Come As You Are
- La torta al cioccolaco conquista sempre tutti! -
“Ciao, mi chiamo Flynn, ho tre anni e mi piace la torta al cioccolaco.”
Ok,
ora, immaginatevi di essere in ritardo per il lavoro, con una
consegna imminente da fare, il braccio carico di fogli e notebook,
preziosissimo per voi. Immaginatevi un bambino di a mala pena tre
anni che per poco non investite con la vostra furia, ed il gioco
è
fatto.
Stavo uscendo dal mio appartamento, conscia che il mio capo
mi avrebbe ammazzato se avessi consegnato in ritardo il mio lavoro e,
non appena imbuco il corridoio del palazzo che porta all'ascensore,
mi ritrovo una vocina stridula ed infantile che si presenta in quella
bizzarra maniera. Guardo in basso, verso i miei piedi, facendomi
largo tra borse e borsette, e noto un bambino dalla faccia felice e
simpatica, con addosso un cappellino scuro ed un cappotto giallo, che
lo fa sembrare un limone.
Lo guardo incuriosita, ma lui non sembra
minimamente minato dalla mia presenza, anzi, allarga ancor di
più il
sorriso, scoprendo dei piccoli dentini bianchi ed irregolari.
Improvvisamente, mi viene in mente mia nipote, Vivienne, la
figlia di mio fratello. Quanto mi manca...
Mi abbasso per
raggiungere la sua altezza e, mandando a farsi friggere il lavoro, mi
presento a mia volta, utilizzando lo stesso ed identico modo del
bambino “Ciao, mi chiamo Tibby, ho ventisei anni e mi piace
il
tiramisù.”
Flynn,
non appena sente il mio modo di presentarmi, gonfia le guance
euforico e gli occhi gli si illuminano, sicuro di aver trovato una
compagna di giochi, ma non oggi, piccoletto!
Avvicinandomi di più
al suo viso, gli chiedo “Dov'è la tua
mamma?”
Lui
scuote la testa “Mamma non c'è.
Papà.” e si guarda le spalle.
Io alzo gli occhi al di sopra di esse, sentendo dei rumori di passi
frettolosi avvicinarsi sempre più, provenire dalla tromba
delle
scale.
Ne
esce un uomo che correva velocemente verso di noi, col fiatone ed una
borsa che ondeggiava pericolosamente sulla sua spalla. Appena fu
vicino, si piegò in avanti, poggiando le mani sopra le
ginocchia,
sfinito per la corsa. Io e Flynn lo guardammo stupiti, più
io che
lui a dir la verità.
“Flynn... La prossima volta che vuoi
scappare, prendi almeno l'ascensore.” mormorò
l'uomo senza fiato,
o comunque con quel poco che gli era rimasto, e non alzando lo
sguardo da terra.
Il
bambino fu felice di vedere il padre ed mi indicò
“Lei è Tibby e
le piace il tiramisù.” e fece un enorme sorriso.
L'uomo alzò
gli occhi su di me, concentrandosi a vedere i miei pantaloni rossi
scozzesi e la T-shirt bianca sotto il chiodo di pelle.
Gli
sorrisi ed allungai una mano verso di lui “Piacere, padre di
Flynn.
Tibby.”
Solo dopo notai che aveva un viso familiare, come se
l'avessi visto molte volte, anche se in quel momento non ricordavo
dove...
L'uomo me la strinse “Piacere, Orlando.”
E capii
chi fosse, ma cercai di non darlo a vedere e di risultare naturale
“Sai, credo di averti visto da qualche parte.”
scherzai ed
azzardai un sorriso, subito corrisposto da uno dei suoi, forse felice
che non gli fossi saltata addosso o per il semplice motivo di non
aver gridato, pianto, o di essere svenuta alla sua sola presenza,
cosa che capitava all'ottanta per cento delle sue fan, forse anche al
novantanove.
Da premettere: io non sono una sua fan sfegatata, ma
sarei una scema a non riconoscerlo!
Cielo,
lui era Orlando Bloom! Perfino mia madre, non molto propensa a
televisioni e quant'altro, sapeva chi era, e non solo perché
era
appassionata della saga de “I Pirati dei Caraibi”.
Nei gossip e
quant'altro, lo descrivono come un sex symbol di fama mondiale, con
schiere di donne pronte a tutto per conquistare il suo cuore, ma ora,
mi sembra solamente un padre che rincorreva quella peste di suo
figlio, vestito di soli jeans e felpa.
L'attore
mi ridestò dai miei pensieri “Tu abiti
qui?”
Sorrisi
“Sì, sono appena uscita dal mio appartamento, il
sette.”
“Davvero?”
sembrava stupito “Io mi sono appena trasferito a quello di
fronte.
E' l'ottavo.”
“Sul
serio?” sgranai gli occhi, per poi abbassarli verso Flynn
“Siamo
dirimpettai.” e gli regalai un sorriso.
“Dirimpeppi,
sì!” esclamò entusiasta il piccolo.
Risi di gusto e gli posai una
mano sulla testolina, coperta ancora al cappello.
Orlando
riprese la parola “Spero che non ti abbia
disturbato...”
“No,
tutt'altro! Si è presentato in maniera
impeccabile.” esclamai,
gettando uno sguardo complice a Flynn, che gonfiò le guance
felice.
Presi
in mano il mio cellulare e, non appena vidi l'orario che segnava,
strabuzzai gli occhi e iniziai a camminare verso le scale
“Scusate,
devo scappare. Il lavoro chiama.” e mi indicai le spalle con
un
pollice “Non è molto convincente come benvenuto,
ma devo proprio
andare...” mentre lo dicevo, mi guardavo costantemente le
spalle
per vedere dove mettevo i piedi “Arrivederci e buona fortuna
col
trasloco. Ciao Flynn.” e, dopo un breve cenno di saluto con
la
mano, scappai inghiottita dalle scale.
Flynn
sventolava felice una manina paffuta verso le spalle della vicina,
mentre io gli presi l'altra e lo condussi davanti la porta del nostro
nuovo appartamento. Feci un sospiro profondo prima di inserire la
chiave nella toppa e girarla, prima di aprire la porta alla mia nuova
vita.
La spalancai ed una luce investì sia me che Flynn,
trovandomi poi il salone come primo ambiente casalingo. La sala era
molto luminosa, grazie all'enorme vetrina da cui entrava tutto il
Sole possibile ed i divani neri di pelle guizzavano a contrasto con i
mobili e le pareti candide. Presi in braccio mio figlio ed arrivai
alla cucina, guardandomi attorno, stupito del lavoro che avevano
fatto i traslocatori e la design d'interni che avevo ingaggiato per
arredarmi la casa. La professionista era riuscita a fondere
perfettamente lo stile moderno e l'utilità di una casa con
dentro un
bambino di tre anni: la cucina era ampia e luminosa, con apparecchi
elettronici di ultima generazione ed un frigo grosso come un armadio,
il tutto su mobili bianchi e neri; il tavolo era lungo e di plastica
trasparente, con sei sedie in coordinato.
“Andiamo a vedere la
tua cameretta?” Flynn si agitò tra le mie braccia
per farsi
mettere a terra, ed l'accontentai subito, vedendolo poi precipitarsi
alla sua stanza, anche se non sapeva di preciso dove fosse.
Dopo
che gliela indicai, Flynn aprì faticosamente la porta della
camera e
rimase impalato per lo stupore: era meravigliosa ai suoi occhi.
Lo
raggiunsi e gli sorrisi dolcemente “Ti piace lo spazio,
vero?”
Il
bambino si buttò sul suo letto, ma non un letto qualunque,
un
letto-razzo, dato che aveva quelle fattezze. Le pareti erano dipinte
di un blu scuro a cui erano state spruzzate piccole gocce bianche che
assomigliavano a tante stelle luminose. Mi avvicinai alla finestra e
chiusi le tapparelle, per creare del buio e per far vedere altro a
mio figlio: i puntini erano stati creati con della pittura
fosforescente e s'illuminavano al buio, facendo sembrare l'intera
stanza un cielo stellato. Quando le riaprì, mi ritrovai
aggrappato
alle gambe Flynn, che per la felicità non riusciva a
spiccicare una
parola completa.
Gli posai dolcemente una mano sulla testa
“Deduco che ti piace.” riuscì a
mormorare dopo averlo fissato a
lungo, col sorriso sulle labbra.
Sono
riuscita ad arrivare in ufficio senza troppo margine di ritardo, e mi
sono anche ritrovata una tazza fumante di the al limone, portatami
dal mio vicino di scrivania. Sono stata proprio brava!
“Hai una
relazione da scrivere.” mi dice Ithan, sorridendomi da sopra
i
libri che avevo sulla scrivania.
Ed
eccolo il mio vicino di scrivania, Ithan Cattlermore,
trentatré anni
compiuti, un curriculum che invidio ed una testa schizzata che la
mia, al confronto, impallidisce, talmente schizzata da chiedermi una
volta a mese un appuntamento, da me sempre rifiutato: non mi piace
mischiale la vita privata col lavoro, e non piace nemmeno lui!
“Ma
non dirmi...” scherzai, sbuffando e raccogliendomi i capelli
castani in una coda “Hooper ancora si vede?”
Hooper è il capo
dell'ufficio, un omone grande e grosso, per non dire grasso, che
prima delle dieci non si presenta a lavoro. Da dire che, io attacco
alle otto e mezza del mattino!
Il ragazzo scosse la testa bionda e
piena di gel “Il capo ancora si fa vedere... In compenso,
Stevenson
ha già iniziato a fare il capetto, dando ordini a destra e
manca.”
Stevenson è, per così dire, il vicecapo auto
eletto
dell'ufficio. Penso che non abbia mai avuto a che fare con posizioni
di potere ed, infatti, appena ne ha per le mani un po', ne abusa
anche per le cose più stupide, come...
“Laynon,
portami un caffè, decaffeinato, senza schiuma, amaro e
nero!”
Che
avevo detto? La sua voce e il suo ordine, si fecero sentire per tutto
il piano, rimbalzandomi nel ccervello.
Sbuffai:
era la tipica giornata d'ufficio.
Fortunatamente,
il tempo era passato senza troppi intoppi a lavoro, ed ero tornata a
casa prima del solito, stranamente nemmeno la metropolitana aveva
fatto tardi. Capitassero più spesso giornate fortunate!
Davanti
la porta di casa, iniziai a trafficare nella borsa per trovare le
chiavi e mi guardai le spalle, vedendo la porta dell'appartamento
otto. Guardai l'ora sul cellulare. Era presto, troppo presto per i
miei canoni.
Entrai
in casa e posai tutta la roba che avevo sul divano e mi ci buttai
sopra manco fossi una morta.
Non so per quanto tempo me ne sono
stata seduta senza muovere un muscolo, forse minuti, ore, ma la
lancetta dell'orologio non si era mossa d'un millimetro, anzi, avevo
la netta sensazione che fosse tornata anche indietro!
Guardai
la mia porta d'ingresso e decidetti che era proprio ora di alzarmi
dal divano.
Stavo
mettendo apposto alcuni scatoloni rimasti ancora colmi di roba,
mentre Flynn era concentrato a scegliere se giocare con le
automobiline oppure con i colori, quando sentiamo entrambi suonare
alla porta.
Mio
figlio si precipitò subito su di essa, cercando in tutti i
modi di
mettere un occhio sullo spioncino, non riuscendoci. Gli fu subito
affianco ed aprii la porta, ritrovandomi in faccia un pacco di carta
trasparente, da cui poi vi uscì la testa della vicina.
“Ciao.”
sorrise lei “Ehm... Ecco... Benvenuti nel palazzo!”
esclamò,
sempre sorridendomi “Spero di non disturbare...”
“No,
anzi...” mi scansai e le feci segno di entrare. Flynn le si
attaccò
subito alle gambe, salutandola ripetutamente con dei
“Ciao.”.
Lei
gli sorrise e gli posò una mano sulla testa “Ecco,
mi sono
ricordata che qualcuno, questa mattina, mi ha detto che gli piacciono
le torte al cioccolato, e così...”
abbassò il pacchetto che aveva
tra le mani e lo fece guardare al bambino, che glielo tolse
immediatamente tra di esse, mostrandolo poi fiero a me.
“E'
una torta al cioccolaco!” e corse in
cucina, cercando di
metterlo sopra al tavolo.
Lo
guardai, sorridendo, per poi voltarmi verso la ragazza
“Grazie,
davvero, non dovevi.”
“Figurati!
Sono uscita prima da lavoro e così...”
arrossì violentemente da
dietro le lentiggini, conscia che i miei occhi la stavano guardando
curiosi, e si grattò la testa, imbarazzata. Alzò
lo sguardo su un
punto imprecisato e credo che abbia visto i scatoloni che stavo
svuotando, perché disse poi “Oh, ma vedo che stai
completando il
trasloco... Sarà meglio che vada...” e si stava
muovendo verso la
porta, ma io le presi delicatamente un polso.
“Resta e mangia un
pezzo di torta con noi.” e lasciai la presa su di essa.
Lei
mi guardò sorpresa e stava per rispondere, se non fosse
arrivato
Flynn, con delle briciole intorno alla bocca, che si
aggrappò
violentemente alle gambe di Tibby e le gridò che era una
torta
buonissimissima, per
usare un suo termine. Lei gli sorrise e lanciò uno sguardo
verso di
me, per poi annuire “Va bene.” si piegò
sulle ginocchia e si
rivolse a mio figlio “Davvero, è buonissimissima
la torta?”
Lui gonfiò le guance e le prese una mano,
costringendola a seguirlo in cucina.
Appena entrò, si guardò
intorno meravigliata e, dopo essersi seduta su una sedia, si rivolse
a me “Hai sistemato davvero bene qui... La mia casa
è identica, ma
al confronto fa pietà!”
Risi
di gusto “Magari fosse farina del mio sacco! Mi sono fatto
aiutare
da dei professionisti...” andai verso dei cassetti di una
credenza
e presi un coltello e iniziai a tagliare il suo dolce a fette,
così
da far smettere Flynn, che staccava i suoi bocconi dalla torta
stessa con le mani, rovinando la forma perfetta “Non potevo
occuparmi tutto solo del trasloco, di mio figlio, del lavoro e della
separazione con Miranda...” mi bloccai di scatto. Sapevo che
Flynn
mi stava osservando stralunato, mica è così
stupido, sa come si
chiama la madre.
Anche Tibby si accorse che l'atmosfera era
cambiata, ma mi stupì con la sua prontezza d'azione
“Flynn, perché
non ci facciamo dare il coltello da papà e tagliamo insieme
la
torta?”
Lo sguardo di mio figlio cambiò improvvisamente e
tornò
ad essere felice e spensierato, come sempre. Per quanto ero rimasto
imbambolato, non mi accorsi nemmeno che la vicina mi aveva tolto il
coltello di mano e si era avvicinata alla sedia di Flynn, per
aiutarlo a tagliare dalla torta tre fette perfette.
Tibby
alzò lo sguardo su di me e mi sorrise, io riuscì
solo a mimarle un
“Grazie.” con le labbra.
La
torta era squisita, anche se era giovane ci sapeva fare coi fornelli.
A dir la verità, non nutro grandi aspettative culinarie da
donne al
di sotto dei cinquant'anni, esempi lampanti sono mia sorella Sam ed
anche la mia ex moglie, Miranda: farle avvicinare ai fornelli era
come firmare la propria condanna a morte!
Un
altro appunto da farle era che ci sapeva fare coi bambini: Flynn si
stava addormentando tra le sue braccia, mentre lei camminava
lentamente sotto e sopra per il salone, cullandolo dolcemente e
sussurrandogli qualcosa nelle orecchie. In un batter d'occhio
è
crollato, e lei non fece altro che posarlo sopra al divano e
mettergli una coperta sopra il corpo, e lo lasciò
lì, non prima di
avergli accarezzato un po' la testa.
Io ho osservato tutta la
scena, appoggiato allo stipite della porta della cucina, come
ipnotizzato dalla sua figura.
“Come fai?” le chiesi in un
sussurro.
Lei parve stupita della domanda e si avvicinò a me,
mettendosi una ciocca di capelli castani dietro l'orecchio e
sorridendomi “Anche io ho a che fare con una
peste...”
“Hai
un figlio?”
Ma che razza di domanda mi è uscita?
Hai
del tatto, Bloom, davvero! Se non ti prende a sberle, è una
santa!
Lei
indugia un attimo nel rispondermi, forse perché stupita
della
domanda o per valutare i miei movimenti, il mio viso, forse per
studiarmi. Improvvisamente, però, un pensiero s'impadronisce
della
mia testa: spero con tutto me stesso che dica di no.
“No, ho una
nipote.”
Dai cazzo!
Mi
verrebbe voglia di saltare, ma me ne sto buono al posto mio
“Ah?”
ringrazio il cielo per essere attore, perché so fingere un
tono
sorpreso davvero convincente “E quanti anni ha?” le
dico,
sorridendole.
I suoi occhi s'illuminano, forse le piace parlare
della nipote “Non ci crederai, ma ha tre anni come Flynn. Si
chiama
Vivienne, è la figlia di mio fratello.”.
“Ecco perché ci sai
fare coi bambini.” le dico, indicandola scherzosamente con un
dito.
Lei ride di gusto e si avvicina al tavolo della cucina,
prendendo i piatti dove abbiamo mangiato la torta e posandoli nel
lavabo, per poi girarsi verso di me, che nel frattempo avevo seguito
i suoi passi, ed appoggiare le mani sul mobile “No. Mia
nipote ha
più o meno lo stesso problema di Flynn: ha un genitore solo.
Il
problema, che a Vivienne non è una cosa
temporanea...”.
Divento
triste “Mi dispiace. Non sapevo che tuo fratello è
vedovo.”
Lei
scoppia in una risata “No, ma che hai capito?” sta
ancora ridendo
ed io sono sconcertato “Allora, hai presente tutte le
possibili
variabili di una famiglia allargata e cose così?”
- annuisco,
ancora confuso - “Beh, rimuovi tutto, perché la
mia famiglia ti
stupirà!” e mi sorride furba, invitandomi a
sedermi intorno al
tavolo.
“No,
aspetta, ripeti un attimo, tuo fratello ha ricorso ad una gravidanza
assistita?” praticamente lo grido, incapace di capire per
bene cosa
diavolo avessero in testa la famiglia di Tibby. No che sia strano
voler diventare padre, anzi tanto di cappello, ma di volerlo al tal
punto di bruciare le tappe e ricorrere ad una sconosciuta? Non era
meglio, e meno dispendioso, trovarsi una donna?
Lei
mi sorride e fa spallucce “Già. Mio fratello ha
sempre avuto il
desiderio di avere un figlio, fin dal liceo. Quando poi ci siamo
trasferiti a New York dal Vermont e lui si è trovato un buon
lavoro,
non ha perso tempo. Questo suo atteggiamento ricorda molto mia madre,
in effetti...” e diventa pensierosa all'improvviso.
“Com'è
tua madre?” ho quasi paura a chiederglielo e forse lei lo
nota,
dato che sbotta ancora in una risata di gusto.
“Mia mamma...”
già come inizia, non si preannuncia nulla di buono o normale
“...
Era una ragazza madre. Non per caso, ma per scelta. Voleva diventare
madre subito e... Ha chiesto a due suoi amici di
accontentarla.”
Sono
sconvolto “Quindi tu... Saresti il risultato di una...
Scappatella?” non so che altro termine usare, ma i suoi occhi
fiammeggiano.
“Non sono il risultato di una scappatella,
come la definisci tu.” sembra arrabbiata, ho la sensazione di
averla offesa, e non poco “Mia madre ha cresciuto
egregiamente me e
mio fratello: ci ha dato una casa, ci ha permesso un'istruzione, e
non è mai stata da meno rispetto ad altri genitori e la
ritengo una
donna coraggiosa: ha cresciuto me e mio fratello da sola!”
Rimango
pietrificato dalla forza d'animo e dal rispetto che ha per sua madre,
oltre all'affetto che prova per lei. Forse, molte altre persone
l'hanno giudicata in passato ed ha sofferto per questo, ed io mi sono
comportato alla stessa maniera: l'ho giudicata come un risultato di
una “botta e via”, come se fosse un errore, ma mi
sono sbagliato
ed ora che rifletto sulle sue parole, anche io penso che sua madre
sia stata una donna coraggiosa ed anche indipendente. Poche donne
avrebbero fatto quello che lei si è prefissata fin da
piccola.
“Scusami, non volevo offenderti...” le mormoro,
abbassando gli occhi.
Lei
mi sorride e mi stringe una sua mano intorno alla mia, posata sul
tavolo, per toglierla subito “Non preoccuparti! E' mia madre
che è
una mezza specie di...” e pare rifletterci sopra per trovare
un
aggettivo adatto.
“Hippy?” le suggerisco io.
Lei scoppia a
ridere “Beh, io avrei usato “stramba”, ma
hippy è meglio.
Sicuramente, sei stato più gentile di me.” e fa
ride anche
me.
Alza i suoi occhi olivastri verso l'orologio sulla parete, e
si alza dal posto “Sarà meglio che vada. Ho
già disturbato
abbastanza ed ho del lavoro da fare.”
L'accompagno
alla porta, aprendogliela per poi appoggiarmi allo stipite di essa,
osservandola.
Lei
mi sorride e mi sventola una manina “Beh, vicino, ci vediamo
allora.”
Ricambio il sorriso ed il saluto “Mi raccomando,
attenta per strada, vicina.” e scoppia in una risata.
Lei
si avvicina alla porta del suo appartamento, la apre e si volta a
guardarmi “Buonanotte.” mormora, abbassando poi gli
occhi per
terra.
“Buonanotte.” e chiudo la porta di casa, dopo aver
visto lei che faceva altrettanto.
Il
mattino seguente, mi sveglio presto e molto attiva, ho tutto il tempo
di prepararmi con calma e sorseggiarmi beatamente il mio beneamato
the al limone, osservando il tempo fuori dalla finestra. E' nuvoloso
ma, non so perché, mi sembra di vedere il Sole ovunque io mi
giri.
Guardo l'ora. Sono le otto precise e spaccate, ed è tempo di
uscire
per andare a lavoro. Ho, come sempre, una consegna da fare, un
bozzetto di una campagna pubblicitaria per una nota marca di
dentifrici, e spero che Hooper l'accetti per poter fare il layout
definitivo. Mi metto il cappotto ed esco di casa, chiudendo a chiave
la porta. All'improvviso, sento una voce acuta.
“Tibby!”
Mi
volto ed è il piccolo Flynn che mi sta dando il buongiorno,
aggrappandosi alla mie gambe e guardandomi con gli occhi illuminati
di felicità.
Io
gli sorrido e gli poso una mano sulla testolina, coperta da un
cappellino “Buongiorno Flynn. Dove te ne vai in giro alla
buon'ora?”
“Stiamo andando all'asilo.”
Alzo lo sguardo e
mi ritrovo gli occhi di Orlando, che mi sorridono. Lo ricambio
immediatamente “Buongiorno.”
“Buongiorno.” è cordiale e
posato, e mi osserva da capo a piedi.
Io volgo lo sguardo verso
Flynn “Non sei contento di andare all'asilo? Sei un ometto
oramai...”
“No,
mi fa schifo.” . Caspita, lapidario il bambino.
Getto
uno sguardo ad Orlando, che alza gli occhi al cielo, esasperato
“E'
da questa mattina che fa i capricci. Nemmeno la madre è
riuscita a
farlo ragionare.”
Mi piego sulla ginocchia per abbassarmi verso
di lui “Eh no, non diventerai mai grande se non vai
all'asilo.”
“Ma
io voglio stare con papà.” mi dice, piagnucolando.
“Tuo padre
deve lavorare, non starebbe con te comunque.” cerco di farlo
ragionare. So che sono discorsi piuttosto difficili per una bambino
di soli tre anni, ma è un tipetto sveglio e so che, con un
po' di
persuasione e forse qualche promessa, riuscirò a
convincerlo, con
Vivienne ci riesco sempre! Flynn incrocia le braccia al petto, come
per non volerne sapere nulla di nulla.
“Flynn, quando esci
dall'asilo?”
"Alle
tre.” mi risponde Orlando “Un mio assistente lo
andrà a prendere
e lo porterà a Brodway, dove sto finendo di provare
“Romeo e
Juliet”...”
“Ah sì, ho visto la locandina.” gli
dico, per
poi rivolgermi di nuovo al bambino “Allora, facciamo
così: se tu
vai all'asilo, verrò io a prenderti e passeremo un
pomeriggio
insieme al Tompkins Square. Che ne dici? Però non devi fare
i
capricci e tuo padre deve essere favorevole.”.
Flynn
pare convinto, e getta uno sguardo supplichevole al padre “Ti
prego. Ti prego. Ti prego.” gli ripete come se fosse una
filastrocca.
Lui lo guarda, a disagio “Non so Flynn, Tibby
lavora e non vorrei che la disturbassi...” e mi lancia
un'occhiata.
“Non gliel'ho avrei mai proposto, se così
fosse...” e gli sorrido, per poi avvicinandomi di
più a lui
“Senti, so che sono la tua vicina e mi hai conosciuto solo
ieri,
anch'io sarei titubante a lasciare mio figlio nella mani di un
estraneo... Quindi, se non vuoi, fa nulla, davvero.”
Orlando
sgrana gli occhi, sorpreso “Ma cosa dici? Lo hai trattato
meglio
tu, che l'hai conosciuto solo ieri, no che i miei collaboratori che
lo conoscono da quando è nato” esclama,
sinceramente “Loro lo
fanno per dovere, ma tu per piacere. Affiderei anche la mia vita a
te, no che a loro!”
Spalanco gli occhi, stupita.
Sul serio,
pensa questo di me? Mi ha quasi commossa, davvero!
"Quindi...
E' un sì?” gli chiedo, furba.
Lui sospira, forse perché si è
reso conto di aver detto più di quanto doveva e dice
“Sì.”
Flynn
lancia un grido ed abbraccia le gambe del padre, felice, anche io mi
sono concessa una risata.
“Hai un pezzetto di carta?” mi
chiede, cercando di sovrastare il giubileo del figlio. Io traffico un
po' con la borsa e vi traggo fuori una penna ed un foglio.
Lui
vi scribacchia qualcosa e me lo porge “Questo è
l'indirizzo
dell'asilo ed il mio numero di cellulare. Per qualsiasi evenienza,
chiamami.”
Glielo prendo dalle mani e gli sorriso “Agli
ordini.”
Ben ritrovati!
Vi porto molto velocemente questo nuovo aggiornamento. Partiamo con la
storia vera e propria, ora!
Questo è il faditico incontro tra la protagonista,
nonché mio PG, e l'attore. Tutto è iniziato
grazie a Flynn, questo bellissimo bambino di tre anni.
Premetto una cosa: dei miei cugini, io sono la più piccola
(ho ventuno anni, quindi fate voi... .___.) e sono ancora tutti scapoli
o comunque non in fase di maternità, in ragion per cui, non
so di preciso come parlano o il grado di conoscenza linguistica che
hanno i bambini a quest'età, per cui ho cercato
sì di far capire cosa dice, ma comunque di non farlo
sembrare Dante! Spero di aver fatto un buon lavoro, in proposito.
Come avrete sicuramente notato, ci sono delle lettere colorate
all'inizio di alcuni paragrafi. Io non amo che vengano usati molti
colori nelle fanfiction, io stessa se li uso è solo per il
titolo, ma ho adoperato questo modo per far capire al lettore chi
parla, e non per non farlo "scimunire", come direbbe mia
madre, alla ricerca di sapere chi parla dei protagonisti. Il rosso
è per Tibby ed il blu per Orlando. :)
Altra cosa: io non
conosco Orlando Bloom, suo figlio Flynn, Miranda Kerr e Samantha Bloom,
i caratteri e/o i modi di dire e di agire, sono tutti di mia invenzione
e spero di non offerderli in alcun modo!
Ora, passo ai ringraziamenti!
Ringrazio le persone che hanno letto il capitolo precedente, in
particolare usamimisaki
e Lauretta_03,
che hanno inserito la storia tra le preferite,
quest'ultima ha anche recensito il capitolo precedente; e ringrazio
anche LeGilr_
e jess chan,
che hanno invece inserito la storie tra le seguite.
Spero di avere una vostra, ed anche da altri, perché no,
opinione a proposito del capitolo e della storia! :)
Con questo vi saluto e ci sentiamo alla prossima!
Un bacione dalla vostra Lu
EDIT: Avete visto la puntata di sabato di "C'é Posta per Te"? Io sono riuscita avederla alla fine... Che invidia per quella ragazza! >.< Orlando è stato gentilissimo, oltre che bellissimo, come sempre... Dopo questa puntata, non vedrò più "C'é Posta per Te", anche perché, non l'ho mai visto in vita mia come programma! xD
Potete trovarmi su Facebook, a questo profilo LuMiK Efp :)