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Autore: ChrisAndreini    28/01/2014    4 recensioni
Tre fratelli, l'uno diverso dall'altro si incontrano per la prima volta dopo tredici anni dalla scomparsa della madre.
Julie: cleptomane, scontrosa e atletica
Joseph: studioso, solitario e intelligente
Jasmine: estroversa, ambientalista e pittrice
Dovranno scoprire il mistero di loro strane abilità, capire il perché della misteriosa morte della madre, e temere la maledizione lanciata su di loro e la loro famiglia.
Fatevi trascinare dall'avventura e da un soprannaturale diverso dai soliti standard.
Genere: Avventura, Mistero, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Figure misteriose con contorno di purè

 

 

(Jasmine)
Sento delle mani afferrarmi, ed istintivamente metto le mani davanti per difendermi, ma non sento nessun colpo in arrivo.
Sento piuttosto un tonfo sordo, e la presa si allenta fino a scomparire del tutto.
Sento un altro tonfo, seguito da un’esclamazione sorpresa.
Poi delle mani più sottili mi afferrano con forza le spalle, scuotendomi violentemente:
-SEI MATTA!!! CHE CI FAI QUI A QUEST’ORA?-
Apro leggermente gli occhi, e mi ritrovo davanti Julie, o almeno credo che sia Julie, perché le somiglia non poco, ma non sembra davvero lei.
I sui occhi sono luminosi, nel senso che brillano al buio, come quelli di un animale, un gatto o un lupo.
I capelli sono una massa scompigliata, le unghie sono più lunghe di quanto mi è sembrato di vedere a casa, e mi guarda come se mi volesse sbranare, inoltre le mani che mi tengono si sono fatte tremendamente opprimenti.
-Lasciami, mi fai male- provo a dire, per un attimo vedo un lampo di paura nei suoi occhi, di preoccupazione, poi torna in un’espressione indifferentemente arrabbiata, e mi lascia andare.
-Che ci fai qui?- mi chiede ancora, indifferente.
-Potrei farti la stessa domanda- una voce fuori campo ci fa sobbalzare, dal vicolo esce Joseph, con una torcia in mano e un’aria stravolta.
Alla vista della luce Julie si rintana in un angolo.
-Spegni quella cosa- gli urla contro, Joseph si affretta a spegnare la luce, solo ora mi accorgo che si è fatto buio, buio pesto, sto iniziando ad essere davvero confusa.
-Allora, che ci fate qui?- chiede nuovamente mio fratello.
-Dei tipi loschi mi stavano seguendo, e mi hanno bloccato qui, poi…- ma non riesco a continuare, era pomeriggio quando mi hanno bloccato, e mi sembra difficile che ci abbiano messo tanto per prendermi.
Inoltre, ora che mi guardo intorno, quei tipi non si vedono da nessuna parte.
-Poi l’ho trovata qui e ho pestato quei tipi, che sono scomparsi nel nulla subito dopo averli messi K.O.- finisce per me Julie, uscita dal suo nascondiglio.

 

(Julie)
Come sono finita in questa situazione?
Da quando sono uscita di casa è successo di tutto.
Prima sono andata a Central Park, poi sono stata fermata da alcuni ragazzetti che mi hanno invitato a unirsi a loro. Un calcio là dove non batte il sole è servito a calmarli.
Poi, ignara di dove fosse la strada di casa, ho deciso di seguire il mio istinto, dopo il tramonto del sole, è ovvio.
La notte, nei giorni dove la luna è coperta o nelle prime giornate di fase crescente, sono particolarmente istintiva e ricettiva, non so neanche io il perché.
Pensavo che l’istinto mi avrebbe portato verso casa, invece sono finita in un vicolo cieco, dove degli uomini neri stavano afferrando una ragazzina.
Ho notato che sembravano immobili, come bloccati da qualcosa, ma non ho riflettuto molto su questo perché sono piombata su i loro e li ho menati di brutto.
Li ho messi K.O. poi ho notato che la ragazza aggredita era mia sorella, e mi sono affrettata a smuoverla, per vedere se stesse bene.
Quando Joseph ci ha trovate gli uomini erano scomparsi senza lasciare traccia, come inghiottiti dal terreno.
Ma adesso mi chiedo come sono finita in una centrale di polizia, con la luce al massimo, fastidio agli occhi, e opinioni discordanti da quella cieca di Jasmine.
Io ho visto delle figure nere, circondate da un alone scuro, senza volto e senza caratteristiche riconoscibili, mentre lei ha visto degli uomini, uno con una benda su un occhio e un tic alle mani e l’altro con i denti gialli e sorriso malvagio.
La polizia ha creduto più a lei, probabilmente perché i miei trascorsi con questa gente non sono molto buoni, ma comunque non credo riusciranno a trovarli in un modo o nell’altro, perché hanno un ché di strano, misterioso, e quasi sovrannaturale.

 

(Joseph) 
Ero tranquillamente seduto in camera a farmi i fatti miei quando S.M.R.G. si è sentito in dovere di mettersi in funzione, proprio nel momento in cui scrivevo di Loren nel mezzo del suo cammino attraverso la vita.
Trovo che i racconti introspettivi aiutino a crescere interiormente, perciò nel tempo libero mi piace scriverli, e sono ormai diventato un illustre scrittore di questo genere.
Ma tralasciando questi fattori meno degni di nota, il mio S.M.R.G. si è attivato, e ho sentito che dovevo andare in un vicolo ceco vicino a Central Park.
Il mio S.M.R.G. non mi ha mai mentito, così ho preso una giacca, una torcia e mi sono avviato fuori casa.
Quando sono arrivato in quella via ho visto Jasmine e una ragazza strana in un vicolo, appena avevo illuminato la scena per capirci qualcosa la ragazza strana si era nascosta alla luce, e mi aveva urlato di spegnere.
Il mio sensore stava impazzendo, il buonsenso mi diceva di scappare e lasciare le due ragazze inermi, ma Jasmine è mia sorella, nel bene e nel male, e la strana ragazza era Julie, perciò non potevo tirarmi indietro, e così ho deciso di portarle nella centrale di una polizia, anche se hanno dato opinioni discordanti, e davvero non capisco cos’abbia Julie in mente, e ho paura che abbia preso sostanze psicotiche allucinogene, non si spiega altrimenti la sua forza, la sui irritabilità e i suoi racconti strani e sovrannaturali.
Dopo la visita in centrale siamo tornati a casa, dove zia Josie ci ha accolti, ignara di tutto quello che era successo, mi manca sempre di più zia Jessica.
Certo, era molto pesante, non era molto in casa, e parlava sempre molto male di mia madre, ma chi l’ha conosciuta!
Avevo solo quattro anni quando è morta, per quello stupidissimo viaggio alla ricerca di Atlantide.
Tutti sanno che Atlantide non esiste, le condizioni di vita sott’acqua sono impossibili, e con i moderni mezzi l’avrebbero già trovata.
Per me mia madre è solo un ricordo velato, che non mi dice niente di buono.
Ogni volta che penso a lei il mio S.M.R.G. va alle stelle, mi manca il fiato e sento che c’è qualcosa che non quadra.
Decido di non pensarci, non è un buon momento.
-Ragazzi! Che bello vedervi! Tralasciando i convenevoli, starò via per due settimane, ho un tour Americano al quale devo partecipare, lascio il comando a Joseph e domani andrete a scuola- dice la zia allegramente, uscendo di casa con due valigie e vestita elegante.
Confermo, mi manca zia Jessica.
-Allora, ragazze… sapete cucinare o faccio io?- chiedo per rompere il ghiaccio,  vorrei seriamente finire di scrivere di Loren, ma dopo aver osservato lo sguardo imbarazzato di Jasmine e quello sbruffone di Julie capisco che devo prendere il comando.
-Ok… faccio io- e mi avvio in cucina.
Controllo il frigo, i cassetti, la dispensa, è tutto vuoto.
Riesco solo a racimolare un po’ di carne e delle patate, ho deciso, domani farò la spesa!
Visto il poco cibo a disposizione decido di preparare carne grigliata e purè, non è il massimo ma può andare.
-Tu sai cucinare?- mi chiede Julie entrando e prendendo una mela dal cesto di frutta, ma guarda con espressione di scherno, come se mi avesse beccato appeso a testa in giù vestito da ragazza.
-Si, mi pare ovvio- rispondo, ben attento che la cottura della carne sia in regola, e che il purè venga ben amalgamato ma non liquido e senza grumi.
-Ma sei un ragazzo, i ragazzi non cucinano, o sei per caso gay?- mi chiede indifferente.
Mi giro verso di lei e la guardo arrabbiato.
-Ma come ti permetti! Pensa a fare qualcosa di utile nella tua vita, invece di sparare st… stupidaggini sulle persone e sulle cose che non conosci- le rispondo furente, diavolo, perché si dovrebbero dire cose del genere.
Lei non batte ciglio, ma risponde scrollando le spalle.
-Guarda, io non ho pregiudizi, ma è preoccupante un ragazzo che sa cucinare, che scrive, che ha paura della sporcizia e non dice parolacce. Dov’è finita la tua virilità, Josephine?- mi chiede, buttando il torsolo per terra ai miei piedi.
Io sobbalzo, poi mi affretto a togliere la carne dal fuoco.
-Se dobbiamo vivere sotto lo stesso tetto sarà il caso di stabilire delle regole- le dico, guardandola dritta in faccia, la mia voce è sempre calma, ma il mio sguardo si fa duro, ma lei mantiene is suoi occhi fissi sui miei.
-Buona idea, sarà più divertente infrangerle- mi risponde, non voglio farmi mettere fuori gioco da una ragazzina più giovane di me, io valgo più di lei, questo è poco ma sicuro.
-D’accordo, raccogli il torsolo- le dico gentilmente.
Lei mi guarda divertita, e scoppia a ridere.
-Col ca…- si interrompe a metà parola, la bocca si è incollata e non riesce più a parlare, io continuo a guardarla negli occhi, indifferente alla scena, si, lo ammetto, è molto, molto, strana e inverosimile, ma il fatto e che è plausibile per me, ho letto che se il cervello viene adoperato al massimo delle proprie capacità si possono far fare delle cose agli altri, con la sola forza mentale, come la telecinesi (che però è tutta fantascenza) anche se è tutta questione di sguardo e concentrazione.
Julie sembra molto scossa, ma non lo da a vedere, e continua a guardarmi negli occhi per orgoglio, non sa che è solo questo che la tiene bloccata.
-Prima di tutto niente parolacce, secondo…- sempre tenendo i miei occhi fissi sui suoi indico il torsolo di mela -… Raccoglilo e buttalo nel cestino, e a letto senza cena-
Forse sono stato un po’ autoritario, me ne rendo conto, ma ne avevo tutto il diritto.
Sempre fissandomi negli occhi, si china, raccoglie il torsolo, e il sensore entra in azione.
Vorrei spostarmi per evitare il torsolo, ma Julie è troppo veloce, e riesco solo ad alzare la mano per difendermi da quel nido di germi.
In un nanosecondo penso a tutti i batteri di quel prodotto organico, dalla bava di mia sorella ai probabili insetti che si sono infilati nella mela durante la sua maturazione, e lo schifo è troppo forte per i miei gusti 
Il nanosecondo passa, e non mi arriva niente addosso.
Apro gli occhi e vedo mia sorella con la bocca spalancata e gli occhi fissi sulla mia mano come se venisse dallo spazio.
Appena la muovo per osservarla, senza notare niente di strano, il suo sguardo si abbassa sul pavimento ai miei piedi, dove è poggiato il torsolo.
Ok, questo è strano, perché mi fissa così?

 

(Julie) 
Ho un fratello schizzato, svitato, pazzo, magico… si, magico, perché non si poteva accontentare di bloccarmi la bocca senza farmi parlare, no! Doveva anche bloccare il torsolo di mela in aria senza toccarlo.
Insomma, ha anche avvertito che glielo stavo lanciando, nessuno c’è mai riuscito, io sono sempre troppo svelta, invece lui ha alzato la mano quando ero ancora praticamente chinata a terra a prendere il torsolo.
Poi ha alzato quella maledetta mano e il torsolo si è fermato, ha aperto gli occhi, ha spostato la mano, ed è caduto a terra.
Ma, insomma, è impossibile!
Certo, dovrebbe essere impossibile anche tirare un torsolo di mela a 100 metri al secondo o giù di lì, ma sono solo dettagli insignificanti.
Lui mi guarda come se fossi impazzita, e sto iniziando a crederlo anche io.
Quando sto per chiederli come cavolo abbia fatto entra Jasmine, ancora scossa per quello che è successo, che guarda prima me poi la signorina Josephine come se non stesse capendo cosa stia succedendo.
-Julie, Joseph, cosa sta succedendo?- chiede, appunto!
-Niente- risponde Josephine tranquillo, precedendomi, la mia risposta sarebbe stata molto diversa, ma decido di tenere il gioco.
-Niente, non preoccuparti, Josephine stava solo dicendo che la carne non basta per tutti e che si sacrificherà per farla mangiare a noi ragazze- dico con voce angelica, raccogliendo il torsolo e buttandolo nell’immondizia.
Aspetta un momento, perché l’ho fatto?
-Vedo che abbiamo imparato le buone maniere- commenta Joseph serafico -la carne, non basta per tutti, ma dato che Julietta non ha fame mi ha offerto la sua parte, per ringraziarmi di aver cucinato- rigira Josephine.
-Non chiamarmi Julietta, e comunque…- ma vengo interrota da Jasmine.
-Non preoccupatevi per me, non ho molta fame, credo che prenderò solo un po’ di purè- dice, occupati com’eravamo a litigare non abbiamo pensato a Jasmine, la piccola oggi ha vissuto un bruttissimo pomeriggio.
-Sicura? ti offro volentieri la mia parte- le dice Joseph, togliendomi le parole di bocca.
-Si, oltretutto sono vegetariana- risponde Jasmine sorridendo stanca, prende un piatto, ci mette un po’ di purè e si avvia in sala, seguita da noi due.
A tavola non parliamo molto, perché non sappiamo che dirci, io vorrei uscire, sento il grande desiderio di uscire, ma Josephine ha chiuso la porta a chiave ed ha sbarrato tutte le finestre, che razza di ragazzina fifona!
Inoltre domani sarà il mio primo giorno di scuola, e l’unica cosa che mi ha detto Joseph è che non permetterà che io faccia filone, e credo che faccia sul serio.
Non sono tipa da fasi mettere i piedi in testa, ma mio fratello mi incute un certo timore, credo che possieda delle capacità molto singolari, ma cercherò di rendergli la convivenza un inferno.
Dopotutto, sono pur sempre Julie Jones.

 

(Jasmine)
Sono stanca, non riesco a dormire, sono dall’altra parte del mondo, ho conosciuto i miei fratelli e li trovo già incredibilmente freddi ed estranei.
Pensavo di poter contare su qualche segno di familiarità, ma sono totalmente diversi da me, da zio Jim, da Joanna e da tutto ciò che conosco.
Io sono una ragazza semplice, ho avuto una vita normale, loro no, loro sono strani, bizzarri, e non riesco a togliermi dalla mente le voci di quei due uomini.
Dormire mi è impossibile, di solito quando ho questi problemi c’è sempre Joanna ad aiutarmi, ora sono sola, e le coperte invernali sono claustrofobiche.
Decido di alzarmi, e noto con orrore che Julie non è a letto.
Così mi avvio in sala per prendere un bicchiere di latte.
Quando arrivo lì incontro Julie, ma decido di ignorarla, perché non mi sembra molto incline a parlare.
Prendo un bicchiere, lo riempio, e mi siedo sul divano del soggiorno.
-Attenta a non sporcare, Josephine darebbe di matto- mi avverte Julie, apparendo nell’oscurità e sedendosi affianco a me.
-Non riesci a dormire?- mi chiede, fredda, distaccata, come se in realtà non le importasse ma fosse costretta a chiederlo.
-Non devi interessarti a me solo perché sei mia sorella- le dico seccata, lei resta zitta, e mi sento delusa.
-Beh, scusa se ti ho delusa, ma praticamente non ti ho mai vista in vita mia, è ovvio che non so come prenderti- ribatte ovvia.
-Scusa, ma tu leggi nel pensiero?- chiedo meravigliata.
-No, ma è il modo in cui hai sospirato, come se ti aspettassi che fossi davvero interessata ai tuoi incubi- risponde, sempre coperta dall’oscurità.
-Ovvio che non ti interessi, chissà quanti problemi hai tu?- le dico, forse in maniera troppo crudele, ma non può credere che io non mi sia accorta dei graffi che ha sui polsi, che cerca di coprire con dei polsini.
-Non mi taglio- risponde solamente.
Si, e io mi chiamo Ginevra.
Alzo gli occhi, finisco il bicchiere, vado in cucina a posarlo, e mi avvio in camera mia.
Ma prima di chiudermi la porta alle spalle sento un sussurro singhiozzato venire dal salotto, dove ho lasciato Julie.
-Mamma, perché mi dici questo?!- 

 

 

 

(A.A.)
Scusate l’enorme ritardo, anime buone che mi seguono!
Il fatto è che ho tantissime cose da fare, inoltre devo anche recuperare un debito a latino eccetera eccetera.
Probabilmente avrei anche smesso di scrivere la storia, se non fosse stato per mia sorella.
Ma vi prometto che continuerà, anche se non so quando sarà il prossimo capitolo.
Alla prossima.

   
 
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