Fanfic su artisti musicali > Mötley Crüe
Segui la storia  |       
Autore: Angie Mars Halen    22/01/2014    3 recensioni
Nikki sta attraversando il periodo più buio della sua vita e ha l’occasione di incontrare Grace. Dopo il loro primo e burrascoso incontro, tra i due nasce una profonda amicizia e Grace decide di fare del suo meglio per aiutare e sostenere il bassista. Inizialmente Nikki è felice del solido rapporto che si è creato tra lui e questa diciassettenne sconosciuta, ma subentrerà la gelosia nel momento in cui lei inizierà a frequentare uno dei suoi compagni di band. Mentre dovrà fare i conti con questo, Grace, che è molto affezionata a lui e quindi non vuole abbandonarlo, dovrà fare il possibile per non essere trascinata nell’abisso oscuro di Sikki.
[1987]
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mick Mars, Nikki Sixx, Nuovo personaggio, Tommy Lee, Vince Neil
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

19) NIKKI

Mi svegliai verso le nove di mattina, che per me corrispondevano all’alba, e fui subito colto da un mal di testa lancinante. Mi girai a pancia in giù per premere il viso contro il cuscino e sentii che aveva un odore diverso, più pulito e fresco. Quando alzai il capo, mi accorsi che la federa era grigia e non bianca come quelle che ricordavo di avere, e lo stesso si poteva dire delle lenzuola. Inoltre, alla mia sinistra, ai piedi della parete, era sparito il cumulo di vestiti sporchi che si era creato nelle ultime settimane, e il tappeto era ben steso sul pavimento e non più buttato da una parte, tutto appallottolato. Ma la sorpresa più sgradita la trovai alla mia destra: accanto a me, avvolta in una coperta che non era quella che ricordavo di aver usato fino al giorno prima, c’era Grace. Siccome mi ero reso perfettamente conto di essere reduce di una botta colossale, certamente seguita da un attacco di allucinazioni, pensai di averle fatto qualcosa di spiacevole e mi sentii un verme. Strisciai verso di lei con il cuore che batteva all’impazzata, maledicendomi mentalmente senza nemmeno essere sicuro di essere colpevole. Non appena fui abbastanza vicino, le passai una mano sulla guancia e pregai che tutto fosse a posto.

“Grace, ti prego, svegliati,” la implorai quasi tremando. “Cos’è successo stanotte?”

Lei aprì appena gli occhi e si girò lentamente verso di me, stiracchiandosi e sorridendomi. “Ehi, Nikki, ti senti meglio?”

“Perché sei qui?” domandai mentre mi guardavo intorno e vedevo che tutto era pulito. “Cosa ci fai nel mio letto? Abbiamo fatto qualcosa?”

Grace sospirò e si lasciò cadere sul materasso, producendo un suono soffice e ovattato. “Oh, no, sta’ tranqillo. Sei tu che mi hai chiesto di non lasciarti da solo.”

“Cos’è che ho fatto, io?”

“Mi hai chiesto di restare” ripeté. “Sono arrivata qui ieri notte mentre giravi a vuoto nel giardino dicendo che c’era qualcuno in casa. Ti ho convinto ad andare a dormire e tu mi hai chiesto di rimanere qui a farti compagnia. Io però non avevo sonno e, mentre ti riposavi, ne ho approfittato per rendere questa casa un po’ più vivibile.”

Mi alzai in piedi e uscii dalla camera per dare un’occhiata al suo operato con lei che mi seguiva. Nel pianerottolo c’erano ancora gli scatoloni, però erano stati ordinatamente impilati contro il muro; non c’era più un singolo indumento sporco abbandonato a se stesso; in salotto c’era una pila ordinata di riviste accanto al camino – non credevo di averne così tante perché quando erano sparse per la stanza sembravano la metà – e le chiazze di vomito che costellavano il pavimento erano sparite. Sarebbe stato tutto perfetto se non avessi cominciato ad agitarmi perché non c’era più traccia del mio armamentario, ma scoprii subito che Grace aveva raccolto tutto in un sacco che aveva lasciato fuori dalla porta affinché lo buttassi. Obbedii solo perché dentro non c’era niente di riutilizzabile anche se, ovviamente, sapevamo entrambi che avrei riacquistato tutto da Jason non appena ne avessi avuto il tempo.

“Cos’hai intenzione di fare adesso?” domandai a Grace. “Se avessi qualcosa da offrirti per colazione ti chiederei di restare, ma ho il frigo vuoto da una settimana.”

“Davvero?” chiese incredula mentre si infilava le scarpe. “E fino a oggi cos’hai mangiato, l’aria?”

“Non ho mai fame e non mangio mai molto a parte quando Tommy mi viene a prendere per uscire,” confessai.

Sorrise. “Sono contenta che ogni tanto venga a stanarti. Non puoi vivere la tua vita chiuso in questa villa così tetra.”

Aveva ragione: non potevo continuare a rimanere chiuso lì dentro, però era l’unico posto in cui me la sentissi di stare. Nonostante fossi convinto che i nani messicani mi invadessero il giardino e che ci fossero delle presenze oscure che mi parlavano, sapevo che quella casa dall’aria spettrale era l’unico luogo in cui sarei dovuto rimanere. Se fossi uscito tutti avrebbero visto come mi ero ridotto negli ultimi mesi, poi odiavo la luce troppo forte, e non c’era posto migliore di una villa buia per una creatura oscura come me.

“Nessuno è mai stato qui a farmi compagnia,” dissi, consapevole che in realtà una persona che a volte rimaneva con me c’era. Si trattava di Vanity, ma quando arrivava portava solo guai.

Grace spalancò gli scuri della finestra della sala. “Ho molto da fare, ma questa settimana cercherò di passarti a trovare. Vuoi che ti porti qualcosa?”

“No, ho già qualcuno che va a fare compere per me.”

Più che altro non volevo che si disturbasse tanto per me. Aveva già fatto troppo pulendomi il salotto senza tirarsi indietro nemmeno di fronte ai particolari più disgustosi, e non me la sentivo di chiederle altro.

Grace sorrise di nuovo e si mise la piccola borsa a tracolla. “Come vuoi. Adesso devo andare, ci vediamo presto.”

“Prestissimo,” mi lasciai sfuggire mentre la salutavo.

Quando fui di nuovo da solo mi sentii perso. Dentro di me c’era un vuoto enorme che, per quando mi sforzassi, non riuscivo mai a colmare. Avevo provato con la droga, ma avevo finito per cacciarmi in un guaio troppo grande. L’unico che era riuscito a rimediare era Tommy, ma avevo l’impressione che ultimamente mi stesse trascurando perché aveva cose migliori da fare. Poi, quando credevo che non ci fossero più speranze, era arrivata Grace: quando eravamo insieme questo vuoto scompariva improvvisamente e mi sentivo completo. Mi sembrava di avere tutto e di essere una persona come le altre, ma sapevo che non potevo contare su qualcun altro per stare bene. Adesso però ero solo e avevo bisogno di distrazioni, allora sollevai la cornetta per chiamare T-Bone, che arrivò a Van Nuys in pochissimo tempo. Lo osservai attraversare il cortile con quel suo modo dinoccolato di camminare e sorridermi calorosamente.

“Ciao, bro!” esclamò quasi cantando e con le braccia spalancate. “Sono davvero felice di rivederti, sai? Mi sembra che sia passata un’eternità.”

“Hai ragione,” ammisi, poi stavo per proporgli di andare a fare un giro quando lui mi interruppe con un grido di stupore.

“Woah! Cazzo, ma cos’è successo in questa casa?” domandò mentre girava su se stesso al centro del salotto. “Dov’è tutta quella merda che spargi ovunque?”

Cercai di cambiare argomento, ma Tommy non desisteva, allora mi trovai costretto a confessare tutta la verità su Grace e su quanto era accaduto quella notte.

Tommy prese posto sul divano e si stravaccò. “Chi, quella ragazza bassa e bionda con la risposta sempre pronta?”

Aggrottai la fronte, incuriosito. “Suppongo che te l’abbia raccontato Mick visto che io e lui siamo gli unici ad averla conosciuta.”

Tommy cominciò a guardare dentro tutte le bottiglie sul tavolino alla ricerca di qualche rimasuglio. “Ti sbagli. Io e Vince l’abbiamo incontrata ieri sera al Whisky a Go-Go mentre si trovava con una sua amica. Aspetta, vecchio, siediti, mettiti comodo così ti racconto tutto.”

Cominciai a pregare che non le avessero rotto troppo le scatole e mi sedetti in punta al divano, piuttosto agitato. Tommy borbottò qualcosa riguardo la penuria di alcol in casa mia quella mattina e si accese una sigaretta. “Ti ricordi di quella ragazza che avevo incontrato al Whisky sabato scorso? Si chiama Elisabeth e ieri sera l’ho incontrata di nuovo. Con lei c’era Grace, ma ho saputo chi era solo quando lei mi ha riconosciuto e si è presentata. Poveretta, quando io ed Elisabeth ci siamo imboscati lei è andata in bagno e, tra tutte le porte che c’erano, ha scelto quella della toilette dove ci eravamo nascosti. Avresti dovuto vedere la sua faccia! È corsa fuori quasi urlando per l’imbarazzo. Ha dovuto riportarmi a casa Elisabeth, e già che c’era ha pensato di rimanere visto che Grace era scappata via con Vince perché–”

“Come, scusa?” saltai su. Grace e Vince erano gli ultimi due nomi che avrei voluto sentir pronunciare insieme all’interno della stessa frase.

“Che la tua amica si è fatta accompagnare a casa da Vinnie,” ripeté Tommy. “Adesso però non mi chiedere i particolari perché non ho idea di cosa sia successo dopo.”

“Un cazzo di niente, T-Bone, perché quando è arrivata qui era ancora presto,” risposi acido mentre girovagavo in tondo per la sala. Grace era una mia amica, l’unica che avessi e che sembrava non avere intenzione di abbandonarmi, e nessuno doveva azzardarsi a sfiorarla o a portarmela via. Sentii crescere dentro di me una gelosia che mi stava divorando. Sapevo con chi avevo a che fare: Vince, il sultano indiscusso della gozzoviglia che in casa aveva un harem tre volte più grande di quello dello sceicco di non so quale paese lontano, non poteva non averci provato spudoratamente con una ragazza carina come lei. Grace non era di certo stupida e forse era la persona più intelligente che avessi conosciuto fino a quel momento, però Vince sapeva come abbindolare le donne. Sarebbe stata capace di farsi dei viaggi mentali su quel cretino e di illudersi, poi lui l’avrebbe fregata e io me la sarei ritrovata a piagnucolare in casa mia per colpa di Vince. Non mi era mai importato delle ragazze alle quali Vince aveva spezzato il cuore, ma se solo avesse fatto soffrire Grace non gliel’avrei fatta passare liscia. Avrei avvertito Neil prima che avesse il tempo di fare una delle sue solite mosse con la speranza che mi ascoltasse, pur sapendo che la mia richiesta sarebbe stata per lui un motivo in più per provarci. Noi due litigavamo già abbastanza, e non volevo discutere anche per Grace. Non volevo che l’equivalenza fighe = guai fosse valida anche per lei. Grace era speciale e nessuno doveva azzardarsi a farle del male.




N. d’A.: Hi, dudes!
Tommy è un pettegolo da paura, però intanto qui marca male, soprattutto per Vince...
Anyway... volevo chiedervi una cosa: sarei curiosa di sapere come vi immaginate esteticamente i personaggi creati da me come Grace ed Elisabeth. Li avete associati a qualcuno di famoso oppure vi siete fatti un’idea vostra? Se vi va, potete dirmelo, perché sono più curiosa di una comare. ;)
Ciò detto, vi mando un bacione virtuale da glamster impiastricciato di rossetto fucsia e vi ringrazio.
Ci si rilegge mercoledì prossimo!

Angie

   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Mötley Crüe / Vai alla pagina dell'autore: Angie Mars Halen