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Autore: Bubbles_    25/01/2014    2 recensioni
Lo aveva perso.
Aveva perso quel dannatissimo taccuino. Di nuovo.
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“Non merito forse una ricompensa?”
Aveva perso quel diario un milione di volte e altrettante aveva dovuto pregare perfetti sconosciuti di restituirglielo, ma mai nessuno aveva chiesto un riscatto.
Quella ragazza non gli piaceva per niente. La sua prima impressione risultava essere completamente sbagliata. Ora la vedeva come un’avida impicciona.
“Due euro e venti e sbrigati, sta arrivando il pullman”
“È seria?”
Non sapeva se si sentiva più offeso per il fatto di dover pagare per riavere indietro il suo diario o per quello di dover pagare così poco. I suoi pensieri più profondi in svendita per soli due euro.
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"Non hai mai voluto che uno sconosciuto ti stravolgesse la vita? Non sei mai stato in cerca di novità? Io sono quello sconosciuto. Carpe diem!"
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Lysandro, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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«Unintended~

 

 
 
 
Era arrivata la fine.
Lo sentiva nell’aria.
Lo sentiva dentro.
Lo sentiva nel guardarla.
In fondo non c’era più nulla da aggiungere. La macchina aveva ormai battuto il punto, era solo questione di andare a capo.
Aveva svuotato il cuore, ora era tempo di riempirlo e per farlo doveva lasciarla.
Il sole era tramontato e con lui il loro incontro.
Cos’è che aveva voluto quella ragazza sin dal principio? Il suo tempo e Lysandre glielo aveva donato tutto.
Era cambiato. Non era più lo stesso ragazzo di quella mattina. O forse sì.
Non gli piaceva il termine “cambiare”. Era troppo riduttivo. Una persona non cambia, una persona si arricchisce ed era così che si sentiva. Più ricco, infinitamente più ricco.
Quel giorno lui era diventato milionario. Aveva imparato cose di sé che fino ad allora aveva, a volte volutamente, ignorato. Aveva visto nuovi posti, conosciuto nuove persone e provato nuove sensazione. Sentiva le mani fremere, aveva voglia di scrivere. Scrivere di lei, di loro, della folla, del traffico, della luna, del vento d’estate, del mondo.
La ragazza che lo aveva tenuto in ostaggio quel fantastico giorno gli camminava accanto. Lo aveva spinto, catturato, buttato in una fontana, spogliato di ogni segreto, conquistato, baciato. Eppure gli camminava accanto come se nulla di tutto quello fosse successo. Come se lo conoscesse da un anno o da appena pochi secondi.
Vagavano per i vicoli della città deserta, i passanti erano ancora una volta scomparsi forse per paura di rovinare quella magia che gli circondava.
Erano le otto di sera ed era buio. I lampioni illuminavano pigri le strade, la luce artificiale che si rifletteva sugli occhiali della ragazza. Non c’era più nulla da dire, avevano sprecato talmente tante parole quel giorno che il silenzio era in un qualche modo rincuorante.
Erano in un quartiere di lusso e Lysandre lo capì subito, quella parte della città aveva fama di essere la casa di politici e grandi industriali. Ogni villa era più grande e più lussuosa della precedente. Alti cancelli dall’aria austera le proteggevano dai pericoli del mondo.
Non sapeva che cosa ci facessero lì, ma non gli importava. Era nelle mani di quella strana ragazza. Lo era sempre stato e anche questo era rincuorante. Era come se qualcuno si prendesse completamente cura di lui.
Maria si fermò e Lysandre fece lo stesso, ma non dovette aprire bocca per ottenere spiegazioni.
“Siamo arrivati al capolinea” con poche, semplici parole i presentimenti di Lysandre presero vita.
Maria si voltò e gli sorrise proprio come aveva fatto quella mattina in autobus.
Si era dimenticato di quel sorriso e per un attimo fu preso alla sprovvista. Gli incisivi sporgenti morsicavano il labbro inferiore, ancora rossissimo nonostante tutto quello che aveva sopportato quella giornata. Si era davvero scordato quanto quelle labbra scarlatte fossero belle tirate in un sorriso.
“Abiti qui?” chiese indicando la casa davanti a loro. Lo aveva detto con un tono incredulo, sorpreso quasi, e subito se ne pentì. Quella villa era troppo grande, troppo ricca, troppo… tutto per lei e quel pensiero si era riversato nelle sue parole. Non riusciva ad associarla ad un luogo del genere.
“Non essere sciocco” si affrettò Maria a rispondergli, forse con un po’ troppa fretta “Faccio la babysitter. Uno dei miei tanti lavori ricordi?”.
Lysandre annuì, non sentendosi però del tutto riscattato.
“Penso sia il momento di dirtelo” aggiunse la bionda alzando per un attimo gli occhi al cielo alla ricerca di chissà quale pensiero.
“Dirmi cosa?” chiese stupidamente sentendo lo stomaco contrarsi e il formarsi di un groppo alla gola.
“Mi piaci. Mi piaci tanto” Maria lo disse come se fosse la cosa più ovvia del mondo. Rise di gusto alla reazione del ragazzo, prima di sorridergli dolcemente ancora una volta. Si avvicinò a lui e piano gli accarezzò il viso.
“Mi piacciono i tuoi occhi e i tuoi capelli” passò una mano tra quelle ciocche argentee prima di continuare la sua corsa verso l’interno del suo viso “Mi piace il profilo del tuo naso. Mi piacciono le tue labbra, ho dovuto assaggiarle per mettere a tacere ogni dubbio sul loro gusto” si alzò in punta di piedi e soffiò delicata sul soggetto della sua ultima frase. Lysandre osservò ogni suo piccolo movimento, aveva le labbra secche e quel respiro caldo bruciava come se fosse stato fuoco. Era immobile, tutto intorno a loro lo era.
“Mi piacciono le tue mani, sono così grandi, ma mai fredde. E poi mi piace la tua voce. Penso sia la cosa che preferisco. No, aspetta! La cosa che preferisco è il tuo profumo. Non c’è ricordo migliore. Un giorno per strada, in un negozio, alla fermata del tram sentirò questo profumo e mi ricorderò di te, di oggi” lo guardò negli occhi e per la prima quel giorno gli chiese il permesso.
Allargò le braccia e con un’incertezza nella voce che non le era mai appartenuta sussurrò la parola “Posso?”
Bastò un leggero cenno del capo, volontario o involontario, perché si precipitasse tra le braccia di Lysandre. Seppellì il volto nel suo petto e inspirò profondamente. Il ragazzo avrebbe voluto dirle che il suo profumo gli sconvolgeva la mente tanto quanto a lei. Che quell’odore perenne di ciliegia lo faceva sentire così insoddisfatto, ma così bene.
“Sai perché ti sto dicendo tutto queste cose?” sussurrò la ragazza ancora tra le sue braccia, mentre lui, padrone di un coraggio tutto nuovo la stringeva a sé.
“Perché non ci vedremo mai più. Io ti ridarò il taccuino e ti dirò addio. Tu ti volterai una, forse due volte, ma io non sarò più lì. Ti maledirai per non aver insistito, per non avermi trattenuto, ma non fartene una colpa. È stata una mia scelta. Sin dall’inizio, sono tutte state mie scelte e io penso che sia giunta l’ora di mettere una parola fine”.
Lysandre rimase muto. Muto come non lo era mai stato. Di solito non parlava non per mancanza di parole. Teneva i suoi pensieri per sé non perché quelli non meritassero di vivere, a volte ne era geloso, altre volte erano talmente tanti che preferiva rifletterci su. Invece in quel momento non pensò a nulla.
Non parlò perché non esitava parola, frase adatta a quello che provava.
Maria gli prese il viso tra le mani e l’obbligò a guardarla.
“Puoi fare una cosa però” gli sussurrò con un sorriso furbo “Puoi baciarmi. Un bacio d’addio, sta a te questa volta”.
Lysandre fece un lungo sospiro. Guardò quella ragazza negli occhi, la guardò a lungo. Osservò ogni dettaglio del suo viso. Le sue braccia ancora strette intorno a quel corpo minuto. Contò le lentiggini che aveva sulla fronte e sulle guance, ne mancò qualcuna nel buio della sera. Le misurò la lunghezza della ciglia e osservò le screpolature delle labbra.
Lei ricambiava lo sguardo curiosa, come se stesse in un qualche modo provando a decifrarlo.
Pian piano sentì il groppo che aveva alla gola dissolversi e il nodo allo stomaco sciogliersi.
Era contento. Contento di avere tra le sue braccia un tale tesoro. Una cosa bella.
E le cose belle finiscono, o non sarebbero tali.
Un orgasmo perenne, non è affatto un orgasmo sentì risuonare nella mente.
“È un no?” chiese la ragazza interrompendo i suoi pensieri.
Lysandre abbassò il capo di qualche centimetro e le baciò delicatamente la fronte.
“Non ho bisogno di un bacio d’addio”
Maria scosse la testa divertita, qualcosa però nel suo sguardo lasciava intravedere il contrario. Se ci fosse rimasta male, questo non lui non lo avrebbe mai saputo.
Scivolò lenta dalle sue braccia.
“Addio Castiel. Sei lo sconosciuto di cui avevo disperatamente bisogno e saluta Lysandre da parte mia, digli che mi ha fatto un gran bene” gli fece uno dei suoi soliti occhiolini e lo superò veloce. Lysandre rimase di spalle. Incapace di muoversi. Le dita delle mani che bruciavano.
Forse rimase così per ore, o forse per una manciata di secondi. Si voltò all’improvviso protendendo un braccio nel tentativo di trattenerla, ma lei non c’era più. Il cancello della villa si stava chiudendo lentamente davanti ai suoi occhi.
Se ne era andata.
Si mise le mani in tasca in un moto di rabbia, come a voler nascondere il bruciore che sentiva sulla punta delle dita, e subito notò una nuova presenza, qualcosa che prima non era lì.
Il taccuino di cui si era completamente dimenticato era ora lì tra le sue mani, ma la verità è che quell’ammasso di fogli non contava più nulla per lui.
Per poco non lo tirò al di là delle mura di quella villa che come un enorme mostro l’aveva diviso da lei.
Se le rigirò tra le mani, indeciso. Lo aprì e subito la vide: la foto del loro bacio.
Le loro labbra per sempre unite su un semplice pezzo di carta.
Lysandre sospirò e si rinfilò il taccuino in tasca.
Se ne era andata, per sempre.
Era arrivata la fine.
 
 
 

«You could be my unintended
Choice to live my life extended
You could be the one I'll always love
You could be the one who listens to my deepest inquisitions
You could be the one I'll always love

I'll be there as soon as I can
But I'm busy mending broken pieces of the life I had before
~












Euphoria__'s corner:


Canzone capitolo <--
Fine Prima Parte!
To be continued :P
 
  
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