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Autore: thehurtlocker    01/02/2014    2 recensioni
'Alto, atletico, con la pelle dorata, i capelli color bronzo e due occhi incredibili'.
Questa era l'impressione che Finnick Odair dava ai suoi folli amanti di Capitol City.
'Affascinante, sensuale, con delle dure braccia, un petto muscoloso e una forza indescrivibile'.
Questa era l'impressione che Finnick Odair dava ai suoi compagni di Distretto, e a tutti gli abitanti di Panem.
Ma quanto dell'acclamato Finnick Odair pensate di conoscere davvero?
La risposta? Entrate nella sua testa, nei suoi giochi, nella sua vita.
Genere: Avventura, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Annie Cresta, Finnick Odair, Mags, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments, Otherverse | Avvertimenti: Contenuti forti, Spoiler!
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Capitolo 5

 

Sia a Capitol City, sia nei Distretti, eccetto il 4, la neve si è ormai sciolta da giorni, lasciando spazio a bellissimi fiori dai colori più variopinti, e ad un aroma fresco e pungente nell'aria: ecco la primavera.
Nonostante l'ambiente cambi, la vita di tutti, purtroppo, rimane sempre la stessa; al Distretto 4, però, cominciano a prepararsi i pescatori per il periodo della gara di pesca, l'evento più atteso per gli abitanti del 4, un po' come gli Hunger Games per gli abitanti di Capitol City, i quali stanno già vociferando le preparazioni per la quasi imminente 75esima edizione.
Finnick, sdraiato sulla verde erba del suo giardino, con lo sguardo che vaga perso nell'azzurro cielo, cerca in tutti i modi di non pensare all'estate, a quando dovrà recarsi a Capitol City in veste di mentore e mandare a morte due poveri giovani tra la sua gente; quest'anno, tra l'altro, ricorre l'Edizione Della Memoria, nella quale regole dei giochi cambieranno, quasi sempre in peggio, affinché, ogni venticinque anni, i Distretti di Panem ricordino chi è che comanda.
'Come se già non ce lo ricordassero abbastanza.' dice sconsolato fra sé e sé.
Nei suoi occhi abissali illuminati dalla luce del brillante Sole è riflessa l'immagine del cielo, chiaro e ricoperto di nuvole, che sembrano dolci batuffoli di panna montata, una prelibatezza che Finnick ha potuto assaggiare soltanto nelle prestigiose tavole di Capitol City; agli angoli delle sue iridi il colore è di un verde acceso, causato dagli alti e maestosi alberi che lo circondano. 
Il vento scorre tra le foglie, scostandole, scuotendole, rinvigorendole, distruggendole, creando un fruscio musicale che si appende ai lobi delle orecchie di Finnick come un ometto minuscolo che ne percorre l'interno, arrivando fino al fondo, fermandosi, e sussurrando soavemente quel leggiadro fruscio d'arbusti.
Paiono dirgli, 'Preparati'.
Per cosa?
Nel cielo spunta, di punto in bianco, una nuvola che somiglia lontanamente ad una conchiglia, come quelle che si trovano sulle coste del Distretto 4, come quella che Finnick porta al collo incastrata in una cordicella magistralmente annodata; la collana che Annie gli regalò.
La sua mente salta immediatamente a quel bellissimo giorno appartenente alle due settimane in cui conobbe Annie Cresta per davvero, prima che si trasformasse nella Annie Cresta pazza, indifesa e isterica che è ora.
Era il martedì della seconda settimana, ormai erano giorni che si frequentavano assiduamente, e Finnick non riusciva mai a staccarsi da Annie, a meno che non fosse lei stessa a chiederlo. 
Quel giorno Finnick l'accompagnò per la prima volta a casa; non l'aveva mai fatto perché pensava che i suoi genitori lo odiassero, però lui e Annie erano talmente presi dalla loro conversazione su insegnanti dispotici e scellerati che non si accorsero nemmeno di trovarsi davanti la porta di casa Cresta. 
In realtà, non riuscivano a togliersi gli occhi di dosso per un secondo, non riuscivano mai a congedarsi per poi rivedersi l'indomani, non riuscivano mai a stare l'una senza l'altra.
Quando la mamma di Annie aprì loro fu colta da un gemito di sorpresa misto a felicità; il signor Cresta la raggiunse poco dopo e, con sguardo truce, accolse Finnick stringendogli prontamente la mano, e pronunciando un diffidente 'Salve, Odair'.
Ovviamente, i due genitori erano a conoscenza del fatto che la loro figlioletta uscisse con il sex symbol della nazione, ma non avevano mai pensato di invitarlo a casa loro, finché..
- Ti va di cenare qui da noi, caro? - chiese la signora Cresta in preda all'eccitazione e incapace di contenersi. 
Sia Annie, che suo padre fecero un'espressione di disgusto e sgomento in sincrono, badando di non essere notati dal giovane ragazzo che, tutt'altro che dispiaciuto, accettò con un ilare sorriso l'invito; sapeva che Annie non avrebbe gradito, e ciò rendeva tutto più emozionante.
Una volta entrato, infilò le dita delle mani nella fontanina d'acqua salata che si trovava nell'ingresso; era un'usanza del Distretto 4, significava grande rispetto verso quella casa.
La signora Cresta, che di nome faceva Mildred, si affaccendava a preparare la tavola, mentre il signor Cresta, il quale nome era John, si occupava della cucina, affettando, bollendo, cucinando; non gli piaceva ammetterlo, ma era sempre stata la sua passione.
Trattava il cibo con una cura quasi maniacale; per esempio, quando doveva lavare la lattuga per l'insalata, lo faceva foglia per foglia, linea per linea, con una delicatezza tale.. come se fossero state tutte delle piccole Annie a cui prestare attenzione. 
Quando doveva tagliare il pesce, John Cresta lo sciacquava lentamente nella sorgente in giardino, poi passava il palmo della mano sulla superficie liscia e umidiccia come per accarezzarlo, e poi infilava cautamente il coltello nello stomaco, con la paura di fargli male, come se l'animale fosse ancora vivo. 
Per questo, Finnick osservava con interesse l'uomo, curioso e divertito, pensando che la famiglia di Annie fosse stramba, ma particolare, e ciò aumentava i suoi sentimenti verso la ragazza.
- Hey tu, scemo - lo chiamò Annie - vieni, ti faccio vedere la casa nel frattempo. - lo prese per una mano con delicatezza e lo trascinò via; la cosa fece arrossire Finnick, anche se nessuno se ne accorse.
Il corridoio era piccolo e di un arancione-salmone che sprizzava gioia da ogni parte, e sul muro a sinistra vi era un mobiletto in ardesia su cui era poggiata la statuetta in ceramica di un cherubino pensieroso. 
A destra vi era il bagno, che era forse una delle stanze più particolari che Finnick avesse mai visto: le pareti erano dipinte di verdi di varie tonalità, che nell'insieme costituivano una moltitudine di fili d'erba; il soffitto era un miscuglio di colori sulla tonalità del rosso, dell'arancione, del giallo.. come se rappresentassero il tramonto, e la finestra, che si trovava a metà tra il cielo e la terra, doveva essere il Sole. 
Finnick trovò l'idea talmente affascinante che Annie per smuoverlo fu costretta a strattonarlo malamente.
La seconda stanza, opposta al bagno, era la camera dei signori Cresta; semplice, modesta, dai colori tendenti al chiaro, con un armadio, anch'esso di ardesia, che occupava un'intera parete, di fronte alla quale si trovava un grande letto matrimoniale e due comodini da entrambi i lati, rigorosamente forniti di due lampade uguali e una sveglia ciascuno.
Nel vederlo, il grande letto matrimoniale, Finnick pensò al suo futuro: sarebbe mai arrivato il giorno in cui avrebbe scelto una donna con cui condividere un letto e smetterla con la prostituzione forzata?
Spostò lo sguardò su Annie, così bella, così dolce, così innocente.
La risposta, ovviamente e sfortunatamente, era 'no'.
Finché Snow avesse vissuto, Finnick sarebbe stato costretto ad eseguire i suoi ordini; questa l'amara verità.
Si sforzò di non crollare a piangere come un poppante, e seguì Annie in quella che doveva essere la sua di camera da letto; di scatto il sorriso gli tornò sul volto.
La stanza era più piccola rispetto a quella precedente, ma era molto graziosa e ben curata; la porta era di un bianco panna, un po' sgretolata, e decorata da mille fiorellini di carta, fatti talmente bene da sembrare veri. 
A sinistra in fondo si trovava una finestra di medie dimensioni che dava sul giardino, lasciando intravedere in lontananza anche il litorale del mare; subito affianco vi era il letto, sorretto da gambe di legno ardesia, un legno per il quale i genitori di Annie avevano un debole, e la cui coperta era di un sempliciotto viola-perlaceo, che infondeva calma e serenità; oppositamente vi era l'armadio a tre ante che ugualmente alla porta, era bianco e ricoperto di fiori. 
Infine, i muri erano azzurri, e da ogni angolo partivano, dal basso verso l'alto, una sfilza di farfalle di carta coloratissime e realistiche; inoltre, il pavimento era interamente occupato da un largo tappeto di sabba fine, e il profumo che ivi aleggiava era di fresca lavanda; Finnick chiuse gli occhi e inspirò: l'odore penetrò nelle sue narici e gli procurò una scossa di piacere.
Quella camera era meravigliosa.
- Li hai fatti tu? - domandò lui riferendosi agli addobbi cartacei con mera curiosità.
- Sì, ci ho messo quasi un mese a disegnarli, colorarli, ritagliarli e incollarli tutti.. ma ne è valsa la pena.
Annie si guardò intorno soddisfatta ricordando i bei tempi di quando era bambina e viveva nel suo mondo di fantasie, costituito da crostacei parlanti, letti fatti di torte e dolci vari, e fiumi di sabbia zuccherata.
- La tua camera è bellissima.. come te. - arrossirono ambedue, non guardandosi negli occhi, ma fissando il pavimento, mantenendo comunque un timido sorriso.
- E' pronto, a tavola! - urlò alla cieca la signora Cresta, interrompendoli bruscamente.
Finnick e Annie si diressero in cucina camminando piano e sfiorandosi di tanto in tanto, rabbrividendo al contatto della loro pelle.
Prima di sedersi, Finnick chiese se potesse effettuare una chiamata per avvertire Mags che non sarebbe tornato a casa per cena e, una volta riuniti tutti a tavola, era d'obbligo per la famiglia di Annie pregare il Signore e ringraziarlo del cibo che Egli loro donava. 
Finnick era sempre stato ateo, sin da piccolo non aveva mai creduto ad alcun essere superiore che vegliasse su di lui e l'umanità, specialmente dopo gli Hunger Games si convinse che non esistesse nessuno lassù a proteggerlo.. tuttavia, non voleva che i genitori di Annie pensassero male di lui e gli proibissero di vedere la ragazza, perciò fece uno sforzo e pregò insieme a loro.
Forse fu l'effetto del vino, o forse un Dio esisteva davvero, ma dopo solo mezz'ora la cena andava già a gonfie vele: Finnick e i signori Cresta andavano talmente d'accordo, che quasi Annie ne fu gelosa; se Finnick le avesse chiesto di sposarla seduta stante, probabilmente John e Mildred Cresta avrebbero dato la loro più sentita benedizione. 
Ridevano tutti e tre sguaiatamente, si davano del tu, e quasi sembravano vecchi amici di liceo che si rincontravano dopo secoli; Annie era infastidita, perché non sapeva come infilarsi nei discorsi, si sentiva un pesce fuor d'acqua, uno sgombro in mezzo a degli squali.
Guardò sua madre: con le guance rosse per il gran ridere; gli occhi ridotti a due fessure orizzontali con le lacrime rapprese ai lati; la bocca spalancata che produceva uno stridio simile a quello di un uccello divertito.
Guardò suo padre: con la punta del naso viola per il troppo vino; le mani unte di olio sulla bocca, intente a fermare le risate; la fronte corrugata nel pensare migliaia di altre battute da aggiungere al chiacchericcio.
Infine, guardò Finnick: con le fossette tese in larghi sorrisi per la soddisfazione di avere in pugno i signori Cresta, che ora si dilettava a chiamare "John Baby Bon" e "Mildry Silly Illy"; il pomo d'Adamo che scorreva su e giù per il suo tenero collo quando si prendeva una pausa per bere un sorso d'acqua; le grandi dita della sua delicata mano destra, che raggiungevano le piccole dita della ruvida mano sinistra della ragazza che lo stava contemplando.
Annie spalancò gli occhi, avvampò, e sentì di aver preso un colorito tendente al bordeux; Finnick continuava a sorridere ingenuamente verso i due adulti, pur stringendo sempre più la presa. 
Il cuore di Annie batteva impazzito, come un tributo nell'arena quando il tempo scade e deve correre via dalla Cornucopia per salvarsi; presa dall'emozione disse, quasi gridando: - Mamma, papà!
Il brusio si quietò, e le due figure la guardarono su di giri; Finnick scostò la mano, e Annie sentì una fitta di dispiacere percorrerla lungo il braccio sinistro. 
- Si sta facendo tardi - continuò, riacquistando la normale carnagione rosea, e una voce più tranquilla - E' meglio per Finnick cominciare ad incamminarsi prima che faccia troppo buio.
- Ha ragione. - concordò il ragazzo; si alzarono tutti quanti e si recarono alla porta per i saluti.
- Mildry! - la chiamò Finnick, accogliendola in un caldo abbraccio, a cui Annie cercò di non far caso - Ti ringrazio per l'invito e la calorosa ospitalità. 
Quella ricambiò piazzandogli un bacio dal sapore di vino sulla guancia destra, e tirandogli la guancia opposta con il pollice e l'indice, il tutto accompagnato da un fradicio sorriso.
- Johnny! - chiamò l'altro - sei, in assoluto, il miglior cuoco di tutta Panem! - lo congratulò, mentr'egli lo strinse tra le braccia ubriaco - Un giorno gliela farai vedere tu a quelli di Capitol City. - poi, Finnick fece come per girarsi verso Annie, ma il padre lo precedette.
- Non vorrai farlo andare via tutto solo, vero? - sconvolta, Annie rispose - Ma, papà.. devi aver bevuto troppo!
- No cara, è corretto. - proruppe la madre - Vi abbiamo rubato tutta la serata con le nostre chiacchere, è giusto che abbiate un po' di tempo per voi. - e detto questo, rise con malizia.
- Sù, andate! - li incitarono entrambi. 
Alquanto perplessi, Finnick e Annie si voltarono e diressero verso il mare, in silenzio per tutto il tragitto, con le mani strette tra loro.
Raggiunta la spiaggia, la percorsero lungo il litorale e, avendo i piedi scalzi, le onde s'infrangevano su di loro come un plotone romano verso un esercito cartaginese, per poi ritirarsi e attaccare di nuovo. 
Di tanto in tanto, Finnick si chinava a raccogliere qualche sasso rotondo dalla spiaggia e lanciarlo nel profondo oceano; non riuscivano a parlare, ma non perché non volessero, semplicemente perché preferivano stare vicini e ammirarsi a vicenda, confessandosi reciprocamente il loro amore con piccoli gesti, nonostante né l'uno, né l'altro riuscivano a coglierli.
Dopo un quarto d'ora di cammino senza meta, si sedettero sulla soffice sabbia coi piedi a mollo nell'acqua e gli occhi sul cielo stellato; era scuro, di un blu scuro, il cielo, ma si trasformava in verde e poi giallo al contatto con la linea del mare; la Luna se ne stava beata in un angolo a sinistra a spettegolare con le stelle sul conto del Sole e delle nuvole.
Annie si distrasse, e lo sguardo saltò a Est, su di una conchiglia sotterrata a pochi centimetri dalla sua coscia; scavò ardita finché non se la ritrovò in palmo piena di granelli di sabbia.
Il buio le impediva di vederla bene, ma la Luna le permetteva di coglierne i particolari più importanti: all'interno era liscia, eccetto per i granuli, e di un bianco splendente; all'esterno era solcata da infiniti punti rigidi e irregolari, quasi come fossero delle gocce d'acqua solidificate sul punto di cadere; il colore pareva essere di un blu cobalto che sfumava in celeste, e blu scuro, e azzurro chiaro, e acqua marina, con qualche schizzo di nero, e al centro vi era una linea retta completamente verde.
Girò il volto e guardò il ragazzo che le stava affianco; quel verde richiama gli occhi di Finnick.
- Tieni. - gli disse piano, porgendogli il curioso guscio.
- Cos'è? - chiese lui con una punta di fastidio, come se fosse stato strappato via dal più bello dei pensieri.
- Una conchiglia.
- Per me? - domandò incredulo; ricevere regali, anche se di poco valore, era un qualcosa di raro per Finnick Odair. 
Annie si limitò ad accennare un 'si' col capo, rivolgendo un sincero sorriso al mare d'innanzi.
Finnick scrutò come meglio poté la valva, catturando alcune delle caratteristiche, eccetto la particolare linea viride; in seguito, si sfilò un cordoncino dalla tasca del jeans, uno dei pochi "normali" che aveva trovato e comprato ai grandi magazzini di Capitol City, e cominciò a smanettare marchingegnosamente con la conchiglia. 
Quand'ebbe finito, chiese: - Potresti allacciarmela?
Annie vide che Finnick era riuscito ad infilare e annodare con maestria il cordoncino alla conchiglia, facendolo passare dentro un pertugio all'estremità, foro che prima Annie non aveva notato; un riso le scappò. 
Prese la collana e, allungando le braccia, la chiuse intorno al collo del ragazzo sfiorandolo con la punta delle dita.
Finnick ricorda i brividi che provò a quel tocco, ma nel momento in cui il resto sta per tornargli alla mente, Mags lo riporta a galla dal mondo dei balocchi con dei timidi colpetti alla spalla.
- Mags, - mugugna - che c'è? - la donna ha il volto pallido e spaventato, mentre la rugosa mano indica la casa in cui abitano.
Finnick si alza e corre nella direzione mostratagli dalla sua affettuosa mentore, preoccupato che qualche ladro sia entrato e abbia rubato qualcosa, o addirittura maltrattato Mags, ma quest'ultima lo raggiunge e addita tremante il salotto. 
Finnick spalanca la porta con irruenza, e per il terrore si morsica la lingua violentemente; sente il sangue fluirgli tra i denti, ma non ha importanza: qualcosa di gran lunga peggiore lo sta attendendo seduto sul divano del soggiorno.
- Salve, Odair. - pronuncia una voce roca, pressante, e rotta da un veemente colpo di tosse; al sentirla, Finnick si sente soffocare, come se gli mancasse l'aria per prender respiro. 
Nota che una rosa bianca è stata messa nel vaso di primule sul tavolino al centro della stanza, proprio di fronte al sofà; le primule che Annie ha raccolto per lui qualche giorno prima. 
Lo stomaco gli si contorce, e le budella si aggrovigliano tra loro prima che dica: - Salve, presidente Snow.

  
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