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Autore: Lumik Lovefood    01/02/2014    2 recensioni
Mi chiamo Tibby Lanyon, ho ventisei anni e lavoro in un ufficio di Grafica Pubblicitaria. Sono del Vermont ma vivo a New York, in un appartamento tutto mio, preso dopo molti sacrifici. Amo il tiramisù ma odio gli spinaci. La mia giornata tipica è molto monotona: casa-lavoro-casa. Odio le feste e i glitter su ogni cosa esistente in questo mondo. Non sono bionda, non solo alta e non sono una modella.
Altro? Mmh... Ah, sì!
E mi sono incasinata la vita col mio nuovo vicino di casa, Orlando Bloom.
Volete sapere come?
Genere: Comico, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Orlando Bloom
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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CAYA - Chap. III

Come As You Are


- Dafne al Tompkins è più interessante di Orlando Bloom in persona! -




Da quando Tibby gli ha dato la bellissima notizia che l'andrà a riprendere all'uscita dall'asilo, Flynn è felicissimo di ciò, è entrato in macchina saltellando e non la smette di cantare una canzoncina che non ha ne capo ne coda.
Da una parte sono felice che va' all'asilo senza troppi capricci e che prende tutto come un gioco, dall'altra sono piuttosto geloso: è stato convinto dalla vicina piuttosto che da me o dalla madre!
“Vado al parco con Tibby. Vado al parco con Tibby e giochiamo insieme. Vado al parco con Tibby.” ripeteva felice, ed io non riuscii a trattenere un sorriso, era davvero contento.
Improvvisamente, ripensai alla frase che le avevo rivolto.

Lo hai trattato meglio tu, che l'hai conosciuto solo ieri, no che i miei collaboratori che lo conoscono da quando è nato. Loro lo fanno per dovere, ma tu per piacere. Affiderei anche la mia vita a te, no che a loro!”
Certo che ho delle cadute di stile bestiali, se mi metto a dire delle frasi del genere alla vicina. Anche se, è la pura verità!
Ripensai al suo viso, shoccato, ed a gli occhi sgranati fino all'invero simile. Era proprio buffa.
Arrivati all'asilo però, Flynn iniziò a fare un po' di storie.
“Non ci voglio più andare!” ed aveva incrociato come prima le braccia al petto.
Eravamo fermi come due broccoli proprio alla porta d'ingresso, eppure non sembrava un brutto edificio, le pareti esterne erano dipinte di un giallo acceso, ed aveva un piccolo giardinetto verde dove vi erano delle altalene e quant'altro e dei palloni sparsi un po' in giro; i vetri dell'asilo erano grandi e tappezzati da disegni di girasoli, di animali e palloncini. Non era un posto malaccio, ma Flynn proprio non voleva entraci.
Lo presi di forza tra le braccia e suonai il campanello. Mio figlio si agitava, cercando di farmi perdere la presa su di lui, ma non ci riuscì.
Lo fissai dritto negli occhi e gli dissi “Se tu non vai all'asilo, Tibby non verrà a prenderti!”
Lui ascoltò le mie parole ed abbassò lo sguardo, ma si rianimò subito “Ma può sempre venirmi a prendere a casa!” disse con forza, cercando di fare un ragionamento, e la cosa mi stava per far ridere, ma dovevo mantenere il mio status di serietà.
“Eh no. I patti erano che se tu andavi all'asilo, Tibby ti avrebbe ripreso, ma se non ci vai, non andrai proprio da nessuna parte.”
E si zittì, convinto.
Alla porta arrivò una signora, sulla cinquantina, con gli occhiali da vista in mano ed i capelli striati di bianco. Sembrava tranquilla ed efficiente nel suo lavoro, se così non fosse stato, avrei fatto passare un brutto quarto d'ora ai miei collaboratori!
“Buongiorno.” salutò la signora “Lei è...?”
“Buongiorno, sono Bloom e questo è mio figlio, Flynn. Oggi deve iniziare l'asilo presso di voi.”
Lei mi fece segno di entrare e mi portò ad un piccolo ufficio, dove mi fece firmare diversi fogli e scrivere eventuali allergie alimentari di Flynn. Dopo di che, mi portò di fronte agli altri bambini e mi fece togliere il cappello ed il cappotto a mio figlio, per poi prenderlo lei stessa e metterlo ad un appendiabiti.
“Mr. Bloom, l'asilo apre dalle otto alle nove e chiude dalle tre alle quattro, come ben sa...” iniziò a dire lei, ed io la bloccai.
“Sì, a tal proposito, vorrei dirle che all'orario di chiusura verrà una ragazza a riprendere mio figlio.”
“La mamma?” chiese, lanciando uno sguardo dolce a Flynn, che si era aggrappato alle mie gambe ed osservava curioso i suoi coetanei a giocare e colorare.
Tibby sua madre? Oddio, no... Cioè, no che non fosse brava, anzi bravissima con Flynn, ma sua madre... No... Insomma...

No. Una vicina di casa che si è offerta di venirlo a riprendere. Io sono a lavoro e non posso.”
“Ha fatto bene a dircelo, non diamo i bambini al primo che capita. Come si chiama la ragazza?” chiese la signora.
“Tibby.” risposi immediatamente, sorridendo anche “E' alta, con i capelli castani... E...” riflettei un po'. Avrei voluto dirle che aveva dei bei occhi color oliva, delle lentiggini che le spruzzavano simpaticamente il volto ed un sorriso dolce e luminoso, ma mi limitai a dirle che... “Oggi aveva dei jeans ed un cappotto scuri... ”.
Lei annuì e si abbassò verso Flynn “Vogliamo andare a giocare un po'?”
Mio figlio annuì e rivolse uno sguardo verso di me, un po' triste. Io lo guardai prendere per mano la signora ed avvicinarsi ad un gruppo di bambini che colorava coi pastelli.
Decisi che era meglio andarsene, altrimenti lo avrei preso e portato con me a lavoro. Si, sono stato altre volte lontano da lui, specialmente ora che io e Miranda ci stiamo separando e lo teniamo a turno ogni due settimane, ma mi fa male saperlo nella mia stessa città e non averlo affianco a me mentre lavoro. Di solito, lo porto ovunque io vada, ma queste ultime settimane sono importanti per le prove, dato che tra meno di un mese debuttiamo a teatro, e poi è giusto che stia coi bambini della sua età no che con lo staff.
Entro in auto e mi dirigo al teatro.


Arrivato a Broadway, incontro subito la mia assistente, Rose, pronta già con la tabella di oggi in una mano ed un caffè macchiato nella altra. E' una donna sui quarant'anni, e da sempre lavora nel mondo dello spettacolo, specialmente a teatro. Si è sempre rivelata affidabile ed efficiente, forse anche troppo dato che tratta le sue tabella come se fossero dei figli che hanno sempre ragione.
Mi sta dicendo quali scene dobbiamo provare in particolare oggi, perché ci sono stati dei cambiamenti nel copione e devo anche fare delle prove costume. Sono già stanco prima ancora di iniziare!
“A che ora esce Flynn dall'asilo? Bruce lo andrà a prendere.” sbotta a dire lei mentre camminiamo verso il palco, segnandoselo sopra ad un foglio ed aspettando che gli dica l'orario.
“Non c'è bisogno. Ho risolto questo problema.” le dico, togliendomi la giacca e prendendole di mano la tabella.
Lei mi guarda, stranita “Risolto, tipo? Una baby sitter?”
Rifletto un attimo. Di certo, Tibby non è da considerarsi tale, ma voglio evitare domande invadenti ed insensate “Sì...”

E' qualificata? Sicuro che sia adatta al ruolo? Dammi nome e cognome e faccio fare delle ricerche a Bruce e...”
La zittisco con un cenno di mano “Rose, sì alla prima domanda e sì anche alla seconda e, per la terza, non c'è bisogno di fare alcuna ricerca.” ed entro sul palco, pronto per fare le prove di questo stramaledetto spettacolo.



Seguendo il foglietto, sono arrivata all'asilo di Flynn. Fortunatamente, si trova vicino l'ufficio in cui lavoro e mi sono bastate poche fermate d'autobus per arrivarci, e sono potuta rimanere di più in ufficio per portarmi avanti col lavoro: il mio bozzetto la campagna pubblicitaria del dentifricio è stata accettata!
Prima di bussare, un pensiero mi attraversa la mente.
E se non mi danno Flynn perché non sono una parente?
Forse dovrei chiamare Orlando e poi farci parlare l'insegnate.
Oddio, e se mi prendono per una pedofila?
Prendo il mio cellulare, dove ho salvato il numero di Orlando, vado sulla sua scheda e la fisso per un po'.
Mi vergogno troppo a chiamarlo, poi per una cosa del genere... Mi prenderebbe per pazza! Sicuramente, starà provando delle scene...
Scuoto la testa per togliermi quei pensieri e, dopo aver riposto il telefono in borsa, busso alla porta e mi apre, dopo un po', una signora dall'aria dolce e coi capelli ingrigiti.
“Buongiorno!” esclamo io, sorridendole “Sono venuta a riprendere un bambino. Si chiama Flynn Bloom.”
La signora non sembra stupita, anzi “Sì, il padre ci ha avvertito che l'avrebbe ripreso lei.” e mi fa entrare, mentre io sospiro. Immediatamente, alla mie gambe si aggrappa Flynn, uscito da chissà dove e felice di vedermi.
“Tibby. Tibby. Tibby.” ripeteva e mi fece sciogliere in un sorriso.
La signora mi diede il cappotto ed il cappello del bambino e, dopo averglielo messo, ci dirigiamo verso la porta, mano per mano.
“Saluta la maestra, Flynn.” gli dico, voltandomi verso la signora, che ci sorride.
“Ciao ciao.” esclama lui, sventolando una manina.
Io lo guardo e poi mi rivolgo alla donna “Arrivederci.”
“Arrivederci a lei. A domani Flynn.”
E finalmente usciamo.

Com'è andato all'asilo?” chiedo a Flynn, tendendolo stretto per mano, aspettando che il semaforo diventi verde e ci permetta di attraversare la strada.
“Bene. Ho fatto un disegno di papà ed io che ci mangiamo la tua torta al
cioccolaco.” e sorrido, pensando alla scena “Poi ho giocato un po' a palla con dei bambini, ma mi sono stufato. Non sapevano giocare!” esclama, quasi arrabbiato.
Io scoppio in una risata “Ma Flynn, potevi insegnarglielo, no?” gli dico, prendendolo in braccio e scendendo le scale della metropolitana.
“Domani lo faccio.” mi dice tutto serio.
“Hai mangiato all'asilo?”
Lui annuisce “Sì, ma faceva schifo.”
Rido ancora “So io come rimediare.”
Prendiamo la metropolitana e mi siedo su uno dei sedili di essa, mettendomi sopra le gambe Flynn e stringendolo a me, così da non farlo cadere o far andare in giro per il vagone. A quest'ora non è molto piena di gente, ma comunque non voglio che vada in giro da solo, non si sa mai chi può incontrare e, se gli capitasse qualcosa, Orlando mi ammazzerebbe come minimo.
“Che cos'è?” mi chiede curioso.
“E' una metropolitana. Non ci sei mai salito?”
Lui scuote il capo.
“E' una specie di treno che viaggia sottoterra, come i lombrichi.” cerco di spiegargli in modo semplice.
“I lombrichi sono brutti.” dice, con un viso schifato.
Rifletto un attimo sulle sue parole, in effetti non ho usato un buon paragone “Hai ragione.” gli dico semplicemente.


Dopo una breve passeggiata, dalla fermata della metro, arriviamo finalmente al Tompkins Square Park, un piccolo quadrato verde che, secondo me, non ha nulla da invidiare a quello più famoso, il Central.
Ci sono alberi enormi, un bellissimo prato all'inglese e tante panchine di pietra che bordano le piccole stradine di mattonelle che zigzagano all'interno del parco. C'è anche un piccolo chiosco che vende dei stuzzichini, dei gelati e delle bibite.
Dopo aver postato a terra Flynn e preso la sua mano, lo porto verso il piccolo ristoro e gli chiedo cosa vuole. E' un giorno abbastanza freddo, nonostante stiamo a fine agosto, ma New York non è certo nota per il suo bellissimo clima, ma lui opta per un gelato al
ciocclaco, come lo chiama lui.
Prendo un cono per lui e per me prendo una bottiglia d'acqua frizzante, dato che il mio stomaco è pieno col panino che mi ha portato Ithan, c'era dentro il tonno, le uova e la maionese, una bomba vera e propria.
Ci sediamo sopra una panchina e lui si gusta il suo gelato, imbrattandosi tutto il viso ma, per fortuna, tenendo immacolati sia il cappotto che i pantaloni scozzesi che ha addosso. Glielo pulisco con un fazzoletto e decidiamo, dopo aver finito, di farci una passeggiata per il piccolo parco. Lo prendo sotto le ascelle e lo metto sopra alle mie spalle, così da poter accarezzare le fronde degli alberi con la sua mano, e per muovere quei piccoli raggi di Sole che penetravano tra i rami degli alberi e dalle spesse nuvole grigie.
Dopo che ne ha carezzati un po', all'improvviso mi chiama ed io alzo lo sguardo verso di lui “Cosa c'è?”
“La mano profuma.” mi dice, abbassando una manina verso il mio naso. Conosco questo odore...
“Quella pianta si chiama alloro.” gli dico, sorridendo e posandolo poi a terra “Ha una triste storia, lo sai?”
Lui scuote la testa e continua ad annusarsi la mano.
Io mi abbasso sulle ginocchia e lo guardo, chiudendogli un po' di più il cappotto “Il Dio del Sole, Apollo, si era innamorato di una giovane ninfa, Dafne, che però non ricambiava il suo amore. Così lei cercò di fuggire da Apollo e, capendo di non riuscirci, chiese aiuto a Madre Terra, che la trasformò in una pianta d'alloro. Da allora, Apollo, considerò quella pianta sacra, dato che non poteva avere Dafne in vita e nemmeno il suo amore.”
“Che storia triste.” mi disse, col gli occhi che fissavano la pianta. Si avvicinò cautamente ad essa, e posò una mano sul tronco, accarezzandone la corteccia “Povera Dafne...” mormorò, rivolto alla pianta d'alloro.
Io sorrisi ed un piccolo raggio di Sole investì lui e l'albero. Mi venne in mente un'idea.
“Flynn, resta un attimo fermo così.” gli dissi, mentre trafficavo con la borsa in cerca del mio cellulare.
Flynn obbedì e restò immobile, finché io non gli scattai una bellissima foto: lui, con una mano appoggiata sull'albero ed un bellissimo raggio di Sole che lo baciava e gli illuminava i tratti. Lo richiamai vicino a me e gliela mostrai, orgogliosa di quel bel scatto.
“Ti piace?”

Sì!” disse, entusiasta, prendendo tra le sue dita il mio cellulare per osservare meglio la foto.
“Il Sole bacia i belli, lo sai?”.
Lui guardò il Sole, coprendosi gli occhi con una manina, sorridendo poi.
“La inviamo a papà?” gli chiesi. Lui annuì, gonfiando le guance di felicità.


Dopo un po', decidiamo di tornare a casa, dato che sono le cinque passate e si sta facendo buio. Orlando ancora ha finito di fare le prove, per cui lo faccio entrare nel mio appartamento.
Appena entra, resta completamente imbambolato a vedere il suo interno, senza nemmeno sentire la mia voce che gli dice che può togliersi il cappotto e fare come se fosse a casa sua.
Resta a fissare le pareti rosse del salone, dove vi sono appese delle foto di famiglia ed alcuni pannelli con alcune delle mie pubblicità più riuscite e pubblicate su riviste e cartelloni. Lui le fissa, forse perché ne riconosce qualcuna delle più note, come quella della bevanda più bevuta al mondo, la Coca Cola.
“Ti piacciono?” gli dico, avvicinandomi verso di lui e togliendogli il cappotto.
Annuisce, non spostando lo sguardo dai pannelli, con la bocca semiaperta.
Lui continua a guardarsi intorno, mentre mi segue in cucina, sicuramente più modesta della sua, coi mobili in legno chiaro ed un tavolo sempre di legno con sole quattro sedie.
“Hai sete?” gli chiedo, ma lui scuote il capo e si aggrappa alle mie gambe.
“Mi racconti ancora la favola di Dafne?” mi chiede, supplicandomi in un modo a cui non posso non dire sì.
Lo prendo in braccio e lo faccio accomodare sul divano beige che ho in salotto e vado in camera mia a prendere un libro, per poi tornare da Flynn e sedermi accanto a lui, mostrandogli il tomo.
“Questo libro si chiama “Metamorfosi” e l'ha scritto Ovidio.” gli spiego, anche se non credo che capisca o che voglia sentire questo.
Sfoglio le pagine, fino ad arrivare al capitolo che m'interessa, iniziando a leggergli quella storia d'eterno amore.

Apollo l'ama, e abbraccia la pianta come se fosse il corpo della ninfa; ne bacia i rami, ma l'albero sembra ribellarsi a quei baci. Allora il Dio deluso così le dice: 'Poiché tu non puoi essere mia sposa, sarai almeno l'albero mio: di te sempre, o lauro, saranno ornati i miei capelli, la mia cetra, la mia faretra".

Mi giro verso Flynn, dopo aver letto le ultime righe di questa bellissima e tristissima storia, ma lui dorme beato con la testa poggiata su le mie gambe. Mi sposto lentamente, cercando di non svegliarlo, e vado a prendere una coperta ed il mio inseparabile notebook, insieme agli occhiali da vista.
Copro il bambino con la coperta e, sedendomi per terra appoggiando la schiena contro il divano, inforco gli occhiali e mi metto a lavorare su una pubblicità che sto realizzando.



Mi è appena arrivato un messaggio da parte di Tibby. Leggendo il suo nome, mi sono allarmato, ma vedendo che l'allegato era una foto, mi sono calmato.
Era una bellissima foto di Flynn che poggiava una manina su un albero, investito da un raggio di Sole. Mi fece sorridere quello scatto ed anche tranquillizzare sul fatto che stava bene e si stava divertendo molto con la vicina. In effetti, era molto che non andava in giro tranquillamente, senza che dei fotografi ci scattassero foto ogni minima cosa che facevamo.
Alzai lo sguardo e sentì Rose che mi chiamava, per provare un'altra scena. Guardai l'ora al telefono: mancava poco e sarei potuto uscire da quest'inferno!
Non che non mi piaccia recitare, anzi, è la mia passione, la mia vita, ma odio dover provare e riprovare, farmi adattare gli abiti di scena addosso e quant'altro. Io voglio solo recitare, tutto quello che c'è intorno all'attore, la scenografia, gli abiti di scena, non m'interessano. Datemi solo le mie battute e sarò l'uomo più felice della Terra.
Per fortuna, non fu molto impegnativa e non avevano nemmeno cambiato le battute, così potei recitare quelle che avevo memorizzato a pennello. Ci fu un applauso finale, e corsi subito a raccattare la mia roba per poter tornare immediatamente a casa, ma fui bloccato da una voce.

Orlando, vai già via?”
Mi voltai ed era la mia partner dello spettacolo, Condola Rashad. Aveva addosso dei semplici jeans con una camicetta, di certo non adatti a Giulietta, ma a lei stavano bene.
“Sì, devo correre da Flynn... L'ho lasciato...” ma mi bloccai subito, non volevo che sapesse dove fosse e con chi.

Lei annuì con il capo “Credevo che saresti venuto con noi a mangiare fuori...” e mi sorrise triste.
“Sarà per la prossima volta! Ciao!” e fuggì via da Broadway, lasciandola lì.

Non aspettai nemmeno l'ascensore, e mi feci quattro piani di scale a piedi, correndo come un matto e con la tracolla che oscillava paurosamente. Arrivai davanti la porta dell'appartamento sette e mi piegai sulle ginocchia, riprendendo il fiato consumato, sentendo poi il cellulare che vibrava nella tasca dei jeans.
Lo presi e guardai il nome sul display. Era Miranda.
“Pronto?”
“Ciao. Scusa il disturbo, ma volevo sapere com'è andato il primo giorno d'asilo di Flynn...” mi chiese. Sembrava addirittura imbarazzata, di certo, era difficile gestire una separazione con un figlio di mezzo e non fargli mancare nulla. Noi ci stavamo provando, e pareva funzionare, per ora.
“E' andato... Bene, anche se ha continuato a fare capricci, perché non voleva entrare.” in realtà, prendevo tempo per evitare la seconda domanda. Io non sapevo come fosse andato, se era stato buono o se si era azzuffato con qualche bambino, ma se non mi avevano chiamato le maestre e nemmeno Tibby, vuol dire che tutto era filato liscio come l'olio, solo che non le volevo far sapere che poi Flynn, aveva passato il pomeriggio con la vicina, o baby sitter, che dir si voglia: per convincerla a lasciarmi Flynn per due settimane al mese, le avevo promesso che mi sarei occupato personalmente di nostro figlio.

Dov'è ora?” esclamò, improvvisamente, forse notando che ci mettevo troppo a risponderle.
“Sta' dormendo. Si è stancato molto oggi... Quando si sveglia, ti chiamo e ci parli, ok?”
D'accordo, a dopo!” e chiuse la chiamata.
Riposi il cellulare in tasca e suonai alla porta. Mi venne ad aprire quasi subito Tibby, ed aveva addosso degli strani occhiali da vista grandi e neri.
“Ehm, devo aver sbagliato casa.” le dissi, scherzando.
Lei si morse il labbro e se li tolse immediatamente dal naso, mormorando “Spiritoso.” e facendomi entrare in casa sua.
Mi guardai intorno, in effetti le mura e gli ambienti erano delle stesse dimensioni del mio appartamento ma lei viveva un po' nel caos più totale! Le pareti erano tappezzate da ogni genere di cartellone pubblicitario, foto e quadri; il tavolino del salone era pieno di fogli, matite e colori e, non so come, era riuscita a farci entrare il suo notebook. Non immagino la cucina o la sua stanza.
“Flynn dormiva ed, allora, ho lavorato un po'...” disse, a mo di scusa.
“Perdonami, ho davvero approfittato della tua gentilezza.”
“Ma figurati, ho passato un piacevole pomeriggio con Flynn.” e mi sorrise, voltandosi verso il divano, dove mio figlio sonnecchiava beatamente.
Sorrisi anche io e mi avvicinai a lui, carezzandogli la testa, dolcemente, per non svegliarlo “Si è comportato bene?” chiesi a Tibby, volgendo lo sguardo verso di lei.
“Egregiamente. Non ha fatto capricci ed è capace di mangiare un cono gelato senza sporcarsi. Vedessi mia nipote...”
La bloccai, prima che potesse continuare “Ti ha fatto comprare un gelato?” spalancai gli occhi e portai immediatamente la mano sulla tasca posteriore dei jeans, dove avevo il portafogli “Ti rendo i soldi.”
Tibby si fiondò su di me e posò delicatamente una sua mano sulla mia “Non osare.” era dura mentre lo diceva “Mi offendo.”.
La fissai dritta negli occhi e mi persi in quelle distese verdognole, anche se ora sembravano fredde, fredda come la pelle che aveva lasciato le sue dita. Mestamente, mollai il portafogli ed alzai le mani in segno di resa “Agli ordini.”
Lei scoppiò in una risata “Vuoi qualcosa da bere?”
“No, grazie. Ho già disturbato troppo.” e, cautamente, presi tra le braccia Flynn, evitando di svegliarlo, e mi avvicinai alla porta.
Lei mi seguii e me l'aprì, aspettando che io ne uscii, per poi voltarmi verso di lei.
“Non so davvero come ringraziarti...” le dissi, sincero. Era stata bravissima con Flynn ed anche lui deve averla presa in simpatia, se non si comportava da scalmanato oppure non faceva capricci.
“Figurati...” mi sorrise lei, timida ed imbarazzata “Se vuoi, domani possiamo fare la stessa cosa... Non ho tanto lavoro...” e si morse il labbro.

Davvero? Lo faresti?” ero stupito, era davvero una persona di buon cuore.
“Sì...Insomma, fin quando non lavoro tanto, si può fare tutti i giorni.”
“Flynn ne sarebbe felice...” e mi sorrise, ma io non finii la frase “... Ed anche io.”

Tibby spalancò gli occhi ed arrossì violentemente “Davvero?” balbettò, in imbarazzo.
Io annuì col capo “Buonanotte, allora. A domani.” e le sorrisi. Lei fece lo stesso prima di chiudere la porta di casa.

“Papà è stato bellissimo!”
Flynn mi stava raccontando tutto il pomeriggio passato con Tibby e, dall'enfasi che ci metteva, sembrava che l'aveva passato splendidamente.
“Abbiamo preso un lombrico, sotto terra, e siamo arrivati al parco.”
“Un lombrico?” gli chiesi, stranito ma nello stesso tempo curioso.
“Sì. Sì.” mi rispose Flynn, agitandosi un po' sopra il divano “E' un trenino tipo... Più o meno.” sembrò rifletterci, ed io avevo capito a cosa si riferiva.
“Si chiama
metropolitana.” gli spiegai, lentamente, ma lui voleva passare già oltre, senza stare ad ascoltarmi.
“Ho mangiato un gelato al
cioccolaco, e poi Tibby mi ha preso e fatto toccare gli alberi. Uno era profumato.” disse, gonfiando le guance, felice come non mai e portandomi una sua mano sotto il naso.
“Profumato?” sembravo un'idiota, mentre glielo chiedevo e cercavo di essere stupito come non mai.
“Sì. Profumava e si chiamava Dafne. Tibby mi ha raccontato una storia triste triste sull'albero...” ed anche il suo viso assunse quella sfumatura.
“Non vuoi raccontarmela?” gli chiesi, prendendolo e mettendomelo di fronte, sulle gambe.
“Il Dio del Sole si era innamorato di Dafne, ma lei non lo voleva, e allora, si trasformò in un albero, ma alla fine Apollo sta' sempre attaccato a lei, anche se è morta.” Conosco questa storia, anzi, questo mito. Ricordo di aver visto una statua che raffigurava questi personaggi ad uno dei miei pochi viaggi in Italia. Mi aveva colpito moltissimo.

Che storia triste...” poi mi venne un flash “L'albero Dafne è quello della foto?”
Il suo viso s'animò “Sì! Tibby mi ha fatto una foto mentre il Sole baciava l'albero e me. Tibby dice che il Sole bacia i belli. Quindi io sono bello?” mi chiese Flynn, ed io non riuscì a trattenere una risata.
“Sei bellissimo.” gli dissi, accarezzandogli la testa.


Mentre Flynn stava guardando dei cartoni alla televisione ed io tentavo di mettere su una cena, squillò il mio cellulare. L'acchiappai in fretta e notai che era Miranda.
Cazzo, me ne ero scordato!
Lo lasciai squillare, finché non si chiuse automaticamente la chiamata e mi avvicinai al divano dove era seduto Flynn.
“Flynn, ora chiamiamo la mamma.” io suoi occhi s'illuminarono, ma cercai di bloccarlo, perché stava già scendendo dal divano per prendere il mio cellulare “Ascoltami... Non dire alla mamma che sei stato con Tibby, digli che sei stato con Bruce al parco.”
Lui sembrava non capire e mi guardava, stranito “Ma Bruce è brutto.” mi disse, con un tono lagnoso “E poi, perché alla mamma non posso dire che sono stato con Tibby? Non le sta' simpatica?”
Sorrisi “Ma no, Flynn, è solo che...” non sapevo che inventarmi “Alla mamma...” - e che gli dicevo ora? - “Alla mamma non piacciono le baby sitter...”
“Ma Tibby è Tibby, non è una baby sitter!” mi risponde, ingenuo, mio figlio.
In effetti, Tibby non era una baby sitter, era la vicina per essere precisi, ma era meglio evitare l'argomento a priori “Non dirglielo e basta, chiaro Flynn? O si arrabbia sia la mamma che il papà.”
Ero finito alle minacce, si. Come sono caduto in basso.
Lui sbuffò, contrariato, ma alla fine si convinse e fece una telefonata alla mamma senza nominare Tibby, baby sitter ed affini.
Mi sono salvato la pellaccia.








Eccomi nuovamente qui, signori, con un nuovo aggiornamento! 
Continuiamo col passato, dove troviamo la nostra protagonista alle prese col piccolo Flynn... Mi piacciono moltissimo i parchi, ci passerei tutta la giornata all'interno di uno di essi. Poi, quelli di New York hanno qualcosa di particolare, di magico che non potevo non inserire!
Altra cosa che dovevo e volevo a tutti i costi mettere, era il mito di "Apollo e Dafne". Io amo sia la loro triste storia che la statua del Bernini! Quando sono andata a Roma a vederla, sono rimasta impalata come una scema per un quarto d'ora a guardarla, a memorizzare ogni minimo stupido dettaglio! Manco fosse un quadro di Caravaggio, altro artista che amo alla follia! 
Poi, ho reso omaggio alla mia città con Ovidio, per chiudere in bellezza! :) A proposito, i versi che ho scritto sono i 555-559, per chi li volesse andare a ritrovare.
Come avrete notato, se siete stati attenti, parlo dello spettacolo teatrale di "Romeo and Juliet", che ha avuto la sua prima il diciannove settembre del duemilatredici, quindi abbiamo anche una linea temporale a cui fare riferimento...
Aggiungo: Caro Orlando, le bugie hanno le gambe corte! xD

Ripeto: io non conosco Orlando Bloom, suo figlio Flynn, Miranda Kerr e Condola Rashad, i caratteri e/o i modi di dire e di agire, sono tutti di mia invenzione e spero di non offerderli in alcun modo!

Ringrazio, come sempre, chi ha letto lo scorso capitolo, specialmente rainsofcastamere, Alexnicole e Scarl_Bloom 94, che hanno inserito la storia tra le preferite, e Aandyy che invece l'ha inserita nelle seguite! Ringrazio poi ancora Scarl_Bloom 94 e Lauretta_03 che hanno recensito lo scorso capitolo! :)

Credo di non aver altro da aggiungere, se non che ci sentiamo prossimamente! :)
Un bacione dalla vostra Lu

Potete trovarmi su Facebook, a questo profilo LuMiK Efp :)

   
 
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