Leila
Prima di salire
sull’aereo mi ha detto che ci aveva già pensato,
lo spero per lui. Stiamo quasi per atterrare a Vienna e la sua mano sta
stringendo ancora la mia, lui si è addormentato, il volo
è durato circa un’ora. Lo sveglio, devo sapere che
cosa ha in mente di fare: “Andy” lo chiamo,lo
scuoto un poco e lui apre gli occhi: “Siamo
arrivati?” chiede stiracchiandosi e mi lascia la mano per
stropicciarsi gli occhi.
“Sì,
stiamo per decollare” gli dico osservandolo
“Tra
quanto?”
“Tra
poco”
“Poco
quanto?” chiede irritato
“Ah”
sussurro; solo adesso ho capito cosa voleva dire.
“Tra
quindici minuti, spegni il cellulare” annuncio schiarendomi
la voce.
“Bene”
mi fa lui.
“Senti,
cosa hai intenzione di fare con me?” sparo: devo togliermi
questo peso. Ho paura.
“Non
ti preoccupare” dice con semplicità.
“Ma…”
faccio per controbattere ma lui mi dice di star zitta e che avrei
saputo tutto una volta arrivati a Vienna. Io mi sistemo meglio sul
sedile e mi preparo ad atterrare.
Rimettiamo i
piedi a terra dopo una buona mezz’ora, il tempo necessario
per l’atterraggio e la fila per scendere giù di
lì. Poso i piedi sulla pista d’atterraggio, dove
sono parcheggiati gli aerei, siamo all’aeroporto di Schwechat IATA a
pochi chilometri da Vienna. Siamo arrivati finalmente ed io non so cosa
fare, Andy mi evita ed evita di rispondermi ma mi tiene sempre per
mano: come se avesse paura di perdermi. Mi dice:
“Seguimi” e mi porta verso l’entrata
dell’aeroporto da dove partono i pullman per raggiungere il
centro di Vienna. Raggiungiamo mano nella mano le panchine blu dove i
passeggeri si siedono e aspettano
il loro volo, di fronte a noi c’è un bar.
“Hai
fame?” mi chiede Andy
“No”
dico “Perché non andiamo a prendere i nostri
bagagli?” chiedo.
“Non
c’è bisogno ci arriveranno direttamente nella
camera dell’Hotel”.
“Ah”
dico. Mi sono stancata di fare domande e di non ricevere risposte
quindi annuisco e basta.
Lui controlla
l’orologio e dice fra sé e sé
“Dovrebbe essere arrivato già”
“Chi?”
faccio io
“Lionel”
risponde con semplicità Andy poi aggiunge: “Ti
spiegherà tutto lui, Leila”.
Sono passati
cinque minuti, Lionel è arrivato e si è
presentato: “Lionel Floors” mi dice stringendomi la
mano “Leila” rispondo. Lui mi guarda in modo strano
“Come scusa?”
“Leila”
dico scandendo le parole
“Leila?
Non è un nome. Nessuno ha un nome così”
mi dice
Rispondo
scocciata: ”Beh, allora lo hai sentito adesso la prima
volta…”
“Scusa
non volevo offenderti” si scusa Lionel.
“No.
Leila è il diminutivo” dico per argomentare.
“Di?”
chiede lui
“Di
Simonel.Sono Simonel Micciardi, piacere” dico, vediamo
di finirla con questa stupidaggine e fammi vedere che vuole. Penso
irritata dalla pagliacciata.
“Simonel?
Che nome simpatico.” Controbatte lui.
“Io
sono Leila e basta” “Non Simonel” dico
stufa.
“Ma
perché?” chiede. Che tipo insistente.
“Perché
io di mio padre non voglio niente, né il nome che ha scelto
per me, né il suo cognome.
Io sono Leila,
basta. Leila…Prendilo
come vuoi: come nome, soprannome, nome d’arte. BASTA CHE NON
MI CHIAMI SIMONEL. Chiaro Lionel?” gli sto sbraitando contro.
“Oh
sì, si certo” risponde Lionel “Che
caratterino ,Simonel” dice. Gli lancio
un’occhiataccia e lui si corregge: “Scusa,
Leila”.
Chiedo:
“Bene, dimmi cosa devo fare.”
Andy se
n’è andato appena è arrivato Lionel
“Ti lascio in buone mani” ha
detto “Vengo subito”.
Siamo
all’aeroporto, difronte al bar. Lui risponde: “Hai
tutto?”
“Sì”
dico
“Allora
vai in quel bagno e camuffati. Fallo per bene”. E
m’indica il bagno delle donne.
“Okay”
dico. M’incammino verso il bagno, spingo la maniglia di una
porta rossa con il cartellino con scritto “Woman”
entro in un bagnetto e mi chiudo a chiave. Apro la mia borsa e prendo il
beauty case verde acqua, lo appoggio sul lavandino e cerco il
necessario, tinta, forbici, lenti a contatto, trucchi. Ci metto due ore
circa, in tutto quel lasso di tempo Lionel non si è fatto
proprio sentire, è un tipo che sa aspettare.
Ho finito. Mi
guardo allo specchio: niente più ricci castani lunghissimi,
niente più occhi color nocciola, niente più pelle
olivastra, niente più viso acqua e sapone .Il tutto ha
lasciato il posto a un viso che sembra più adulto nonostante
i suoi diciott’anni appena compiuti, capelli corti fino alle
spalle: li ho tagliati. Ora sono biondi: li ho tinti. Sono lisci: li ho
piastrati. I miei occhi sono azzurri, con le lenti a contatto e sono
truccati con molto eyeliner e mascara. La pelle è pallida,
le mie labbra rosse: niente più labbra rosa pallido. Il mio
corpo da donna che è sempre stato nascosto sotto maglioni
larghi e felpe enormi con questo travestimento ha riacquistato valore:
indosso un jeans aderente e una maglietta scollata, nel complesso non
sono molto male: ma dimostro dieci anni in più. Esco dal
bagno, Lionel e Andy si sono addormentati sulla sedia nella hall
dell’aerostazione. Li scuoto. Si svegliano. Non mi
riconoscono nel dormiveglia, si alzano di scatto e mettono la mano alla
cintura alla ricerca di una pistola. Fanno questo movimento spesso,
perché è tutto molto meccanico. “Fermi
sono Leila!” dico “Ah, Leila” dice Andy
“Non ti avevamo riconosciuto…Stai bene.”
Arrossisco. Lionel aggiunge: “Non stiamo scherzano stai bene
bionda e soprattutto sei quasi irriconoscibile”. Non so che
dire, mi sento ridicola. Rispondo con un semplice: “Grazie.
Ora che devo fare?” Andy sembra ricordarsi di qualcosa:
“Ah ecco! Ho chiamato il Victoria per definire le ultime
cose, mi ha detto che come libero cittadino non puoi far parte della
congiura o aiutarci, devi essere un assistent.”
“Una
cosa?” chiedo
“Per
il Victoria, dato che si tratta di tuo padre la tua collaborazione
è fondamentale. Perciò ti concede di diventare
assistent, in altre parole un agente segreto
“apprendista”. L’assistent è
il primo grado di livello, ma dato che sei tu ,il procedimento e le
pratiche saranno brevi, ma ne devi essere sicura: sarai
un’agente segreto nel futuro. Sarà il tuo mestiere
e non potrai tornare indietro, è una carriera
rischiosa”.
“Lo
so, ma che procedimento e pratiche intendi?” chiedo
“Allora
le pratiche sono semplici, sono fogli di carta: documenti da compilare.
Età, data di nascita ,livello
d’istruzione…Poi ci sarà il giuramento,
dovrai giurare di non tradire mai il Victoria e una commissione
deciderà se farti entrare o no in base a come compilerai le
pratiche e in base a come andrà il tuo incontro con i vari
medici: psichiatri, oculisti, psicologi. Devi essere un individuo sano.
Dopodiché diventerai un assistent e sarai affidata a un
agente per il tirocinio, l’addestramento e tutto il resto. Il
tirocinio e l’addestramento per te saranno insieme e
dureranno complessivamente cinque anni. Tuo padre è molto
importante per il Victoria, lo cercano da anni. Ora ce
l’hanno in mano e hanno una figlia che lo odia dalla loro
parte” mi spiega Lionel
“Quindi?”
chiedo, devo sapere.
“T’ho
detto che le pratiche, il giuramento e l’incontro con i
medici saranno brevi. Come sempre. Per te dureranno cinque giorni, poi
sarai affidata a Lionel per tirocinio e addestramento. Tu sei una delle
poche eccezioni che
il Victoria compie da anni.”
“Lionel
è qui per questo?” dico
“Si te
l’ha mandato il Victoria. Sarà il tuo maestro e
dovrai chiamarlo maestro”. Finisce
Andy esausto e mi chiede: “Quindi? Accetti?”
A questo punto
tanto vale accettare. Sarò un agente, vendicherò
mia madre. Spero di esserne all’altezza, è solo
questa è la mia unica preoccupazione.
“Sì” rispondo infine. Andy e Lionel
rispondono in coro “Grande!” e mi danno una pacca
sulle spalle: “Benvenuta tra noi!” dicono. Mi sono
già affezionata un po’ a entrambi
“E
scusa se ti ho chiamata Simonel” dice Lionel sorridendomi
“No,
non potevi saperlo. Scusami se sono così acida…ma
forse ho capito perché ti piaceva il mio nome:
perché fa…”
“…perché fa rima con Lionel” continua lui e mi sorride. Io ricambio il sorriso e tutti e tre ci dirigiamo verso l’uscita dello SchwechatIATA .
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#BecomeWhoYouAre (Iago).