24)I'll paint you wings, and I'll set you free (please don't!)
14
settembre 2012
Ci sono momenti nella vita
in cui i minuti, le ore, i giorni, le settimane e perfino gli anni
perdono di
significato.
Sono reggimenti inutili
dell’esercito del tempo che scorrono pigramente su di te,
lasciandoti sempre
più spossata.
Vivi e non vivi.
A e B coincidono creando
un cortocircuito che non trova soluzione. Ogni mattina speri di
svegliarti
fredda, ma sei sempre calda.
Sono passati due anni da
quando ho scoperto Jack con la messicana e nulla è cambiato
nella mia vita,
eccetto che la mia mano è guarita.
Con mio sommo dispiacere
Jack ha continuato a pagare la fisioterapia, io – che non
voglio avere dei
debiti con lui – sto risparmiando per restituirgli tutto fino
all’ultimo
centesimo, dovessero volerci anni.
Non vivo più da Alex e Holly
– che stanno ancora insieme – ma in una casetta
sull’oceano, l’ho trovata dopo
due settimane in cui vivevo dai miei amici.
In quelle due settimane
Jack ha tentato di vedermi in ogni modo e non ci è riuscito.
C’è riuscito in seguito un
paio di volte.
Non è bello tornare a
casa dal lavoro e trovare il tuo ex seduto
sul tuo divano che cerca di spiegarti perché lui si scopava
una zoccola, mentre
tu cercavi faticosamente di uscire dalla depressione.
Io cercavo di andare
avanti e sopravvivere al fatto che nostro figlio o figlia era morto o
morta e
lui scopava.
L’ho sempre cacciato, ma
ogni volta che siamo venuti in contatto tra noi si stabiliva una certa
elettricità, come se i nostri corpi non avessero accettato o
capito che tra noi
era finita.
Jack mi ha scritto milioni
di lettere che sono finite nella spazzatura, centinaia di messaggi che
non sono
mai stati letti e e-mail subito cestinate.
Ero e sono arrabbiata con
lui.
Si è comportato da stronzo
nel peggior modo e momento possibile, quando io avevo più
bisogno di lui mi ha
voltato le spalle.
Il mio cuore non riesce
ancora a perdonarlo per questo, nonostante sia Alex che Holly mi
abbiano detto
di parlargli almeno, per dargli la possibilità di spiegarsi,
ma il mio cuore
non sa cosa farsene di queste spiegazioni.
Il mio cuore ogni volta si
ricorda l’espressione di piacere di Jack
mentre si scopava l’altra e sanguina e sanguina.
Lo sai, Jack, di avere le
mani sporche di sangue?
No, non lo sai.
Con un sospiro mi accendo
una sigaretta, uscirei fuori a fumare se solo non fosse in corso il
diluvio
universale.
Mi è sempre piaciuto
fumare, ma ora è solo un gesto vuoto, privo di significato
come tutti quelli
che faccio da almeno due anni a questa parte.
Ogni volta che lui è
venuto a trovarmi ha lasciato un piccolo seme chiamato speranza nel mio
povero
cuore frantumato, speranza terribile che – nonostante tutto
– mi amasse ancora.
Speranza che non l’avesse
fatto per cattiveria.
Speranza.
Un seme che vorrebbe poter
far nascere una pianticella chiamata perdono.
In fondo, mi dico, ero
terribile in quel periodo. Non parlavo, mangiavo a stento, lo
respingevo a
letto e lui doveva tenermi lontani tutti gli oggetti con cui ci si
potesse
tagliare per non farmi continuare sullavia
dell’autolesionismo.
Sì, non deve essere stato
facile, posso perdonargli uno sbaglio.
Questo è quello che vuole
speranza, ma il mio cuore dice che se lui ci avesse tenuto veramente a
me non
avrebbe sbagliato, non in quel modo squallido almeno.
Cosa devo fare?
Il mio cervello dice che
non devo fare nulla, che lui va lasciato nel passato, ma ho una certa
riluttanza a lasciare che questo avvenga.
Oh, posso ignorarlo quanto
voglio, ma c’è qualcosa di sospeso tra di noi!
Temo che anche lui abbia
perso interesse, ormai non tenta più di entrare in casa, non
scrive più, solo
qualche mail e qualche messaggio.
Forse ha perso la speranza
o forse si sta rifacendo una vita, cosa che io non sto facendo.
Non sono più uscita con un
ragazzo dopo aver rotto con lui, Bryan mi ha invitato a cena un paio di
volte,
ma gli ho fatto capire che non volevo nulla più di una
semplice amicizia.
Lui se ne è fatto una
ragione e ora esce con una brava ragazza che lo rende felice.
Holly continua a dirmi che
dovrei parlare con Jack e quando le faccio presente che anche lui ha
diradato i
contatti lei mi dice che è a causa dell’album
imminente.
Bah.
Sono immersa nei miei
pensieri senza senso, quando qualcuno bussa alla porta, per abitudine
guardo
prima dallo spioncino e vedo che è solo Jeremy,
l’ex di Holly.
Lo faccio entrare
sorridendo.
“Ehi, Jem! Quale buon
vento ti porta qui?”
“Devo darti una cosa,
anche se io non ti ho dato niente, chiaro?”
Io alzo un sopracciglio.
“Cos’è? Droga?”
“ No, no!”
Appende la giacca ai ganci
dietro la porta e si guarda attorno.
“Bell’ambientino, ti sei
sistemata bene.”
“Il negozio rende, vuoi
qualcosa da bere?”
“Del whisky andrà
benissimo.”
Mi accorgo che batte i
denti per il freddo, io gli servo immediatamente un bicchierino che lui
butta
giù immediatamente.
“Ah, adesso sto meglio.”
Estrae qualcosa dalla
tasca della felpa e me lo porge: è un pacchettino che io
scarto, contiene un
cd.
“Tu sei la prima “civile”
a vedere il nuovo lavoro degli All Time Low, Don’t Panic.
Lo so che quello che è
successo tra te e Jack Barakat non sono fatti miei, ma mi sei simpatica
per cui
ti consiglio di ascoltare la traccia quattro e la undici e prendere le
tue
decisioni.”
Io annuisco leggermente
inebetita, Jeremy si alza dal divano.
“Bene, il mio compito è
finito. Mi raccomando ascoltale, Wendy.”
“Ok, grazie.”
Lo accompagno alla porta e
lo saluto. Tornata in salotto guardo il cd e mi chiedo
perché dovrei sentire
quelle due tracce, cosa hanno di importante?
Ma se a me non importa di
Jack perché dovrei sentirle?
Perché l’amara verità è
che di quel cretino mi importa ancora tanto e che mi sento sola senza
di lui.
Così, con un po’ di
riluttanza, infilo il cd nello stereo e scelgo la traccia quattro
chiedendomi a
cosa mi troverò davanti.
Il titolo è “Somewhere in
Neverland” e mi lascia pietrificata, la canzone parla di un
ragazzo che vuole
fuggire con la sua Wendy sull’isola che non
c’è.
Sembra tantissimo la
storia mia e di Jack che mi vengono i brividi, non so chi
l’abbia scritta, ma è
meravigliosa e – ancora una volta – contiene una
richiesta di perdono
Una richiesta che riga le
mie guance di lacrime, sono ancora nel cuore di Jack e se non fosse per
il mio
dannato orgoglio andrei subito da lui.
Ogni volta che ho questo
impulso lo rivedo mentre scopa con quella puttana e nel mio cuore torna
a
calare il gelo.
Finita la quattro, skippo
alla undici che si intitola “Paint you wings”, il
titolo mi mette leggermente
in allarme.
Clicco play e la musica
parte, il testo è triste, diverso dalla precedente e mi
preoccupa sempre di
più.
Quando sento una parte che recita più o meno
così: When will the princess figure it out, she ain't
worth
saving
And
when will the world get over all her
misbehaving
Will
we ever learn?
I
painted a picture of the things I wanted most
To
color in the darker side of all my brightest
hopes
But
there was a monster standing where you
should be
So
I'll paint you wings, and I'll set you free , salto dalla
sedia, come se mi avesse dato una scossa.
Sento come se Jack mi
stesse dando il suo ultimo messaggio,
sono diventata un mostro che divora la luce delle sue speranze
gloriosa, una
cosa che va lasciata libera.
Una cosa a cui vanno
dipinte le ali per farla andare via.
Io non voglio le ali, non
voglio andare via.
Solo allora capisco quanto
tenga ancora a Jack in realtà, tenere è
addirittura il verbo sbagliato: io lo
amo.
Lo amo adesso con la
stessa intensità di due anni fa, non posso permettere che
lui esca dalla mia
vita!
Incurante dello stereo che
va e della pioggia che scende copiosa, metto un paio di anfibi ed esco,
diretta
a casa sua.
Correre
non è mai stato il
mio forte, a Educazione Fisica facevo schifo, ma stasera è
diverso.
Mi faccio mezza Los
Angeles a piedi, alternando la corsa al passo veloce, sotto il diluvio
universale e non me ne frega niente: devo arrivare più
presto che posso alla
villa di Jack.
Sì, potrei chiamarlo, ma
non sarebbe lo stesso.
Dopo anni ho il bisogno
fisico di vedere Jack Barakat e i suoi occhioni castani.
Devo correre.
Correre!
Arrivo davanti a casa sua,
stremata, senza fiato e bagnata come un pulcino e ancora una volta non
importa.
Mi attacco al suo campanello
e finalmente entro, percorro il vialetto barcollando come uno zombie,
come se
tutta l’energia che mi ha portato qui stesse lentamente
scomparendo.
Gli ultimi passi sono una
tortura, mi sento i piedi pesanti per via degli anfibi e
dell’acqua che ormai è
entrata formando due piccoli laghetti.
Comincio a bussare come
una forsennata e sto quasi per dare un pugno in faccia a Jack per
errore quando
finalmente mi apre, a torso nudo e con i pantaloni di una tuta neri.
Non dico nulla e lo
abbraccio più forte che posso, lui rimane un attimo
imbambolato, poi ricambia
l’abbraccio.
Io sorrido, mentre il mio
mondo diventa nero.
Mi
risveglio in un letto
che conosco molto bene, avvolta nelle coperte e relativamente asciutta.
Mi tiro a sedere di scatto
e mi guardo attorno, Jack è seduto sulla sedia della
scrivania e mi scruta.
“Jack.”
“Wendy.”
“Jack, non voglio un paio
di ali, non sarò l’ombra nera che oscura le tue
speranze.
Non lasciarmi andare.”
Lui si alza e mi appoggia
la mano sulla fronte e fa per andarsene, ma io lo blocco.
“Wendy, hai la fe…”
“Non importa, posso avere
anche l’ebola e può aspettare.
Io… io ti devo parlare, è
urgente.
Ti, prego ascoltami.”
Lui si siede sul letto
accanto a me e mi accarezza la fronte con cautela, come se temesse
rappresaglie.
“Dimmi tutto, sono anni
che aspetto questo momento.”
“Ho sentito il vostro
nuovo cd, non chiedermi chi me l’ha procurato
perché non ti risponderò e non è
importante ai fini del discorso.
Ho sentito la quattro e la
undici, la quattro è meravigliosa, parla di noi in modo
splendido.
Voglio ancora scappare via
con te, voglio… voglio mettere da parte, ancora una volta,
il passato, anche se
fa male.
Voglio essere la tua
Wendy.
Quando però ho sentito la
undici mi sono sentita morire, io non voglio essere considerata un
mostro o una
che ha bisogno di un paio di ali per levarsi dai coglioni,
Io ti amo e, anche se mi
hai ferito tantissimo, vorrei riprovarci.
Mi vuoi?”
Lui mi guarda incredulo.
“Tu che mi chiedi se mi
vuoi? Sono io a dovertelo chiedere, tu hai tutto il diritto di
prendermi a
calci.
Davvero, mi vuoi ancora,
Wendy?”
“Sì.”
Lui si passa una mano
davanti al volto e poi sorride, quel sorriso che adoro e che gli
accende i
lineamenti di una luce speciale.
“Raccontami tutto, Jack.
Vorrei una spiegazione,
prima di tutto.”
Lui abbassa gli occhi.
“Sono stato un coglione.
Io mi accorgevo che soffrivi, ma qualsiasi cosa facessi non cambiava le
cose di
una virgola e poi mi respingevi anche a letto.
Mi sentivo piuttosto solo,
così una sera dopo le registrazioni mi sono infilato in un
bar a bere e
Marisol mi ha abbordato.
È da lì è cominciata una
serie di incontri, quello che hai visto tu era il terzo. Mi sentivo in
colpa,
volevo smettere, tu non ti meritavi di essere tradita nel momento in
cui stavi
così male, ma…
Il non fare sesso mi
pesava, non ce la facevo, mandava all’aria tutti i miei piani.
Da quando te ne sei andata
le cose sono cambiate, puoi chiedere ad Alex se non ti fidi. Non ho
più visto
Marisol né nessun altra, volevo solo te
e sapevo di averti persa per sempre perché ero
solo uno stupido
coglione.
Ho dovuto fingere con
tutti, fan soprattutto, di stare bene, ma la verità era che
mi mancavi da
morire e avrei dato tutto per riaverti e sapevo che non sarebbe stato
possibile.
Sei testarda e orgogliosa
e diventi una regina di ghiaccio, se ferita.
Mi vuoi ancora adesso?”
Io gli stringo una mano
sorridendo.
“Sì, voglio… Voglio
dimenticare quello che è successo quel giorno, io so di
avere la mia parte di
colpa.
Non ti parlavo, ti
cacciavo, era ovvio che sarebbe successo qualcosa.”
Lui sorride ancora e mi
prende il volto tra le mani, mi dà un leggero bacio a stampo
che io
approfondisco.
Tanto che lui finisce
mezzo sdraiato su di me, con una risata da parte di entrambi.
“Piccola, adesso vado a
prendere il termometro e ti
provo la
febbre, ve bene?”
Io annuisco.
Lui torna poco dopo con il
termometro, la provo ed effettivamente ho qualche linea, lui mi
dà un’aspirina
e si sdraia a letto con me, stringendosi contro la mia schiena.
“Domani sarai ancora qui?”
“Certo e dopodomani e poi
il giorno dopo e quello dopo ancora, se mi vorrai.”
Strofina il suo
naso contro il suo collo.
“Ho pregato così tanto per
questo miracolo che non ho intenzione di lasciarti andare.”
Io sorrido.
“Jack, te le ricordi le
prime notti che passavamo insieme?
Quando parlavamo di tutto
e di niente e fumavamo?
Beh, quelle sono uno dei
miei ricordi migliori di te, perché se riesci a stare tra le
braccia di un
ragazzo a cui basta questo per stare bene sei una donna
fortunata.”
“Ti giuro che allora e
anche adesso mi basta solo questo.
Non ha senso avere un po’
di sesso, quando hai l’amore accanto a te, è una
lezione che ho imparato nel
modo più duro.”
“E io sarò l’unica a
saperlo.”
Lui mi accarezza la
pancia, soffermandosi sulla cicatrice.
“Sì, ma prima o poi lo
sapranno tutti. Che ne dici?
Wendy Barakat, suona
bene?”
“Molto bene, mi piace un
sacco.”
Continuando a parlare di
tutto e di niente ci addormentiamo.
La mattina dopo mi sveglio
e mi sento benissimo, guardo il corpo di Jack disteso accanto al mio e
gli
lascio una leggera carezza sul viso, poi torno a dormire.
Non voglio più scappare.
Ora so la verità e penso
di essere in grado perdonare un errore del genere, non è
stato facile
digerirlo, ma ce l’ho fatta e sono orgogliosa di me.
La piccola Wendy spaventata
sta crescendo.
Mi sveglio di nuovo alle
dieci grazie al profumo del caffelatte, apro gli occhi e vedo Jack con
in mano
un vassoio colmo di ogni ben di Dio.
“Jack!”
Esclamo felice.
“Buongiorno, Wen!
Ho avuto paura che tu te
ne andassi, soprattutto quando mi hai accarezzato la guancia.”
“Non volevo svegliarti,
scusa!”
“Non mi hai svegliato, ero
già sveglio.
Anche se suona
terribilmente smielato, ero talmente incredulo di riaverti qui che ho
speso la
maggior parte della notte e del giorno guardandoti dormire.
Mi hai chiamato spesso nel
sonno.”
Io arrossisco e quasi
butto la faccia nella mia tazza di caffelatte, lui scoppia a ridere.
“Sono passati anni, ma ce
la faccio ancora a metterti in imbarazzo.”
“No, è che solitamente non
sei così romantico! Nessuno è mai stato
così romantico con me…
Oh, Insomma! Non me la
merito una notte insonne.”
“Questo lascialo decidere
a me.”
Rimane un attimo in
silenzio.
“E così sei davvero
tornata per restare.”
“Don’t you know i’m here to
stay?”
Gli canticchio come
risposta.
“Sì, sono qui per restare,
se mi vorrai.”
“Oh, non fare domande
stupide! Certo che ti voglio, quando andiamo a prendere i tuoi
bagagli?”
“Anche subito se vuoi.”
Finiamo di mangiare e ci
cambiamo, su Los Angeles splende un sole meraviglioso, della pioggia
torrenziale
rimane qualche pozzanghera e qualche cespuglio leggermente bagnato.
È strano salire di nuovo
nella macchina di Jack, ma è anche piacevole, è
davvero il posto dove voglio
stare.
Arriviamo a casa mia, Jack
si toglie gli occhiali e la scruta.
“Bel posticino.”
“Vero? Ma adesso basta,
bisogna iniziare a traslocare un po’ di cose.”
Spendiamo tutta la
mattinata, caricando la macchina di vestiti, coperte, lenzuola e cose
di prima
necessità, verso le due – dopo esserci mangiati un
panino sul portico di villa
Barakat – Jack chiama un’azienda di traslochi e gli
detta il mio indirizzo e
poi il suo.
Io intanto metto tutto
quello che ho portato qui al
suo posto,
sembra quasi che non me ne sia andata.
Alle quattro crollo
esausta sul divano e lui mi raggiunge.
“Stanca?”
“Stanca, ma felice.”
“Domani arriva il resto
della tua roba.”
Io sorrido.
“Va bene, andrebbe bene
anche se non arrivasse.”
Lui mi guarda senza
capire.
“Tonto, la mia casa è qui
e ce l’ho sotto gli occhi.”
Lui si guarda, la sua
bocca diventa una O perfetta e poi scoppia a ridere.
“Grazie mille.”
“Beh, è la verità.”
“Stasera usciamo a
festeggiare?”
“No, sono troppo stanca.”
C’è un attimo di silenzio,
poi una porta – quella d’ingresso – si
apre.
“Ragazzi!”
È arrivato Alex Gaskarth
con Holly.
“Adesso che state di nuovo
insieme e l’universo ha ripreso a girare per il verso giusto,
che ne dite di
uscire insieme a fare baldoria?”
Io e Jack ci guardiamo
sorridendo.
“Direi che è una buona
idea!”
Entrambi soffochiamo Alex
in un abbraccio a sorpresa e io sorrido.
Sorrido davvero, ho la mia
famiglia, il mio ragazzo, degli amici.
La mia fiaba ha avuto un
lieto fine.
Angolo di Layla
Ringrazio RadhaAttack, My Chemical Green Romance,
iloveyoug e
_redsky_
per le recensioni.
Spero che vi piaccia questo finale. Presto arriverà il
seguito e sarà incentrato più su Holly e Alex
e...su Vic Fuentes.
Non voglio dire altro. Alla
prossime e grazie per averla letta e recensita in questi mesi.