Anime & Manga > Free! - Iwatobi Swim Club
Segui la storia  |       
Autore: Izumi Midoriko    24/01/2014    0 recensioni
Non si sarebbe mai aspettato di vedere una cosa del genere. Forse col senno di poi si rese conto che non era poi una scena tanto particolare, ma sul momento l’aveva davvero scioccato.
Era stata una cosa improvvisa e del tutto inaspettata.
Non si immaginava che tornando alla sede del club per recuperare un’oggetto dimenticato si sarebbe ritrovato di fronte quella scena.
Lei era lì, in piedi sul bordo della recinzione alta quasi tre metri della piscina, come se niente fosse.

[Makoto/OC] [Arco temporale imprecisato]
Genere: Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Makoto Tachibana, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Nota dell’Autrice.
Olè olè, capitolo quattro!
Non dimenticatevi che con me le sorprese e le cose stupide sono sempre dietro l’angolo fuhuhuhuh *risatina malvagia*
No, scherzi a parte. Adesso che si sa qualcosa riguardo Kaede non ci resta che vedere come andranno le cose a Makoto d’ora in poi.
Ditemi, vi piace il personaggio di Kaede? Non sono una cima nel trovare i nomi quindi penso che il suo cognome sia un po’ banale, e poi penso che capirete perché dico così.
Ma hey, l’importante è la trama no? xD
Ah, e ringrazio sempre la cara Robs e EdxWinry Forever per aver recensito i capitoli precedenti!
Comunque, spero come sempre che il capitolo vi piaccia! Stavolta è davvero lungo! xD
Buona lettura tesori miei!
Izumi Midoriko


-Sorprese-



-Bi Bip Bi Bip Bi Bip-
Il mattino dopo fu come sempre il suono della sveglia a risvegliare Makoto dal suo sogno (aveva sognato di essere circondato da tanti piccoli gattini, che sogno assurdo) ma c’era qualcosa di strano.
Sentiva qualcosa che gli solleticava la faccia, forse era una zanzara.
Il futon era stranamente caldo, forse quella notte aveva fatto più caldo.
E infine si rese conto di stringere qualcosa fra le braccia. Aprì lentamente gli occhi un po’ frastornato e abbassò lo sguardo per vedere cosa stava stringendo e rimase scioccato nel vedere che c’era Kaede dentro il futon che stava stretta a lui, i suoi capelli sul cuscino gli solleticavano una guancia, stava con la testa appoggiata al bicipite di Makoto e lui con il braccio destro le cingeva la vita.
Dopo lo shock iniziale si rese conto che sul volto la ragazza aveva quasi un’espressione sofferente che però poi si trasformò in una di pura estasi. “Cioccolato…” sussurrò lei sorridendo.
Makoto ridacchiò piano notando di nuovo come sembrasse una bambina, avendola adesso così vicina si rese conto che aveva un viso tondo e non era poi così pallida come sembrava, aveva le labbra molto rosate ed anche un po’ mordicchiate, notò che non c‘era alcun segno di ricrescita fra i suoi capelli viola e il dubbio che fosse il suo colore naturale tornò a sfiorargli la mente. Era davvero una ragazza strana.
La sveglia continuava a suonare aumentando di volume, provò ad allungarsi verso il comodino usando il braccio libero ma non poté fare altro perché improvvisamente Kaede, ancora nel mondo dei sogni, si strinse a lui cingendolo con le braccia in vita, nel sonno Makoto aveva messo una gamba fra le cosce di Kaede e lei ora vi si stava avvinghiando.
“Cioccolaaaaaaata….” Disse di nuovo lei strascicando le parole, dicendo questo inaspettatamente si avvicinò con il viso verso Makoto appoggiandosi nell’incavo del suo collo per poi cominciare a leccarlo piano, lui a quello strano contatto trasalì e arrossendo si mise in ginocchio sollevando Kaede dalle spalle e la chiamò per svegliarla.
Lei finalmente aprì gli occhi, si sedette e appoggiò la schiena al lato del letto sbadigliando, coprendosi la bocca con la mano. “B- buo- buongiorno…” la sveglia nel frattempo suonava ancora a volume sempre più alto. Ad un tratto la porta della camera si aprì e Makoto sentì la voce di suo padre dire “Potresti spegnere la sveglia Makoto? Sta facendo rumo-“ si bloccò però vedendoli seduti per terra accanto al letto, Makoto inginocchiato di fronte a Kaede che stava seduta a gambe divaricate e con la maglietta troppo larga per lei che le si era arricciata sopra i fianchi scoprendole le mutandine. Suo padre allora richiuse piano la porta dicendo. “Scusate l’interruzione.” Makoto cercò di dirgli che aveva frainteso ma ormai se n’era andato, nel frattempo Kaede si era alzata per spegnere la sveglia, stropicciandosi gli occhi si accovacciò a terra per guardare Makoto in faccia. “Che hai? Sei rosso come un pomodoro.”
“Niente, niente.” Disse lui sconfortato. “Per favore, mettiti un paio di pantaloni.” Aggiunse alzandosi da terra cercandone un paio da darle, lei però non li prese, dicendo che non ce n’era bisogno, e andò in bagno a lavarsi.
Makoto ebbe così modo di mettersi la divisa estiva della scuola in camera sua, quando andò in bagno Kaede già non c’era più (entrando sperò che non se ne andasse in giro per casa conciata in quel modo), scese quindi al piano di sotto per fare colazione e la trovò ai fornelli ad aiutare sua madre vestita di tutto punto con i vestiti che le aveva visto addosso la sera prima, parlavano tranquille come se fossero due sorelle. Poi sua madre si girò e salutando Makoto gli portò la colazione in tavola, lui le rivolse un sorriso per ringraziarla, a capotavola c’era suo padre che leggeva il giornale con la tazzina di caffè ormai vuota, ce n’era però un’altra ancora piena al posto accanto a quello di Makoto. “Papà prendi due tazzine di caffè oggi?”
“No, quello è di Kaede. E poi l’ha fatto lei ed era davvero buono.”
“Grazie signor Tachibana. Sono abituata a prepararlo, a casa mia sono circondata da uomini che non sanno accendere neanche un fuoco e quindi lo faccio io per tutti.” Disse lei mentre si sedeva al tavolo portandosi una merendina da accompagnare al caffè, Makoto se la stava immaginando nel bel mezzo di un accampamento militare che preparava il caffè in un grande pentolone per tutti i soldati, gli scappò una risatina pensando a quella scena. “Se non prendo un caffè la mattina non riesco a stare sveglia.”
Makoto la osservò prendere tra le mani la tazzina come se avesse paura di romperla stringendola fra le mani, l’avvicinò al viso e soffiò piano per raffreddarlo, alzò gli occhi e notò lo sguardo di Makoto fisso su di lei, gli fece un sorrisetto con aria complice prima di bere il suo caffè. Si stupì vedendo come gli atteggiamenti della ragazza cambiavano repentinamente, passando dal comportamento simile a quella di una bambina ad azioni che la facevano invece sembrare più adulta dell’età che aveva. Lui tornò a concentrarsi sulla sua colazione e una volta finito le disse. “Kaede, oggi parlerò con quel mio amico per sapere se può ospitarti lui.”
“Per quanto ti fermerai in zona, cara?” le chiese sua madre.
“Ho chiamato mio padre ieri sera, ha detto che dovrò stare qui per almeno tre mesi.” Suo padre? Parlava di sicuro del Capitano, lui non escluse l’ipotesi che potesse trattarsi davvero di suo padre vedendo la somiglianza che c’era nel loro sguardo. Si alzò dal tavolo, si mise la borsa in spalla e sua madre gli porse il cestino del pranzo mentre lui diceva a Kaede. “Quando torno da scuola ti farò sapere che cosa mi ha detto.” Lei gli rispose con un si ed un sorriso, Makoto salutò i genitori e uscì di casa per andare a scuola.  
 
 

“E così ora ospiti quella ragazza a casa tua?” gli chiese Nagisa con il contorno della bocca sporco di riso. Si trovavano al solito loro quattro a mangiare il loro pranzo sulla terrazza della scuola, Makoto gli aveva raccontato a grandi linee gli avvenimenti del giorno prima, cercando di rimanere vago su come era avvenuto davvero l’incontro con Kaede. In pratica gli aveva raccontato la stessa storia che aveva detto ai suoi genitori. “Si, ma pensavo che…”
“E ti fidi a lasciarla a casa tua?” gli chiese Rei accigliato interrompendolo. “Dopotutto è una perfetta sconosciuta, potrebbe essere una ladra per quanto ne sai.”
“Quanto sei sospettoso Rei-chan!” Disse Nagisa.
“Sto solo esprimendo un pensiero logico per situazioni del genere.”
“No, non ti preoccupare Rei.” Continuò Makoto. “È una brava ragazza, solo un po’ particolare.” Vide Nagisa e Rei alzare le sopracciglia e dire in contemporanea. “Che cosa intendi?”
“Beh ecco…” forse perché veniva da un’altra dimensione, oppure aveva il sangue freddo di combattere contro un mostro spaventoso come quello che lei aveva chiamato Shatos, forse perché aveva tutte quelle ferite, o perché sapeva fare delle vere magie… o forse semplicemente perché aveva un carattere un po’ strano.
Non esternò nessuno di questi pensieri perché all’improvviso cadde qualcosa dal tetto che ricopriva l’ultima rampa di scale per arrivare alla terrazza, era un panino al melone ancora incartato e cadde proprio sulle ginocchia di Haru seduto accanto a Makoto. I quattro lo guardarono chiedendosi da dove arrivasse, poi qualcuno si sporse dal tetto e Makoto riconobbe il volto di Kaede. “Scusatemi quel panino è mio. Oh ciao Makoto! Mi chiedevo dove fossi!” saltò giù dal tetto come se avesse appena saltato due scalini e con nonchalance atterrò in piedi allargando le braccia a formare una T umana. “Oplà!”
“Che ci fai qui?” le chiese lui, quando però si voltò vide qualcosa di diverso in lei. Non aveva i vestiti strani del giorno prima, indossava dei jeans stinti e con degli strappi, una t-shirt color terra con stampata sopra la scritta bianca “WALK” che sembrava la maglietta di una qualche band rock, ai polsi portava dei braccialetti neri con le borchie come lo era anche la cintura che portava in vita, dove teneva attaccata una sottile catenella. Il tutto le dava un’aria un po’ punk, cosa che Makoto trovò anche più strana dei vestiti precedenti, ma a parte il fatto che a quanto pare fosse senza scarpe e avesse solo dei calzini neri, non riuscì a capire qual’era la cosa che la rendeva diversa da prima finché lei non si avvicinò e notò che i capelli non avevano più quello strano color prugna, ma erano nero pece, con solo una ciocca sulla fronte tinta di viola.
“Sono venuta a vedere la tua scuola!” Disse lei tranquillamente sedendosi fra Rei e Haru, gli prese quindi il panino dalle gambe e gli diede un morso dopo averlo aperto fra gli sguardi increduli dei quattro ragazzi. “Ah che testa che ho! Non mi sono presentata scusate!” si puntò una mano sul petto e disse scandendo bene le parole e mostrando un largo sorriso. “Sono Kaede Mizusawa, ma potete chiamarmi Kaede. Non mi piace essere chiamata per cognome.” Dopo lo sconcerto iniziale Nagisa ruppe il ghiaccio facendo le presentazioni con il suo solito entusiasmo, Haru era tornato a concentrarsi sul suo pranzo e Rei chiese a Kaede. “Ma come hai fatto a saltare da la sopra?”
“L’ho fatto e basta, che c’è di strano?” guardava Rei come se lei avesse appena detto una cosa scontata. “Ma saranno almeno quattro metri d’altezza, non avevi paura di farti male?”
“Per niente.” Continuò lei addentando il suo panino. “Mi piace stare in posti alti, di solito preferisco arrampicarmi sugli alberi.”
“Wow, dev’essere divertente!” esclamò Nagisa con gli occhi che brillavano. “E lo è!”
“Senti Kaede.” S’intromise Makoto. “Come mai sei venuta qui a scuola?” lei diede un altro morso al suo panino e gli disse. “Beh, se devo stare qui per tre mesi tanto vale che mi iscrivo a scuola, non credi?” prese la borraccia dell’acqua di Rei lì accanto e senza neanche chiedere bevve un sorso.
Vedendola così a suo agio lì con loro a Makoto sorse spontaneo un dubbio, credeva che per lei che veniva da un’altra dimensione sarebbe stato difficile adattarsi nella loro città, eppure sembrava una ragazza come le altre, persino i vestiti non avevano niente di insolito, era come se per lei fosse normale vivere così. Anche la sera prima a casa sua sembrava a proprio agio, magari a casa da soli le avrebbe chiesto una spiegazione.
Continuarono a chiacchierare tutti insieme fino a quando suonò la campanella e dovettero tornare in classe, Rei si offrì di accompagnare Kaede in segreteria per aiutarla con l’iscrizione a scuola, dato che lei aveva detto di non capirci molto quando si trattava di richiedere certe pratiche. Finite le lezioni mentre si dirigevano alla sede del club Makoto si guardò intorno per vedere se lei fosse ancora lì a scuola a gironzolare ma non la vide da nessuna parte, convinto che fosse tornata a casa cercò di non impensierirsi troppo per lei durante i soliti allenamenti in piscina.
Usciti da scuola si diresse come sempre verso casa accompagnato da Haru, mangiando insieme dei ghiaccioli chu-chu al sale marino, Makoto approfittò di quel momento per chiedere ad Haruka se poteva ospitare Kaede a casa sua ma lui gli rispose dicendogli. “Quindi quella ragazza l’hai incontrata per caso?” gli chiese all’improvviso Haru, non aveva detto niente su di lei fino a quel momento.
“Si infatti, non molto lontano da qui.” Gli rispose Makoto sorridendogli, ma l’altro sembrò accigliarsi a quella risposta, gli venne il dubbio che avesse capito che non gli aveva raccontato la verità, calò una strana atmosfera fra i due e non parlarono più fino a quando non arrivarono alle rampe di scale che conducevano al tempio, il punto dove i due ragazzi si separavano. “Ma che…?”
Makoto vide Haru sollevare lo sguardo stranito verso il primo torii ai piedi delle scale, alla luce del tramonto il rosso della costruzione sembrava ravvivarsi e ardere come il fuoco. Ciò che aveva catturato l’attenzione di Makoto era però la persona che stava seduta sulla traversa del torii.
Kaede sembrava assorta nei suoi pensieri, stava con le gambe penzoloni incrociando le caviglie (stavolta ai piedi aveva le scarpe), teneva i gomiti sulle ginocchia e appoggiava il viso sui palmi della mani, osservava il tramonto con aria assorta mentre i lunghi capelli neri venivano leggermente smossi dalla brezza. Ed ecco di nuovo il suo lato adulto, Makoto faticava davvero ad inquadrare quella strana ragazza, eppure vedendola seduta lì provava una strana sensazione. Era come la sera prima, teneva lo sguardo fisso sul sole che spariva all’orizzonte. “Kaede…” la chiamò lui.
Lei allora si girò e Makoto si stupì vedendole nuovamente gli occhi lucidi, lei si affrettò a cambiare espressione rivolgendo loro un sorriso dolce che però a lui trasmise solo tristezza, non sapeva perché, forse era per via del fatto che era lo stesso sorriso che lei gli aveva rivolto durante la loro conversazione in bagno. Aveva detto che lui somigliava a qualcuno che aveva perso, aveva il cuore a pezzi per questo. È stata colpa mia. Aveva detto fra le lacrime. Makoto sentì una fitta al petto ripensandoci e si sentì davvero strano, forse era meglio che Kaede andasse a stare da Haruka, se per lei il triste ricordo di quella persona riaffiorava vedendolo.
La ragazza scese dal torii con un balzo, come aveva fatto a scuola, ma non sembrava in vena di scherzi, Makoto voleva dirle del fatto che forse Haru non era molto d’accordo ad ospitarla ma lei lo batté sul tempo. “È lui la persona di cui mi dicevi ieri sera?”
“Sì, è lui…” si voltò quindi verso Haru e gli disse.
“Io finché starò qui non ho un posto dove abitare, e Makoto non mi può ospitare quindi…” detto questo fece un inchino al ragazzo e concluse. “permettimi di essere tua ospite, Haruka-kun.” Haru si stupì un po’ sentendola usare quel tono formale. “S-si, va bene. Tanto vivo da solo…” lei lo guardò raggiante e lo ringraziò inchinandosi ancora, poi aggiunse. “Allora verrò da te domani, per oggi resto ancora da Makoto, prendo la mia roba e poi la porto da te.”
Makoto la guardò interrogativo, lei non aveva niente con sé, di che roba parlava?
Chiarita la questione dell’alloggio di Kaede, lei e Makoto salutarono Haruka e si avviarono insieme verso casa, rimasero in silenzio, lei teneva le braccia incrociate dietro la schiena e continuava a guardare il verso il tramonto mentre camminavano. Vedendola così assorta si chiese a cosa stesse pensando.
“Ah, avevo preso questo per te, spero non si sia sciolto.” Disse Makoto prendendo il gelato che aveva comprato per lei al konbini, nella speranza di tirarle su il morale. Sembrava infatti che fosse un po’ giù, e ripensando agli occhi lucidi che aveva prima glielo porse con un sorriso. “Non sapevo che gusto ti piacesse però.”
Lei sembrò sorpresa, ma sorrise anche lei di rimando e prese il ghiacciolo alla ciliegia, ci diede un morso e dopo qualche attimo di silenzio gli disse. “È molto buono.” Si voltò però dall’altro lato quando gli disse sommessamente. “Grazie.”
“Prego.” Rispose Makoto con un sorriso accorgendosi che Kaede era arrossita teneramente.
   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Free! - Iwatobi Swim Club / Vai alla pagina dell'autore: Izumi Midoriko