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Autore: Sophie Isabella Nikolaevna    28/01/2014    1 recensioni
Se qualcuno vi proponesse di andare a vedere una fenice che vola oltre il soffitto crollato di un vecchio faro, cosa fareste?
"...scusami se ho i capelli biondi sempre spettinati, se non sono bella ed elegante come lei ma, sai, io penso di assomigliare più ad un raggio di sole, e i raggi di sole non ubbidiscono a regole di nessun genere...".
Piccolo "assaggio" di una storia che forse pubblicherò più avanti.
Genere: Malinconico, Slice of life, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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fenice

IL CIELO DELLA FENICE






Il sole del mattino rendeva il paesaggio simile ad una vecchia fotografia, una di quelle ormai ingiallite.
La ragazza dai capelli biondi fissò l'amico, le sue sopracciglia agrottate. Si ostinava a non guardarla negli occhi.
"Ieri Marina mi ha parlato del vecchio faro", disse, continuando a guardarlo. "Potremmo andarci. Dice che se si guarda in alto, dal soffitto crollato si vede volare una fenice".
L'amico non si voltò a guardarla. La ragazza si morse il labbro. Non le aveva creduto. Sapeva che quel giorno, prima o poi, sarebbe arrivato: il giorno in cui anche il suo migliore amico l'avrebbe considerata pazza.
"Te lo giuro", disse con voce ferma. "Me l'ha detto. E' un'antica leggenda dei marinai. Andiamo a vedere, dài". Silenzio. Il vento salato che veniva dal mare la colpì in faccia, portandosi dietro ricordi di giornate perdute. Contò fino a cinque, poi lo disse. "Non puoi continuare a soffrire così per una persona che non ti merita".
Finalmente, il suo amico si voltò verso di lei.
"Una fenice?".
"Sì", rispose lei speranzosa. Forse, forse quella persona non era riuscita a portarle via il suo amico di sempre. Forse loro due erano rimasti gli esploratori che erano stati da bambini, pronti a lanciarsi ogni giorno in nuove sfide.
"E va bene". Accennò un sorriso. "Andiamo a vedere. Sono curioso".
Il sorriso accennato si trasformò in un sorriso vero, spontaneo. Lo stesso che si formò sulle labbra della ragazza un momento dopo.

E si resero conto nel medesimo istante che era passato davvero tanto tempo dall'ultima volta in cui entrambi avevano sorriso.

La strada chiara scorreva lenta sotto i loro piedi. La piccola città di mare era già in attività: sale giochi, fruttivendoli, chioschi di gelati attiravano i primi clienti del mattino. Dalla porta di un piccolo bar uscivano le note di una canzone e la morbida voce della cantante. La ragazza dai capelli biondi riuscì a capire qualcosa dell'inglese del ritornello: la canzone parlava a sua volta di una canzone, una canzone sulla vita. Una vita imprevedibile, vissuta all'ordine del giorno. Si fermarono davanti al piccolo bar. "Qui birra al cacao!", era scritto su una lavagnetta appesa alla porta.
"L'hai mai bevuta la birra al cacao?", chiese lei.
"No", fu la risposta.
"Nemmeno io".
"E' mattina, staremo malissimo".
"Dici?".
"E non riusciremo mai a salire in cima al faro".
"Secondo me invece ce la faremo. E poi, hai alternative? Non potremo certo prenderla quando saremo con i nostri genitori".
"Potremmo venire qui, una di queste sere".
"E lasciare a casa Paolo, Sofia e Marina con i genitori? Non credo proprio, vorrebbero venire anche loro, inoltre Sofia non ci lascerebbe mai andare da soli. Bella grazia che siamo riusciti a uscire ora. E poi, mentre a Paolo e a Marina piacerebbe, lo sai che a Sofia non vanno a genio certe cose".
Il ragazzo sospirò.
"Sì, lo so".
Lei si fissò le scarpe in silenzio per qualche secondo, dopodiché si decise a parlare:
"Sei sicuro di non desiderare mai che lei sia diversa?".
Si voltò a guardarlo. Anche lui si stava fissando le scarpe. Sospirò di nuovo:
"Ti prego, non chiedermi certe cose".
"E' perché hai paura di quello che potresti rispondermi".
"Avanti, prendiamo la birra e andiamo al faro".
Entrò nel bar con passo deciso. La ragazza rimase ferma davanti all'entrata a fissare la lavagnetta, poi lo seguì.
La canzone era finita.

I bicchieri di plastica erano più pesanti da portare in giro di quello che pensava, e in effetti l'alcol a quell'ora del mattino era un pugno nello stomaco. Ma almeno la birra era buona. Mentre camminavano fianco a fianco sul lungo mare, la ragazza pregava che non sbucassero da qualche parte i suoi genitori o, ancora peggio, sua cugina Sofia.
"Marina ti ha spiegato meglio questa leggenda?", le chiese il ragazzo.
"Sì". Si strinse nelle spalle, sperando che la birra mattutina facesse presto il suo effetto. Forse per la prima volta nella sua vita, aveva bisogno di qualcosa che le togliesse i freni. "Mi ha raccontato che quel faro è stato abbandonato perché i guardiani, dopo un po' che vi stavano dentro, avevano le allucinazioni, e vedevano una fenice volare nel cielo. Sembra che anche tutt'ora chi vi entra soffra di allucinazioni, e veda una fenice che vola sopra il soffitto crollato. Questo fenomeno è stato chiamato 'il cielo della fenice'". Fece una pausa. "Semplicemente", ammise a forza, "vorrei vivere con te qualcosa che nessun altro potrà mai vivere. Sofia ti tiene tutto il tempo con sé, e sono sicura che passiate insieme dei momenti bellissimi. Ma non trascorrevamo insieme una mattina, io e te da soli, dall'anno scorso. Qualunque esperienza tu possa vivere con Sofia, non vivrai mai con lei niente di tutto questo. Lei non ti porterà mai a vedere una fenice. E quando ho visto la lavagnetta che invitava a comprare la birra al cacao, ho pensato che Sofia non ti avrebbe nemmeno mai portato a bere la birra al cacao. La verità è...". La mano con cui teneva il bicchiere le tremava pericolosamente. Prese un bel respiro. "...è che mi manca tutto il tempo che trascorrevamo insieme prima di... prima di Sofia".
mai, mai aveva avuto paura di una risposta come in quel momento. "perché sei il mio migliore amico", si affrettò ad aggiungere. così andava meglio.
"Anche tu mi manchi". Guardava dritto davanti a sé. "A volte vorrei che tornasse tutto come ai vecchi tempi, quando tu ridevi sempre".
"Eravamo bambini".
"Si parla di un anno fa. Non eravamo più bambini".
La ragazza fu presa dal panico e buttò giù un sorso di birra. Non le piaceva la piega che il discorso stava prendendo. Arrivò il primo giramento di testa.
"Voglio bene a mia cugina", rispose leggermente confusa. "Ma mi manca il modo in cui eravamo amici prima".
"Sono d'accordo. Manca anche a me". La ragazza tirò un sospiro di sollievo. Era andata bene, non aveva frainteso - o meglio aveva continuato, per il bene di tutti, a fraintendere. "Ma allo stesso tempo, non posso separarmi da lei. prova a capirmi".
Capire, capire. La ragazza capiva il peso di quelle parole, ma le arrivavano come da un sogno.
"Mh. Certo", disse. Sorrise senza un motivo, la testa cominciava a farsi pesante.
"Stai bene?".
"Sì, sì! Benissimo".
Senza nemmeno accorgersene erano già arrivati al faro. Si stagliava in controluce, grigio chiaro, ma scuro in confronto al cielo. Si sentiva pervasa da un caldo interno, un fuoco indefinibile dal petto alla gola alla testa. Davvero una birra era capace di questo? Forse si sentiva così solo perché era mattino. Il faro sembrò ondeggiare, volare via. Sorrise. Alla fine non era questo che aveva sempre voluto? Da soli, il sole nei loro occhi, un'avventura davanti. Qualcosa che non avrebbe avuto fine. Credeva. Sperava. Sperava con tutta se stessa. Gli prese la mano e lo condusse verso l'entrata, non l'avevano ancora sbarrata, la porta arrugginita era aperta. Un viaggio. L'ombra era grigia e piacevole, dentro li avvolse una fredda umidità, odori trapassati aleggiavano nell'aria abbandonata. Una torre cava, enorme e vuota, l'eco prepotente quasi indesiderato di parole che avrebbero dovuto rimanere segrete, inascoltate, sussurrate, parole che avrebbero dovuto rimanere lì per sempre, quali parole, non lo sapeva, non lo capiva. Il terreno cominciava ad inclinarsi e lei teneva ancora la sua mano. Avrbbero dovuto salire la scala ma lei non ce l'avrebbe fatta, sarebbe caduta, sì, avrebbe volato come la fenice dei racconti, ma ecco le mani, la sorreggevano, una domanda, parole preoccupate: "ce la fai?". Sì, sì, ce la faccio, non preoccuparti, e non vorrei mai darti fastidio scusami se sono qui, scusami per la mia presenza, scusami se ho i capelli biondi sempre spettinati e se non sono bella ed elegante come lei ma sai, io penso di assomigliare più ad un raggio di sole e i raggi di sole non ubbidiscono a regole di nessun genere; ed ecco che i gradini scorrevano sotto i suoi piedi, le sembrava oscillassero ma forse non era così, stava riuscendo a salirli, davvero?, davvero stava riuscendo a salirli?, guardò in alto, il soffitto crollato, un azzurro accecante e sfrigolante di stelle dorate, pioggia di luce che cadeva dal sole, "la vedi?", i gradivi salivano e si arrotondavano, rideva, rideva senza un motivo e si sentiva cadere e allora volava, chiudeva gli occhi e dormiva per secoli e millenni ma poi li riapriva ed ecco di nuovo il faro, un secondo di tempo era passato, e le sue mani erano ancora lì intorno a lei mentre salivano, mentre la luce si avvicinava al suo naso fino quasi a toccarla, e Sofia no, lei non avrebbe mai provato niente di tutto questo, "la vedi?", il sole le sorrideva, allungava le sue mani fino a lei, la riuniva con la sua natura, i raggi d'oro come i suoi capelli, il suo migliore amico, quello che avrebbe dovuto essere il suo migliore amico ma che nemmeno lei avrebbe saputo definire, i suoi occhi la stavano guardando e lei lo sapeva, quel momento, il cielo della fenice, sarebbe stato loro, per sempre, per sempre, di nessun altro.

Sapeva che tutto sarebbe finito presto, che quello stesso sole sarebbe stato la loro maledizione... quando diventa rosso come il sangue e si allarga in un disco terribile e scompare al di là dei campi, degli alberi e dell'odore di sterco che viene da lontano della campagna... sapeva che quel sole li avrebbe condannati, sapeva che non sarebbe mai più stata felice... ma così sarebbe stato felice lui, lui, lui doveva essere felice, lui lo meritava, una vita felice senza di lei.

"La vedi?". Il suo sorriso sfacciato affrontava il sole, urlava la gioia pura. Lingue di fuoco le protendevano dita forti e accecanti, il fuoco volava nel cielo azzurro, un sole in esplosione.
"Sì, sì!". Una delle sue mani la lasciò e indicò la luce, l'immensa luce, l'immenso fuoco. "Sì! La vedo!".
Chiuse gli occhi e rise ancora. Il calore dell'astro la invase. Gettò all'indietro i capelli del colore del grano e della fenice e rise. Rise fino a lacrimare. Rise di nuovo, come voleva lui. Allargò le braccia e rise, e si abbandonò al sostegno di quelle mani. Non cadde. Lui non la baciò, non le chiese di sposarla. Non finì tutto come nei film e nei libri. Ma lei sapeva che quel momento non sarebbe mai uscito da quel faro, che quella libertà, la libertà più completa, luminosa e provocatoria sarebbe stata solo loro, per sempre, della ragazza dai capelli biondi e del ragazzo timido, dei due migliori amici, del loro destino e dei loro pensieri a briglia sciolta.
Rise e annuì.
Il sole la vide annuire, capì e annuì a sua volta.






N.d.A.

Ciao a tutti!
Tranquilli: è normale che non abbiate capito niente.
Questo è il primo assaggio (come un "trailer", se vogliamo) di una storia che sto scrivendo, una storia con intenzioni serie una volta tanto. Sarà una storia a più capitoli molto lunga, e non penso di pubblicarla qui: sapete, anche solo per questioni di copyright. Se qualcuno me la rubasse potrei prenderla molto male! Ma forse invece cambierò idea e la pubblicherò, il problema è che prima di pubblicarla... devo scriverla, e penso ci vorrà molto tempo. Ho in mente l'intera storia, ma il problema è, come dire... la regia. Come la scrivo? Come la imposto? In che persona devo parlare? Devo raccontare prima questo o prima quello? Questa scena mi è uscita spontanea, è scritta in terza persona, eppure i primi capitoli che ho buttato giù sono in prima persona. Non sono neanche sicura al cento per cento che inserirò questa scena, forse alla fine sarà come una delle "scene eliminate" dei film. Aiuto!
Spero di riuscire presto a farvi leggere l'intera storia, ma ripeto, ci vorrà tempo e non sono nemmeno sicura di pubblicarla qui.
Fatemi sapere cosa ne pensate e a presto (si spera!).

Sophie





   
 
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