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Autore: Strawbana    02/02/2014    2 recensioni
Una what if incentrata su una fantasia che mi è venuta in mente ascoltando la canzone No More di Hatsune Miku.
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Dopo una serie di spiacevoli eventi, il quattordicenne Kageyama Reiji si rifiuta di uscire di casa e di vedere anche i suoi stessi parenti. L'unica persona di cui accetta la presenza è Cassandra Andrei, una sua compagna di scuola di origini italiane che lavora part time nel negozio che consegna mensilmente delle provviste a casa del ragazzo. Lentamente, la giovane riesce a far uscire Kageyama dal suo guscio, convincendolo a riprendere la normale routine quotidiana. In seguito i due ragazzi si troveranno insieme ad affrontare il crudele trattamento che adolescenti giapponesi riservano a coloro che ritengono diversi. Fra pregiudizi, bullismo e sofferenza i due ragazzi riusciranno a trovare la strada per un futuro felice?
Bana part~
Genere: Malinconico, Sentimentale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kageyama Reiji, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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La prima cosa che Cassandra avvertì quando riaprì gli occhi fu il formicolio al braccio destro e, una volta che si fu girata per capire la causa di quella sensazione, dovette trattenere un urletto di sorpresa: non si aspettava di trovare Kageyama placidamente addormentato al suo fianco con la testa poggiata sul suo braccio. Facendo molta attenzione a non svegliare il ragazzo, la castana si girò per poterlo osservare meglio: Reiji aveva ripreso colorito rispetto a prima, segno che la sua temperatura doveva essere tornata alla normalità. In cerca di ulteriori conferme, la ragazza gli poggiò una mano sulla fronte, rasserenandosi nel notare che il suo amico non aveva più la febbre, poi spostò quella stessa mano sul fianco di Kageyama, accarezzandolo leggermente. Cassandra non riuscì a fare a meno di ridacchiare quando vide il ragazzo girarsi ed accoccolarsi dall’altra parte, dopo aver fatto una smorfia infastidita. Avendo finalmente il braccio libero, la castana lo mosse un po’ per riattivare la circolazione sanguigna, poi tornò a guardare Reiji, senza dire o fare nulla di particolare, ascoltando semplicemente il suono del suo respiro. I due rimasero così per diversi minuti, poi Cassandra si ricordò una cosa e si girò in fretta verso il comodino alle sue spalle, dove controllò l’orario su una sveglia.

Merda, il lavoro!

Veloce come un fulmine, la ragazza scese giù dal letto e si fiondò in bagno per darsi una sistemata, poi recuperò le sue chiavi e si diresse verso la porta d’ingresso, fermandosi di colpo proprio mentre stava per aprirla. I suoi pensieri tornarono a Reiji: non poteva andarsene senza avvisarlo, come avrebbe reagito scoprendo che lei se n’era andata mentre dormiva? Cassandra era sicura che non ne sarebbe stato felice, così tornò in camera da letto ed iniziò a scrollare il castano.

-Kageyama, svegliati…

Seppur a malincuore, il ragazzo riaprì gli occhi e guardò la sua ospite con un’espressione intontita.

-Cosa vuoi, Andrei?

-Devo correre a lavoro, ti volevo avvisare. Tu rimani a letto e continua a riposare o rischi una ricaduta.

Mossa dalla fretta, Cassandra tornò a dirigersi verso la porta d’ingresso, ma si fermò a metà strada sentendo la voce di Reiji.

-Quando hai finito tornerai qui, vero?

La ragazza non sapeva dire il perché, forse a causa del tono stanco o dalle parole usate, ma la richiesta del castano le suonò tanto come quella di un bambino.

-Certo che torno Kageyama, come ogni pomeriggio! Tu aspettami qui!

Dalla camera da letto, il padrone di casa sentì chiaramente la porta d’ingresso richiudersi alle spalle di Cassandra e sbuffò.

-Tu aspettami qui… Come se me ne andassi sul serio da qualche parte…

E, detto questo, il ragazzo tornò a dormire.

 

Tre ore dopo, Kageyama fissava corrucciato l’orologio della cucina: Cassandra era in ritardo di mezz’ora, cosa mai successa prima, ed il castano iniziava a preoccuparsi. Poi, proprio quando Reiji si era deciso a chiamare la ragazza al cellulare, l’oggetto dei suoi pensieri bussò alla porta ed il padrone di casa si affrettò ad aprirle.

-Sei in ritardo.

Cassandra si accomodò, ridacchiando imbarazzata.

-Scusami, ero andata a prenderti queste.

Dopo aver titubato un attimo, Kageyama prese la busta che la castana gli stava porgendo e ci guardò dentro: la ragazza aveva comprato tutti i medicinali necessari a curare i malanni più comuni. Sconvolto, Reiji si girò verso la sua ospite per protestare, ma lei lo zittì prontamente.

-Non voglio sentire una parola, tu accetti quei medicinali e basta! Non mi devi nulla, li ho comprati per te di mia spontanea volontà. Preferisco spendere tutti i miei soldi piuttosto che vederti di nuovo nello stato di ieri sera.

Vergognandosi un po’ per l’ingratitudine che stava per mostrare nei confronti della castana, Kageyama bofonchiò un grazie di risposta e poi si diresse in bagno per mettere a posto i medicinali nuovi e buttare quelli scaduti. Una volta terminata l’operazione, il ragazzo tornò in salone e si sedette al fianco di Cassandra, che si era già accomodata sul divano. Reiji non sapeva cosa dire, aveva ancora impressa nella mente la discussione avuta quella mattina con la castana e quel ricordo lo spingeva a desiderare un qualche contatto con la ragazza, ma non sapeva proprio come ottenerlo. Nella sua mente si affollarono, sbiadite e frammentate, le scene romantiche dei pochi film che aveva visto in vita sua, anche se Kageyama non sapeva bene a cosa gli potessero servire. Reiji si scrollò e chiuse gli occhi, cercando il coraggio per decidersi a prendere per mano la sua ospite, poi avvertì qualcosa di caldo sulla sua fronte. Riaprì gli occhi e vide Cassandra che gli misurava la temperatura con la mano, cosa che lo mise un po’ in imbarazzo, ma la lasciò comunque fare. Una volta che fu sicura di aver sentito bene la temperatura del ragazzo, Cassandra si staccò sorridendo.

-La febbre ormai è passata del tutto, meno male.

Kageyama fece segno di sì con la testa, segretamente contrariato dal fatto che la castana si era allontanata da lui, ma si sentì subito meglio quando la ragazza intrecciò la mano con la sua. Quella stretta fece rilassare Reiji, felice di aver ottenuto ciò che voleva senza faticare troppo, anche se sapere che era stata la sua ospite a fare tutto lo feriva un po’ nell’orgoglio, ma decise di non darci troppo peso e godersi il momento. I due rimasero in silenzio, mano nella mano per alcuni minuti, poi Cassandra parlò.

-Senti Kageyama… Vorrei proporti una cosa, ma non so se è molto fattibile visto quello che mi hai confessato prima…

Il ragazzo guardò la castana incuriosito ed un po’ corrucciato.

-Tu proponi, poi decido io se è fattibile o meno.

Dopo aver fatto un bel respiro profondo Cassandra continuò.

-Questo domenica vado a vedere l’alba in un parchetto vicino a casa mia, mi chiedevo se ti andava di venire con me.

Sentendo quelle parole Reiji si irrigidì: come sempre il solo pensiero di uscire fuori di casa lo angosciava. Anche se non voleva ammetterlo aveva paura di relazionarsi ancora con le persone, aveva paura di essere ferito di nuovo, sia psicologicamente che fisicamente. Capiva bene perché la sua amica avesse dei dubbi nel proporgli qualcosa del genere: se fosse stato qualcun altro a chiederglielo il ragazzo avrebbe rifiutato a priori, senza nemmeno pensarci, ma era stata Cassandra a proporglielo e, in fondo, anche lui desiderava uscire da quella casa. Non voleva essere prigioniero delle sue paure, lo faceva sentire terribilmente debole, come se avesse perso una partita con la vita e lui odiava perdere. Kageyama fece un bel respiro profondo per calmarsi e si mise a riflettere bene sulla proposta: vedere l’alba significava muoversi quando tutte le altre persone stavano dormendo, le probabilità che avevano di incontrare qualcuno per strada erano minime, inoltre sarebbero andati a vederla di domenica, quindi nessuno si sarebbe svegliato presto per andare a lavoro. L’unica cosa su cui aveva dei dubbi era la distanza fra il parchetto di cui parlava la castana e casa sua.

-Quanto dista questo parco da qui?

-Uh? Più o meno quindici minuti a piedi.

Quindici minuti per andare, quindici per tornare… Quanto durerà un’alba? Non penso tanto… In un’ora dovrei essere di nuovo a casa!

Reiji chiuse gli occhi: ormai aveva preso la sua decisione.

-Va bene, visto che ci tieni verrò con te a vedere l’alba.

Cassandra guardò sorpresa il padrone di casa: non pensava davvero che avrebbe accettato.

-Ne sei davvero sicuro? Non ti voglio costringere, se non te la senti non devi…

Un’occhiataccia più che eloquente del ragazzo fece zittire la castana.

-Ho detto che verrò con te, è la mia decisione definitiva, chiaro?

Cassandra annuì, un po’ spaventata dall’aria arrabbiata del compagno, ma la paura scomparì subito quando vide Kageyama un po’ agitato ed in imbarazzo.

-P-Però vienimi a prendere qui a casa mia, io non conosco la strada.

Sorridendo serena, la ragazza chiuse gli occhi e poggiò la testa sulla spalla del ragazzo.

-Va bene, verrò a prenderti alle quattro meno un quarto, fatti trovare pronto.

 

 

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Angolino rotondo

Sì signori, sono ancora viva e vegeta e sono ancora pronta a scassarvi i maroni con questa long. Ovviamente come sempre posto ad orari indecenti perché se no non sono io, ma ehi! Io ho promesso di postare questo nuovo capitolo entro la fine del weekend e per un po’ il weekend non è ancora finito quindi SONO IN ORARIO! Cercate di capirmi, per me è un miracolo: sono nata in ritardo e ritardo in ogni cosa della mia vita. Quasi in ogni cosa. Va beh, non attacchiamoci ai dettagli. In questo capitolo non ci sono eventi molto particolari perché è un po’ un capitolo di transizione, ma il prossimo sarà più emozionante, promesso. E no, non dovrete aspettare secoli anche per quello. In particolare voglio dedicare questo capitolo a Yissis: spero che la tua settimana scorra leggera e piacevole! Grazie a tutti per aver letto.

A presto,

 

-Lau ° 3 °

   
 
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