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Autore: titty_93    23/01/2014    2 recensioni
Leonardo Abate, salvato miracolosamente da De Silva è stato cresciuto nella fredda città russa di San Pietroburgo. All'età di 21 anni è pronto per ritornare nella sua città d'origine e pianificare così la sua vendetta...(questa storia è il continuo di squadra antimafia 5 e ha come protagonista Leo,ma verrà approfondito anche il rapporto tra Rosy e Domenico e altri vecchi personaggi della fiction).
Genere: Drammatico, Romantico, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Domenico Calcaterra, Leonardo Abate, Rosalia/Rosy Abate
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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5.Perdonami



Carmen era in anticipo. Era arrivata prima all'appuntamento con Leonardo. Quest'ultimo la vide da lontano, era nervosa, Leo lo percepì dai suoi movimenti rapidi. Faceva avanti e indietro per tutto il giardino "Avventura" e poi si risedeva su una panchina.
L'aveva chiamata il giorno prima, fingendo di aver voglia di scambiare due chiacchiere con una che conosceva bene Catania. 
La osservò per un attimo prima di intervenire. Tirò un forte sospiro ed andò dritto dritto verso il suo piano.
"Hei" Leo gli posò una mano sulla spalla e lei si voltò sobbalzando "non ti volevo spaventare".
"No, non mi hai spaventata tranquillo".
"Aspetti da molto?".
"No, sono venuta io in anticipo,non ti preoccupare".
"Andiamo su, portami in giro".
La ragazza sorrise e lo fece anche lui, ma a differenza di lei, quello era un sorriso forzato.
Chiacchierarono molto. Andarono in giro per Catania visitando i posto più belli. Poi si fermarono a bere qualcosa ad un bar, a Leo non dispiacque per niente la sua compagnia.
"Beh tu sai tutto di me,io di te so praticamente nulla" disse lei mentre sorseggiava un caffè.
"E che vuoi sapere?".
"Ad esempio chi sono i tuoi genitori oppure se hai una fidanzata".
"Non sono fidanzato".
"E i tuoi genitori?".
"Sono morti" rispose seccamente.
"Oh mi dispiace" disse lei dispiaciuta.
"Tranquilla".
"Minchia" sbottò lei all'improvviso.
Carmen divenne d'un tratto rossa di viso e le si leggeva un leggero timore negli occhi.
"Che succede?" chiese il ragazzo cercando di seguire lo sguardo di lei.
"Non voltarti!".
"Ma che caz..".
Il ragazzo quasi stava per girarsi,ma Carmen lo fermò bloccandogli il viso.Si guardarono dritto negli occhi. E fu la prima volta che Leo la vide davvero per quella che è : una bella ragazza!.
Vide quanto il suo viso rispecchi a pieno la tipica donna siciliana : occhi scuri come le tenebre, i capelli altrettanto scuri e ricci, il nasino perfetto e le labbra carnose. Leo le osservò per un attimo poi ritornò in se, spazzando via quell'atmosfera strana che si era creata.
"Ma che c'è?".
"C'è che mio padre è a pochi metri da noi con il suo superiore,se mi vede con te sono fottuta!".
Il ragazzo sorrise. Per un attimo aveva temuto il peggio.
"Che minchia ridi!"
"E quindi?Non stiamo facendo nulla di male".
"Sei uno sconosciuto. Non ti ha mai visto, inizierà a farti il terzo grado".
"Tipico di uno sbirro".
"Oh no" Carmen si mise una mano in faccia "ci ha visti!Viene verso di noi".
Senza rendersene conto, il padre di Carmen rese tutto più facile a Leo : prima sarebbe entrato nella vita di quella ragazza e prima avrebbe messo in atto il suo piano.
Sentì che dietro di lui i passi di due uomini si avvicinavano piano piano.
"Carmen che ci fai qui?".
Leo ascoltò la voce dell'uomo senza voltarsi.
"Ti presento un mio amico, papà lui è Tony. Tony ti presento il vice- ispettore capo Sandro Pietrangeli!".
Leo sbiancò. Ritornò indietro di qualche anno. C'era qualcosa di familiare in quel nome e probabilmente aveva anche visto l'uomo,ma era troppo piccolo per ricordarselo.
Di scatto si alzò dalla sedia e lo vide. Ricambiò la stretta di mano, poi dovette sedersi di nuovo per non perdere l'equilibro perchè da lontano intravide una figura che era stata molto importante nella sua vita.
Era Domenico Calcaterra.
Di lui invece, non si era dimenticato nonostante fossero passati 16 anni dall'ultima volta che lo vide. Non si era dimenticato dell'affetto che gli dimostrava,dell'amore che ogni volta trapelava dai suoi occhi mente parlava di sua mamma. Non si era dimenticato di quando andava a trovarlo puntualmente ogni lunedì. Non si era dimenticato di quella volta che rischiò la vita per impedire che lui venisse rapito. E non dimenticò quel giocattolo : lo sceriffo ammazza cattivi.
Leo guardava l'ispettore con la coda dell'occhio, non ascoltava nemmeno quello che Carmen e suo padre si dicevano, tutto sembrò passare in secondo piano.
Anche Domenico lo guardò per un istante,ma quando lo fece automaticamente Leo abbassò gli occhi.
Non poteva rischiare che lui lo riconoscesse nonostante la voglia di riabbracciarlo fosse tanta.
Un emozione troppo grande invase la sua anima ed ebbe una voglia irrefrenabile di piangere. Le lacrime quasi stavano per uscire dai suoi occhi, e per impedire di versarle davanti a loro, scappò via, inventando una scusa.
"Si è fatto tardi, devo scappare. Arrivederci".
Fuggì via a gambe levate,corse più veloce che poteva. Intraprese un vicolo ceco. Appoggiò la schiena al muro e inarcò il viso guardando verso l'alto. 
Le lacrime non tardarono ad arrivare.Prima una, poi due,tre,quattro e infine non riuscì più a contarle.La vista gli si annebbiò. Mise una mano sulla bocca per impedire che i suoi singhiozzi arrivassero la dove era scappato "Perdonami,perdonami" sussurrò a se stesso. Pianse. Pianse fin quando il corpo avrebbe retto. Pianse perchè arrabbiato con se stesso, perchè non aveva ancora imparato bene a tenersi le emozioni per se e pianse forse perchè aveva capito di essersi immischiato in una faccenda più grande di lui.
  
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