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Autore: Beauty    26/01/2014    6 recensioni
Donne. Ragazze, perlopiù. Principesse e nobili. Tanti volti, tanti caratteri diversi fra loro.
Tante storie, tante favole differenti.
Ma il lieto fine esiste per davvero?
1. Maria Antonietta - La bella addormentata
2. Elisabetta di Baviera - Cenerentola
3. Mafalda di Savoia - Cappuccetto Rosso
4. Erzsébet Bàthory - Biancaneve
5. Anna Bolena - La bella e la bestia
6. Giuseppina Beauharnais - La sirenetta
7. Vittoria Hannover - La Regina delle Nevi
8. Alessandra Romanov - Il nano Tremotino
9. Olga Romanov - Il principe felice
10. Tatiana Romanov - Raperonzolo
11. Maria Romanov - Il brutto anatroccolo
12. Anastasia Romanov - I sei cigni
13. Carolina Matilde di Danimarca - La piccola fiammiferaia
14. Anna Neville - Biancarosa e Rosella
15. Elisabetta di York
16. Wallis Simpson
17. Anna di Clèves
18. Berengaria di Navarra
19. Sofia Paleologa
20. Ka'iulani Cleghorn
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Rivoluzione francese/Terrore, Periodo Zarista
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Olga Romanov
 
Il Principe Felice
 
“I miei cortigiani mi chiamavano il Principe Felice, e se il piacere è felicità, io ero veramente felice. Così vissi, e così morii. E ora che sono morto mi hanno messo qui tanto in alto che adesso vedo tutta la bruttezza e tutta la miseria della mia città, e sebbene il mio cuore sia di piombo altro non mi resta che piangere”.
 
 

Il mondo sta piangendo.
Olga non riesce a pensare ad altro se non a quello, a tutte le lacrime e i singhiozzi che ora stanno bagnando la terra russa. A tutte le gocce amare e salate che fuggono dalle ciglia dei soldati mutilati, delle vedove di guerra e dei bambini rimasti senza più nulla, senza più nessuno che li consoli, che li stringa in un abbraccio talmente caldo da arginare il gelo della steppa trasformatasi in cimitero.
Gocce dolorose e arrabbiate che cadono sul sangue e sulla neve, e sulle lenzuola sporche dell’infermeria che, per quanto potranno essere lavate e cambiate, recheranno sempre il sentore della sofferenza. Olga sente che presto crollerà anche lei, presto cadrà a terra svenuta se non per la fatica a causa di tutto quel male, ma non si ferma; non accetta la sedia che sua madre le offre per riposarsi, non ascolta le chiacchiere con cui Anastasia cerca di distrarre un soldato, e continua a distribuire tutto l’aiuto che può a quella povera gente, scivolando veloce in mezzo a tutte le brandine di quell’infermeria che un tempo era stata una stanza del Palazzo Imperiale.
Sua madre l’ha creata allo scoppio della Rivoluzione, Maria e Anastasia ne sono le patrone, lei e Tatiana le infermiere. E Olga sente questo suo compito come un dovere, una missione importante in quella sua vita in cui non ha fatto altro se non cullarsi nella propria favola. Hanno sempre vissuto in una fiaba, lei e le sue sorelle – perché, per quanto l’educazione rigida impartita dalla madre le abbia fortificate, loro restano pur sempre le figlie dello zar, quattro principessine, quattro bamboline che per anni hanno riso e giocato nel loro castello dorato, circondate da rubini e diamanti, incuranti della fame e della rabbia che aleggiavano oltre quella teca di piombo.
Piombo, come i loro cuori.
Olga lo sa. Sa cosa pensano in realtà quegli uomini che hanno perduto la loro umanità già da tempo, quei soldati sofferenti e gementi abbandonati sui letti dell’infermeria che la osservano affannarsi intorno a loro nel tentativo di alleviare le loro sofferenze, stanca e spossata, ma pur sempre bella e aggraziata come una rondine. Sa che, mentre la ringraziano per un bicchiere d’acqua o per una benda pulita, non pensano niente se non che tutto ciò che sta accadendo là fuori è colpa sua, di suo padre e di tutti coloro che, come lei, hanno il cuore di piombo.
Ma Olga non può fare nulla. Non può dimostrare loro che, se potesse, venderebbe i suoi gioielli, si strapperebbe gli occhi pur di dare pace e serenità a chiunque intorno a lei stia soffrendo.
Ma non può, e lei resta lì, bella e stanca come una rondine d’inverno, con occhi bellissimi che vedono le miserie del mondo. E che piangono insieme a lui.
 
 
 
 
 
 
 
 



 
Angolo Autrice: L’attimo di vita che ho scelto per Olga è quello che la vede come infermiera nell’ospedale allestito all’interno del Palazzo Imperiale, dove lavorava insieme alla madre e alle sorelle. Il parallelismo con la suddetta favola nasce dal fatto che, nella mia mente, Olga in fondo soffrisse per quello che vedeva e si sentisse – e la facessero sentire! – in qualche modo responsabile. La maggiore delle granduchesse in questo caso è sia il Principe Felice sia la rondine.
Comunicazione di servizio: ho aggiunto altre tre protagoniste a questa raccolta, che conterà quindi 15 capitoli.
A questo punto, prima del contest finale, vorrei sapere, per ora, quali sono le favole che vi sono piaciute di più di questa raccolta.
Ringrazio tutti coloro che hanno recensito :).
Ciao, un bacio,
Beauty
  
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