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Autore: ilaperla    28/01/2014    5 recensioni
Il destino. Questa parola così comune, ma di difficile significato. Cosa celerà dietro una vita tormentata?
Alyssa, passato e presente difficili. Ha paura di combattere, di uscirne perdente. Perchè sa, che qualsiasi cosa farà soccomberà in ogni caso.
Il destino ha completato il suo corso con lei? O uno scontro può dare inizio a qualcosa di diverso?
Genere: Malinconico, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Liam Payne, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Quando mi sveglio, contemporaneamente il cellulare prende a vibrare dall’altro lato del letto.
Sbuffando e stropicciandomi gli occhi, appiccicosi, dovuti alle lacrime di ieri sera, spengo con un colpo la sveglia che sta trillando.
Ci siamo, oggi è il giorno della verità. Oggi scoprirò il mio destino e quello del demone.
Sedendomi sul letto, con le gambe penzoloni, infilo le ciabatte e mi dirigo nel bagno, accendendo l’acqua calda della doccia.
Nel frattempo che si riscalda, torno in camera ciabattando e afferro il cellulare.
Ci sono tre messaggi, decisamente tanti per i miei standard.
I più vecchi sono di Niall e Eloise, di ieri sera. Il più recente mi lascia defluire tutto il sangue presente nel corpo. Il suo nome capeggia sulla schermata in un modo troppo autoritario: Liam.
 
Da Niall: Mi hai fatto dannatamente spaventare! Che ci perdevi a rispondere a quel cazzo di telefono? Mi devi delle spiegazioni Aly, non sto scherzando!
 
Sospiro inevitabilmente, ho fatto preoccupare tutti. E sapere che c’è chi si aspetta delle spiegazioni, è l’ultima cosa che mi serve. Spero che Liam non abbia detto nulla, odio vedere pietà nelle persone. Odio vedere come cambiano quando scoprono la verità.
 
Da Eloise: Tu! Brutta stronza. Cosa credevi di fare eh? Ho parlato con Liam.
 
Maledizione!
Mi passo una mano tra i capelli annodati. Che situazione orribile è questa? Un incubo insomma!
 
Da Liam: Non vado da nessuna parte.
 
Mi blocco a guardare quell’ultimo messaggio, porto lo sguardo sul muro vicino al letto e chiudo gli occhi.
Che significa? Perché non corre via a gambe levate?
Cosa c’è di sbagliato in lui?
Sospirando, impedendo che i miei pensieri vadano fuori strada, decido di chiudere fuori questa situazione.
Oggi devo solo concentrarmi su di me. Nessun altro.
Lo devo a me stessa.
 
Quando esco dalla doccia, mi vesto semplicemente e prendendo un sospiro, afferro la borsa con il necessario e scendo le scale.
Sul tavolo della cucina, trovo un post it di mio padre che mi avvisa che mi aspetterà in ospedale.
Grandioso, dovrò anche andare a piedi e maggiormente, da sola come un cane.
Capita così, quando hai più bisogno delle persone, nessuno ti è accanto.
È il tuo destino, mi ricorda fastidiosamente la mia vocina, sempre li nella mia testa.
 
Chiudendo il cancello di casa alle mie spalle, mi volto a guardare la mia casa, con nostalgia.
C’è una strana sensazione che volteggia su di me.
Guardo per l’ultima volta la porta di casa, conscia del fatto che quando tonerò a casa, ci sarà qualcosa di diverso.
Me, il mio destino e il mio inferno.
Con passo malfermo mi avvio nell’ultimo posto in cui vorrei mai andare.
 
Arrivata all’ospedale, guardo il sole ancora leggermente sceso, che il cielo di Londra mi faccia compagnia in questa giornata?
Guardo l’orologio al mio polso e mi accorgo di essere in anticipo di molto, un’idea mi passa in mente e afferro il cellulare, scorrendo la rubrica e pigiando sul simbolo di avvio di chiamata.
Porto il telefono all’orecchio e prendo a passeggiare tra i vialetti del giardino.
“Pronto?” Risponde una voce assonnata, dall’altro capo della linea.
“Ciao, sono io. Scusami per l’ora, ma devo chiederti un favore…”
 
Dopo una lunga mezz’ora, seduta sulla panchina del giardino, vedo avvicinarsi una figura incappucciata, molto probabilmente per non destare sospetti.
Mi alzo e gli vado in contro.
“Grazie per essere venuto”
Lui si abbassa gli occhiali da sole, anche se il sole è veramente pallido in questo giorno.
Due occhi azzurri subito mi sorridono.
“Non preoccuparti”
Louis è qui che mi sorride e credo che quell’espressione sul suo volto mi possa riscaldare le ossa gelide.
 
Ci avviamo insieme al piano di Jennifer.
Quest’idea mi è passata in testa solo poco fa, ero li a rimuginare e mi sono ricordata del suo grande desiderio. E perché non accontentarla?
Non c’è niente di più bello, che esaudire i propri desideri e io lo faccio per gli altri. Perché tutti si meritano questa possibilità.
“Aly, che ci facciamo nel reparto di oncologia?” Domanda lui, guardando l’insegna sopra la grande porta in vetro.
Mi fermo a leggere quella scritta blu che sovrasta prepotente, proprio come sovrasta la mia vita.
“Louis, stai per realizzare un grande sogno per una mia cara amica”
Lui si ferma accanto a me e mi sorride.
“Tu stai bene? Che ci fai di prima mattina in ospedale?”
Mi dondolo sui talloni, incapace se dirgli tutta la verità, ma opto per la menzogna, come sempre.
Non sono ancora pronta per aprirmi con tutti quanti.
“Esami di routine. Andiamo, c’è chi ti aspetta da praticamente sempre”
Lo trascino con me tra quei corridoio, che ancora sono deserti, vista l’ora.
Quando arrivo alla porta socchiusa di Jennifer, faccio fermare Louis vicino allo stipite e bussando due volte entro dentro la stanza.
È avvolta nelle tenebre, avendo la persiana ancora chiusa.
Facendo il meno rumore possibile, accendo la lucina vicino al comodino e mi piego sulle gambe per arrivare meglio al letto.
“Jen, Jennifer” La chiamo, scuotendola un po’.  
Lei riluttante, apre gli occhi e mi guarda spaesata.
“Alyssa?”
“Ciao piccola, buongiorno. Come stai?”
“Ho sonno” Sbuffa lei, mettendosi pancia all’aria.
“Ti ho portato una sorpresa che credo ti piacerà. Che ne dici? Vuoi vederla o vuoi tornare a dormire?”
Lei, curiosa, sbatte le palpebre e si mette a sedere sul letto troppo grande per lei.
“Che cos’è?”
“Brava tesoro. Ti faccio subito vedere. Aspettami, non ti muovere” Le sorrido e alzandomi, corro fuori la porta.
Louis è appoggiato con le spalle al muro, fischiettando, mentre si guarda intorno.
“Louis?” Lo chiamo e lui sembra ridestarsi.
“Qui dentro c’è quella che credo essere la tua più grande fan. Ti prego non giudicarmi male, ma è praticamente pazza di te e…” Non riesco a completare la frase, perché il solito groppone torna in gola.
“E’ malata?” Domanda lui, venendomi in contro.
Assecondo con la testa.
“Lei… Lei… Non so se ce la può fare Louis, vorrei tanto che stesse meglio e vorrei tanto vederla sorridere, ti prego, tu solo hai questo potere”
Lui mi si avvicina e mi posa una mano sulla spalla destra.
“Consideralo fatto. Sarà un onore”
Gli sorrido e mi asciugo gli occhi ormai umidi.
“Ok, quando ti chiamo entra”
Asseconda con il capo e si fa da parte, lasciandomi entrare.
Sorridendo, apro la porta e torno da Jennifer.
Lei è ancora li, non avrà mosso nemmeno un muscolo e mi guarda impaziente.
“Mi prometti che non griderai?”
La sua espressione è ancora interrogativa, ma io le sorrido benevola, accarezzandole i capelli.
“Puoi entrare” Chiamo verso la porta e vedo Louis che entra con un enorme sorriso, abbassandosi il cappuccio e facendo penzolare gli occhiali da sole nello scollo della felpa.
Guardo l’espressione di Jennifer che si trasforma da interrogativa a incredula.
La vedo che vorrebbe parlare ma non riesce.
“Vi lascio da soli” Decreto, allontanandomi e vedendo Louis che le si avvicina e si siede sul letto.
I sogni, alle volte sono le cose più difficili da realizzare, ma solitamente dobbiamo solo accettare quella mano che ci viene offerta, da un conoscente, da uno sconosciuto, che ci dia la forza per rialzarci e perché no, realizzarli.
 
Trovo mio padre, in fondo al reparto deserto di oncologia, che parla fitto fitto con un medico. Stesso camice, stessa aria così lugubre.
Un brivido di gelo mi passa per tutta la spina dorsale.
Facendomi coraggio mi avvicino ai due, che come se si fossero accorti della mia presenza, alzano in sincrono la testa e mi fissano.
“Ciao papà” Saluto sottovoce.
“Ciao Aly, lui è il dottore Smith” Mi presenta il suo collega, che mi sorride benevolo.
“Salve Alyssa, sei cresciuta tanto dall’ultima volta che ti ho visto”
Lo guardo interrogativa, non ricordandomi assolutamente di lui.
“Non mi ricordo di lei, mi dispiace”
Lui scoppia a ridere, facendomi credere di aver sbagliato reparto. Si è ammattito?
“Non ti ricordi di me perché eri troppo piccola”
“Lui è il dottore che ti ha curato a sette anni” Spiega mio padre.
Oh, una rimpatriata? Ma che cosa gentile.
“Salve” Saluto freddamente io.
Odio questo posto e con se tutto quello che ne concerne, compreso questa vecchia conoscenza.
Il dottor Smith mi sorride, ma ad un tratto riprende l’aria professionale di poco fa che aveva adottato con mio padre.
“Alyssa, ora tu aspetta qui. Nel frattempo io e tuo padre guarderemo le tue vecchie analisi. È da molto tempo che non ti sottoponi ad accertamenti, vero?” Domanda lui, guardandomi.
“Non ne vedo l’utilità, visto che sappiamo tutti quanti i risultati” Sbotto acida, come se loro fossero i colpevoli del mio destino ormai segnato.
“Alyssa!” Mi richiama mio padre.
“No Michel, ha ragione. Dopo tutto ha tutto il diritto di essere incavolata. Ma vedi Alyssa, se malauguratamente le cose fossero cambiate in negativo, dobbiamo essere pronti ad affrontare…”
Lo blocco, stufa delle ramanzine.
“Dottore la prego, mi costa tanto essere qui. Perciò prima procediamo, prima posso tornare alla mia solita vita”
Il dottore rimane in silenzio e asseconda con un cenno della mano.
“Michel, possiamo andare. Alyssa, aspettaci qui”
Vedo i due aprire una porta e entrare, parlottando tra loro.
“Come se avessi scelta” Sussurro, andandomi a sedere su delle poltroncine di fronte a quella porta che sicuramente, mi cambierà la vita.
 
Non ne posso più di stare qui, sono seduta su queste sedie da tipo due ore.
I due uomini si sono chiusi li dentro e io ho preso in seria considerazione l’idea di andarmene.
Se questo è uno scherzo, lo stanno portando avanti per troppo tempo.
In queste due ore ho ignorato volutamente il telefono che ha vibrato incessantemente nella borsa, spero solo che Louis non mi stia aspettando. Spero che vada per conto suo e non si offenda per il mio mancato avvertimento.
Con le gambe accavallate, faccio dondolare un piede avanti e indietro, perdendomi con lo sguardo sul pavimento bianco della sala.
Davvero sono così impaurita?
Perché la verità è proprio questa qui. Mi rendo conto di starla solo mascherando.
Ma ho una fottuta e tremenda paura.
Cosa diavolo mi potrà cambiare entrando li dentro? Praticamente tutta la mia vita.
La consapevolezza di star progredendo verso le fiamme.
E la verità è che non voglio. Perché mi merito questo destino?
Cosa ho sbagliato nella mia vita per meritarmi una delle più brutte, fetenti e dannose malattie?
Chiudo gli occhi.
Si, ho paura. Paura di fallire, paura di andare via, paura di avere questa certezza.
Paura semplicemente di morire.

Non mi accorgo della porta che si apre e che si chiude con un piccolo rumore.
Non mi accorgo di quella figura che si siede accanto a me e che rimane in silenzio, mentre io sono ancora persa nei miei pensieri.

 


Kumusta miei giovani lettori.
Ho le mani freddissime perciò perdonatemi se farò qualche errore di battitura.
Allora, eccoci qua. Venticinquesimo capitolo, sono tanti vero?
Mamma mia, come siamo arrivati a questo punto?
Sinceramente non so ancora quanti capitoli avrà questa storia, scrivo di getto e non vi saprei nemmeno accennare a una fine.
Staremo a vedere.
Capitolo scorso molto apprezzato, grazie.
Siete state come sempre gentilissime.
Mi dispiace, veramente tanto, che Alyssa abbia questa malattia.
E con l'esame che effettuerà si saprà cosa l'aspetta e cosa ci aspetta.
Idee?
Avevate capito che stava chiamando Louis?
O avevate pensato a qualcun'altro?
Immagino che presto Alyssa dovrà parlare con Niall e non sarà facile.
Ultima domanda, secondo voi chi è antrato da quella porta?
Bhè... Ritorno nel mio silenzio.
Voi come sempre fatemi sapere che ne pensate.

Ringrazio Aurora, Aeryn, Fraa_Panda, meg_00, Giulia e Tonellina come sempre per tutto.
Vi adoro enormente e mi scuso se vi ho fatto commuovere la scorsa volta.

Ringrazio chi si aggiunge, fatevi sentire! Vi aspetto.
Ci sentiamo venerdì.

N.B. Per il momento nessuna assistenza al computer, resisterò fino a fine febbraio, sperando che il computer non mi abbandoni prima.

I ♥ Y
Bacioni.
-Ila-

Ho scritto una OS sabato, racconta un po di Ila che ancora non conoscete. 
Se volete fateci un salto e fatemi sapere.




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