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Autore: Guendy    03/02/2014    2 recensioni
Ritratto di un Lucius dal cuore diviso fra famiglia ed amore alla vigilia di una separazione imposta dalle feste natalizie.
Un grazie particolare a bFree che ha betato questa storia in pochissimo e che si è lasciata letteralmente trasportare all'interno di una delle coppie meno probabili - ma molto attizzandi *w* - del mondo di zia Row.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: James Potter, Lucius Malfoy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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8 dicembre 1976
Ne avessi facoltà cancellerei il Natale.
Non è una festività importante, non si ricorda l'ascesa di qualche grande mago, la conquista di un territorio o la distruzione dei Babbani in favore di chi è nato per dominare, ossia noi maghi.
Non è utile: strappata  ai ‘senza magia’ per far fiorire doni e regali ovunque, spendendo galeoni per le cose più stupide e prive di significato, nelle ere è stata ritenuta importante e quindi si è perpetuati nell’errore di credere che anche per noi maghi abbia un significato particolare.
Ciò che comporta, poi, è anche peggiore. Melodie e canzoni, ballate e versi in strofa create per dare degno accompagnamento ai festeggiamenti i cui temi non si allontanano mai dall’unità, la fratellanza, l’amore ed il siamo-tutti-uguali; le si può sentire proclamare per le vie di Hogsmeade e di Diagon Alley e se il coretto di turno si trova nei pressi della taverna ‘Tre manici di scopa’  le loro vocine stridule raggiungono ogni angolo della cittadina fino a tormentare i fantasmi che infestano la Stamberga Strillante. Per questo, da che frequento Hogwarts, sono sempre tornato a casa in questo periodo.
Durante la festa la scuola viene tramutata dai professori in un vero e proprio trionfo di aghi di pino, vischio, fiocchi di neve, campanellini e fiocchi di ogni colore e misura; ogni angolo sembra fatto apposta per incastrarci un albero, addobbarlo e lasciare che un incantesimo lo ricopra di neve ogni dì, persino le luci delle candele e delle fiaccole sembrano seguire quella moda passeggera irradiando un bagliore più colorato che rende il tutto degno di una vera e propria bomboniera.

Casa non è così.
A Malfoy Manor appartiene un gelido tepore che ha facoltà di consolarmi, sempre elegante ed austero anche in questi periodi. Agli elfi domestici vengono comandati tre alberi imponenti che andranno a ricoprire una piccola parte di tre stanze ben definite: l’ingresso, il salone degli ospiti e la lunga sala da pranzo; gli addobbi argentati sono quasi sempre accompagnati da particolari verde smeraldo o blu zaffiro e, per una richiesta espressa di Madre, da un ramoscello di vischio di buon augurio. Il tutto si sposa magnificamente con i marmi italiani che ricoprono i vasti pavimenti, le colonne finemente lavorate da artigiani greci, i tendaggi di velluto e il mobilio di elegante legno di quercia dalle venature profonde e lucide. Il battente del camino posto nel salone principale non viene intaccato da alcun calza in attesa d’esser riempita poiché i regali giungono di persona, di mano in mano, scevri di quegli insegnamenti Babbani che parlano di un BabboRacchioqualcosa.
I doni vengono elargiti puntualmente all’evenienza come compleanni e anniversari o, se si è fortunati, giungeranno senza il bisogno di una particolare ricorrenza.
Siamo Purosangue, fieri, ferventi ed eterni. Noi non ci confondiamo fra la folla: ci distinguiamo.
Per noi un Natale festeggiato secondo tradizione prevede l’organizzazione di almeno un ‘Ballo di Società’ i cui invitati siano scelti fra le famiglie di sangue puro altolocate; una serata all’insegna del lusso e dell’egocentrismo in cui le donne possano indossare i loro abiti migliori mostrando i diamanti più preziosi e scintillanti, gli uomini fumare i loro sigari parlando di affari, ori e proprietà concentrandosi sulla rete di conoscenze ed amicizie delle quali può godere, e ai ragazzi sia consentito di stringere amicizie ed alleanze sul piano sociale mostrando ogni abilità che il Sangue richiede.
Tutto ciò - a Malfoy Manor - avviene nell’ala ov’è sito il Salone delle Danze, il cui stile richiama nei minimi particolari quello della Villa con l’unica differenza delle pareti: qui regnano vetrate alte e lunghe oscurate, quando è d’uopo, da tendaggi sinuosi; le venature del marmo oscillano fra il bianco argentato ed il verde bosco incontrandosi sul frontespizio di tutti i camini che riscaldano la sala sì da disegnare un’elegante ‘M’ stilizzata dalle cromie ricercate.
L’orchestra ha un palco mobile privato così che la sua posizione possa variare seguendo il ritmo delle danze e degli invitati; la musica varia dal moderno al contemporaneo, ma è sui pezzi classici che si denota la vera propensione di un mago Purosangue: la danza del nostro mondo ha il potere di manifestare ciò che si annida nell’animo del cavaliere e della sua dama, così sarà maggiormente applaudita portando lustro alla propria Famiglia la coppia che spicca per eleganza e scioltezza nei movimenti, nonché capacità, bellezza ed affabilità, tutte doti care agli esponenti più anziani e maturi delle Famiglie.

Noi non festeggiamo il Natale come tutti gli altri e ogni anno, di questo periodo, io mi lascio prendere dal freddo.
È dentro di me. L'inverno: ecco cosa sono.
Quando sono solo – nella sala comune dell’ala Serpeverde, nelle mie stanze, durante le lezioni o lungo i corridoi affollati – l’avverto in maniera palpabile attorno a me. È un’armatura invisibile che riesce a mantenere tutti a una buona distanza, mai tanto vicini da potermi sfiorare né abbastanza lontani da impedirmi di udire le loro adulazioni e i loro complimenti, consentendomi così di assoggettarli al mio volere e usarli come meglio credo per i miei scopi, qualunque essi siano.
Mi è capitato, in passato, di domandarmi perché tutti nutrano una sorta di riverenza nei miei confronti. Poi sono arrivato alla conclusione che è per ciò che sono: per il mio Nome, Lucius Abraxas Malfoy, che incute timore e irradia potere alla sola pronuncia; per il mio aspetto freddo e regale, imponente e sicuro; per la mia superiorità che – lo voglia o meno – trapela in ogni mio gesto, ogni parola, persino nelle vesti che coprono il mio corpo quando non indosso l’anonima divisa della Scuola, e anche quando la indosso.  Essere un Malfoy non è cosa da tutti: è un privilegio che comporta Oneri quotidiani e perpetui.
C’è un muro, fra me e il mondo, composto da questo spirito di ghiaccio che mi abbraccia e protegge da qualsiasi intemperia, mi rende superiore a tutti, non lascia scivolare dentro alcuna emozione. Allora come? Com’è potuto accadere che questa stessa armatura perfetta, candida e ghiacciata abbia permesso al fuoco di trapelare? Al tuo fuoco.
Lo sento dentro quando incontro il tuo sguardo scuro, ogni volta che ti penso, quando ricordo che la prossima lezione sarò in aula con te: il calore ardente di quello stesso scudo di ghiaccio preme e stringe serrando la pelle fino a ustionarla, mi incatena stringendomi nella sua morsa che si fa pericolosamente fragile e impenetrabile al contempo. Ma è tutto inutile ormai, perché tu sei dentro di me.
Quest'anno, James, guardo i tuoi occhi e voglio il Natale.
Lo agogno, conto i giorni che ci separano dal termine delle lezioni per cercare il caldo delle tue braccia, il conforto della tua carne, il tuo profumo sulla mia pelle.

Sono compiaciuto e felice di aver convinto i miei genitori a tardare il giorno del mio ritorno, sanno che sto svolgendo delle esercitazioni in più per il professor Hicks, l'insegnante di Trasfigurazione, quindi presto avremo il castello tutto per noi.
Tutti i Serpeverde torneranno a casa per onorare la Famiglia, mostrar loro i progressi compiuti e rendere giustizia al proprio casato, indosseranno i loro abiti da cerimonia e reciteranno alla perfezione la loro parte in quello che per me è diventato il dramma senza senso della vita senza amore. Il tuo amore.

Oggi gli elfi domestici hanno agghindato il castello tanto che stiamo cenando in piatti a tema, con posate colorate e bicchieri decorati. Persino le pietanze hanno un assurdo nome natalizio e sono disposte a forma di alberi, stelle e fiocchi di neve.
Credo di essere allergico a questa festività, mi dà fastidio persino la neve che il cielo incantato della Sala Grande fa cadere su di noi: è tutto un'illusione, tanto che i sottili fiocchi non bagnano e scompaiono quasi subito, diretta rappresentazione di ciò che sta avvenendo all’esterno. Sento il disgusto prendere forma nella mia mente e sul mio viso, le labbra tendersi rigidamente.
E mentre sto lì a piluccare il cibo con aria svogliata, penso a te.
Io non vedo l’ora che arrivi il Natale! Finalmente potremo stare soli, io e te, senza nessun’altro pensiero o intoppo, compito o allenamento. Niente, saremo io, te, il camino e montagne di cibo” – sono le tue parole, quelle che mi hai detto poche sere fa, a donarmi un briciolo di buon umore.
So per certo che non condividi le mie stesse idee ma anche tu credi che il Natale sia una festività sciocca, è il tuo egoismo a farle da padrone imponendoti di vivere ogni istante, secondo o attimo al meglio delle tue possibilità, al massimo. Quindi ti godrai il momento, approfittando del periodo privo di compiti, lezioni e allenamenti per riposare, gironzolare per il castello e magari lavorare ancora su quella strana mappa magica. Monopolizzerai il camino della Sala Grande e probabilmente consumerai ogni pasto a un tavolo diverso da quello precedente perché a te, semplicemente, piace la vita in ogni sua forma, l’attenzione di ogni dormitorio: la compagnia dei Tassorosso, la genialità dei Corvonero e le aspre lotte con i Serpeverde.
Tu sei quella palla di fuoco chiamata sole, su in alto, ma forse il mio gelo ha radici troppo profonde per essere sradicato. Non sai ancora che dovrò tornare a casa per una parte di queste vacanze, che dovrò farti passare in secondo piano prediligendo la mia Famiglia.
Ti cerco, sollevo gli occhi e… mi spezzo.

Due tavoli più in là tu e quei tuoi amici state giocando con la neve incantata, pare un ‘chi ne mangia di più’ e tu stai perdendo. Siete tutti con le facce rivolte verso l’alto, le gole ben esposte – anche se attorno alla tua è avvolta la sciarpa dai colori di Grifondoro – e le bocche ben aperte; delle ragazze ti stanno tenendo abbassato così che gli altri, alzandosi sulla panca, possano catturare più neve di te. Ma non t’importa. Ridi e fai ridere chi ti sta attorno.
A un tratto abbassi il capo e mi guardi: lo vedo bene, quello sguardo lucido di gioia. Non mi serve essere vicino a te per sapere che hanno il colore della terra di Siena, cupa, dalle sfumature cangianti: sono i tuoi occhi e la gioia che manifestano è quella lieve, di circostanza. Sembri così a tuo agio fra tutti loro e forse lo sei, ma riconosco che il sentimento sul tuo viso non è completo. La gioia, la felicità, la spensieratezza vere e piene sono emozioni che riservi solo a me.
I nostri occhi s’incontrano e io non riesco a nascondere un ghigno.

Sei diventato il mio Natale, James, e solo adesso posso comprendere la gioia che si prova quando giunge una simile festività. È come se il mondo conosciuto fosse stato coperto, assorbito e condensato da un secondo universo dove tutto è possibile, dove puoi correre fra le braccia del tuo amato senza un motivo ma solo perché è ciò che senti di fare, senza restrizioni sociali, senza pensieri. Liberi.
Ma anche dove l’irrefrenabile voglia di stringerti e dirti che non ti abbandonerò mai, mai, per nessun motivo al mondo è contrastata da quelle brevi e piccole parole che non ci siamo mai scambiati; sentimenti espressi attraverso i gesti che non avrebbero vita se affidati a sillabe e voce, pena rendersi manchevoli d’onore procurando una falla immensa nella mia anima, tanto da rendermi debole davanti a te.
Mi basterà un “Buon Natale Cuore Mio” e ogni parola diverrà inutile, distante, ogni pensiero ingombrante; ogni angolo del mio essere tornerà a desiderarti, a cercare follemente di riempirsi di te, come una corazza distrutta dall’interno.
  
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