Libri > Il diario del vampiro
Segui la storia  |       
Autore: Non ti scordar di me    25/01/2014    8 recensioni
Bonnie,ha16 anni, frequenta il terzo anno delle superiori con le sue amiche, Elena e Meredith.
Come descriverla? Dolce, disponibile e ingenua, così ingenua che a voltala gente se ne approfitta.
Ma con il nuovo anno ci sono anche delle sorprese, tra cui, l'arrivo di un ex-studente: il figo Damon Salvatore. Damon Salvatore, 19 anni, ripetente, bello, fa parte di un brutto giro, un giro che ti risucchia completamente negli abissi più profondi della solitudine. La sua gang è poco raccomandabile, infatti trafficano droga e marijuana.
I due sembrano - apparentemente - agli antipodi, come nascerà la loro 'unica' storia d'amore? Per merito dell'amica Elena. Lei decide di voler conquistare Damon, da lì inizia tutto e coinvolge le sue amiche in tutto ciò.
Damon sembra essere interessato al piccolo Pettirosso. Bonnie, invece, vede del buono in tutti; ma in lui non trova nemmeno un briciolo di sentimento.
Bonnie rimarrà affascinata da lui o rimarrà disgustata da ciò che fa? Con questa storia impareremo che tutti possono riscattarsi dal proprio passato.
Ringrazio Angie94, Pagy94 e Puffetta2001 che mi sopportano sempre. La storia la dedico alle mie amiche Sery, Marzy e Simo.
Recensite in tanti ;)
Genere: Malinconico, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bonnie McCullough, Damon Salvatore, Elena Gilbert, Meredith Sulez, Stefan Salvatore | Coppie: Bonnie McCullough/Damon Salvatore
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

~~Love me, I just love you
Prologo
Bonnie’s Pov

Ero in ritardo. In un ritardo pazzesco. Ed era solamente il primo giorno di scuola. Già m’immaginavo il professore Tanner che mi urlava contro.
Tutta colpa della festa di ieri. Ero andata ad una festa e avevo fatto troppo tardi, circa le due di notte. Io non amavo le feste, ci ero andata per mantenere un prestigio sociale all’interno della scuola.

Eh si, anche la piccola scuola di Fell’s Church era divisa in gruppetti,che odiavo con tutto il cuore.

Ero arrivata a scuola tutta affannata e speravo che la campanella non fosse ancora suonata. Il cortile era pieno di ragazzi eccitati al loro primo giorno di scuola. Alzai gli occhi al cielo, cosa c’era di così divertente ed eccitante ad andare scuola?

M’incamminai, come mio solito, verso i miei amici. Elena era venerata e adorata da tutti, a scuola avere i capelli biondi come il grano e gli occhi color lapislazzulo era sinonimo di stupidità e facilità. Lei non era così, se si conosceva a fondo era una ragazza molto intelligente e simpatica. Meredith era taciturna e saggia, non parlava mai a sproposito ed era una ragazza bruna con carnagione olivastra.

Noi tre con altri tre ragazzi, nonché miei migliori amici eravamo sopranominati i ‘nuovi popolari’.
Popolari perché eravamo i primi che non si inchinavano ai ragazzi più grandi, non mi abbassavo mica ai voleri di quegli stupidi!
Nuovi perché fino a quando i ‘vecchi popolari’ non si diplomavano, noi non potevamo prendere il loro posto, questo a loro parere.
Tutto funzionava secondo una gerarchia sociale. Io da tutti ero ricordato come ‘la Rossa’ o come ‘la finta riccia’, dipende dalle voci che giravano.
Non sopportavo questo modo di pensare. Tutto girava attorno a noi e attorno a quelli più grandi.

A mio parere era qualcosa di stupido, visto che un giorno nessuno ricorderà che io ero una delle ‘popolari’, ma sarò un volto anonimo su un annuario scolastico.

Mi sedetti sulla staccionata, scrocchiando un bacio al mio migliore amico Stefan. Ci conoscevamo fin dalle elementari e gli volevo un bene dell’anima!
Oltre che ad essere incredibilmente intelligente, era innamorato di Elena.

« Ragazzi, siamo ritornati a scuola! » trillò contenta Elena, per un momento sembrava uno di quei quattordicenni con gli ormoni a palla. Tutti noi la guardammo nettamente sconvolti. Lei non faceva tutte queste effusioni, soprattutto in pubblico!
« A chi somiglio? » chiese dopo poco. Scoppiammo tutti a ridere. Aveva fatto una grande imitazione di un nerd, io lo dicevo sempre che era perfetta per la carriera d’attrice.

Suonò la campanella. Io e le mie amiche ci avviammo verso la nostra noiosissima lezione di storia con il professore più noioso che io avessi mai conosciuto: Tanner.

Camminando, io e Mer vedevamo Elena molto ambigua ad osservare tutto e tutti, come un segugio. Cosa le stava prendendo?

« Ele, cosa osservi? » chiesi io, distraendola da questo suo modo di fare molto strano. Lei diventò tutta rossa e iniziò ad arrotolarsi i capelli su un dito. Primo segno che era in netto imbarazzo.

« Ehm…Vi ricordate quella società…come si chiama…Vitale Society!? » chiese continuando con il suo bizzarro comportamento.
La Vitale Society? Era una società a delinquere, si occupava di traffici d’armi e scambi di droga, non era affar mio.
Io e Meredith annuimmo e lei continuò la sua interessantissima spiegazione.

« Vi ricordate quel bonazzo? Occhi scuri, capelli corvini. Che se ne andò un paio di anni fa? » La finezza. La mia amica era ironicamente il sinonimo di finezza, quando voleva.

« Ovvio! Chi se lo scorda un tipo così! » sbottò Meredith. Pure Mere? Ora anche lei, se ne stava uscendo di senno. Persino lei stava diventando matta!
« E’ ritornato! Ha diciannove anni. E’ perfetto! » trillò contenta. Ora mi iniziavano a quadrare le cose. La mia amica si era invaghita di un delinquente? Un maleducato? Un truffatore?

Da lontano aveva agguantato già la sua preda, i suoi occhi si erano assottigliati e assomigliava ad una cacciatrice…Quando Elena faceva così non prometteva nulla di buono.

« Ho un’idea. » disse convinta. Iniziò ad accelerare il passo, il soggetto in questione era davvero un bel soggetto. Non molto alto, ma non m’importava poiché io non ero tanto alta; occhi neri come la notte, capelli corvini simili alle piume di un corvo e atteggiamento distaccato con tutti.

Elena con passo deciso si avviò verso di loro, seguiti da una Meredith particolarmente eccitata e da una Bonnie che camminava a testa bassa. Mi piaceva parlare di me in terza persona.

La mia amica bionda fece finta d’inciampare, facendo cadere i libri a terra. Da copione quei ragazzi che le ronzavano attorno dovevano affrettarsi a prenderle i libri.

Peccato che il copione non era andato a buon fine. Nessuno si era mosso. Si era sentito solamente un ‘imbranata’, quasi in un sussurro; però era un grande smacco per la sua autostima.
Sinceramente era una scena divertente e bizzarra, dovevo registrarla. Elena, particolarmente stizzita, raccolse i libri e sbatté i piedi a terra.

« Io ho geografica astronomica. A mensa. » annunciò ondeggiando i capelli con finta non- chalange. Meredith scoppiò in una risata liberatoria e mi fece cenno di raggiungerla dall’odioso, vecchio Tanner.

Io sorrisi e sistemai i miei lunghi boccoli rossi. Camminavo sempre a testa bassa e non vidi dove misi i piedi.
Sentii un gridolino represso. Aprii il primo occhio e poi il secondo, avevo calpestato con il mio piccolo tacchetto il piede del grande Boss, così sopranominato da tutti.

Presi un’enorme respiro. Alzai il piede dai suoi stivali rigorosamente neri, come il resto del suo abbigliamento. Mi girai di spalle, ma venni bloccata da una mano fredda.

Un contatto quasi inesistente, fredda come il ghiaccio. Quel contatto era gelido e pungente, ricordava mille aghi infilzati nel mio polso.

Mi girai e mi scontrai con i suoi occhi tetri e agghiaccianti. Il suo sguardo era impenetrabile, così difficile da decifrare. La sua presa era ancora salda sul mio polso e speravo che quel contatto finisse al più presto.

« Stai. Più. Attenta. » mi disse sillabando ogni singola parola. I miei denti tremavano e avevo la pelle d’oca. Il corridoio era fermo, chi non reagiva per paura e chi se ne stava sgusciando nella propria classe.

Annuii ferma. Lui mi lasciò, finalmente, il polso. Respirai a fondo e mi guardai attorno. La sua banda ci osservava sconvolti. Cos’era successo? Perché ci fissavano sconvolti?
Stavo andando nell’aula di Tanner, ma la sua voce mi bloccò ancora obbligandomi a girarmi.

« Già che ci sei, Pettirosso…Dì alla tua amica che a me non piacciono le bionde. Preferisco le rosse.» continuò con sguardo malizioso. Una ragazza normale si sarebbe eccitata ed emozionata ad un complimento del genere, io venni travolta da un senso di paura enorme... Quel tipo tutto sembrava, fuorché un ragazzo apposto che poteva amare una persona.

Mi liberai dalla sua presa troppo forte, mi girai e feci finta di niente. Dietro di me sentii dei brusii da parte dei suoi compari, lo stavano prendendo in giro? Scossi la testa e mi avviai verso l’aula 36.
 

Arrivata davanti alla porta, con delicatezza, entrai in classe e fui travolta da quel maledetto di Tanner.
« Signorina McCollough, si svegli prima la mattina! » sbraitò arrabbiato. Sgusciai accanto a Meredith che mi chiedeva spiegazioni.
« Sono stata…trattenuta…da..da..un imprevisto! » improvvisai su secondo. Meglio non dirle dell’incontro, con tutti queste orecchie in giro…Magari più tardi a casa mia glielo avrei spiegato con calma.

Presi il mio libro e iniziai a sottolineare con l’evidenziatore rose le parti più importanti della lezione. Quando Tanner inizia a parlare non la finiva più! Ed era una lagna totale.

Toc. Toc

Qualcuno aveva bussato alla porta, interrompendo il noiosissimo salmone del professore. Con espressione rabbuiata andò ad aprire la porta. Entrò lo stesso individuo con cui avevo discusso poco prima. Arrossii alla sua vista, mentre lui sorrise.

« Signor Tanner! Si ricorda di me? » chiese strafottente. Tanner accennò ad una risata amara.
« Certo, che mi ricordo di lei signor. Salvatore. Al suo posto. » ordinò furente. Lui con calma si accomodò al suo posto, si stravaccò sulla sedia e mi fece l’occhiolino. Girai la testa di scatto, presi una ciocca di capelli e la posizionai dietro l’orecchio.

Il mio sguardo era teso, il suo strafottente. Io sudavo freddo, lui era rilassato. In che razza di guaio mi ero cacciata? Maledetto lui, quando era ritornato a Fell’s Church!

Cercavo di seguire la spiegazione del professore, mentre fantasticavo con la mente. Per gli esercizi mi sarei arrangiata in qualche modo.
Meredith mi tirò un calcio sotto il banco. Le tirai un pugnetto sul braccio. Lei si schiarì la voce.

« Ti sta fissando. » mi sussurrò lei, indicando il corvino. Non sapevo neanche il suo nome. E non lo volevo sapere. Effettivamente era rivolto completamente verso di me…Che palle! Mi lasciavo influenzare dal primo che passava!

« Davvero? Non l’ho notato… » dissi facendo cadere lì il discorso. Meredith non insistette oltre, ma sulla faccia aveva un sorriso di chi la sapeva lunga e di chi voleva sapere cos’era successo.

Mi annoiavo a morte. Avevo davanti a me la mia borsa e il libro di storia aperto. Sentii la mia borsa vibrare. Con cautela cercai di non farmi notare e di vedere da chi era il messaggio.

Era un messaggio da parte di Elena. Chissà cosa mi scriveva. Aperto il messaggio, trovai un identikit del corvino.

Da: Elena
Qui mi sto annoiando, ma ho delle informazioni. Si chiama Damon, 19 anni, ripetente, bello, dannato, boss della malavita. Non è fantastico? *-*

La mia amica era diventata matta. Proprio che i guai li andava trovando! E la cosa peggiore e che quel buffone aveva provato ad attaccar bottone con me…Upf!

Per: Elena
Se lo dici tu… -.-“

Non ero entusiasta all’idea che la mia amica volesse conquistare un tipo come quello, era bene tre anni più grandi di noi, anzi quattro! Tra poco lui avrebbe compiuto vent’anni. Perché ci veniva ancora a scuola?

Mi chiedevo, anche, perché Elena non si poteva accontentare di Stefan. Era bello, elegante, un vero gentlmen! Altro che quel rozzo…
Chiusi la conversazione con Elena, visto che Tanner mi fissava torvo e non volevo essere sospesa il primo giorno di scuola.

Dopo poco, sentii Mere pizzicarmi il braccio. La guardai infastidita. Lei da sotto al banco mi passò il suo cellulare. Aveva ricevuto un messaggio anche lei, ma non era simile al mio.


Da: Elena    Per: Meredith
Ho una notizia enorme. Prossimo loro traffico. Oggi.. Ci andremo! E lo conquisterò. Fosse l’ultima cosa che faccio! ^-^

Mi schiaffai istantaneamente una mano sulla fronte. La mia amica era una pazza. Una malata. Una delle sue mitiche feste, equivaleva ad uno scambio di roba grossa. Cosa che non prometteva affatto bene.

« Tu l’appoggi? » mi chiese Meredith. Dire che non volevo appoggiare la mia amica a conquistare quel balordo era dire poco, io non volevo che lei frequentasse quel bifolco!

« Vuole immischiarsi in un affare non suo? E’ pazza! » Le dissi alzando forse un po’ troppo il tono di voce. « Io non l’appoggio. » affermai convinta.
Ripresi la mia calma, molto precaria e iniziai a seguire il professore, finché non mi vibrò nuovamente il cellulare.

Da: Sconosciuto
Non evitare i miei sguardi… D.

Presi un enorme sospirone. Era da mittente sconosciuto. Quella frase…In quest’aula l’unica persona che mi sta fissando…era quel delinquente, si era firmato con una ‘D.’ e il suo nome era Damon. Possibile che mi invii messaggi? Ma la domanda più importante era: come faceva ad avere il mio numero? Chiusi il messaggio e misi le mani fra i capelli.

Drin. Drin

Il trillare della campanella mi fece alzare la testa di scatto, raccolsi velocemente i libri e i quaderni, li misi nella borsa mi alzai e mi catapultai fuori da quell’aula, da lui e dai suoi stramaledettissimi occhi color pece.

Scansai velocemente le persone e mi avviai verso l’altra aula. Stavo per entrare, ma quella stessa mano che mi afferrò poco prima, mi prese e mi sbatté contro il muro.
« Do una nuova festa, Pettirosso. Domani, al nuovo night club. » disse fermo. Perché me le cercavo tutte io? Quella presa così forte mi faceva male e sentivo gli occhi pizzicarmi e farsi più lucidi. Non avevo il coraggio di rispondergli. Mi aveva chiamato Pettirosso?

Mi accarezzò con cautela il viso e il suo respiro si avvicinava al mio, il mio petto si alzava e abbassava al ritmo del cuore.
« BONNIE! » Urlò una voce non poco lontano da me. Girai la testa e vidi la folta chioma bionda della mia amica farsi vicina.

Deglutii. Elena mi scrutava con sguardo predatorio. Ricacciai le lacrime, mentre cercavo di liberarmi della presa di quel cafone. La sua mano lasciò il mio polso e ammiccò ad Elena.

« Damon..Ti va di pranzare con me? » chiese con occhioni dolci. Benissimo, la mia amica aveva un appuntamento assicurato con un bel ragazzo, poco raccomandabile.
Lui scoppiò in una risata cristallina.

« Ne faccio a meno. Non pranzo con bionde formose, preferisco le rosse timide. » detto ciò liquidò me ed Elena. Avevo un sorriso da idiota sulla faccia, forse perché era la prima volta che un ragazzo snobbava la mia amica e che mi faceva dei complimenti. Elena, invece, aveva lo sguardo assottigliato e il viso rosso di rabbia.

« Bonnie! Mi aiuti? Tu hai detto che non ti piace. » sibilò triste. Vidi nei suoi occhi un velo di tristezza, effettivamente a me non piaceva e se a lei interessava…problemi suoi. Era così delusa che non si era resa conto del suo apprezzamento sulle bionde.

« Ti aiuterò! » dissi rassegnata. Quando Elena aveva un idea, nessuno poteva distoglierla dal suo obbiettivo, tanto vale aiutarla.
Iniziò a saltellare contenta, mi scrocchiò un bacio sulla guancia e si affrettò ad andare alla sua lezione. Sbuffai sonoramente.

Con tutto quello che era successo, non avevo notato che quel cafone mi aveva lasciato un bigliettino tra le mani. Era l’invito alla sua festa. Che mezzucci stupidi…Il solito ragazzo che voleva avere tutto e tutte ai suoi piedi. Lo infilai nella borsa e entrai in classe.

***
Andare in mensa, era come vedere un documentario sulla gerarchia animale. I secchioni erano ai lati della mensa seduti a terra, i più popolari al centro che osservavano tutti, i musicisti ai margini e così via. Io mi avviai verso il nostro solito tavolo.

Mi sedetti accanto a Stefan, che mangiucchiava a poco a poco la sua insalata ed Elena era di fronte a me che architettava piani insensati.
Iniziai ad esaminare la pasta rafferma che avevo nel vassoio. Il cibo era penoso. La pasta era rafferma, il pane era sottilissimo, la carne era una poltiglia grigiastra, per non parlare del dessert…una specie di mousse che tutto sembrava, ma non un dolce!

Elena, finalmente, smise di parlare. Alzai il volto e presi un boccone di cibo.
« Prima lui ha detto che sono stupida, dandomi della ‘bionda formosa’. Il mio piano è quello di spiarlo, ricattarlo e.. » alla parola ‘ricattarlo’ mi andò di traversò il boccone di pasta.

« Bonnie! Bevi un bicchiere d’acqua.. » mi disse Stefan, porgendomi l’acqua. L’afferrai e ne bevvi un enorme sorso.
« Comunque, lo ricatteremo alla sua festa, dobbiamo intrufolarci.» sputai l’acqua che avevo in bocca e iniziai a tossire. Volevano intrufolarsi dove?

Stefan mi aiuta a respirare meglio, vedevo nei suoi occhi la tristezza. Gli accarezzai teneramente il viso e lui mi abbracciò. Elena sorrideva a quella scena, sperava che tre me e lui nascesse qualcosa ma eravamo solo amici.

Il telefono di Stefan vibrò. Lui lo estrasse dalla tasca e ne lesse il contenuto. Scoppiò a ridere e mi passò il cellulare.
«  Bonnie, hai un ammiratore.. » mi sussurrò nell’orecchio tra una risata all’altra. Lessi il contenuto del messaggio, mentre il mio amico giustificava la sua risata liberatoria.
 

Da: Sconosciuto
Toglie le mani dal Pettirosso.   D.

Gli ridai il cellulare. Quel tipo era strano…Mandava messaggi senza motivo, non solo a me, anche al mio amico!
Mi guardai intorno, lui non era in mensa. Come faceva a sapere che ero abbracciata a lui? In lontananza vidi il tavolo della sua gang…ma lui non c’era. Forse loro lo avevano avvertito, anzi sicuramente.

« Non abbiamo l’invito, però. » brontolò triste Elena. Mi ricordai che quel tipo mi aveva dato un invito, forse dovevo darlo alla mia amica…Però lui lo aveva dato a me.

Scossi la testa rassegnata. Presi l’invito alla festa e lo estrassi dalla borsa.
« Lo ha dato a me. Tieni. » le risposi io, raggiante. I suoi occhi s’illuminarono e iniziò a scalpitare contenta.

« Perfetto! La prossima mossa è: spiare il suo incontro con i suoi amici. » disse normale. Sperai che l’incontro con i suoi amici, non sia in un posto poco raccomandabile, una pizzeria malfamata o un vicolo di alcolizzati?

« Avete presente quel capanno malfamato? » io e Meredith focalizzammo il posto. Si trovava dietro la scuola ed era il ritrovo di quei delinquenti. Annuimmo di rimando.

« Ho sentito che si incontreranno lì, oggi. » disse seria. Io non avevo, ancora, capito il piano.
Sbuffai sonoramente.
Notai che gli studenti intorno a noi si erano zittiti. La loro banda si era alzata e tutti li osservavano silenziosi. Matt non li sopportava e Stefan ancor meno, ma per lui l’importante era la felicità di Elena. Volevo un ragazzo così dolce e premuroso, anch’io!

Elena si alzò di scatto, affidò la borsa a Matt e corse dietro quelli, senza dare nell’occhio. Meredith che si era allontanata da noi un attimo per prendere una bottiglietta d’acqua, ci lanciò uno sguardo perplessa.

Il volto di Stefan era teso. Sapevo che quello che stavo per fare era del tutto insensato e che quello che mi poteva capitare ad avere contatti con gente simile, era molto pericoloso.
Voleva seguirli? Sbuffai infastidita. Presi la mano di Mer e la trascinai fuori spiegandole a grandi linee cosa stava facendo quella soggetta della mia amica.

Correndo, all’inseguimento di quella pazza, evitavamo le persone che ci venivano incontro e ignoravamo le persone che ci criticavano.
Se la mia amica perdeva il ‘suo maledetto posto sociale’ non doveva venire a lamentarsi con me! Eravamo fuori dalla scuola.

Il vento era freddo, vedevo da lontano il corpo di Elena dietro il capanno che ascoltava tutto. Mi avvicinai quatta quatta a lei con Meredith.
« Elena! » La chiamò lei. Io era poco più dietro. Mentre quelle due litigavano a bassa voce, io m’interessavo a quello che dicevano. Mi abbassai di poco e mi spostai da loro per sentire meglio i loro trascorsi.

Nel capannone c’erano sette ragazzi…ma lui non c’era. Strano. Ero sicura di averlo visto, chissà dov’era finito. Stavano commerciando…eroina? Io l’avevo detto che non era una buona idea venirli a spiare!

Mi girai di spalle e mi ritrovai a pochi centimetri dal viso di Damon Salvatore, che mi scrutava nettamente arrabbiato. Si bloccò il respiro.
Mi afferrò la mano e mi trascinò – letteralmente – via da lì. Lo odiavo, quando faceva così. Mi chiedevo perché faceva così il complicato, perché mi doveva importunare? Anche se ero stata io a spiarlo e seguirlo.

« Ti vuoi mettere nei guai? » mi chiese freddo. Feci cenno di ‘no’ con la testa. Mi strattonò la manica. « Non. Cercarmi. Più. » continuò più tetro. Prima mi mandava messaggi, poi li mandava a Stefan e poi mi diceva di non seguirlo più! Deglutii.

Il vento era sempre più impetuoso. Tremavo come una foglia, non era la giornata più indicata per indossare una camicetta. Lui sbuffò sonoramente, si tolse il giacchetto di pelle e me lo adagiò sulle spalle. Lui…lo aveva…veramente..fatto? Rimasi senza parole.

Mi prese la mano e mi portò via da lì. Speravo che Elena e Mere se ne erano già andate da lì, altrimenti chi sentiva gli sproloqui i loro sproloqui!
Vidi Stefan con lo sguardo duro fuori dalla scuola. Il corvino si diresse a passo deciso verso Stefan, sempre tenendo salda la presa sulla mia mano. Era a maniche corte. Non aveva freddo?

« Perché lo fai? » Mi venne del tutto spontanea questa domanda. Lui, un figo da paura, che s’interessa a una come me?

« Mi affascini. » Disse semplicemente, facendo cadere lì il discorso. Non lo sopportavo. Era ufficiale. Stefan vedendomi con lui, ci venne incontro.
Damon e Stefan erano vicinissimo uno all’altro.
Per un momento avevo paura che si prendessero a cazzotti. La tensione era alle stelle.

« Ti ho riportato, il Pettirosso. Stai più attento alla tua ragazza, non farla andare in giro a curiosare nel capannone. Se la vedeva qualcun altro non so, se l’avessero trattata così. » Disse serio.

Era ufficiale, quel tipo era lunatico. Aveva detto ‘tua ragazza’? Aveva capito che ero fidanzata con Stefan? Ma cosa più importante…Perché continuava a chiamarmi con quell’odioso sopranome?

« Grazie. Starò più attento. » sibilò a denti stretti Stefan. Lui accennò un sorrisino. Stefan mi portò verso di sé, stringendomi al petto. Perché continuava con questa falsa?

Damon si avvicinò a me. Le sue fredde labbra si posarono sulla mia guancia. Fredde, ma contemporaneamente calde.
Mi ammiccò, subito dopo.

« Ci vediamo alla mia festa. Se vieni non portarlo. » disse semplicemente. Dopo di ché fece un cenno d’intesa a Stefan e si avviò verso il capannone.
I miei occhi lo fissavano assorta. Mi resi conto di aver addosso la sua giacca di pelle, non gliel’avevo restituita. Sarà per la prossima volta.
Sorrisi leggermente. Un'altra scusa per infastidirlo.

“L'amore non vuole avere, vuole solo amare.”
-Herman Hesse

 

 

 

Angolo della pazza: Salve a tutti lettori di efp! Sono ritornata, ma non con un nuovo capitolo; bensì con una nuova storia! Contente? *fischi di no*
A parte gli scherzi, spero che questa storia possa interessare tutti, anche più delle mie precedenti. Io quando l’ho scritta sono rimasta stupefatta da come mi è uscito il primo capitolo. E’ iniziato dal fatto che volevo scrivere una fan fiction Originale, poi quando lo ho riletta con nomi diversi, ho pensato perché non adattarla al mio Bamon *-*? L’ho riscritta ed è uscita questa cosa o anche storia, come preferite chiamarla! Xd
E’ la prima AU che scrivo, quindi sarà un po’ OOC. Spero che recensirete in tante/i. Ringrazio Angie94, Puffetta2001, Pagy94. La dedico alle mie due amiche Simo e Marzy che mi hanno spinto a pubblicarla.
Per me conta molto sapere cosa ne pensate, a me sembra una buona idea. Accetto critiche e consigli, purché siano sensate. Grazie mille a tutti!
Bacioni :-*:-*:-*:-*:-*:-*
Cucciolapuffosa

  
Leggi le 8 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Il diario del vampiro / Vai alla pagina dell'autore: Non ti scordar di me