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Autore: MaryMatrix    09/06/2008    3 recensioni
Lei è una ragazza scontrosa e sicura di sé.
Lui è un ragazzo bello, dolce e gentile.
L'altro è un killer professionista.
Per una coincidenza per nulla casuale le loro 3 vite si incontreranno e quella di Anna cambierà...
E Maga Taisha diede il suo responso in tono mistico. - Mia cara bambina, la risposta che cerchi è dietro di te. -.
Anna interpretò la risposta in senso metaforico. - Dietro di me... che mai vorrà dire? - si domandò lei.
- Anna... - provò a chiamarla Sveva.
- Forse vuol dire che è nel mio passato... -.
- Anna... -.
- Zitta Sveva, sto pensando. -.
- Anna... - questa volta la voce non era di Sveva.
Il titolo è preso dall'omonimo carmen dei Carmina Burana.
Genere: Romantico, Azione, Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 3:

Capitolo 3:

Kidnapping

 

Le onde del mare provocavano quel rumore rilassante che si mischiava alla musica della festa sulla spiaggia, mentre la luce della luna era coperta dalle luci psichedeliche e stroboscopiche che ballavano sinuose al ritmo della musica. Il vento taceva.

Anna e Sveva si stavano divertendo un mondo. O almeno Sveva si divertiva e tentava di far divertire Anna.

-          E dai, Ann! – la esortava. – Vieni a ballare! -.

-          No, Sveva. – rispose lei. – Io non ballo. – finì di bere il suo cocktail.

-          E come mai no? – sentì una voce alle sue spalle.

Si voltò all’improvviso, per vedere il sorriso di Geremia. La fece sobbalzare. Non se lo aspettava. Ma lei era di ghiaccio. Non poteva cedere a quel sorriso, quindi cercò di contenersi.

-          Non mi piace. – rispose. Possibile che non fosse proprio in grado di inventarsi qualcosa di meglio?

Geremia sorrise ancora di più. – Una ragazza a cui non piace ballare. Dovevo ancora trovarla. – commentò. – Magari riesco a fartelo piacere. -.

La afferrò per la mano e a trascinò nel mezzo della pista. Il volto di Anna diventò del colore dei suoi capelli. – Che cosa…? Fermo! Sei impazzito? -.

E la musica improvvisamente cambiò.

Tutti quanti fecero largo a loro due sulla pista.

-          Geremia, che cosa…? -.

Il DJ prese la parola. – Questa è per Anna. – la indicò. Anna se possibile diventò ancora più rossa. – È opera tua questa? – domandò furiosa. Ma la musica partì. E il coro cominciò a cantare.

E, troppo sorpresa per tentare qualsiasi tipo di ribellione, Anna seguì quello che faceva Geremia, il quale aveva preso la sua mano, e con l’altra le cingeva il fianco. E cominciò a farla ballare, avanti e indietro, avanti indietro, tra salti e giravolte.

 

So she said what's the problem baby
What's the problem I don't know
Well maybe I'm in love (love)
Think about it every time
I think about it
Can't stop thinking 'bout it

How much longer will it take to cure this
Just to cure it cause I can't ignore it if it's love (love)
Makes me wanna turn around and face me but I don't know nothing 'bout love

Come on, come on
Turn a little faster

(la fece arrotolare sul suo braccio e poi facendola girare la liberò)
Come on, come on
The world will follow after
Come on, come on
Cause everybody's after love


Con grande sorpresa di Anna, cominciò a cantare Sveva:
So I said I'm a snowball running
Running down into the spring that's coming all this love
Melting under blue skies
Belting out sunlight
Shimmering love

Geremia si avvicinò al bancone cominciando a cantare e le offrì un gelato alla fragola, che lei provò ad addentare prima di tornare in pista:
Well baby I surrender
To the strawberry ice cream
Never ever end of all this love
Well I didn't mean to do it
But there's no way escaping your love

These lines of lightning
Mean we're never alone,
Never alone, no, no

Coro:
Come on, Come on
Move a little closer

(la tirò a sé, mentre lei aveva cominciato a ridere)
Come on, Come on
I want to hear you whisper
Come on, Come on
Settle down inside my love

Come on, come on
Jump a little higher

(la sollevò per aria facendola girare)
Come on, come on
If you feel a little lighter
Come on, come on
We were once
Upon a time in love

We're accidentally in love
Accidentally in love [x7]

Accidentally

E ballavano e roteavano e sembrava che nulla esistesse oltre a loro
I'm In Love, I'm in Love,
I'm in Love, I'm in Love,
I'm in Love, I'm in Love,
Accidentally [x2]

Come on, come on
Spin a little tighter
Come on, come on
And the world's a little brighter
Come on, come on
Just get yourself inside her

Love ...I'm in love

 

Finirono quel ballo guardandosi dritti negli occhi e quella volta Anna proprio non ce la fece a trattenere un sorriso mentre intorno a loro scoppiava un applauso.

-          Allora la donna di ghiaccio sorride ogni tanto. – commentò Geremia.

-          Non ti ci abituare. – Anna alzò un sopracciglio, cercando di darsi un tono, senza però avere molto successo.

Geremia alzò le mani in segno di arresa poi la afferrò per un braccio e tornò serio. – Devo parlarti. – le disse.

Anna però non ce la fece a tornare seria e mantenne il sorriso. – Se è importante non stasera. – liquidò la faccenda.

-          Anna è importante e potrebbe non esserci tempo per… - non fece in tempo a finire la frase perché Anna non lo stava più ascoltando: aveva concentrato la sua attenzione su un’altra persona che si era avvicinata a loro con aria stravolta.

Scosse la testa con aria interrogativa. – Fede che diavolo ti è successo? -.

Il cugino non aveva il fiatone. Era abituato a correre e a sopportare la fatica quindi Anna si chiese cosa mai gli fosse successo. – Stub. – riuscì a dire solamente.

Anna lanciò uno sguardo sospettoso a Geremia che l’aveva afferrata. - È importante Anna. Devo parlarti! -.

-          Non adesso! – lei si liberò, prendendo Federico. – Vieni. -.

Federico lanciò uno sguardo a quel ragazzo e non sapendo il suo nome non poteva riconoscere in lui il messo che avrebbe dovuto dare la notizia alla cugina. Quindi non si fece ripetere l’invito di Anna e andò via con lei.

 

3 giorni dopo

La stanza di Stub avrebbe potuto passare benissimo per quella di un qualsiasi adolescente. Un letto rigorosamente disfatto con sopra rigorosamente vestiti sparpagliati, il pavimento coperto di libri, scarpe e CD creati da lui con musica rigorosamente scaricata. L’armadio mezzo vuoto in attesa di essere riordinato, come la libreria. L’unica cosa ordinata era la scrivania, con un computer e altre strane attrezzature che solamente lui sapeva usare. Anzi che solo lui sapeva cosa fossero.

Lui, Stub, se ne stava disteso sul letto cercando di formulare un piano mentalmente. Era già il terzo giorno e quello che sapeva era che la rossa era già stata avvertita ma non aveva parlato col messo. Aveva fatto di tutto per impedirlo. E adesso era il momento che il messo uscisse di scena.

-          Masky! – urlò.

Masky stava per Maschera di Bronzo, il rapitore più famoso del mondo. Nemmeno a farlo apposta era suo fratello. Si chiamava in questo modo perché durante le sue missioni indossava una maschera, ovviamente non di bronzo. Si faceva chiamare così perché Masky era pienamente convinto che un nome del genere facesse più scena… e chi era Stub per togliere questa piccola soddisfazione al fratellino?

-          Masky! Vieni subito qui! -.

La porta si aprì ed entrò un bambino di 8 anni, della statura giusta per la sua età, con i riccioli mori e gli occhi neri, diversi da quelli del fratello. – Stub pensi di morire se rimetti un po’ in ordine? – domandò Masky cercando di raggiungere il fratello saltellando su quelle poche porzioni di pavimento rimaste.

-          Sì, in effetti. – rispose Stub. – Non ti ho chiamato qui per farmi dire quello che devo o non devo fare in camera mia! -.

Masky lo guardò stortissimo. – No, ma ne hai seriamente bisogno. – replicò.

Stub sospirò. – Devi rapirmi un messo. – spiegò decidendo di far cadere l’altro argomento. – Non posso lavorare con quello fra i piedi. -.

-          Ascolta tu sai che ho un buon cuore, molto generoso. Un grande cuore… -.

-          Di grande nel tuo cuore c’è solamente la cassaforte. – commentò Stub. – Il lavoro che ti sto dicendo di fare non vale più di 100 euro. Fatteli bastare. – glieli porse.

Masky li afferrò. – Cercherò. In fondo sono un uomo d’affari. -.

E proprio in quel momento da una delle stanze accanto si levò una voce. – Masky tesoro! È l’ora del bagnetto! E ci sono anche le paperelle! -.

Sul volto di Stub si dipinse un sorriso di evidente trionfo.

-          Mamma! – si lamentò Masky. – Sto facendo il gradasso con Stub! Hai rovinato tutto! -.

-          Scusa tesoro. – si scusò, con il tono di chi sta aspettando impazientemente. – Adesso vieni, ché l’acqua si raffredda. -.

Stub sorrise ancora di più, e Masky lo fulminò con lo sguardo. – Ehy, bello! – sbottò. – Io il bagnetto lo faccio nell’oro, intesi? E per essere chiari le paperelle sono di diamante. -.

-          Certo. – disse Stub mentre il fratellino usciva.

E ancora sorridendo ricadde disteso sul letto. – E adesso a noi due, rossa. -.

 

Quella sera Masky si mise seriamente al lavoro. Era sera tardi e ovunque regnava il buio. Si era appostato vicino a casa di Geremia e aspettava che lui rientrasse a casa dall’ennesimo tentativo fallito di avvertire Anna. Quando lo vide avvicinarsi Masky cominciò a piangere sonoramente. Lo sapeva che prima o poi quel corso di recitazione che aveva frequentato due anni prima gli sarebbe servito a qualcosa.

E Geremia, da quel buon samaritano che era, ci cadde in pieno.

-          Ciao bambino. – lo salutò, con sorriso benevolo. – Perché piangi? -.

-          Mi sono perso. – finse Masky.

-          Non ti preoccupare. Ti aiuto io a ritrovare la strada di casa. -.

Masky lo guardò dubbioso. – Ma lei è uno sconosciuto. -.

Geremia a quelle parole si frugò nelle tasche e trovò un leccalecca alla Coca Cola, e lo porse al bambino. – Questo potrebbe aiutarti a rendermi meno sconosciuto? -.

Masky guardò prima il leccalecca, poi Geremia, poi di nuovo il dolcetto e lo afferrò avido. – Sì. – rispose. – Decisamente sì. -.

Quindi Masky disse che forse si ricordava la strada. Cominciò a camminare seguito da Gemia, finché non arrivò davanti ad un vecchio casolare abbandonato.

-          Io abito qui! – esclamò, fermandosi.

L’altro era molto dubbioso. – Sei sicuro? A me non sembra una costruzione abitabile. -.

Fu in quel momento che Masky indossò la sua maschera. – Infatti non lo è. -.

Pestò un piede a Geremia che non se lo aspettava e poi ne approfittò per mollargli un gancio, dritto sulla faccia. Geremia più per la sorpresa che per altro perse l’equilibrio e cadde, battendo la testa. Perse i sensi. Dal casolare spuntò un altro uomo che prese Geremia in braccio. Era il pilota del jet di Masky, a cui furono dare le cooridnate di quella che sarebbe stata la prigione del povero biondo.

-          Mi raccomando. Quello è l’unico posto dove non si sognerebbero mai di andare a cercarlo. Il capo è mio amico; digli che il prigioniero va tenuto sottochiave giorno e notte. Guai a lui se lo fa fuggire. E guai a te se non porti a termine la missione. -.

E poi scomparì nel buio, sicuro di aver fatto un buon lavoro, come al solito.

 

Anna era rimasta a dir poco sorpresa quando aveva scoperto la notizia. Non pensava che i suoi parenti potessero arrivare a tanto. Ecco, gli stavano guastando le vacanze!

Era il terzo giorno e Federico aveva messo su un piano che Sveva definiva geniale. Anna la definiva una perdita di tempo: per lei, per Stub e soprattutto per il suo mare e il suo surf.

Cercò in ogni modo di opporsi. Disse che avrebbe parlato con Stub, che lui non l’avrebbe mai uccisa, che non era come credevano, ma Federico non aveva voluto sentire storie.

-          È un demonio. – lo aveva definito.

-          Non è un demonio. – protestò Anna.

-          Anna, vuole ucciderti. -.

-          Se avesse voluto farlo non mi avrebbe dato 3 giorni. – replicò lei.

Federico a quel punto si era veramente arrabbiato e l’aveva sollevata. – Tu sei libera di non essere d’accordo con il mio piano Anna. Ma se pensi che me ne starò con le mani in mano mentre tu rischi in questo modo la tua vita! -.

Al che Anna aveva risposto: - L’hai già fatto una volta mi pare. -.

E Federico si era arreso.

Ma Anna alla fine aveva acconsentito a partire per la località che Federico aveva prescelto.

Era appunto sull’aereo che ripensava a quelle cose. Sveva era accanto a lei, Federico nel seggiolino dietro.

-          Quello che non capisco. – cominciò Anna. - È perché non abbiamo parlato con Geremia prima di metterci in viaggio. -.

-          Non ci abbiamo parlato perché non ci è stato possibile. – spiegò Federico. – Stub aveva detto che lo avrebbe tolto di mezzo. Anzi, non mi stupirebbe che Stub in questo momento sia su questo aereo. -.

A quel nome il vicino di Federico lo guardò malissimo.

-          La tua è paranoia. – concluse Anna. – E non vedi che spaventi gli altri passeggeri? -.

-          Basta così. – intervenne Sveva. – Adesso Anna andremo nell’unico luogo dove Stub non si sognerebbe mai di andare a cercarti. -.

Anna tornò a guardare fuori dal finestrino. – Bene. – sbottò. – Ma spero per voi che si tratti di un posto normale. -.

 

 

 

 

L’angolo della Matrix

Prima di qualsiasi altra cosa dico che la canzone inserita è “Accidentally in Love” dei Counting Crows.

E come potete vedere, come in “In the Summertime”, sono tornate le canzoni cantate dai personaggi… la storia-musical per intenderci… e temo che dovrete sopportarmi, perché è un mio vizio quello di infilare canzoni ovunque…

Passando alla storia… ma dove saranno diretti Anna e i suoi amici? Lo scoprirete nella prossima puntata!!! Muahahahah!!!

E adesso i ringraziamenti!!!

-          Lallix: carissima!! Grazie mille! Sperò che continuerai a seguire questa storia e che ti piacerà come “In the Summertime”!!! Perfezione? Continuo a dirti che sei troppo gentile! Grazie! E Buone Vacanze anche a te!!! Bacione!

-          tutumany: grazie!! Sono contenta che la storia ti sia piaciuta e spero che continuerà a piacerti. Buone vacanze anche a te! Bacione!

-          _sefiri_: grazie mille! Ti intriga? Sono contentissima!!! Spero che ti sia piaciuto anche questo capitolo. Bacione!

Alla prossima,

 

@matrix@

 

  
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