Dirty
Little Secret
“I light a candle
In the garden of love
To blind the angels
Looking down from above
I want, I need
The fruit of your vine
It tastes so bitter sweet
'Cause I know it's not mine
I want to come inside
Più che
seduto, Radamanthys
stava comodamente stravaccato su una poltrona nella propria camera da letto.
In un bicchiere
di cristallo,un liquido color miele sembrava il suo unico, silenzioso compagno;
la bottiglia di whiskey troneggiava appoggiata su un tavolo accanto a lui.
Era un gesto
quasi automatico, ormai, riempire un bicchiere prima di mettersi a letto.
Adesso, con il
calice in mano, il Giudice fissava il vetro della portafinestra semicoperto da
due pesanti tende color rosso cupo; era scesa la sera, gli ultimi raggi del
sole si erano spenti da tempo lasciando spazio al buio della notte.
Nel silenzio
della camera, dei colpi discreti al vetro sembrarono quasi assordanti.
Eppure Radamanthys Østergaard non
trasalì.
Spostò con fare
pigro, forse appena infastidito, lo sguardo dal contenuto residuo del bicchiere
alla finestra, chiedendosi chi mai si divertisse ad arrampicarsi su per i muri
della sua proprietà privata solo per giocare uno stupido scherzo da ragazzini.
Sperò che il
tizio in questione avesse una buona ragione per disturbare, disturbare lui, a quell’ora.
Si alzò aprendo
con un unico scatto le ante della porta a vetri, intenzionato ad afferrare
senza tante cerimonie l’ospite indesiderato e magari farlo tornare al cancello
con un unico volo.
Quello che si
trovò davanti fu il sorriso – o meglio il ghigno
– velato del Saint dei Gemelli.
Kanon stava semidisteso
sulla balaustra in marmo, completamente a suo agio, tanto immobile da sembrare
parte del complesso architettonico.
-Ma guarda chi
c’è- lo accolse il Giudice Infernale con evidente sarcasmo –è da un po’ che non
ci si vede-
-Già. Diciamo
una settimana. Ti sono mancato?-
Il tono del
Saint di Gemini era pari a quello utilizzato da Radamanthys.
Ironia pura.
Sapeva di non
poter ricevere una risposta affermativa, ed in fondo non ci sperava.
Non ci aveva mai
sperato, e non avrebbe iniziato a faro adesso.
-No- fu infatti
la risposta –anzi, cominciavo a sperare di essermi liberato di te-
Kanon si alzò,
inclinando il capo a sinistra, ed accentuò quel suo sorriso provocatorio: la
risposta era perfettamente a tono come se la sarebbe aspettata.
Radamanthys non lo deludeva
mai.
-Molto bene-
fece spallucce –allora me ne vado. Chiamami quando finirai di sentire la mia
mancanza-
Il Giudice lo
placcò in modo tutt’altro che garbato, afferrandolo per i polsi e spingendolo
con fare innocente fin dentro la stanza.
Chiuse la
finestra, non curandosi di tirare le tende.
Hit the lights
And I'll come crawling to your
window tonight
Come on and send the sign
I'll be your dirty little secret
And you'll be mine
You got me knock, knock knocking at your door
And I'll be coming back for more
We made a promise and we keep it
Our dirty little secret
-Non avere così
fretta. Hai appena ignorato il cancello della mia dimora ed hai eluso la
sorveglianza, questa si chiama violazione di proprietà. Immagino mi tocchi
prendere dei provvedimenti-
Aveva messo su
un sorriso del tutto simile a quello di Kanon.
Il Saint esaminò
il calice di cristallo e, senza pensarci due volte, lo vuotò in un’unica volta.
L’alcool gli
produsse una fiammata di calore in tutto il petto.
-Quindi è questo
che fai tutte le sere, in mia assenza- prese la bottiglia riempiendo di nuovo
il bicchiere –ti ubriachi per soffocare l’angoscia della mia assenza-
Mandò giù anche
quel bicchiere in un unico sorso.
Radamantys gli tolse gli
oggetti dalle mani solo dopo essersi accorto di fissarlo con una punta di
ammirazione; le dita reggevano il sottile manico del calice con una grazia che
non ci si aspetta da chi è abituato a combattere in ogni singolo momento della
sua vita; come gettava all’indietro la testa per bere, e come i capelli
seguivano quel movimento segnando un’onda azzurra a mezz’aria; la linea marcata
del collo che si tendeva.
Non ci teneva a
farsi vedere stupito, non da Kanon e soprattutto non per causa sua.
Non voleva
pensare alla lontana eventualità di essere in qualche modo affascinato da lui.
-Vacci piano,
con questo, non è roba per te. Inoltre, se assorbi alcool come una spugna poi
non ho più modo di ripescarti. Scommetto che non ne reggi neanche una goccia,
vero?-
-Non posso
competere con te, è questo che vuoi dire?-
-Mi stai
chiedendo se ti credo capace di dare di testa dopo un paio di bicchieri? Bè,
sì: lo penso-
-Vuoi che te ne
dia una prova?-
-No- Radamanthys allargò il sorriso e gli si avvicinò –rischi di
stravolgere i miei piani-
Era da una
settimana che Kanon non si faceva più vivo in casa Østergaard.
I loro incontri
occasionali si tenevano sempre ad intervalli di tempo variabili, a volte erano
tre giorni, altri settimane.
Nessuno dei due
predisponeva una data.
Eppure, la sera
di un probabile appuntamento, entrambi sentivano come la certezza che avrebbero
visto il proprio compagno a breve.
E così accadeva
sempre.
La presenza di
Kanon nella tenuta degli Østergaard aveva destato non
poco scalpore.
La donna che si
occupava della casa aveva più volte fatto notare al conte quanto “sia
disdicevole la presenza di un uomo nella sua propria camera, a porte chiuse,
probabilmente a luci spente”.
-Solo perché la mattina dopo sei tu a dover rifare il
letto-
Ribadiva Radamanthys, non curandosi di smentire ciò che la donna
sottintendeva.
Era vero, dopo
ogni visita di Kanon c’era un bel daffare nello sbrogliare le lenzuola, ma
dopotutto i camerieri venivano pagati per rimettere ordine lì dove era
necessario.
Il Saint dei
Gemelli aveva fiutato presto l’aria che tirava nella dimora dell’amante ad ogni
sua visita, e quella volta aveva deciso di tentare un’entrata in scena che
molti avrebbero definito “romantica”, come ad esempio la scena in cui Romeo
oltrepassa le mura del castello dei Capuleti per
vedere Giulietta.
Le differenze,
tuttavia, erano due: la prima era che Radamanthys si
discostava visibilmente dalla figura della giovane innamorata affacciata alla
finestra, la seconda era non tanto la voglia di un’entrata in scena pittoresca
quanto il bisogno di entrare indisturbato nella camera del conte, senza che
sguardi a metà tra il rispettoso e lo scandalizzato lo seguissero fino alla
porta della stanza che gli interessava.
-Devo
preoccuparmi?-
Il tono ironico
venne smorzato dall’aver posto la domanda in sussurro suadente all’orecchio del
compagno.
Radamanthys lo fece
indietreggiare fino ad arrivare a farlo sedere sul letto, chinandosi poi ancora
di più su di lui.
-Direi di sì.
Hai violato la legge e vai punito-
I want to feel alive”
(Dirty Little Secret – Bon Jovi)
Nei loro
rapporti non c’era mai stata traccia di dolcezza.
Nessuna carezza,
nessun coro di angeli a far da sottofondo alla foga con la quale i baci
venivano offerti e ricambiati.
Kanon sfilò
quasi con impazienza la cintura della giacca da camera del compagno, rimanendo
a contemplare il petto largo seminascosto dalla stoffa scura, poggiandoci sopra
entrambi i palmi delle mani aperte.
Sentiva ogni
battito del cuore sotto lo strato di muscoli, sotto le dita la pelle calda era
quasi un invito a giovare del calore di quel corpo.
Quasi senza
sbottonarla, Radamanthys gli tirò giù la camicia con
un unico gesto esperto.
Si liberarono
dei vestiti a vicenda, mano a mano sempre più frementi, l’eccitazione iniziale
aveva messo, quasi come sempre, una sorta di premura febbrile nei gesti di
ognuno.
Come ormai d’abitudine,
Kanon chiuse gli occhi; Radamanthys lo trascinava da subito
in un turbine di emozioni, alla metà delle quali ancora non aveva saputo dare
un nome, e non credeva che avrebbe mai trovato un aggettivo adeguato.
Il Giudice gli
morse il labbro inferiore, forse troppo forte, di sicuro volutamente, e lui si
vendicò come meglio poté prendendogli il viso tra le mani e catturandolo in un
bacio tanto lungo da far mancare l’aria ad entrambi.
Il calore di Radamanthys gli si riversò in gola, e poi procedette verso
tutto il resto del corpo man mano che il compagno procedeva con la sua “punizione”.
Fuoco, a questo pensava ogni volta in cui incrociava
gli occhi fiammeggianti dell’uomo sopra di lui, fuoco, simbolo di distruzione
ma anche di passione, la passione che ognuno si ostinava a non rivelare a
parole, ma che ogni gesto, in quei momenti, tradiva.
Il Saint dei
Gemelli si inarco sulla schiena e ribaltò i ruoli, stringendo le ginocchia ai
fianchi dell’amante.
Qualcosa di
simile allo scrosciare fragoroso del mare in tempesta, la forza impetuosa dell’acqua,
investì Radamanthys subito dopo.
L’acqua che
distrugge, ma che al contempo è la primaria fonte di vita per ogni singolo
essere vivente.
Kanon era la sua
acqua, i suoi occhi verde-azzurro il suo oceano sconfinato da esplorare in ogni
più piccolo dettaglio.
Il loro profumo,
i loro odori, mescolati l’un l’altro, un misto di agrodolce e speziato, aveva
riempito l’intera stanza.
La mattina dopo,
gli occhi da rapace di Radamanthys erano già fissi
sul Cavaliere di Gemini non appena lui si decise ad alzare a sua volta le
palpebre.
Un lampo di compiacimento
ferino balenò negli occhi del Giudice non appena i loro sguardi si incrociarono.
-Allora?- gli
chiese Kanon. Nessun buon giorno, nessun bacio di ben svegliato. Era sempre
così –E’ valsa la pena aspettare?-
-Dimmelo tu,
Kanon: ne è valsa la pena?-
Lui sorrise:
avrebbe dovuto aspettarselo, il Giudice non avrebbe mai ammesso la realtà.
Tacque a sua
volta, mantenendo ben fermo il sorriso cospiratore per fargli intendere di aver
capito fin troppo bene la sua tecnica.
Solo dopo
qualche minuto Radamanthys si sollevò con una specie
di stiracchiamento animalesco e si gettò su di lui, premendo il corpo nudo
contro quello dell’amante.
Kanon aveva le
labbra poggiate sulla sua spalla sinistra; gli venne naturale schiuderle per
sentire ancora il sapore della pelle del compagno.
-Questo vuol
dire che vuoi il bis di questa notte?-
Alla sua ironia,
gli rispose un sorriso eloquente.
-Sarebbe splendido-
____________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________
Heilà, gente!
Non vi meravigliate, sono proprio
io.
Spulciando nella mia cartella Bozze
ho ripescato questo vecchio capitolo; avevo intenzione di inserirlo in una
raccolta che poi però ho cancellato, ma rivedendolo mi era quasi venuta la
tentazione di riprenderlo.
Ed ho pensato “Ma no, chi mi porta,
a me Kanon e Rada neanchemi piacciono” – ma poi, complice il mio MP3, mi sono
fissata con la canzone che dà il titolo alla storia, e mi è venuto automatico
ripensare a questa storia.
Spero di non aver fatto uno scempio
della coppia, considero questo come una sorta di “Esperimento”.
Ringrazio chiunque leggerà,
recensirà e metterà la fic tra Preferite, Seguite o
Storie da Ricordare J
Spero sia di gradimento.
Un saluto,
Rory_Chan
PS: Vi metto il Link della canzone
;)