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Autore: Non ti scordar di me    01/02/2014    3 recensioni
Bonnie,ha16 anni, frequenta il terzo anno delle superiori con le sue amiche, Elena e Meredith.
Come descriverla? Dolce, disponibile e ingenua, così ingenua che a voltala gente se ne approfitta.
Ma con il nuovo anno ci sono anche delle sorprese, tra cui, l'arrivo di un ex-studente: il figo Damon Salvatore. Damon Salvatore, 19 anni, ripetente, bello, fa parte di un brutto giro, un giro che ti risucchia completamente negli abissi più profondi della solitudine. La sua gang è poco raccomandabile, infatti trafficano droga e marijuana.
I due sembrano - apparentemente - agli antipodi, come nascerà la loro 'unica' storia d'amore? Per merito dell'amica Elena. Lei decide di voler conquistare Damon, da lì inizia tutto e coinvolge le sue amiche in tutto ciò.
Damon sembra essere interessato al piccolo Pettirosso. Bonnie, invece, vede del buono in tutti; ma in lui non trova nemmeno un briciolo di sentimento.
Bonnie rimarrà affascinata da lui o rimarrà disgustata da ciò che fa? Con questa storia impareremo che tutti possono riscattarsi dal proprio passato.
Ringrazio Angie94, Pagy94 e Puffetta2001 che mi sopportano sempre. La storia la dedico alle mie amiche Sery, Marzy e Simo.
Recensite in tanti ;)
Genere: Malinconico, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bonnie McCullough, Damon Salvatore, Elena Gilbert, Meredith Sulez, Stefan Salvatore | Coppie: Bonnie McCullough/Damon Salvatore
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
Capitoli:
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Love me, I just love you~~

Capitolo 1: Incontri e scontri
Bonnie’s Pov

Stefan mi rivolse uno sguardo duro e mi portò dentro la scuola, mentre io continuavo a fissare il punto da cui lui se n’era andato. Avevo ancora indosso la sua giacca di pelle, questo significava che un giorno o l’altro lo avrei dovuto rincontrare!

Al solo pensiero mi veniva la pelle d’oca e mi tremava leggermente il corpo.

La campanella era già suonata da tempo, tutti se n’erano ritornati a casa loro; ad eccezione dei ragazzi che frequentano qualche progetto extra-curriculare. Io e le mie amiche frequentavamo, da sempre, il corso di pallavolo, con qualche mio amico.

Sentii Stefan sospirare e fermarsi.

« Bonnie. Cosa è successo là? Cosa ti ha fatto? » chiese con occhi indagatori. Apparentemente, Damon non mi aveva fatto niente fisicamente, ma la mia autostima stava salendo sempre di più.

« Niente, Stef. Non mi ha sfiorata. » gli risposi cristallina. Era la verità, dopotutto. Chissà se Elena era riuscita a ricavare delle informazioni, dopo la figuraccia che mi aveva fatto fare!

« Piuttosto…Che significa che io e te siamo fidanzati? » chiesi io, piuttosto scettica al riguardo. Avevamo fatto tanto per smentire queste voci che correvano in giro e ora se ne usciva con un’altra novità. Lui si grattò la nuca, molto imbarazzato.

«Una scusa. Deve starti lontano, ora per lui siamo fidanzati. Non voglio che lo frequenti. Non è una brava persona. » mise subito in chiaro. Questo lo avevo capito che non voleva che ci avessi a che fare.

« Non ti preoccupi, minimamente, di Elena? E’ lei che lo vuole! Perché metti su questa farsa solo per me? » chiesi alzando, il tono di voce. Sicuramente Stefan, non aveva capito che Elena quando se n’era andata dalla mensa, era andata a spiarli. Altrimenti già ora, avrebbe scatenato un putiferio.

« Perché Elena riesce a cavarsela, tu sei così fragile. Sei un fiore. » disse, mentre mi accennava un sorrisino. Quelle frasi erano riuscite ad addolcirmi. Il mio amico era un’inguaribile romantico, che preservava in primo piano l’amicizia e poi l’amore.

Lo abbracciai sorridente. Lui era il mio amico e non si meritava tutte queste bugie che gli stavo dicendo. Sciolto l’abbraccio, mi accarezzò i capelli e mi rivolse un enorme sorriso.

Da lontano vidi Elena e Meredith, che correvano col fiatone verso me e Stef. Sperai con tutto il cuore che Elena non dicesse stupidaggini, sennò dovevo dire la verità al mio amico ed ero sicura che lui non ne sarebbe rimasto contento.

« Abbiamo l’arma del ricatto. Prossima mossa: festa! » trillò contenta. Mi schiaffai una mano in fronte, mentre Stefan mi rivolgeva un’occhiata preoccupata. Feci un sorriso sforzato.

« Bonnie…cosa.. » iniziò Elena, ma si bloccò a metà frase, visto che aveva compreso che Stef di tutta questa storia non ne sapeva niente. O meglio, sapeva che Elena aveva in mente un piano, ma non pensava che lo realizzasse veramente.

« Quale festa? » s’intromise lui, che in tutto questo non ci capiva un bel nulla. Tutte e tre ci lanciammo un’occhiata preoccupata. Prese parola Meredith che sembrava la più calma.

« Bonnie? Non hai detto a Stefan della festa? » chiese lei, facendo finta di essere indignata. Non poteva trovare un’altra scusa? Damon mi aveva detto di non portarlo! Che guaio!

« Ah..già. Una festa, al nuovo night club…Non te l’ho detto, perché il resto della comitiva non è stata invitata. » dissi, inventando una stupidaggine su due piedi; però come scusa poteva andare.

Lui subito si accigliò. Ne aveva già sentito parlare di quella festa, ma non sapeva che ero stata invitata e sapeva bene chi l’aveva organizzata.
« Ti accompagno. » disse abbracciandomi per il bacino, lasciandomi un bacio sulla guancia. Ma cosa stava facendo? Cos’erano tutte quelle smancerie?

« Perfetto! Ti mando le informazioni tramite sms. » intervenne Elena, con il suo solito fare da prima donna. L’abbraccio durava ancora. Vidi che Damon e la sua banda di amici stavano entrando a scuola. Ora capivo, cosa significavano tutte quelle smancerie.

« Io vado a cambiarmi, ci vediamo a pallavolo. » disse allontanandosi. Sospirai. Me l’ero scampata. Addosso avevo ancora il suo giacchetto di pelle.

« Ho registrato le informazioni più incriminanti. Domani, gli farò vedere io, chi è la stupida.» disse, con un non so che di malvagio nella voce. Elena sapeva essere molto malvagia, quando voleva.

« Comunque, Bonnie dov’eri? Ti abbiamo persa. » mi chiese Ele. Oddio! Quante domande!

« Mi ero allontanato un attimo. Pronte per pallavolo? » chiesi io, cambiando completamente argomento.
« Ovvio! Ho sentito che anche Damon lo frequenta! » disse euforica Elena, incominciando a correre verso lo spogliatoio femminile. Io e Meredith scoppiamo a ridere.

Entrai nello spogliatoio e vedevo di tutto e di più. Ragazzine piccole che si credevano già grandi solamente perché indossavano il reggiseno, ragazze grandi che si vestivano come se dovessero andare ad una sfilata di moda.

Questo era come la pensavamo io e le mie amiche. Anche se credo che Elena, oggi non sia del mio stesso parere, visto che indossava una maglietta più trasparente del solito.

Io indossavo dei semplici short e una canotta grigia. I capelli li legai in un’alta coda da cavallo, così da non darmi fastidio mentre giocavo.
Uscii dallo spogliatoio e vidi la mia acerrima nemica: Caroline Forbes. Un metro e settanta di puro egoismo, testardaggine e caparbietà. Aveva capelli lunghi biondi che le arrivavano sopra il sedere e occhi verdi da gatto. Era insopportabile.

« Bonnie, cara! Non vedo l’ora di poter competere con te! » disse strillando, come un’oca. Perché usava tutti questi mezzucci? Si sapeva che quella, era solo una smorfiosa e che le importava solo di sé e sé.

« Ma certo, Care. » le risposi con eguale odio e con un pizzico di gentilezza. Corsi verso i miei amici e in lontananza, da solo, c’era Damon. Si era appartato in un angolino della palestra e non parlava con nessuno.

Probabilmente i suoi ‘amici’ non facevano nessun programma extra-scolastico, però mi chiedevo perché aveva scelto proprio il corso di pallavolo!

Feci finta di non notarlo e continuai a correre verso i miei amici. Zander e Matt frequentavano il rugby, mentre stranamente Stef quest’anno aveva deciso di venire a pallavolo con me, Mere ed Elena.

« Stefan e …mi sfugge il tuo nome..» disse l’allenatore, indicando Damon.

« Sono Damon. » disse, sottolineando il suo nome. L’allenatore fece cenno ai due di avvicinarsi. Già mi sentivo che questa lezione di pallavolo non sarebbe andata a buon fine.

« Siete i capitani. » annunciò il professore. Ora ero sicura che non potevo uscire viva da questa situazione.

Entrambi si fecero avanti e si lanciarono un cenno d’intesa, che tutto sembrava fuorché un cenno da persone civili. Sperai con tutto il cuore che nessuno dei due mi scegliesse per prima.

« Pettirosso. »
« Bonnie. »

Mi chiamarono contemporaneamente. Ma avevo sulla testa un cartello con la scritta ‘Infastiditemi’! Mi alzai da dov’ero e mi avviai verso quei due.

Stefan mi prese la mano e mi trasse a sé, ma un ringhio da parte di Damon attirò la sua attenzione.
« L’ho scelta io per prima, il Pettirosso. » disse, prendendomi per l’altra mano e attirandomi in malo modo verso di sé. Non so come, inciampai sui miei stessi piedi; ma Damon mi afferrò prontamente per i fianchi.

Stefan gli si avvicinò.
« Togli le TUE manacce, dalla MIA ragazza. » sibilò arrabbiato. Lo disse con un fil di voce, che lo sentii a mala pena io.

Iniziarono a litigare, senza una ragione. Io, cosa facevo? Stavo lì e li fissavo, chiedendomi se fossi una calamita per i guai.
« Basta! Stefan, un po’ di educazione! E’ nuovo! Bonnie, vai con lui in squadra. » stavo per replicare, ma il professore mi fece cenno di stare zitta.

Le squadre man mano si stavano formando e per fortuna Elena capitò in squadra con Damon. Lei lo stava mangiando con gli occhi, mentre lui era neutro.

Già m’immaginavo Elena e Damon abbracciati, mentre fumavano. Non erano una bella coppia! E mai lo saranno!

Io mi posizionai alla battuta. Aspettai il fischio d’inizio. Non so come, la battuta andò a buon fine. Caroline fece un palleggio alto – sempre con le sue solite moine – , la prese Mere e quella Barbie fece una schiacciata epica.

La palla mi colpì in pieno stomaco. Caddi a terra, stizzita; mentre mi tenevo la pancia. Mi aveva fatto male. Sentivo gli addominali contrarsi e farmi ancor più male. Maledetto, il giorno in cui sei nata Caroline Forbes! Urlavo tra me e me, arrabbiata come non mai.

Il professore fischiò il primo punto a nostro sfavore. Damon si avvicinò a me e mi rivolse una semplice occhiata.
« Tutto bene? » chiese freddo. Stavo benissimo! Avevo ricevuto una pallonata sul mio stomaco e io stavo bene! Mugolai qualcosa di incomprensibile e mi alzai, da sola; visto che quel maleducato non si era preoccupato di aiutarmi!

« Bonnie! Vuoi che ti porti in infermeria? » chiese, subito, Stefan. Lo ringraziai mentalmente per la sua gentilezza.

« No, Stef. Grazie mille. » dissi, rivolgendogli un sorriso. Damon tossì rumorosamente, mi girai verso di lui e mi rivolse uno sguardo scottante.
« Ma che bravo! Il principe azzurro che aiuto la principessa. Peccato che non sempre dietro un principe, si nasconde un vero uomo. » disse
sprezzante. L’atmosfera si fece tesa.

Stefan gli rivolse uno sguardo carico d’odio. Elena lo fissava e quasi sbavava alla vista di Damon con quella maglia che lasciava poco spazio all’immaginazione. Damon che imprecava a bassa voce, contro qualcuno. E Caroline che rideva soddisfatta, sotto i baffi.

Non la sopportavo! Feci finta di niente e la partita continuava, non nei migliore dei modi. Le frecciatine tra Damon e Stefan erano sempre più frequenti, Elena e la Forbes per poco non si prendevano a capelli lì sul campo e persino Meredith stava perdendo le staffe! Nella sua squadra c’era un tipo che la provocava di continuo, se non sbaglio si chiamava Alaric.

Io ero sul chi va là.
Mi era sempre piaciuta la pallavolo, ma mai come oggi volevo andarmene da lì. Non era proprio giornata. Non avevo mai vissuto un primo giorno di scuola così brutto.

« Professore, non mi sento molto bene. Posso andare via, prima? » Chiesi, facendo finta di stare male. Lui mi squadrò un attimo e poi mi fece un cenno di assenso. Me ne andai da lì, per la gioia mia e di Caroline.
 

Erano le 18:00. Avevo un pomeriggio davanti, potevo fare di tutto; se non avessi già dei compiti da fare. Durante la lezione di storia dovevo stare più attenta, non avevo capito niente! Sfogliavo le pagine e quello che vedevo, mi sembrava qualcosa di barboso e noioso, se non peggio. La letterature inglese a confronto non era nulla!

Ero stesa sul letto e fissavo il vuoto, con il libro davanti a me. Mi concentrai al massimo per studiare almeno qualche nozione, che mi assicurasse la sufficiente in storia. Avevo una buona media, ma non riuscivo a studiare la storia.

Il professor Tanner non faceva capire niente! E io ogni anno mi ritrovavo o con un debito o con una insufficienza, che forse poteva passare ad una sufficienza. Tanner mi odiava!

Mi ridestai da questi pensieri, perché il mio cellulare stava vibrando. Mi sedetti sul letto e iniziai a cercare il mio cellulare. Lo trovai sotto il cuscino. C’erano due messaggi. Uno da parte di Stefan, che mi chiedeva come stavo. E un altro da uno Sconosciuto.

Da: Sconosciuto
Scendi sul vialetto di casa tua.  D
.

Quel tipo strambo stava sfiorando la follia! Perché mi mandava messaggi? Peggio di uno stalking! Buttai il cellulare sulla scrivania e continuai a leggere il mio testo di storia. Anche se m’incuriosiva sapere cosa significava quel messaggio. Dopotutto non mi aveva chiesto la luna, solo di scendere un attimo sul vialetto.

Mi alzai dal letto, indossai le pantofole e mi scesi con cautela le scale. In casa non c’era nessuno, i miei genitori erano ancora a lavoro e mia sorella Mary era all’università, quindi non sarebbe ritornata prima del weekend.

Aprii la porta. La prima cosa che notai erano una famigliola di piccoli Uccellini, che risiedevano sulla quercia del mio giardino. Dopo poco spiccarono il volo e io sorrisi leggermente.

Il cellulare vibrò nuovamente. Lo estrassi dalla tasca posteriore dei miei short, era sempre da parte sua.

Da: Sconosciuto
Sposta lo sguardo più avanti, Pettirosso.  D.

Sorrisi a quell’adorabile sopranome, era dolce. Scacciai quel pensiero alquanto strano dalla mia testa. Damon Salvatore era solo un delinquente! Nulla di più! Alzai lo sguardo e vidi da lontano un Damon con la faccia da prendere a schiaffi e con lo sguardo sorridente e malizioso. Il mio sguardo era tra lo sconcertato e l’imbarazzato.

Indossavo uno short e una semplice maglia, che arrivava sopra l’ombelico.
« Come mai qui? » chiesi facendo l’indifferente, ma dentro di me speravo che se ne andasse al più presto. Io non amavo stare a stretti contatti con gente come lui.

« Sono venuto a fare un giro. » disse strafottente. Mi allungai di poco, per afferrare dall’attaccapanni la sua giacca di pelle. Mi avvicinai a lui e gliela lanciai con poca gentilezza. Lui la afferrò al volo e si avvicinò pericolosamente a me.

Mi prese per i fianchi e mi trasse a sé, ad un soffio dalle sue labbra. Mi posò sulle mie spalle il suo giubbotto.

« Tienilo tu. Indossalo domani. » disse sorridente. Mi allontanai da lui. Forse dovevo dirgli che avevo deciso di portare degli amici.
« Io…ehm…Posso..potrei..portare..degli amici? » chiesi titubante. Lui accennò un ‘sì’ con la testa. Perché ogni cosa che faceva, gli dava un tocco di mistero?

« Come mai eri lì, oggi? » chiese, rimanendo vago. Non traspirava nemmeno un briciolo di emozione. Come se non gli importasse di niente e di nessuno.

« Io…ero…andata a fare..un giro. » dissi balbettante. La sua presenza così ravvicinata, mi dava alla testa. Avevo inventato una scusa a dir poco penosa. Nessuno ci avrebbe creduto.

« Dimmi la verità. » m’invitò con più galanteria. Ma perché voleva sapere tutto di tutti? Perché doveva infastidire me!?

« Problemi con il tuo ragazzo? » chiese, con tono investigativo. Il mio ragazzo? Avevo un ragazzo? Ah si, Stefan era il mio finto ragazzo!

« Non vedo, perché dovrei parlarti dei miei problemi sentimentali. » borbottai infastidita, girandomi e dandogli le spalle. Sentii le sue mani poggiarsi sui miei fianchi e lasciarmi un bacio sulla guancia. Sorrisi leggermente, mentre le mie guance si coloravano di un tenue rossore.

« Ti và una passeggiata? » mi sussurrò all’orecchio. A quella domande le mie mani iniziarono a sudare e il mio cuore aumentò i battiti. Se pensava che io fossi la solita ragazza facile- forse un po’ come Elena – si sbagliava di grosso.

« In un’altra vita. » dissi girandomi verso di lui. Il suo sguardo era interrogativo. Indietreggiai di poco, ma il suo sguardo era fisso nel mio. Il suo respiro sapeva di alcool, possibile che oltre ad essere un trafficante, era anche un alcolizzato? Andavamo di bene in meglio.

« Mi piaci, quando fai così. A domani, Pettirosso. » disse allontanandosi da me e salutandomi con un cenno del capo.
 « A domani, Damon. » sibilai avvilita. Gli diedi le spalle e chiusi la porta. Sbuffai e ritornai in camera mia.

Cercavo di studiare, ma più il tempo scorreva e meno avevo voglia di studiare. Notai che era già passata un’ora. Quanto tempo ero stata fuori? Se domani prendevo un’insufficienza, la colpa era solo la sua. Chiusi il libro e sistemai i libri per domani nella mia nuova tracolla. Mi gettai – con poca delicatezza – sul letto e iniziai a giocherellare con il mio cellulare a Candy Crush Saga.

Adoravo quel giochino! Il mio giochino fu interrotto dalla musichetta di un messaggio. Speravo che non fosse di Damon. Incrociai le dita e aprii il messaggino. Era solo di Wind, che mi avvertiva della ricarica telefonica. Sospirai felice. Non mi aveva più importunato.
Posai la testa sul cuscino e caddi nelle braccia di Morfeo.
 

Era buio. Ovunque andavo, vedevo solo il buio. Ero rannicchiata in un angolino di un luogo che non avevo mai visto, o forse sì. In tutti i casi, essendo tutto buio non sapevo se mi trovavo in una stanza o in un luogo aperto. Avvertivo un leggero venticello, che mi sfiorava la pelle.
« Aiuto! C’è qualcuno? » urlai a squarciagola.
« Raggiungimi…Esci da lì. » disse una voce, nel buio. Cercavo di correre verso quella voce, ma ogni volta che raggiungevo la meta indicata, la voce cambiava direzione e con essa, anch’io.
Correvo a destra e a sinistra, finché non urtai un corpo solido. Non sentii l’impatto con il terreno, visto che mi ero caduta su questo sconosciuto.
« Pettirosso… » sibilò lo sconosciuto. Conoscevo solo una persona che mi chiamava così. Solo lui.
«Bonnie…Vieni da noi… » sussurrò l’altra voce. Ora più nitida, la potevo riconoscere tra mille. Era la voce di Stefan.
Tutt’un tratto la scena cambiò istantaneamente. La stanza era divisa in due: dalla parte destra c’era una luce folgorante e dalla parte sinistra c’era l’ombra e l’ignoto. Cosa scegliere? Non riuscii a pronunciare parola. La terra sotto i miei piedi iniziò a tremare, si formò un enorme crepaccio. Riuscii solo ad intravedere degli occhi neri brillare nell’oscurità, prima di essere inghiottita dalle tenebre.

 

Alzai la testa dal cuscino. Il mio respiro era affannato. La mia coda del tutto disfatta ed ero tutta sudata. Vidi dalla mia sveglia che era l’una di notte. Quanto avevo dormito? Mi ero addormentata presto, avevo saltato la cena e non avevo salutato i miei genitori, tornati dal lavoro.
Non avevo indosso il pigiama, ma ero coperta da una coperta leggera, probabilmente mamma mi aveva coperto.

Mi alzai dal letto e indossai il mio pigiama, che consisteva in una canotta e dei pantaloncini che arrivavano alle ginocchia. Non indossavo vestaglie, come Elena; per me erano troppo scomode.

Scesi le scale e sentii i miei genitori che russavano profondamente. Camminai verso la cucina con cautela e bevvi un po’ di acqua minerale. Spensi la luce, ma venni distratta da un urlo soffocato. Incuriosita, presi le chiavi di casa e uscii fuori in giardino.

Dall’altra parte della strada vidi dei ragazzi, su per giù di vent’anni che picchiavano un loro coetaneo. Attraversai la strada e mi nascosi dietro un albero. Erano quattro ragazzi che se la prendevano con uno solo. Era sleale. Riconobbi i capelli corvini in quella massa.

Damon? Cosa ci faceva lì? Mi avvicinai sempre di più.

Uno di loro sganciò un pugno in pieno stomaco a Damon, che reagì piuttosto male. Intorno a quei due che si picchiavano, c’erano altre persone che tifano chi per uno chi per l’altro. Damon non stava avendo la meglio.

Indietreggiai di poco, ma calpestai un rametto. Tutti si girarono nella mia direzione. Ora sono letteralmente fottuta, in tutti i sensi.

« Pettirosso? » chiese Damon, mentre si teneva la testa ancora su di giri. Si notava lontano un miglio che aveva bevuto qualcosa, ma non era drogato. Altrimenti l’avrei notato.

I suoi compari – sicuramente alcolizzati – si avvicinarono a me. Damon li fissava con occhi assottigliati.
Si fece spazio tra loro e mi afferrò il polso, visibilmente arrabbiato. Dovevamo inventarci una scusa e al più presto.
 

 

“Le persone timide notano tutto e la cosa buffa è che nessuno nota loro
Cit. Anonimo”

 



ANGOLO DELLA PAZZA: Sono ritornata. Mi spiace se aggiorno così in ritardo rispetto alla stesura del prologo, ma è stato difficile scrivere il capitolo per via dei compiti e per via della chiusura del quadrimestre. Vi avverto che sono bloccata con l'altra storia, quindi non so se con certezza quando aggiornerò.
Vediamo un po' la situazione: Stefan si finge il fidanzato da Bonnie (dillo Stef che sei geloso ù.ù), vanno poi a pallavole ed entra in scena Caroline (dillo Bonnie che la vuoi strozzare, io ti dò una mano xD), Damon le fa una piacevole sorpresa (dillo Bonnie che ti ha fatto piacere ^-^) e infine il piccolo problemino che vedremo come si risolverà nel prossimo capitolo.
Sinceramente penso che Damon in questa storia, anche se umano, non è molto OOC. L'ho lasciato sempre un po' stronzo, visto che noi lo amiamo così ^-^
Vorrei ringraziare le ragazze che hanno inserito la storia tra le preferite:
1- Angy94
2- laliter_in_love
3- Lisetta95
4- Pagy94
Un ringraziamento va anche a chi ha inserito la storia tra le seguite:
Deb8
2- Desyree92
3- Jess Chan
4- JoeDepp
5- Windowsinthesky
E grazie anche a chi ha solo recensito, come Ciliegoeloto, Gino10110, Cate25 e un doppio ringraziamento va a Pagy94 e Angy94.
Mi piacerebbe sapere se aveste qualche idea sucome vorreste che la storia continuaste, accetto critiche e consigli purché siano sensate ^-^.
Spero che recensiate in tante, per me contano molto le recensioni. VI RINGRANZIO ANCORA. GRAZIE MILLE! <3 <3
Bacioni :-*:-*:-*:-*:-*:-*:-*
Cucciolapuffosa



 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  
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