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Autore: The_Last_Smile    22/01/2014    1 recensioni
"Non risposi. Troppe emozioni che si sovrapponevano, troppi pensieri, troppe domande che si ammucchiavano nella mia mente e che non mi facevano fare pensieri razionali e logici.
- hai paura del buio forse? – continuò a chiedere lui facendosi sempre più vicino. Adesso i nostri nasi si sfioravano. “avvicinati di più. Ti prego…”. L’unica movimento che riuscii a fare fu quello di prendergli la mano, come per supplicarlo.
Non avevo paura del buio, ma di quello che c’era dentro.
Sorrise e si avventò dolcemente sulle mie labbra."
La storia è tratta da un sogno che ho fatto tempo fa. fatemi sapere se vi piace tramite una recensione C:
Genere: Sovrannaturale, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Non ho mai perso la speranza di rincontrare ciò che mi è più caro, l’ho solo messo un po’ da parte per far spazio a cose più importanti” pensai mentre l’aria notturna del South Bronx mi sputava in faccia i suoi odori strani che, mescolati tra loro, non avevo mai sentito in vita mia.

Erano passati tre mesi da quando ero diventata quello che ero ora e, dovevo ricredermi, sembravo finalmente aver trovato il mio posto nel mondo. Ero riuscita ad accettare pienamente quella che ero, mi stavo “godendo la vita”, se così potevo definirla.

Ethan ed io camminavamo per una strada principale decorata ai margini con qualche lampione qua e la che illuminava la strada solitaria ospitando poca gente. Ovunque mi voltavo vedevo solo grandi palazzi popolari.

“E questo dovrebbe essere un posto adatto a una strega?” pensai mentre osservavo l’uomo incappucciato seduto sulla panchina che dava sulla strada dove camminavamo “tu sei al tuo posto”.

Dietro alla panchina di quell’uomo, si estendeva un lunghissimo muro di mattoni. Era completamente ricoperto di murales fantastici. Ci fermammo un attimo e ci avvicinammo a quel grande e colorato muro. Sì, i miei occhi riuscivano a vedere al buio e, anche se in giro c’erano alcune persone, questo non mi scoraggiò nell'osservare attentamente quei lavori. Poi sentii da lontano una pattuglia della polizia accelerare al massimo, era lontana. Ritornai al muro. Ethan sembrava piuttosto rilassato e stava accanto a me come fossi la sua dolce metà “mhm… questo mi piace” pensai facendo un piccolo sorriso. Qualche minuto dopo sentii un uomo sbucare dalla curva distante da noi alcuni metri, correre velocemente. Mi voltai a guardarlo con gli occhi per tutto il tragitto mentre la pattuglia di polizia si faceva sempre più vicina fino a quando non sbucò anch’ella dalla curva.

- la criminalità qui è molto più accentuata - mi fece presente Ethan cingendomi la vita con un braccio. “Ethan fa sempre effetto…” pensai mentre mi beavo del suo braccio che mi avvicinava a lui. Dovevo distrarmi, quindi cercai di fare mente locale “Ethan è accanto a me, Tiberio è l’uomo incappucciato seduto sulla panchina, Margareth si trova dietro al palazzo più vicino in minigonna. Lorens e Byron sono seduti dietro al muro che stiamo guardando a bere una bottiglia di…” annusai l’aria “…ah sì, di vodka, mentre Darius e Jhon stanno osservando da lontano la presunta strega”.

 

“Eccola” pensai mentre scorsi con la coda dell’occhio una donna con un grosso giubbotto in dosso. “andiamo… la bacchetta magica? Il cappello appuntito? Non me l’aspettavo così…” aveva i capelli lunghi e neri, il viso a cuore, in naso aguzzo e la pelle color porcellana. Nemmeno la mia carnagione era così chiara, anche se io ero morta. Non era una donna bellissima, ma sapeva il fatto suo.

 Sentii Lorens e Byron dietro al muro alzarsi in piedi. Quella non poteva essere la strega che cercavamo da due mesi… una strega non si farebbe tendere un’imboscata così facilmente.

“come da copione.” Pensai poi sorridendo mentre Ethan ed io ci voltammo per avvicinarci lentamente a quella donna che era già stata circondata da Tiberio, Darius e Jhon. Quando al cerchio ci aggiungemmo anche noi e, Lorens e Byron ci seguirono, la strega prese a parlare - dodici, vi stavo aspettando. – disse fermandosi ormai circondata.

Margareth se la prese con comodo, aveva trovato qualcuno con cui cenare o qualcosa con cui cenare.

La sua voce era dura e mascolina, però nascondeva un filo di femminilità.

- strega, Ingrid mi ha parlato di te – disse Darius.

Margareth si aggiunse a noi.

La strega la guardò per un secondo e poi ammise – so per quale motivo siete venuti, immensi guai sorgeranno in oriente – cercò di uscire dal cerchio che si era creato attorno a lei – venite, non è il luogo più adatto per parlare -. Io e i sette vampiri ci scambiammo rapide occhiate e poi Darius acconsentì – va bene, mostraci la strada -.

Lasciammo passare la strega che ci condusse in uno dei tanti palazzi, con precisione, salimmo fino all’ultimo piano.

Il salotto era rettangolare e tutto intorno vi erano tavolini colmi di carte e cianfrusaglie varie. Non vi era l’ombra di una sedia, né di un letto e neanche di un divano. Solo tavolini e carte, tante carte. Il piccolo salotto era disordinato ma allo stesso tempo accogliente. Mancava la luce, infatti non c’era nessuno tipo di lampadario. L’unica fioca luce che c’era, era quella prodotta dalle innumerevoli candele attaccate sui tavolini e sul pavimento. La cera delle candele consumate era caduta sotto di loro creando delle bizzarre montagnette sormontate da candele ancora intere. Sul pavimento vi erano varie bruciature e l’aria era impregnata d’incenso.

Nel salotto eravamo in nove e nonostante ciò c’era un silenzio tombale.

“il covo di una strega… wow!” pensai mentre mi appoggiavo al muro spoglio con le braccia conserte.

- Vampiri, il libro che cercate è stato per tutto il tempo nelle mie mani – si avvicinò a una montagna di cartacce sostenute da un grosso tavolo e le spostò scoprendo così il grosso e prezioso libro del 1880.

- e tu come fai a sapere che lo stiamo cercando? – chiese Ethan.

-ti ricordo che sono una strega – disse – ma non è di me che devi preoccuparti…-.

Guardai Ethan e poi Darius. Sembravano avere una faccia incuriosita.

 – devo avvertirvi su molte cose. Caduta sarà la venticinquesima stella del cielo e allora morte e distruzione caleranno sulla terra – prese il libro in mano – tre settimane fa mi sono recata nell’antico monastero, tra i libri sacri ho trovato qualcosa di terribile. Un libro che raccontava della nascita di coloro che vi hanno creato; vi era scritto: Quel giorno, quando le tenebre scesero, l’uniche luci di quel velo sui nostri tetti eran quelle del fulgido bagliore d’ogni stella. Sapevo cosa sarebbe accaduto: prima di me altre carte profetiche cantarono questo giorno. Di questi bagliori, una n’era il capo; spingeva luce e lanciava ombre in terra. Ombre sinuose, scure, sibili. Cos’è un inutile lume in confronto a quel chiarore? Sentivo già l’inevitabile pericolo sibilare alle mie orecchie. Venticinque diceva quel libro, maledetto da me e da altri prima di me; sarebbero state venticinque  le stelle cadute dal cielo che quel giorno sembrava innocuo, e nella sua innocenza… anche macabro. Coloro che trarranno forza dalla terra, stermineranno l’umana razza per crearne una di più abile forza. -.

“Forse la strega non lo sapeva, ma i demoni erano ventiquattro, e non venticinque.” Avrei voluto correggerla quando all’improvviso sentii Margareth gettare un ghigno di disprezzo misto a paura.

- lo credevo anch’io mia giovane vampira, ma vuoi mettere in dubbio secoli di storia? -.

Mi aveva letto nel pensiero. “Merda”

Darius imprecò pesantemente.

- cazzo – disse Tiberio con i pugni stretti.

- impossibile… - obbiettò Ethan con lo sguardo perso.

Margareth cadde per terra e si rannicchiò su se stessa, si mise le mani tre i capelli – no… No! No! Non è possibile, non voglio! No! – cominciò a gridare. Vedevo il terrore nei suoi occhi, - uccidimi! Darius, uccidimi! – gli urlò disperata prostrandosi in ginocchio a lui.

- la venticinquesima stella è più pericolosa. Essendo rimasta per tutto questo tempo in cielo ha potuto controllarvi costantemente, quindi sa tutti i vostri punti deboli, tutti i vostri spostamenti e sa persino che siete venuti da me – dichiarò con tutta la calma possibile.

- non ce la faremo mai da soli… siamo solo in otto… - vidi Darius perdersi per un attimo, lo vidi sconfitto e vulnerabile e questo mi fece sentire per la prima volta morta.

- con la vostra razza, la morte non è mai decisiva – disse lei con ancora il libro in mano – credo che questo non vi serva più – riferendosi a quest’ultimo.

-no, ti prego… vorrei tenerlo – disse Ethan avvicinandosi alla strega.

- oh, giusto… tu sei il vampiro che collezioni i libri degli anni andati – guardò per un attimo il libro – accordato - e passandoglielo gli sfiorò la mano.

- c’è un modo. Un modo per sconfiggere l’ultima stella. Quando la stella cadrà, non riuscirà più a vedere i vostri spostamenti, e sarà allora che voi risveglierete i vostri compagni… - la strega venne interrotta da un altro grido di Margareth – non voglio sentire più niente- piangeva – Darius! -.

- per favore fatela smettere! – esclamò poi la strega irritata.

“lo faccio io” pensai mentre mi gettavo verso di lei per farla alzare e portarla in un’altra stanza.

Non pesava niente, ma nonostante ciò faticai a tenerla perché si rifiutava i muoversi. La portai davanti all’entrata. Continuava a piangere.

- Margareth ti prego, calmati… -.

Adesso singhiozzava – tu non puoi immaginare… la brutalità, la crudeltà… tutto quello che conoscevi e conosci verrà spazzato via. Il mondo cambierà una seconda volta ed io non voglio esserci quando cambierà -.

- ma se riusciamo a sconfiggerlo, il mondo che conosci non cambierà – cercai di rassicurarla.

Prestai un orecchio al salotto:

 – qual è il modo? – chiese Darius.

- è sempre lo stesso – disse la strega – solo che bisogna trovare le loro sepolture -.

Margareth mi spinse e in un millesimo di secondo sparì da sotto i miei occhi. Sospirai e tornai nel salotto.

- io e Lorens ci stiamo. Non combatto in modo decente con un demone da troppo tempo – disse Byron sorridendo.

- siamo sicuri che qui la venticinquesima stella non possa sentirci? – chiese Ethan preoccupato.

- sicuri. Ho previsto il vostro arrivo e, ho fatto in modo che la stella non possa né sentirci né vederci-, spiegò lei.

Nel salotto sopraggiunse il silenzio. Probabilmente stavano tutti valutando la situazione.

Poi mi affiorò un brutto pensiero tra la mente “quindi la stella sa delle mie debolezze… sai dei miei genitori, sa che desidero Ethan… oh mio dio”.

- esatto Nicole, sa tutte queste cose… - disse lei tenendo gli occhi bassi dispiaciuta.

Guardai Ethan terrorizzata.

- Ethan… - caddi per terra – i miei genitori… - dissi a Ethan mentre fissavo il vuoto.

- io so quando la stella cadrà – annunciò la strega.

Tutti, compresa io, ci voltammo a guardarla.

- tra un anno. In oriente -.

Un anno… un anno era poco, troppo poco. Non riuscivo a crederci. Nemmeno tre mesi da vampira e già la mia morte era stata stabilita.

- Bene, è tutto? – chiese Darius cercando di apparire normale e con sguardo serio.

- sì, ma quando avete bisogno di comunicare tra voi con discussioni che riguardano la stella, scrivete su un foglio. Le lettere non riesce a decifrarle – concluse la strega sorridendo.

Ethan si voltò a guardarmi, mi sorrise in modo malinconico e porgendomi la mano mi chiese – andiamo? - .

Io annuii e mi feci aiutare nell’alzarmi. Mi cinse la vita e per primi ci dirigemmo all’uscita. Fummo seguiti da Lorens e Byron, poi da Jhon e per ultimi da Tiberio e Darius.

 

Fuori, camminavamo in silenzio, con gli occhi bassi. Solo Byron e Lorens sembravano essere spensierati e felici. Poi quest’ultimi dissero – bene, noi ce ne andiamo. È stato bello rivedervi – prima che potessimo salutarli, erano già spariti dalla circolazione e sentivo le loro risate scemare man mano che si facevano più lontani.  Era la prima volta che sentivo dire a Byron una frase carina. Ero meravigliata, ma non così tanto da farmi dimenticare quello che la strega ci aveva detto.

- devo andare a cercare Margareth per convincerla a restare e combattere. Ci si vede! – disse Tiberio sorridendo e cercando di mascherare la sua paura.

 

Lungo il tragitto verso la nostra casa nell’Oregon né io né Ethan ci degnammo di dire qualcosa.

Darius e Jhon ci accompagnarono fino alla nostra auto, malto distante dalla casa della strega e poi ci lasciarono da soli. Jhon aveva trovato un piccolo appartamento in cui stare e Darius, da quanto avevo capito, sarebbe andato in cerca delle tombe in cui vi erano sepolti gli altri dodici. Adesso che una nuova presenza minacciava la terra, i dodici di Salem, come in passato, avrebbero risposto all’appello e si sarebbe messi nuovamente in gioco. Se c’era una cosa che avevo imparato stando con loro era che nulla era impossibile se avevi un corpo indistruttibile e ti nutrivi di sangue.

Tenevo gli occhi bassi, in meditazione, magari aspettando che Ethan cercasse un tema di conversazione che potesse distrarci.

Era li, concentrato nella guida. Come sempre bellissimo. Cominciai a fissarlo, senza un motivo. L’espressione del suo viso era quello di un uomo stanco e indignato.

- Ethan – lo chiamai.

Lui si volto a guardarmi e con tono serio e duro mi rispose – dimmi -.

Titubai – non è che per caso sta sera ti andrebbe di dormire? – chiesi. “Wow! Si Ethan, ti sto invitando a dormire” pensai mentre lui cominciò a sorridere e poi a ridere aumentando sempre di più il tono della sua risata. Stavo cominciando a sentirmi a disagio. “Guardiamo il lato positivo: sta ridendo”.

- mi stai invitando a dormire con te? – chiese continuando a sghignazzare.

Ci pensai su un attimo, con espressione pensierosa – credo di si… - terminai poi sorridendogli timidamente.

Quando si fu calmato, mi sfiorò la mano e sorridendomi cordialmente acconsentì.

 

Entrati in casa, Ethan mi consigliò di andare a letto mentre lui andava a prendere delle bottigliette di sangue.

Ce la prendemmo con comoda. Io mi diressi verso la stanza da letto, come mi aveva consigliato lui, mi misi un pigiama a caso e mi coricai in attesa che arrivasse.

Quando la porta si aprì, vidi il bel viso di Ethan avvicinarsi a me. Si sedette sul letto e mi porse una delle due bottiglie. La stappai e ne sorseggiai tranquillamente il contenuto.  Quando l’ebbi finita, mi sorrise grato, come se per lui fosse importante vedermi nutrire. Ricambiai il sorriso e poi togliendomi la bottiglietta vuota dalle mani di ordinò di dormire.

- non voglio dormire, a meno che tu non mi faccia compagnia – dissi imbarazzata.

Si avvicinò a me in modo esagerato, potevo sentire il suo respiro profondo e calmo accarezzarmi dolcemente –che problema c’è? – chiese facendo un lieve sorriso.

Non risposi. Troppe emozioni che si sovrapponevano, troppi pensieri, troppe domande che si ammucchiavano nella mia mente e che non mi facevano fare pensieri razionali e logici.

- hai paura del buio forse? – continuò a chiedere lui facendosi sempre più vicino. Adesso i nostri nasi si sfioravano. “avvicinati di più. Ti prego…”. L’unica movimento che riuscii a fare fu quello di prendergli la mano, come per supplicarlo.

Non avevo paura del buio, ma di quello che c’era dentro.

Sorrise e si avventò dolcemente sulle mie labbra.

 

  
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