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Autore: Aqua_    28/01/2014    5 recensioni
Vi siete mai chiesti quale sia il lato positivo dell'essere una fangirl - o un fanboy, anche se sono decisamente di meno. O meglio, vi siete mai chiesti se ce ne sia uno? Perché, ammettiamolo, andare a dormire alle quattro di mattina, dopo una maratona di Sherlock, e alzarsi due ore dopo non è proprio il massimo. Specialmente se quel giorno hai una riunione, anzi, la riunione, quella più importante dell'anno, e l'unica cosa a cui riesci a pensare è... no, scusate, non posso dirlo, magari non avete ancora visto l'episodio, e io non voglio fare spoiler.
Comunque, quello che volevo dire è che la vita di una fangirl non è affatto facile, anzi, tutt'altro. O no?
[STORIA IN REVISIONE]
Genere: Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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La sveglia suona, come al solito, troppo presto. Dovrebbe essere illegale alzarsi alle sei di mattina, visto che, al lavoro, ti chiedono anche di non addormentarti. Andiamo, chi è che riesce a rimanere sveglio a quest'ora? Nessuno, esatto, io in primis.
Gironzolo per la stanza per una decina di minuti, poi mi decido ad accendere la luce e - dannazione! - mi sembra di essere diventata un cavolo di vampiro. Non di quelli che brillano, però.
«Brucia, brucia!» mi lamento, mettendo una mano sugli occhi, nel ridicolo tentativo di filtrare la luce. Ridicolo perché non vedo nulla, e quindi devo togliere la mia mano-schermo. Ecco, gli Stilnovisti avevano la donna-schermo, io ho la mano-schermo. No? No. Non chiedetemi da dove mi sia uscita, per favore, non ne ho idea.
Riesco stranamente a vestirmi senza inciampare nei miei stessi piedi, il che è un miracolo, per i miei standard. Barcollo come se fossi ubriaca fino in cucina, con una mezza idea di farmi un caffè per svegliarmi, ma, per sfortuna, è ciò che mi trovo davanti a svegliarmi del tutto. Appunto per me: impedire a Isabel di portare ancora ragazzi a casa. Voglio dire, che schifo! Sembra che qualcuno abbia avuto la bella idea di fare uno streap-tease sul tavolo. Il mio tavolo. Di mogano. No, non è vero, penso sia di castagno, ma almeno rende l'idea.
Faccio un respiro profondo, cercando di ignorare l'intimo di dubbia datazione messo bene in mostra sul tavolo - di chi? Ma come, di James! - e, con molta calma, mi dirigo verso la camera di Isabel. Busso un paio di volte, aspettando una risposta che non arriva, il che è strano, visto che dovrebbe essere già in piedi.
Oh, al diavolo le buone maniere.
«Isabel Duhrson, come hai osato?» esclamo, aprendo la porta ed entrando come una furia.
Nel letto Isabel e il suo nuovo ragazzo sussultano e, fortunatamente, la persona tirata in causa balza a sedere.
«Nat-Natalie? Che ore sono?» biascica, la bocca ancora impastata.
«Le sei e mezza, cara.» rispondo, un po' troppo vivacemente.
«E perché sei venuta a svegliarmi?»
«Oh, forse perché dobbiamo andare a lavoro?»
«Di sabato?»
Come? Oggi è venerdì, non sabato. O no?
No, fermi tutti. Sono la più grande idiota sulla faccia della terra. Oggi è davvero sabato, o ieri non sarei potuta andare in quel meraviglioso locale con Isabel.
«Ehm... be', sappi che il tuo amico deve muovere le chiappe e andare a mettere a posto la cucina» rispondo, affrettandomi ad uscire dalla stanza. «Adesso» aggiungo, facendo appena capolino dalla porta.
Torno in camera mia sentendomi una completa idiota, borbottando tra me e me. Sbatto la porta facendo (quasi) tremare le pareti, mi lascio aggraziatamente cadere sul letto e mi infilo sotto le coperte. Potrei seriamente rimettermi a dormire, ma è meglio che eviti. Molto probabilmente mi sveglierei verso mezzogiorno, e vi assicuro che è meglio starmi lontani quando succede. Quindi, onde evitare spiacevoli comportamenti, mi limiterò a poltrire sotto il mio caldo piumone, proprio come un orso polare in letargo. Mi tiro le coperte fin sopra la testa e, ovviamente, mi scopro del tutto i piedi. Stupido piumone. L'ho sempre detto io che non bisogna fidarsi di mia madre, in fatto di coperte. È sempre riuscita a prenderle o troppo lunghe o troppo corte, mai della misura giusta. Che poi dico, non le facevano di un'unica lunghezza?
Sbuffo rumorosamente e mi metto a sedere, maledicendomi per non aver messo il silenzioso, anche se, devo ammetterlo, non mi ricordo di aver cambiato la suoneria. Cioè, voglio dire, l'ho cambiata ieri mattina, ma non è di sicuro quella che sento adesso.
Oh, accidenti.
Il cellulare del capo. Mi ero quasi dimenticata di averlo. E adesso che faccio, rispondo o no? Okay, rispondo.
«Pro-Pronto?» balbetto.
«Natalie?» risponde la voce dall'altro capo del telefono.
«Ehm, sì...»
«Grazie al cielo. Ti spiace se vengo a riprendermi il cellulare tra, diciamo, un'ora?»
Ah, ecco chi era.
«No, nessun problema» affermo.
«Allora a più tardi» conclude il capo, poi riattacca.
Bene. Ho esattamente un'ora per buttare giù dal letto il caro James, fargli mettere a posto la cucina - perché, di sicuro, non lo avrà ancora fatto - e rendermi presentabile. Ah, e, ovviamente, dovrei anche tenermi il più alla larga possibile da quel telefono, perché ho davvero una gran voglia di curiosare, nonostante la mia coscienza mi dica di non farlo. Appoggio il telefono sul comodino, evitando accuratamente di guardarlo, ed esco dalla stanza.
«Tu, ragazzo inutile, alza il tuo nobile posteriore e fila a raccogliere i tuoi vestiti. ORA!» urlo, entrando in camera di Isabel.
James balza a sedere sul letto, si passa una mano tra i capelli platinati e si stropiccia gli occhi.
«Uhm... perché?» domanda stiracchiandosi.
«Fallo e basta.»
Esco dalla stanza e torno nella mia con una velocità che non credevo di avere, apro l'armadio e resto a contemplare la mia figura nello specchio. Dei, ma davvero vado in giro così? Cioè, ho i capelli talmente tanto arruffati che sembra sia appena uscita da una rissa - piuttosto violenta, tra l'altro. Per non parlare di quello che mi sono messa addosso. Avete presente Aria di Pretty Little Liars? Ecco, sembra quasi che abbia voluto imitarla. Mi cambio alla velocità della luce, optando per un look provocante stravagante comodo, poi guardo l'ora. Manca più di mezz'ora all'arrivo del capo, ma io sono già agitata. Okay, Natalie, calmati. Capisco che i tuoi rapporti con l'altro sesso, ultimamente, sono in via d'estinzione come i panda, ma questa reazione è inaccettabile. Voglio dire, devo solo ridargli il cellulare che, tra l'altro, non ho nemmeno toccato.
Ah.
Ecco spiegata l'agitazione.
Chiunque si ritrovi con il cellulare del proprio capo avrebbe una voglia matta di dare almeno un'occhiata ai suoi messaggi e, d'altronde, io non sono poi tanto diversa dalla massa. Ignoro la vocina della mia coscienza che mi dice di non farlo e prendo il telefono del capo.
5722.
Cinquemilasettecentoventidue.
Cinquantasette-ventidue, se preferite. O anche cinque-sette-due-due.
Sta di fatto che sono solo quattro numeri, che problema potranno mai causare? Esatto, nessuno.
Li digito sul tastierino numerico - se così si può chiamare - e aspetto che appaia il solito menù. Bene, l'unico problema adesso è trovare i messaggi. Dannata tecnologia, sempre un passo avanti alla sottoscritta (non che ci voglia molto, intendiamoci). Okay, mentre aspetto l'illuminazione divina per capire quale sia l'icona giusta, mi faccio un giretto nella rubrica.
Oh. Mio. Dio.
Sono diventata scema io - come se prima non lo fossi - o qui ci sono almeno una cinquantina di contatti femminili? Contatti dai nomi piuttosto casti e puri, secondo me. Bethany, Sasha, Liza (ma sì, Liza è passabile), Tanja, Jennifer, Sarah, Jessica, Katjusha (no, seriamente, chi mai chiamerebbe la propria figlia Katjusha?), cose del genere. Non so se pensare che siano 1) russe, 2) prostitute donne oneste 3) entrambe.
«Okay...» sospiro, uscendo da quell'orrore che tre minuti fa ho avuto l'ardire di chiamare "rubrica".
Adesso voglio leggere i messaggi, però. Impiego almeno cinque minuti - e una decina di tentativi - prima di trovare l'icona giusta.
Sì, però, quest'uomo è tremendo. Ditemi se è normale avere così tanti messaggi, e con "tanti" intendo almeno un centinaio, se non di più. Non mi basterebbe una giornata intera per leggerli tutti, quindi, purtroppo, dovrò selezionarli.
Uhm, direi che inizierò con quelli di Jessica, che mi ispira particolarmente. Faccio un respiro profondo, non sentendomi particolarmente preparata per quello che potrei vedere, poi leggo.
Ecco, infatti...
 
Grazie per lo "spettacolo" di ieri.
Ci vediamo lunedì, solito posto, solita ora.
XOXO, Jess
 
Amore, perché non ti sei fatto vivo?
Mi stai evitando? Ho fatto qualcosa di sbagliato?
Rispondi, ti prego.
XOXO, Jess
 
Robert, perché non rispondi?
Richiamami quando vedi questo messaggio.
XOXO, Jess
 
Dico davvero, dobbiamo parlare.
XOXO, Jess
 
Okay, ho letto abbastanza. Non so chi sia questa Jessica, ma ho come l'impressione che stia - o sia stata - con il capo. E che creda di essere Gossip Girl, ovviamente, anche se sappiamo tutti che Gossip Girl è Dan.
Adesso passo a... uhm, Liza.
 
Sabato sera a casa mia, avvisa anche Luke. Offro la pizza :D
 
Okay, questo sembra normale. Probabilmente si tratta di un’amica, o magari di qualche parente.
 
Probabilmente non è il momento adatto, ma volevo farti sapere che hai davvero un bel lato B. Specialmente quando è scoperto.
 
Dei, mi bruciano gli occhi. Direi che ho finito di farmi i fatti del capo. E direi anche che non si tratta certamente di una sua parente – a meno che non siano particolarmente amanti dell’incesto.
Riesco miracolosamente a bloccare il telefono, lo appoggio sul comodino e rimango a osservarlo per una decina di minuti, fino a quando non sento suonare il citofono. Mi catapulto fuori dalla stanza e apro il portone prima che possa farlo qualcun'altro, ovvero Isabel o James.
James.
Dannazione, la cucina.
Faccio uno scatto da maratoneta - il che non ha molto senso - per andare a vedere se quel ragazzo ha raccolto i suoi vestiti, ma, ovviamente, è ancora tutto lì. Bene, perfetto. Vorrà dire che non farò entrare il capo in casa, molto semplice. Se non fosse che lui è già alla porta e ha già suonato un paio di volte. Il lato negativo dell'abitare al piano terra è che le persone arrivano subito. Quello positivo è che, be', non devo salire le scale per arrivare a casa mia e spaparanzarmi sul letto dopo il lavoro. Non che io lo faccia, ovviamente, era solo un'ipotesi.
Torno in camera, prendo il cellulare da restituire al proprietario e vado ad aprire la porta. Per l'ennesima volta, maledico la mia lentezza.
Sì, perché davanti a un Robert piuttosto imbarazzato, c'è un James in mutande, e vi assicuro che non è un bello spettacolo.

 
   
 
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