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Autore: xX__Eli_Sev__Xx    24/01/2014    2 recensioni
Quando tutto sembra andare per il meglio, si sa, le difficoltà arrivano, prima o poi.
Io, Lena Taylor, lo so bene. Ho perso i miei genitori e mio fratello e ho scoperto che colui che credevo mio zio era in realtà mio padre. Adesso vivo a New York, ho un ragazzo che mi ama e vado al college. Ma qui nella Grande Mela i problemi sono sempre dietro l'angolo, pronti a venir fuori per sconvolgere le nostre vite e far crollare le nostre certezze...
Seguito di "Little pieces of my life".
Genere: Azione, Drammatico, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Don Flack, Mac Taylor, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Like a Phoenix'
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Always and forever

CAPITOLO 27
 
POV Cal
 
Vedo un donna corrermi incontro.
Non può essere lei. Non può.
«Cal!» grida.
Socchiudo gli occhi per vederla meglio.
Impossibile.
È Gillian. La mia Gill.
«Gill?» dico, ancora incredulo «Cosa fai qui?»
Mi abbraccia di slancio e piange.
«Oh, Cal!» singhiozza.
«Sto bene, Gill.»
«Io… ero così preoccupata… Sono venuta a New York perché Emily era preoccupata per te e quando ho scoperto che eri scomparso, io…»
«Sta’ calma. Sto bene.» la tranquillizzo.
Lei sorride forzatamente e mi stringe ancora di più.
«Non farlo mai più, Cal. D’accordo?»
«È il nostro lavoro, tesoro. Sono i rischi del mestiere.»
«Allora cambiamo mestiere, non voglio perderti a causa sua.»
«Gill…» la allontano.
«No! Adesso ascoltami. Ho avuto paura di non vederti più!»
«Non posso lasciare il lavoro.» affermo. Su questo non si discute.
«Stai più attento, allora. Promettimelo!»
Sorrido alla sua premura. «D’accordo.»
«Prometti.»
«Lo prometto.»
«Sicuro?» chiede ancora.
«Sicuro.» le faccio eco.
«D’accordo. Andiamo, devi farti vedere da un dottore.» conclude e fa per voltarsi. Ho alcune ferite, per i pugni di Louis, ma possono aspettare.
Gill vuole raggiungere Jo e gli altri. Probabilmente ha dato una mano nelle ricerche. È così bella, anche se è sconvolta. Anche se il suo volto è solcato dalle lacrime. È meravigliosa. Sempre. E…
E non posso aspettare oltre.
Emily e Lena hanno ragione.
«Gill?» la blocco, trattenendola per un braccio.
«Mmm?»
Cosa posso dire? Da dove comincio? Dal fatto che l’ho trattenuto per anni perché non avevo il coraggio di confessarglielo?
Poi mi accorgo che non c’è nulla da dire. Proprio nulla.
La tiro a me e la bacio. La stringo tra le mie braccia. Lei ricambia infilandomi la mani tra i capelli e accarezzandoli delicatamente. Rimaniamo vicini per un tempo che sembra infinito.
Vorrei che fosse così, che non finisse mai.
«Ti amo.» le sussurro a fior di labbra, quando ci separiamo.
«Ci voleva tanto?» chiede ironica.
E la bacio ancora.
 
POV Mac
 
L’ambulanza arriva in poco tempo all’ospedale.
Lena sta dormendo sulla barella. Ha molteplici ferite e lividi. Spero stia bene.
Quando scendo insieme a Jo, vediamo che dall’ambulanza a fianco alla nostra scende Louis Trevor. Anche lui è su una barella. Lo abbiamo ferito a una spalla e alla gamba destra.
Se la caverà.
Alla fine Cal aveva ragione: vendicarmi non sarebbe servito a nulla. Meglio il carcere a vita per quel verme. Spero solo che l’estrazione dei proiettili sia dolorosa. So che è sbagliato ma se lo merita. Ha ucciso quattro persone e ha torturato Lena.
Ci separiamo da nostra figlia vicino alla sala operatoria.
«Andrà tutto bene.» mi dice Jo. Annuisco.
Andiamo a sederci sulle seggiole nell’ingresso e aspettiamo.
Non possiamo fare nient’altro.
 
POV Lena
 
Un rumore continuo mi rimbomba nelle orecchie.
Bip. Bip. Bip.
Regolare e acuto. È fastidioso. Ridondante.
Bip. Bip. Bip.
Apro gli occhi lentamente.
Luce.
Bianco.
Pulito.
Ecco quello che vedo.
L’ultima volta, ero in un ospedale. E credo che adesso sia lo stesso.
Sollevo una mano. Un ago e un tubicino escono dal mio braccio. Una flebo.
Sì, sono in ospedale.
Volto lentamente la testa. Sono sola. La stanza è vuota.
Come ci sono arrivata, qui? Non ricordo nulla.
L’ultima cosa che ricordo è… mio padre.
Lui è venuto a salvarmi. Ero a casa di Louis con mio zio. Lui ci aveva rapiti.
Mi hanno salvata.
Il mio cuore si fa più leggero.
Sono viva, salva, al sicuro.
Provo sollievo, felicità, gioia e ogni sensazione positiva possibile.
Una lacrima mi riga la guancia.
Per la prima volta dopo venti lunghi giorni di prigionia, è una lacrima di gioia.
 
«Papà.» dico, quando lo vedo entrare.
«Ciao, Lena.» mi saluta, avvicinandosi al letto e prendendomi la mano. «Come ti senti?»
«Bene.» rispondo. Anche se non ne sono certa. «Avevo paura non ci avreste trovati.» continuo e le lacrime cominciano a sgorgare dai miei occhi.
«Non abbiamo mai smesso di cercarti.»
Sorrido.
«Come sta Cal?» chiedo.
«Bene.»
«Louis è…?»
«No. Anche lui è vivo.»
Annuisco.
«Ma ti assicuro che verrà arrestato.» si affretta ad aggiungere.
Annuisco ancora.
Il silenzio cala nella stanza. Mio padre mi osserva. Io sorrido, ma le lacrime mi tradiscono.
«Tesoro» comincia «Devo farti una domanda. E se non te la senti, potrai dire tutto a Jo, se preferisci.» annuisco per fargli capire che deve continuare. «Louis ti ha violentata?» chiede.
Rimango bloccata. Non perché mi senta in imbarazzo. È che… faccio fatica a riordinare le idee.
«Ascolta, se vuoi parlare con Jo, io…» comincia.
«Va tutto bene, papà.» lo tranquillizzo «Devo solo… riordinare le idee.»
Annuisce.
Pensa, Lena.
Chiudo gli occhi, come per paura che quello che sta prendendo forma nella mia mente possa sfuggirvi attraverso.
Poi ricordo tutto.
Le sue mani su di me. I suoi baci. Ogni cosa.
Un brivido mi sale lungo la schiena.
Riapro gli occhi e delle lacrime silenziose mi rigano le guance.
«No.» concludo.
«Sicura?»
«Lui… voleva. Ma è stato interrotto da Diaz e poi dal vostro arrivo.»
Annuisce.
«Quindi non è successo nulla?»
«No.» non è vero. Qualcosa è successo, ma dovrei parlarne con qualcun altro. Forse con Jo.
«D’accordo.» conclude.
Mi stringe la mano. Mi mancavano il suo tocco, le sue carezze.
Sorride, ma vedo un luccichio nei suoi occhi.
Vorrei abbracciarlo, ma non posso muovermi con tutti questi tubi attaccati alle braccia, così sorrido a mia volta.
 
La porta si apre. Sono seduta con la schiena contro lo schienale del letto. Sollevo lo sguardo per vedere chi è entrato.
Gli occhi mi si riempiono di lacrime.
È Flack.
Nessuno dei due parla. Ci osserviamo e poi lui si avvicina.
Mi abbraccia e io lo stringo tra le braccia.
Sta piangendo. Il suo corpo è scosso da piccoli tremori e sta singhiozzando.
Gli accarezzo i capelli.
«Shh.» tento di rassicurarlo «Va tutto bene.»
Dopo qualche minuto riesce a allontanarsi.
«Io… credevo che non ti avrei più rivista.» mi sussurra.
«Sono qui.» dico.
Sorride forzatamente.
«Ti ha fatto del male?» chiede.
Scuoto la testa.
«Non sai quanto sono felice che tu sia viva.» continua.
«Ti amo.» sussurro avvicinando la bocca al suo orecchio. Non c’è bisogno di dire nient’altro. Sono salva. Questo è ciò che importa.
«Anch’io ti amo.»
 
All’ospedale vengono a farmi visita tutti i miei amici.
Danny, Lindsay con Lucy e Finn, Sheldon, Adam, Jeremy, Margaret, Ian e Joseph. Erano tutti felici di vedermi e ovviamente lo ero anche io. Mi sono mancati così tanto che mi sembrava di non vederli da secoli. Mi portano fiori e libri da leggere, dato che sanno che qui, il tempo libero è molto.
Quando arriva Jo, decido di chiederle di portarmi i miei libri di lingue, così potrò mettermi in pari con il programma.
 
Sono seduta sulla poltrona della mia stanza. Domani mi dimettono dato che sto meglio, così mi hanno anche lasciata libera di scendere dal letto, che era ormai diventato troppo scomodo. Mentre sto leggendo il libro di tedesco, sento la porta scorrere.
Sollevo lo sguardo e osservo l’uomo che è fermo sulla soglia.
Chiudo il libro e mi alzo in piedi. Le gambe sono ancora instabili per i tre giorni in cui ho dormito in ospedale, ma sto recuperando le forze.
Lo osservo. I suoi capelli grigi sono in ordine come sempre e i suoi occhi chiari sono lucidi. È pallido, ma tenta di nascondere le sue emozioni dietro ad un sorriso accennato.
Sid.
Gli vado incontro e lo abbraccio di slancio.
«Oh, Sid.» sussurro.
«Lena, mi dispiace non essere riuscito a venire prima.» si scusa.
Io scuoto il capo e le lacrime mi bagnano le guance. «Non importa. Sei qui.» la mia voce trema.
Lo allontano e vedo che anche lui sta piangendo. Gli asciugo una lacrima e sorrido.
«Basta lacrime.» dico.
Lui annuisce. Intreccio le mie dita alle sue e lo guido fino al divano. Ci sediamo uno di fronte all’altra.
«Credevo che…» comincia, poi si blocca.
«Sono qui. Sto bene.»
«Lo so. Ma ero così preoccupato.» conclude.
Sorrido e abbasso lo sguardo. Poi lo abbraccio. Lui ricambia.
«Sono contento che tu stia bene, tesoro.» mi sussurra all’orecchio.
«E io sono felice che tu sia qui.»
La porta si apre. È l’infermiera. Mi sorride e quando vede Sid fa lo stesso.
«Ciao, Lena. Come ti senti?» mi domanda.
«Molto meglio, grazie.»
«Il dottore ha confermato che domani potrai tornare a casa.» comunica.
«Ok. Grazie.» mi sorride ancora ed esce.
«Quindi domani ricomincerai il college.» mi dice.
Sorrido e annuisco. Non vedevo l’ora di tronare a scuola. Anche perché, il mio ritorno al college è segno che tutto, finalmente, sta andando per il verso giusto.
Sid, dopo qualche minuto, si alza.
«Adesso devo andare.» mi dice. Annuisco e sorrido. «Ci vediamo presto.» Mi scocca un bacio sulla guancia, ci abbracciamo e si avvia verso la porta.
«Ciao, Sid. Grazie.»
Sorride ancora e si allontana lungo il corridoio.
Sto per rimettermi a studiare ma la porta si apre di nuovo.
«Ciao.» sento dire alle mie spalle. È una voce famigliare.
«Ciao.» dico voltandomi.
Cal avanza verso di me e mi sorride. Sorrido a mia volta. Sono felice stia bene.
Dopo un momento di esitazione lo abbraccio. Lui mi stringe, ma con freddezza. Così lo allontano.
«Che succede?» chiedo.
Scuote la testa.
Lo guardo con aria interrogativa.
Un lacrima gli solca la guancia.
«Oh, mio Dio.» dico «È successo qualcosa di grave?» se mio zio piange, vuol dire che è davvero grave.
«Mi dispiace.» sbotta.
«Eh?» chiedo abbassando lo sguardo, dato che sta guardando il pavimento.
«Per tutto.» continua.
«Zio…» tento di parlare ma mi interrompe.
«Se io lo avessi aiutato, forse non ti avrebbe ridotta così.»
Aggrotto le sopracciglia. Mi ero completamente dimenticata che dopo il rifiuto di mio zio, Louis aveva cominciato a comportarsi in modo diverso.
«Zio…» ripeto.
«Spero che potrai perdonarmi.» conclude.
«Cal!» sbotto. Lui solleva lo sguardo. «Va tutto bene. Non ti biasimo. Avrei fatto lo stesso.» A dire la verità no. Però non posso dirglielo.
«Non è vero. Ma grazie, Lena.» sorride.
«Non è stata colpa tua. Stava solo cercando un pretesto per cominciare.» gli faccio notare.
Non lo ritengo responsabile. Louis è un pazzo. Che ci aspettavamo?
«Grazie.» conclude.
Sorrido e lo abbraccio. Lui fa lo stesso, questa volta, però, è un vero abbraccio.
«Ti voglio bene.» gli sussurro all’orecchio.
«Ti voglio bene anche io.» mi dice e poi ci separiamo.
 
ANGOLO DELL’AUTRICE
Ciao a tutti! Dopo aver pubblicato per ben due volte lo stesso capitolo, ecco a voi il 27esimo. Lo pubblicherò solo una volta!
Spero che vi piaccia. Fatemi sapere! ;D
Mi scuso per non aver ancora risposto alle recensioni mail mio computer non me lo lascia fare! Appena riuscirò ad impormi su di lui, risponderò a tutte! Vi ringrazio qui, per cominciare! =)
A Domenica, Izzy, xX__Eli_Sev__Xx
   
 
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