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Autore: Neverland98    29/01/2014    2 recensioni
[Dal capitolo 9]
La porta si aprì lasciando entrare una luce accecante che la costrinse a chiudere gli occhi, “Finalmente”, pensò, “Sono libera!”.
Genere: Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Elsa non sapeva dire quanto tempo fosse passato prima che Bruce rientrasse in macchina. Ore? Probabilmente sì. Era rimasta a fissare il prato che la circondava. Che gli stavano facendo? Il pensiero non le dava tregua. Bruce le aveva giurato che nessuno le avrebbe fatto del male e invece lei poteva aver firmato la sua condanna a morte.
Avrebbe voluto morire.
Guardò il cielo e vide che era diventato scuro, la cosa non le piacque affatto. Bruce era dentro il Castello da troppo tempo, e se... E se non ne fosse uscito mai più? Il cuore prese a martellarle in petto. Calma, doveva stare calma. Iniziò a muoversi freneticamente come un leone in gabbia, accavallava le gambe, le scioglieva, le accavallava di nuovo... Non riusciva a darsi pace. Bruce, cosa ti stanno facendo?
Persa tra i suoi pensieri, non si rese neppure conto che lui l'aveva raggiunta ed era entrato in macchina. Il rumore dello sportello che sbatteva la fece sobbalzare. Senza tanti convenevoli Bruce le prese il volto con forza e le coprì gli occhi con la solita benda.
“Bruce...”
“Che vuoi?”
Non poteva vederlo, chissà se aveva i segni di una qualche violenza.
“Cosa... cosa ti hanno fatto?”
“Che te ne frega?”
Elsa sentì il sangue gelarle nelle vene, non poteva – non voleva – perderlo.
“Senti, mi... mi dispiace per prima... Io... non volevo che ti accadesse nulla di male...”
Le labbra di Bruce si incresparono in un sorriso amaro: “No, certo. Tu non vuoi mai...”
E chissà perchè quelle parole colpirono Elsa come una pugnalata.
“Okay – si sistemò i capelli dietro le orecchie – è chiaro che abbiamo un problema! Però, però... Io... devo saperlo, tu... Mi odi?”
Bruce aggrottò le sopracciglia e il silenzio che seguì per Elsa fu devastante.
Chi tace acconsente.
“No, non ci riesco...” ammise Bruce in un sussurro. Dopo un po'.
Il cuore di Elsa fece le capriole per la felicità.
“Pensi che un giorno potrai perdonarmi?” il tono di lei era pratico, né supplichevole né malinconico. Solo asettico.
Bruce girò la testa verso di lei e abbozzò un sorriso più dolce: “Purtroppo per me, l'ho già fatto!”
Riportò lo sguardo sulla strada e nessuno dei due parlò per il resto del tragitto.

 

“Siamo arrivati” Bruce parcheggiò la macchina in una grande area posteggio e sciolse la benda di Elsa.
“Non siamo a casa...” Elsa si guardò intorno confusa e perchè no, anche un po' impaurita.
“No, non siamo a casa mia. Vieni...” scese dalla macchina e le aprì la portiera, come tutte le volte. “Bruce, perchè sono ancora con te? Non dovrei essere nella stanza d'isolamento?” lo guardò confusa. Era ormai sera inoltrata e all'aperto soffiava un vento decisamente freddo. C'era una notevole escursione termica tra mattina e sera. Bruce colse in Elsa il leggero tremore e si sfilò la giacca per posargliela sulle spalle scoperte. Elsa lo osservò bene, non aveva lividi o contusioni, almeno non troppo evidenti. Era un buon segno, giusto?
“Grazie...” mormorò abbassando lo sguardo. Più Bruce era gentile con lei, più Elsa si sentiva uno schifo.
“Buona condotta...” l'uomo si strinse nelle spalle.
“E perchè continui ad ospitarmi? Perchè non mi hai spedito in qualche alberghetto da queste parti?”
“Vuoi che lo faccia?”
Elsa avvampò: “No, no, assolutamente! Pensavo solo che...”
“Senti, Elsa, sono le dieci di sera, ho fame e sono stanco... Questo è il parcheggio di uno dei ristoranti più in vista di Nashville, siamo qui per mangiare. Allora entriamo?” indicò con il mento l'ingresso del ristorante.
Elsa annuì convinta.
Aveva fame anche lei.

 

Il cibo era ottimo. Per lo più a base di pesce. Elsa sorrise al cameriere che le porse un nuovo piatto di salmone affumicato. Anche Bruce, a differenza del solito, stava mangiando con appetito.
“Allora, tuo padre era un uomo violento, eh?” iniziò Bruce. Non si erano detti niente per tutto il pasto, Elsa fu abbastanza sorpresa e ci mise un po' a rispondere.
“Uh? Ah, si...” abbassò lo sguardo e infilzò un pezzo di salmone con la forchetta.
“Ti picchiava spesso?” Bruce ingoiò un po' del suo pesce.
“Sì” ammise Elsa deponendo le posate come armi.
“E tu che facevi?” aggrottò le sopracciglia, curioso.
“Cosa avrei potuto fare, secondo te?” quella domanda infastidì Elsa.
“Non so. Piangevi, scappavi, ti nascondevi...”
“Da come parli sembra che tu abbia vissuto un'esperienza analoga...” era il momento di Bruce di parlare della sua vita. Ma lui si limitò ad annuire e a sorseggiare un po' di vino.
“Bruce, ti ricordi quando ci siamo conosciuti?”
Lui ridacchiò: “E chi se lo dimentica? Eri bellissima mentre usavi i sacchetti della spesa come ombrello...”
“Spiritoso...” rise anche lei “Ma seriamente, mi dicesti di non esserti mai innamorato. Era una bugia anche quella? Come il fatto che ti chiamavi Tim?”
Bruce riflettè un attimo su cosa dire: “Sì”
“Quindi ti sei innamorato una volta?” Elsa ripensò alla forcina.
“Una volta sola, di una collega. Si chiamava Mia...” Bruce si riempì nuovamente il bicchiere di vino.
“E dov'è ora?” azzardò Elsa, anche se sapeva di non doverlo chiedere.
“E' morta. Una sparatoria, lei si è buttata al posto mio, mi ha fatto da scudo.” Bruce deglutì, era ovvio che si sentiva in colpa.
Elsa non sapeva che dire, allungò la mano e la posò su quella di lui. Bruce non si ritrasse.
“Mi dispiace...” sussurrò.
Bruce si strinse nelle spalle: “Nel nostro lavoro sono cose che capitano.”
“Ed era bella?” Elsa si sforzò di sorridere. Temeva la risposta, ma doveva saperlo.
“Molto” Bruce evitò il suo sguardo “La donna più bella che avessi mai visto”
Elsa si sentì morire, ma non lo mostrò. Per una che aveva passato la vita odiando il proprio riflesso allo specchio, quella non era esattamente la situazione migliore.
“Ti manca?”
Bruce non rispose.
“Perchè ti interessa tanto, non sarai mica gelosa?” sorrisetto arrogante.
“No, io... Sei davvero incredibile!” Elsa incrociò le braccia e mise il broncio.
“Vuoi altro da mangiare?” Bruce indicò il piatto vuoto di Elsa.
“No, possiamo andare...”
“Bene!”
Se ne andarono.
 

Bruce era steso sul divano, dormiva. Non si era neppure cambiato, indossava ancora i pantaloni e la camicia. La giacca l'aveva data a Elsa. Il fuoco del camino illuminava il suo corpo. Elsa entrò nel salone buio e si sedette accanto a Bruce. Gli passò una mano tra i capelli, accarezzandolo.
Mia.
Non era giusto portare rancore verso una donna morta, che tra l'altro Elsa non aveva nemmeno mai conosciuto. Ma la odiava, non poteva farci niente.
Era stata bella, sicuramente in gamba, agile, perfetta...
Tornò a fissare il volto rilassato di Bruce. Lui la credeva di sopra, a letto, ma lei non riusciva a dormire. Si chinò su di lui e gli stampò un bacio delicato sulle labbra. “Non ti sei nemmeno cambiato!” bisbigliò tra sé e sé. Iniziò a sbottonargli la camicia, rapita dalla vista delle cicatrici che emergevano man mano che la stoffa le scopriva. Bruce sembrava non accorgersi di niente, era molto -troppo- stanco. Elsa si chinò nuovamente per baciargli la guancia e scivolare poi sul collo. Era incredibile il modo in cui baciando Bruce, Elsa sentisse un calore invaderle il cuore.
“Che stai facendo...?” la voce assonnata di Bruce fece sobbalzare Elsa. Smise immediatamente di baciarlo e lo guardò negli occhi semi chiusi.
“Ti do fastidio?” sussurrò.
“Naa, lo so che sono irresistibile, non è colpa tua!” di nuovo il sorrisetto.
Elsa ridacchiò e si chinò su di lui, ma invece di baciarlo, gli morse il labbro di sotto.
“Ahi! Hai deciso di farmi morire dissanguato?”
“No, solo di farti soffrire un po'!” Elsa fece l'occhiolino.
Bruce si mise a sedere stiracchiandosi, lei gli si sedette in braccio e gli circondò il collo con le braccia.
“In teoria io volevo dormire...” Bruce sorrise e lasciò che lei gli baciasse le labbra.
“In teoria...” sussurrò Elsa.
Il fuoco del camino scintillava e riscaldava l'ambiente. Ma non era niente rispetto al calore che entrambi sentivano all'interno dei loro cuori arrugginiti.

 

Il fuoco del camino era spento, ecco perchè Elsa aveva freddo. Oppure perchè non aveva niente addosso. Si stropicciò gli occhi con le mani e sbadigliò, nel grande salone filtravano i raggi del sole e giungeva il cinguettio degli uccellini. Elsa sospirò e affondò il volto nel bracciolo del divano, non aveva voglia di alzarsi.
“Oh, buongiorno” Bruce entrò nella stanza stringendo tra le mani una tazza di caffè. Indossava un paio di jeans e una Polo bianca. “Sei proprio un disastro, Elsie. Guarda che fine hai fatto fare a quella povera camicia...” Bruce scosse la testa e indicò la solita camicia sul pavimento. La raccolse e la porse delicatamente ad Elsa.
“Non mi pare di essere stata io a toglierla...” sorrise sorniona e infilò la camicia.
Bruce si sedette accanto ad Elsa che ne approfittò per sottrargli la tazza di caffè.
“Ehi...!” Bruce si finse offeso.
Elsa si mise seduta sul divano con le gambe incrociate e sorseggiò il caffè caldo.
“Qualche problema, amore?” lo prese in giro sbattendo le ciglia.
Bruce la guardò e scoppiò a ridere.
“Che c'è?” chiese Elsa senza capire.
Lui continuò a ridere.
“Bruce!” posò la tazza – ormai vuota – sul pavimento e fissò Bruce con aria interrogativa.
“Sei davvero sexi con quei baffi!” le fece l'occhiolino.
Elsa si portò subito la mano davanti alla bocca: “O mio dio...”
Bruce estrasse dalla tasca un fazzoletto e pulì il caffè che circondava le labbra di Elsa.
“Sei proprio una bambina!” scosse la testa e sorrise.
“E tu sei proprio antipatico!” gli fece il verso e si stese, poggiando la testa sulle gambe di Bruce.
“Salve!” lo salutò guardandolo dal basso.
“Ci conosciamo?” replicò lui.
“Mi chiamo Elsa la Pazza e lei? Anzi, mi faccia indovinare: Bruce il Bugiardo!” ammiccò.
“Ma lo sai che non sei affatto divertente?” si chinò e le catturò le labbra in un bacio leggero.
Elsa si stiracchiò sorridendo: “Oggi inizia il mio addestramento?”
“Ebbene sì. Purtroppo per l'umanità, presto sarai in grado di utilizzare un fucile!” strizzò l'occhio.
“Invece scommetto che sarò più brava di te!” si finse imbronciata.
Bruce si alzò di scatto e la testa di Elsa affondò bruscamente nei cuscini del divano.
“Ehi...!” lo rimproverò.
“Sì, devo ammettere che sei davvero agile, agente Brent!” le fece l'occhiolino e rise, dandole le spalle. Elsa si mise silenziosamente in piedi e lo agguantò alle spalle, circondandogli la vita con le gambe e il collo con le braccia. “Preso!” esclamò Elsa.
“Hai finito?” Bruce alzò gli occhi al cielo.
“Veramente ho appena iniziato!” gli stampò un bacio sulla guancia e tornò sul pavimento con un balzo. Bruce scosse la testa divertito.
Elsa era divertente, doveva ammetterlo. Era impossibile per lui non sorridere quando era con lei, ecco perchè non riusciva a portarle rancore. Smith però era stato chiaro: la ragazza sapeva troppo, alla fine dei giochi, dopo averla usata per trovare il serial killer, doveva essere eliminata. E ovviamente Smith aveva affidato il compito a lui. Era una sorta di punizione per aver ospitato Elsa e aver disobbedito agli ordini. Ma ne sarebbe stato in grado? Aveva ucciso più di una volta, in passato, ma questa volta era diverso. Anche se doveva ammettere che se proprio Elsa doveva essere uccisa, voleva essere lui a farlo, non voleva abbandonarla nelle mani di qualcun altro.
“Bruce, tutto bene?” Elsa gli si parò davanti e gli prese le mani.
“Sì, certo. Pensavo solo che oggi alle quattro dobbiamo tornare da Smith.”
Elsa annuì noncurante.
“Ho fame...” disse dopo un po'.
“Ti preparerò qualcosa io. Tu intanto va' a metterti qualcosa addosso” le strizzò l'occhio, sornione.
Elsa gli mostrò la lingua e scomparve al piano di sopra.

 

La doccia le aveva fatto proprio bene. Bruce aveva provveduto a comprarle un bagnoschiuma e uno shampoo da donna, molto profumati. Il bagno si era riempito di vapore e lo specchio era completamente appannato. Elsa uscì dal box doccia continuando a cantare, indossò l'accappatoio (altro regalo di Bruce) e impugnò il phon. Ripulì il vetro e si asciugò i capelli che formarono delle onde morbide come al solito. Non le piacevano, i suoi capelli. Lei avrebbe voluto averli lisci come spaghetti, per questo da ragazzina li aveva sempre piastrati. Poi si erano bruciati e aveva dovuto accettarli così com'erano. Sbuffò e passò il pettine tra i capelli ormai asciutti. Lo specchio le rimandava l'immagine di una donna non molto alta, magra e con un sorriso sul volto. I capelli biondi erano attraversati da riflessi lucenti e ricadevano morbidi sulla schiena. Erano cresciuti tantissimo. Uscì dal bagno ed avvertì un brivido di freddo attraverso l'accappatoio leggero. Raggiunse la sua stanza e optò per un paio di jeans di Armani e una Polo (ovviamente regali di Bruce) azzurra come i suoi occhi. E come quelli di Bruce. Aveva scelto di proposito di vestirsi come lui, giusto per fargli un dispetto. Ridacchiò e scese al piano di sotto, pronta a godersi la reazione di Bruce.
“Che cosa ti sei messa?” era appoggiato sul bancone della cucina, stava condendo l'insalata e i vestiti costosi erano protetti da un grembiule bianco.
Era buffo e sexy allo stesso tempo.
“Tu piuttosto... Mi piace quel grembiule, ti dona!” fece l'occhiolino.
“Guarda che ti sto preparando il pranzo! Portami rispetto!” si finse offeso.
“Sai anche cucinare! C'è qualcosa che non sai fare?” Elsa si sedette al tavolo e vi appoggiò i piedi.
“No, in effetti. Io so fare tutto! Ora togli quei piedi dal tavolo di cristallo!”
“E se non volessi farlo?” lo guardò con aria di sfida.
“Io non ti preparo il pranzo!” questa volta fu lui a fare la linguaccia.
Elsa scoppiò a ridere: “No, ti prego! Non puoi farmi questo!” lo implorò tra le risate.
Bruce le si avvicinò con in mano il pacco della farina e glielo rovesciò in testa.
“Brutto idiota!”
Bruce stava ridendo e non vide Elsa strappargli la confezione dalle mani e vendicarsi.
“Come hai osato!”
Questa volta fu il turno di lei di ridere.
“Vieni subito qui, se hai coraggio!” Bruce si passò una mano tra i capelli che grondavano farina.
“E tu prendimi, se ci riesci!” Elsa iniziò a correre per tutto il piano di sotto, inseguita da Bruce. Il rumore delle loro risate riecheggiava nell'ambiente.




Ecco il nuovo capitolo! Enjoy ;)

 

   
 
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