soffocando immediatamente la sua risata.
Il capitano scattò in piedi dirigendosi a babordo dove tutti gli altri erano ammassati a scambiarsi commenti sulla nave, Michael si fece spazio fra i curiosi e si sporse dal parapetto: proprio al loro fianco stava un veliero elegante ed affusolato, s'intravedeva appena, non vi erano luci sul ponte, doveva essere deserto.
«C'è già qualcuno sull'isola!»
«Capitano!» lo chiamò Duffy «Bruciamo la nave ed aspettiamo che muoiano così prenderemo il tesoro indisturbati!»
«No!» rispose ad alta voce Michael «Anzitutto non so se possiamo andarcene e, viste le nostre scorte di cibo dobbiamo affrettarci a cercare una via d'uscita» spiegò zittendo i pirati cenciosi «E poi voglio scendere a prendere quei bastardi»
Ci fu un lugubre silenzio mentre i pirati soppesavano gli ordini del capitano, Michael infatti voleva annientare quel nemico con le sua mani, voleva sentir affondare la sua spada nelle sue carni; per troppo tempo gli aveva dato fastidio, ora era tempo di eliminarlo per sempre!
«Prendete i fucili e calate le scialuppe...e fate silenzio!» ordinò Michael, per un attimo nessuno si mosse, poi i pirati vinsero l'indecisione scattando a prendere le armi e sistemandosi nelle varie scialuppe.
Michael prese posto nella barcaccia assieme ad una manciata di altri uomini, una volta sistemati i compagni iniziarono a calarli in mare.
Il capitano osservava l'acqua scura del mare avvicinarsi a ritmo irregolare a loro, gli uomini stavano ingobbiti sui loro posti, pronti a prendere i remi, si sentiva solo il cigolio delle carrucole.
Michael si rese conto che le mani gli tremavano leggermente, sentiva tutti i muscoli in tensione, il sangue ribollirgli nelle vene.
"Sono solo eccitato" si disse, non voleva ammettere di avere paura... l'uomo con cui si stava per scontrare era un uomo potente che gli aveva dato la caccia per molto tempo con la sua flotta e, suo malgrado, si era trovato a temere quel corsaro che mai gli aveva dato tregua, spingendolo a scrutare nelle tenebre ogni singola notte alla ricerca dell'ombra delle sue navi.
I suoi uomini non sapevano con chi avevano a che fare, la nave ammiraglia del corsaro non si era mai fatta vedere da loro, ma Michael l'aveva vista in un tempo lontano, quando la sua vita ancora non era quella di un pirata, allora aveva visto la nave di Jeroen Ritch.
La scialuppa toccò l'acqua con un leggero scroscio, subito i pirati presero a spingerla a ritmo lento ma costante verso la riva mentre il capitano osservava l'isola avvicinarsi dalla prua della barcaccia.
Finalmente toccarono terra, Michael aspettò che gli uomini tirassero la barca in secca prima di scendere sulla sabbia, una volta che tutti gli uomini si furono riuniti procedettero verso le rocce che dominavano l'isola.
Proprio davanti a loro si apriva un'enorme apertura quadrata che proseguiva in un lungo tunnel all'interno della montagna, giusto prima che la oltrepassassero i pirati notarono che ai lati dell'entrata c'erano due enormi statue di uomini taurini impegnati a sorreggere il soffitto della caverna, i loro corpi erano invasi dal muschio ed erano irregolari, come rovinati dalle intemperie, ma emanavano una forte aura di mistero e potenza.
Subito dopo la "porta" si stendeva un immenso tunnel anch'esso quadrato, con le pareti ed il pavimento perfettamente lisci che sembrava procedere all'infinito scomparendo nel buio della montagna.
Michael si rese conto solo vagamente di quel che rappresentava il tunnel: era indubbiamente opera di uomini, uomini di una civiltà antichissima, quanti uomini dovevano aver lavorato per la costruzione di un simile tunnel scavato nella nuda roccia?
Nessuno aveva portato lanterne, per passare inosservati, così ben presto si ritrovarono nel buio pesto incapaci di vedere cosa c'era davanti o dietro di loro, accompagnati solo dal rumore dei loro passi e dei loro respiri ansanti.
Poi, davanti a loro, cominciò ad intravedersi un'appena accennata luminescenza, che pian piano si trasformò in una vera e propria luce danzante, riuscirono anche a sentire le voci degli uomini che stavano cercando.
Istintivamente accelerarono il passo, quasi si misero a correre nella fretta e, alla fine, uscirono dal tunnel.
   
 
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