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Autore: JezelkeRedfern    02/02/2014    4 recensioni
« Vedo che si dichiara innocente. »
« Oh, sì. L’abbiamo trovato immerso nel sangue della vittima, per cui è tutt’altro che innocente. »
« . .E vedo anche che ha aggredito un pubblico ufficiale. »
« Esatto. Ha aggredito proprio me. »
« E’ forse per questo che parla di questo ragazzo con tanto odio impresso nella voce, agente Kim? »
[ ... ]
« Welcome to my personal hell, Doctor Nam. »
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi, Slash | Personaggi: L/Kim Myungsoo, Nam Woohyun, Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Nam Woohyun – Psychology office.
 
Un sottile cartellino di carta plasticato troneggiava sulla porta.


‘Nam Woohyun – psicologo’.
 
Il mio ufficio.
Non era esattamente un posto molto accogliente; la porta era squadrata, e grigia, circondata da una parete completamente bianca.
Appena si apriva la porta entravi in una stanza asettica, con poche cose dentro. Una scrivania nera al centro, due sedie ( una davanti e l’altra nella parte più interna del mobile ) e un pannello di vetro incastrato nella parete.
Sapevo benissimo che quello non era affatto uno specchio, ma un vetro comunicante.
Chi stava dall’altra parte, sentiva e vedeva tutto.
Quella è la cosa che mi piacque di meno, assieme alla telecamera all’angolo della stanza.
Riprendevano le sedute, e non so nemmeno se i pazienti l’hanno mai vista.
« Mi auguro che l’ufficio sia di suo gradimento, dottore. » la tentazione di rispondere male a quel tono saccente, era tanta.
Talmente tanta che so che se l’avessi fatto, non avrei avuto vita facile, là dentro.
Perciò mi limitai a stamparmi un sorriso finto in faccia, voltandomi verso la voce.

« Certamente. Non è esattamente accogliente ma – vedrò cosa posso fare.
Il paziente? »
« Il ragazzo arriverà tra qualche minuto.
La devo avvertire, dottore, che al soggetto piace giocare. »
« .. Si spieghi meglio. »
« Lo vedrà, non si preoccupi. » le ultime tre parole pronunciate dal poliziotto, non fecero altro che fare l’effetto contrario.
Il sorriso che si stampò sul suo viso, poi, fu tutt’altro che rassicurante.
Ma non feci in tempo a pensare molto; la porta si aprì con un cigolio, e con un sinistro rumore di catene Kim Myungsoo fece il suo ingresso nella stanza.
Accompagnato da un poliziotto, la sua figura fasciata dalla tuta arancione – abbassata, come la volta scorsa – fece un passo, regalandomi uno sguardo inquietante.
Quello che intendeva il signor Sungkyu l’avrei scoperto di lì a poco, e non mi sarebbe piaciuto.

Kim Myungsoo – Cell. n° 337.
 
Il classico rumore del manganello sulle sbarre, mi arriva alle orecchie.
Inutile, poiché sia io che il mio compagno di cella siamo svegli già da un pezzo.
Jang Dongwoo è nella cella con me da quando sono arrivato qua, e nonostante sia più grande di me, lo tratto come un novellino. Segue ogni cosa che dico.
A dir la verità, nel blocco C, tutti mi seguono.
Non so se sia per quello che ho fatto – o che credono che io abbia fatto – o semplicemente per il fatto che incuto terrore anche solo guardando le persone.
Comunque, mi piace la mia situazione.
Se escludiamo la pena, che––
« Myungsoo-ah. Oggi devi andare dallo strizza cervelli? »
« Devo andare sempre dallo strizza cervelli, hyung. »
« … Sì, ma c’è quello nuovo. » giusto.
Me n’ero quasi dimenticato
Il dottor Nam Woohyun l’ho visto ieri, ed è da ieri che ci penso.
Solitamente mi propinavano i soliti vecchi fossili che ti parlano con voce comprensiva, trattandoti come un caso umano e psico-sociale, oppure le megere arpie che ti usano come sfogo nevrotico causato dalla loro crisi di mezza età, ma lui mi è subito sembrato diverso.
Tanto per cominciare, sembra più mio coetaneo.
E anche come si è posto.
Chiamami per nome, io ti chiamo per nome, sono gentile e tutto il resto.
Mi pare… figo.

« Kim. Alzati. »

Simpatia dieci più, insomma.
Ormai mi conoscono tutti i secondini di tutti i blocchi, più perché faccio casino ogni tre per due.
Una stretta di mano nigga-style con il mio compagno e dieci secondi dopo sono ammanettato, con un manganello infilato nella schiena, e diretto verso il solito ufficio.
Ormai vivo più lì che nella mia cella.
Nam Woohyun è il mio undicesimo psicologo.
Ne ho cambiati undici, dato che nessuno mi regge.
Sono troppo complicato, gioco troppo con la mente delle persone. Sono l’anti psicologia per eccellenza.
E mi diverto anche.
Un passo, e mi ritrovo nel solito medesimo ufficio.
Solita scrivania.
Solita sedia.
Solito “specchio”, e solita telecamera posta in modo che i cretini non la vedano.
Ma la compagnia è diversa.
Comincia il gioco.
 
*Angolino miomio.*
Saaaalve a tutti.
Vorrei cominciare chiedendo umilmente perdono a quei pochissimi che aspettavano il secondo capitolo, ma ho avuto una serie di problemi che mi hanno portato ad aggiornare in ritardo.
Ora però, la storia diventa attiva, blbl.
Questo capitolo non dice molto, quasi nulla, è stato fatto giusto per riprendere un po’ la storia.
Il terzo è già a metà, quindi dun worreh, verrà presto fuori!
Ci si becca al seguito, chuuu.

- Jez
  
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