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Autore: Atlantislux    12/06/2008    6 recensioni
Gli universi di Earl ed Earth collidono, mentre qualcosa di oscuro li minaccia entrambi.
Genere: Drammatico, Guerra, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Earth' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
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Dimostrazione


Mahya Blythe non aveva la minima idea del perché le fosse stato affidato un incarico così penoso. Quello sarebbe stato un lavoro per Sara, così coscienziosa, attenta e comprensiva, non certo per lei, che avrebbe preferito duemila volte seguire Nao nelle sue scorribande notturne; tutto sarebbe stato meglio, piuttosto che essere costretta a fare da balia al Re e alla possibile futura Regina di Cardair.
Li guardò sopprimendo a malapena uno sbadiglio. La coppietta era seduta davanti a lei, nella spaziosa automobile che li stava portando via da Windbloom, lui impegnato a cullare la sua donna che non aveva smesso un momento di piangere.
'Ma dove trova tutte queste lacrime?' pensò con una smorfia, non osando aprire bocca per non provocare un'altra crisi.
Doveva ammettere che le rivelazioni di Natsuki avevano sconvolto anche lei ma, come aveva giustamente fatto notare Nao, non cambiavano molto la realtà delle cose. Se non per un piccolo particolare che Mahya aveva colto immediatamente, avendo un'infarinatura di informatica.
'Non è un problema strutturale ma di programmazione. E che quindi dovrebbe essere più o meno facilmente reversibile. Perché Yokho non lo voglia fare lo posso capire, ma di questo passo la situazione diventerà sempre più insostenibile anche perché, ora, non possiamo nemmeno più dire che non sappiamo farlo, visto che abbiamo qui su Earl gente che sarebbe ben disposta ad aiutarci.'
Il suo sguardo lasciò i ragazzi per scrutare fuori dal finestrino. 'Che situazione assurda. Spero che Natsuki prenda una decisione prima che sia troppo tardi. I nostri alleati ci stanno abbandonando e, quando saranno tutti passati dalla parte di quelli di Earth, ci imporranno con la forza di schiudere i segreti dello Shinsho.'
La notte era calata su Windbloom, e non si vedeva nulla ai lati della strada se non lame di luce lunare che filtravano tra i rami degli alberi, nastri fiochi e fragilissimi che non riuscivano a dissipare le ombre.
Per qualche ragione Mahya rabbrividì. 'Sempre che i nostri nemici non arrivino prima.'
All'improvviso la macchina rallentò, fino a fermarsi del tutto.
“Che c'è adesso?” sbuffò infastidita, premendo il pulsante che abbassava il separé tra l'abitacolo posteriore e l'autista.
Si girò di sbieco verso di lui ma l'uomo anticipò qualunque sua domanda.
“Meister Blythe, la strada è sparita.”
Uno sguardo ai volti stupefatti di Kazuya e Akane, poi Mahya voltò completamente la testa verso la parte anteriore dell'automobile.
“Ma che diavolo...” mormorò.

I fari dell'auto illuminavano qualcosa che non avrebbe dovuto essere davanti a loro giacché, senza soluzione di continuità rispetto alla foresta che li circondava, la natura aveva invaso la sede stradale, interrompendo completamente la via maestra che collegava Windbloom al porto delle sabbie. Il sottobosco fioriva sull'asfalto, spaccato qua e là da imponenti pini, abbastanza fitti da rendere impossibile il transito di qualunque veicolo a motore.
Per interminabili secondi Mahya fissò lo spettacolo senza trovarvi una spiegazione pratica e, alla fine, si decise a scendere dall'auto facendo segno ad Akane di non seguirla. Non c'era niente che non potesse risolvere da sola, anche se si avvicinò alla vegetazione con cautela.
'Siamo passati di qui non più di due settimane fa, è impossibile che queste piante siano cresciute in così breve tempo.'
Quello che aveva davanti agli occhi era lo spettacolo di almeno vent'anni di evoluzione condensati in una manciata di giorni.
Sbirciò tra gli alberi, cercando di capire dove finisse la foresta, ma i fari dell'auto si scontravano, a solo pochi metri da lei, contro una barriera di tronchi che sembrava farsi più fitta invece di rarefarsi.
Mani sui fianchi, Mahya constatò che qualcuno quella notte aveva deciso di darle una mano. Quello strano evento era un'ottima ragione per ritornare a Windbloom, visto che non sembrava esserci modo di aggirare l'ostacolo; in più, lei doveva per forza fare rapporto alla Direttrice.
Si girò verso la macchina, preparandosi a subire le inevitabili lagnanze della coppia di Cardair, ma si trovò faccia a faccia con loro. La donna aveva materializzato la propria armatura.
“Che credi di fare?” la apostrofò con occhi sgranati.
“Se credi che torneremo indietro per quattro fiorellini ti sbagli di grosso.” Lo sguardo duro della Meister di Kazuya riusciva a far dimenticare gli occhi arrossati dal pianto.
Oltrepassò Mahya facendo apparire la propria arma, senza che la donna bionda facesse nulla per fermarla.
“Come vuoi” le disse la Colonna scrollando le spalle. “Credo che rimarrai qui tutta la notte.”
Incrociando le braccia si appoggiò al cofano, osservando pigramente Akane che cominciava ad abbattere alberi.
“E tu non l'aiuti?” le chiese Kazuya.
Lei sorrise condiscendente al tono indispettito dell'uomo. “È fatica sprecata. Anche lei si stancherà presto, considerato che i suoi tonfa non sono armi adatte a questo lavoro.”
Mahya la guardò colpire tronchi in successione, che cadendo formavano un groviglio inestricabile di rami divelti.
“Lo vedi? Come farà dopo a spostarli? Non riusciremo mai a passare. Meglio che comunichi al Garderobe quello che sta succedendo.”
Si sporse verso l'autista per chiedergli il telefono installato sull'automobile, quando un urlo di Akane, seguito da quello quasi contemporaneo di Kazuya, attirarono la sua attenzione.
La donna era in ginocchio e si stringeva la testa tra le mani, mentre entrambi i suoi tonfa erano abbandonati a terra.
Maya si abbassò verso il Master dell'amica, ugualmente piegato in due accanto all'auto.
“Che è successo?”
“Un ramo ha colpito Akane alla testa” lui le disse dolorosamente, mentre un rivolo di sangue gli scendeva lungo la mandibola. Aveva un lungo taglio sulla tempia, ma che non sembrava profondo.
Soffocando un'imprecazione Mahya corse da Akane.
'Un semplice ramo ha potuto fare questo? Impossibile, il campo di forza che ci circonda ci dovrebbe proteggere da urti ben maggiori.'
Vide la giovane Meister che cercava di rialzarsi lentamente in piedi ma, prima che potesse riprendere le sue armi, dal terreno emersero viticci che le si arrotolarono intorno ai polsi e alla vita, rendendo inutili i nastri posteriori dell’armatura. Venne sollevata in aria, senza alcuna possibilità di difendersi. La ragazza e Kazuya urlarono simultaneamente, mentre Mahya richiedeva la materializzazione della sua armatura.
Si lanciò su una delle piante colpendola con il taglio della mano, ma il suo gesto non sortì effetto, se non spedirle una dolorosa scossa al cervello.
'È duro come l'acciaio.'
Fece una mezza piroetta su sé stessa, usando come arma uno dei nastri, che tagliò di netto la radice. Subito sostituita, però, da una nuova e più spessa.
“Ma come? Pensavo che una ragazza carina come te dovesse amare le piante.”

Sbarrando gli occhi, Mahya si girò in direzione della voce misteriosa. Sul tetto dell'auto c'era una figura imponente, vestita da capo a piedi in una cappa scura; il suo volto era in ombra, ma la Colonna del Garderobe poteva avvertire, dal tono di voce, che stava sorridendo.
Indicò dietro di lei. “Sei tu il responsabile di questo disastro?”
“Sì. È stato divertente. Era da pezzo che non giocavo con specie vegetali di tipo terrestre.”
“Sistema immediatamente tutto, e metti giù la mia amica.”
Una lunga pausa seguì la sua ingiunzione, poi, invece di obbedirle, l'uomo aprì le braccia. “Amica, quella? Ma se non hai fatto altro che farla piangere?”
Stupefatta, Mahya fece un passo indietro, contemporaneamente materializzando le proprie maracas.
“Per favore, lasciala andare” urlò Kazuya, prontamente ridotto al silenzio da un gemito di dolore della sua ragazza, che lo fece raggomitolare a terra.
Mahya cercò di non guardare dietro di sé, non doveva perdere di vista l'uomo in nero, per nessuna ragione.
“Finiscila di tormentarli!”
“Perché? È interessante questo fenomeno, qualunque cosa faccia ad una si riflette sull'altro, non avevo mai visto niente del genere. Comunque hai ragione, la smetterò, dopotutto non sono loro quelli per cui io sono venuto sin qui.”
Nelle sue mani si materializzò una falce.
Il gesto fece stringere a Mahya con più forza le maracas. 'Questi sono i tizi dei video di quelli di Earth.'
Un secondo dopo si mosse in avanti, mentre l'asfalto veniva perforato da decine di viticci. Uno le sfiorò il viso, e la donna sentì il campo di forza piegarsi per la sollecitazione. Digrignando i denti avanzò verso l'uomo, usando il cofano dell'automobile come pedana per proiettarsi sul tetto. Gli saltò agilmente sopra, mentre il suo avversario sembrava attenderla. L’uomo alzò solo leggermente la sua arma, contro la cui impugnatura le maracas di Mahya si scontrarono. Adesso erano faccia a faccia.
La donna lo fissò, trovando gelidi e sarcastici gli occhi azzurri che la fissavano sotto una frangia di folti capelli rosa.
L'uomo torreggiava su di lei, e non sembrava aver bloccato il suo attacco con particolare sforzo.
Mahya gli sorrise sorniona. “Adesso vediamo chi ride” sussurrò mentre, dietro di lui, il Child della Colonna si alzò dal terreno. La sua espressione trionfale fu però di breve durata.
L'essere non si era ancora formato del tutto che la sua superficie si ricoprì di gemme. Le giunture si aprirono in crepacci da dove spuntarono rampicanti e, quando mosse le braccia per liberarsi, le dita gli si sgretolarono in frammenti di sabbia e radici. Non riuscì a fare neppure due passi che si sfaldò completamente sotto gli occhi, adesso atterriti, di Mahya .
“Il terreno che lo compone è ricco di semi, li ho semplicemente fatti germogliare.”
Con un urlo carico di rabbia la donna alzò una delle sue armi, ma sentì qualcosa che le tratteneva il polso. L'uomo in nero ne approfittò per colpirla in volto con il manico della falce. Cadde all'indietro e cercò di compensare la caduta annullando la gravità, ma altri viticci le si chiusero attorno alle gambe, trascinandola a terra.
Fece di tutto per rialzarsi in volo, usando i nastri della propria armatura per tranciare le radici, ma nuove escrescenze rimpiazzarono immediatamente quelle che riusciva a recidere. In sottofondo, poteva sentire le urla di Akane.
Disperata, cercò di nuovo di librarsi in aria, ma questa volta i lacci mirarono direttamente alla sua gola. Già in debito di ossigeno per lo sforzo della battaglia, si sentì immediatamente soffocare, e dovette desistere prima di spezzarsi il collo. Venne trascinata verso terra, e inchiodata saldamente a quello che restava dell’asfalto.
“È inutile che tenti di liberarti, non ci riuscirai” la canzonò la voce dell'uomo in nero. “Quelle che ti stanno trattenendo sono radici di alberi d'alta quota, tutti quelli che tu vedi qui intorno. Devono spaccare le rocce per poter sopravvivere, e io li ho resi ancora più resistenti. Sei forte, ma io ne ho a disposizione migliaia. È una questione di numeri, sai?”
“Che vuoi da noi?” urlò a fatica Mahya , mentre intorno al collo la pressione si faceva più pronunciata.
“Una dimostrazione.”
L'uomo sorrise, saltando giù dal tetto dell’automobile e atterrando agilmente accanto alla Otome. “Il campo di forza che vi circonda vi protegge da qualunque tipo di emissione termica, elettromagnetica e radioattiva, e funziona da filtro tra il vostro corpo e l'atmosfera esterna. Ma è malleabile e deformabile, come sto verificando con il viticcio intorno al tuo collo. Potrei strangolarti anche adesso, ma...”
Fece una pausa, lanciando un'occhiata verso la sua arma. Poi, ne appoggiò la base sul torace di Mahya . “Abbiamo notato una cosa dai vostri combattimenti. Mentre non avete problemi a resistere all’attrito, e anche all’impatto contro superfici dure, sembra proprio che una sufficiente pressione, applicata ad un'area limitata del vostro scudo, lo possa trapassare. Altrimenti non si spiegherebbe perché vi affrontate con lance, picche e spade. Non è così ragazzina?” le chiese quasi amabilmente, alzando la falce in verticale. Sotto di lui, Mahya si rifiutò di urlare fin quasi alla fine.

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Shizuru Viola atterrò elegantemente alle coordinate indicate dallo Shinso. Aveva già osservato la situazione dall’alto, capendo immediatamente chi era ancora in grado di essere soccorso e chi no. Si mosse veloce verso i primi.
Kazuya era riverso al suolo svenuto, e la stessa cosa valeva per la sua Otome. Ad una decina di passi dall’automobile, Akane era immobile sull’asfalto che sembrava essere stato arato, ma i flebili gemiti che mandava rassicurarono Shizuru sul fatto che fosse ancora viva. Non così poteva dirsi del loro autista.
Dalla posizione del corpo l’uomo doveva aver cercato inutilmente di scappare. Il suo cadavere era infatti in posizione eretta, letteralmente squarciato da centinaia di genziane violette, che sembravano essergli sbocciate sotto la pelle, mentre radici grosse come il polso di Shizuru l’avevano impalato durante la corsa, e gli spuntavano ora dalla schiena come scheletriche ali. L’effetto complessivo era quello di un grottesco spaventapasseri ricoperto di fiori insanguinati.
Ricacciando indietro un rigurgito di bile, Shizuru fece lentamente il giro dell’auto, la naginata materializzata e pronta nelle sue mani.
Dall’altra parte non c’era nulla che valesse la pena di essere salvato. Sull’asfalto martoriato non era rimasto nulla di Mahya Blythe, il suo corpo dissolto in una nuvola di scintille smeraldo. Shizuru le aveva viste alzarsi sopra la cima degli alberi mentre arrivava, ed aveva capito immediatamente che per una delle sue compagne non c’era più nulla che lei potesse fare. Aveva solo pregato di arrivare in tempo per salvare l’altra. Cosa aveva potuto causare quel disastro, nei pochi minuti passati da quando lo Shinso aveva rilevato una sofferenza nei dati biometrici di Mahya ed Akane, e Natsuki l'aveva spedita a controllare, per lei era assolutamente un mistero.
I suoi sensi in allerta percepirono una infinitesimale vibrazione nel terreno, e la donna abbassò la naginata, pronta a colpire. Un secondo dopo, decine di viticci spuntarono dal terreno e si lanciarono su di lei. Li recise con la lama della sua arma, ma meno facilmente di quello che avrebbe creduto, facendo il vuoto intorno a sé. Poi si librò in aria, pronta ad andare a recuperare Akane e il suo Master.
Fu in quel momento che avvertì qualcosa dietro di lei.
“Sei molto meglio dell’altra, te ne do atto” una voce le sussurrò quasi all’orecchio.
Prima che potesse girarsi un colpo alle reni, abbastanza violento da strapparle una smorfia, la scaraventò contro il tetto dell’automobile, i cui finestrini esplosero in frammenti di cristallo. Rotolò a terra ma si rialzò facilmente, schivando un secondo colpo e arrotolando la frusta, di cui era dotata la sua naginata, attorno alla falce del suo avversario, bloccandola.
Lo vide sorridere. “Meno male, pensavo che eravate tutte come quella incapace.”
Poi, l’essere in nero scomparve dalla sua vista in un turbine di oscurità. Aggrottò le sopracciglia e, momentaneamente distratta, fu colpita alla testa da una delle radici. Si sbilanciò leggermente in avanti, avvertendo qualcosa che le si chiudeva attorno al polso destro. Evitò che anche il sinistro le fosse preso con una veloce rotazione su sé stessa, ma non fece in tempo a liberarsi che udì la voce dell’uomo. “Non lo farei, se tieni ai tuoi amichetti.”
Gli occhi amaranto di Shizuru si fissarono su di lui, adesso ritto accanto a Kazuya, sulla cui testa era appoggiata l'impugnatura della falce.
“Fai un solo movimento e gliela sfondo. Nessuno vi ha mai detto che questo sistema è parecchio vulnerabile?”
Impotente, Shizuru sentì nuovi viticci aggrapparsi alle sue braccia e al suo collo, fino a ridurla in ginocchio. “Tu non hai idea di che cosa hai scatenato” sibilò all'uomo, consapevole che in quel momento lo Shinso stava mettendo in allarme Natsuki e il resto delle Colonne. Shizuru poteva avvertire che la forza con la quale era trattenuta a terra stava venendo meno ogni secondo che passava, mentre la temperatura si faceva sempre più bassa. Se fosse riuscita a guadagnare abbastanza tempo senza pregiudicare la vita di Kazuya ed Akane... ma i suoi propositi andarono in pezzi un momento dopo.
“Adesso basta, Marluxia” scandì chiaro qualcuno che non era l'uomo con la falce.

Malgrado il suo addestramento, la nuova voce le fece venire la pelle d’oca. Non per la paura, perché non aveva mai avuto paura di lui, ma per il pensiero di quello che quel mostro ambizioso poteva fare a Natsuki, che sembrava aver preso di mira. Ancora una volta, Shizuru Viola rimpianse di non averlo ucciso quando ne aveva avuto la possibilità.
“Nagi” sillabò lentamente, cercando di riprendere fiato.
“Ah, sì, in effetti il nostro timbro di voce è praticamente identico, non mi sorprende che tu mi abbia scambiato per lui. Ma debbo deluderti, anche se saresti stata molto più fortunata se avessi incontrato il mio corrispettivo su questo mondo, invece di me. Io sono Zexion.”
Il proprietario della voce entrò nel suo campo visivo, e si rivelò una sorpresa per Shizuru.
Perché, in effetti, il timbro vocale e una corporatura simile erano tutto quello che l’essere aveva in comune con l’ex Arciduca. Per il resto Zexion era una creatura altera che, avvolta nella cappa scura, sembrava emanare un’aria di distaccata superbia, mentre studiava Shizuru con occhi quasi incolori sotto la luce algida della luna. Quello sguardo non aveva nulla della crudele cordialità di Nagi, era solo talmente scevro da ogni emozione, da risultare la cosa più spaventosa che la donna avesse mai visto.
“Corrispettivo?” si sforzò di chiedere lei, combattendo contro la mancanza di ossigeno.
“Sì, un’altra notizia che quella ragazzina si è scordata di dirvi. O forse nemmeno a lei è stato rivelato. Questo multiverso non è altro che un’elaborata riproduzione del nostro, la sua multicopia, se così la vogliamo chiamare. Sarà per questo che avete così tanti errori?”
La coscienza di Shizuru si ribellò a quelle parole, anche se quello che le era stato appena rivelato confermava le supposizioni che avevano avuto lei e Yokho studiando i materiali forniti da Earth.
Nelle vecchie scienze, sebbene la fisica quantistica teorizzasse l’esistenza di un multiverso a più linee temporali, l’astrofisica rigettava completamente questi studi come pure speculazioni fantascientifiche. Questo vuol dire che il nostro universo e quello di Earth sono... un'aberrazione?'
Vide Zexion sorridere leggermente, mentre si avvicinava al suo compagno. “Secondo le nostre leggi fisiche un multiverso strutturato come questo non dovrebbe esistere. È curioso, anche se, lo ammetto, decisamente interessante dal punto di vista intellettuale.”
“Non credo che siate qui per studiarci...”
“Devo darti ragione, perché in effetti siamo qui per annientarvi.” Gli occhi di Zexion corsero a Kazuya. “Cosa che non credo sia poi nemmeno troppo difficile, considerato quanto inefficaci sono le vostre armi migliori.”
“Non hai ancora visto nulla.”
“Lo so. Infatti non nego che avete qualche caratteristica che vale la pena di essere studiata, prima di cancellarvi.”
Sdegnata, Shizuru scosse la testa. “Ci hai preso per cavie?”
“Più di quanto tu possa immaginare” fu la distaccata risposta di Zexion. Che, sotto gli occhi divertiti di Marluxia, si avvicinò all'Incantevole Ametista.
Il Nobody le prese il volto e glielo sollevò, avvicinandolo al suo. A quel gesto Shizuru strinse le labbra, e istintivamente fletté gli avambracci ma le radici, che prima le erano sembrate quasi pronte per essere spezzate, resistettero alla trazione esercitando una forza contraria.
Zexion la fissò negli occhi, senza che ancora nessuna espressione, sentimento o qualsivoglia segno di vita emergesse sul suo viso. Shizuru non aveva mai incontrato nessuno che le comunicasse una così completa alterità pur essendo, a prima vista, assolutamente umano.
Ma nessun essere umano mi scruterebbe come fa uno scienziato con le sue cavie. É questo che siamo per lui? Solo una specie inferiore da esaminare?’
Poi, con sua completa sorpresa, l’essere si abbassò fino ad accarezzarle le labbra con la punta della lingua, ritraendosi un secondo dopo.
Shizuru digrignò i denti cercando di allungare una mano verso di lui, senza successo. Non aveva capito il significato del gesto, anche se le era sembrato l’equivalente del raccogliere un campione di materiale organico. E forse lo era davvero.
Gli occhi di Zexion si strinsero mentre sembrava calcolare qualcosa. “Come pensavo, non siete altro che copie malfatte. Dovrai diventare molto più forte, bambina, se vorrai proteggere quelli che ami” le disse il Nobody infine, lasciandole il volto.
“Che mi hai fatto?” ruggì Shizuru, perdendo per un momento la sua consueta compostezza. “Tu non la toccherai.”
Zexion stette in silenzio per qualche interminabile secondo, limitandosi a guardarla. Poi, un sorriso quasi gentile reclamò le labbra del Nobody. “Lei? Parli della donna alla quale appartiene l’altro DNA che ho raccolto sulle tue labbra? Credi che mi sia così difficile scoprire la sua identità, considerato con chi dividi il letto, Incantevole Ametista?”
Non aggiunse altro, e nemmeno Shizuru replicò, selvaggiamente impegnata a sublimare la rabbia e la paura in cieca volontà. ‘Non lascerò che tu le faccia del male.’
Zexion invece fece solo un cenno a quello che aveva chiamato Marluxia, prima di scomparire davanti a lei.
L'uomo dai capelli rosa le sorrise ferino, appoggiandosi agilmente la falce di traverso le spalle. “Devi perdonarlo, Zexion non ha molto tatto con le donne. Io e te ci rivedremo, e sarà un piacere rimetterti alla prova, adesso che sappiamo tutto di voi.”
Poi, anche lui, si volatilizzò nel buio della notte.

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“Perché mi hai fermato? Potevo fare fuori pure lei” sibilò Marluxia in faccia a Zexion, senza che l'altro muovesse un muscolo.
“Dici? Non ti sei accorto di tutta l'energia che avevi sprecato impiegando i tuoi poteri su quella foresta? Stavi in piedi per miracolo, e quella poteva liberarsi da un momento all'altro.”
“L'altra l'ho fatta fuori abbastanza facilmente.”
“Perché l'hai presa di sorpresa, e perché le sue armi non erano adatte a quel tipo di combattimento.”
“Sarà” Marluxia scosse le spalle. “Hai scoperto a sufficienza su di loro? Adesso possiamo annientarle?”
“Non così in fretta, ti ho già detto qual è il nostro problema principale.”
“Intendi dire che quella tizia ha sufficiente forza di volontà per diventare come noi? E di chi sarebbe il corrispettivo?”
Zexion sorrise all'espressione quasi scandalizzata di Marluxia. “Non di te, se la cosa ti preoccupa, ma è certo che lei è una candidata ideale.”
Dietro di loro Axel ruggì la propria insoddisfazione. “Ma allora perché non facciamo saltare in aria questo stupido pianeta, e non ci liberiamo una volta per tutte di questi problemi?”
Zexion non lo degnò di uno sguardo. “Sai che è impossibile. Gli squilibri gravitazionali distruggerebbero le porte verso il multiverso di cui questo mondo non è che la porta, e potrebbero tagliarci fuori anche dal nostro.”
“Non vedo altra soluzione.”
“Tu no. Ma io sì. Continuiamo con il piano originario. Mettiamoli alla prova e vediamo se ci lasciano il controllo delle porte di loro spontanea volontà; la gente di questo mondo è estremamente legata alla propria vita, e alle persone amate. Potrebbero decidere di non volere avere nulla a che fare con noi, se gli incutiamo abbastanza timore o minacciamo i loro cari.”
Axel a quel punto si fece avanti, e posò un braccio attorno alla spalle di Zexion, che lo guardò infastidito. “Hai ragione, come sempre. E di sicuro hai spaventato parecchio quella donna, stanotte.”
Ma Zexion scosse la testa. “Non credo. È una delle loro migliori guerriere, non pensare che si lasci intimorire da una minaccia così grossolana, anche se potrebbe trovare fastidioso e preoccupante che ci sia qualcuno, che chiaramente non è dalla loro parte, che conosca tutti i loro punti deboli. Soprattutto i suoi.”
“E quell'accenno alle copie malriuscite, e alla sua amichetta, l'ha fatta sbiancare” si intromise Marluxia.
“Sì. È facile prevalere su quelli che contano solo sulla forza fisica per abbattere i propri nemici, basta metterli un po' in difficoltà che subito si lasciano prendere dallo sconforto. Non sono altro che stupide scimmie senza peli.”
Zexion sorrise, così sinistro che Axel abbassò il braccio. Non aveva mai avuto occasione di testare in battaglia le capacità di Zexion, ma gli avevano detto che erano qualcosa da cui neppure un Nobody poteva sperare di sopravvivere. Al Soffio delle Fiamme Danzanti, per ora, bastavano le frecciatine acide, e gli arguti piani, come prova della pericolosità del Burattinaio Mascherato.

Lo stratega dell’Organizzazione XIII, dal canto suo, sembrò aver perso interesse nei suoi compagni. Si allontanò da loro, per mettersi a braccia conserte a fissare l’orizzonte. Lentamente, si passò la lingua sulle labbra pallide, mentre ripensava a quello che i suoi poteri aveva rilevato dal DNA epiteliale della donna.
‘Nanomacchine. Interessante, visto che mi ripaga del fatto che proprio a causa di quei componenti, impiantati nel suo corpo, non posso leggerle la mente. Rendono le Otome più forti, veloci e resistenti dei comuni soldati, e capaci di materializzare armi ed armature.
'D'altro canto hanno nel Master un punto debole notevolissimo. Ma questa gente se ne rende conto che basta attaccare lui, che non dispone di armatura, per mettere le loro superguerriere fuorigioco? Senza contare che il perno di tutto il sistema è un computer unico. Distrutto quello, le linee di difesa di Earl crolleranno come un castello di carte. Perché senza Otome, contro i poteri di Axel e Marluxia, e la cieca fame degli Heartless, questa gente non ha nessuna speranza.'

Zexion gettò uno sguardo verso i compagni, per niente turbato dal fatto che li stesse sottilmente manipolando. D'altronde, se il suo piano avesse avuto successo, tutti i Nobody inferiori e superiori c'avrebbero guadagnato.
'Questo multiverso può essere plasmato a nostra immagine e somiglianza. Un luogo dove saremmo la specie superiore, e dove nessuno dei nostri simili sarebbe costretto a difendersi dagli esseri umani, e a combattere per riottenere un inutile cuore e tutte le debolezze mortali. Come vuole quel pazzo di Xemnas.
'La gente di Earl ha paura di perdere le persone amate. E sono certo che, per diventare più forti per difenderli, sono pronti a pagare il prezzo più alto: vendere il proprio cuore alle ombre. Così come farebbero quelli di Earth per ottenere il potere assoluto. I sentieri dell'Oscurità sono già tracciati per entrambi questi mondi, devo solo fare qualche indispensabile correzione affinché le persone giuste li intraprendano. Poi tutti li seguiranno. L'unica cosa che davvero mi preoccupa è quello che Nagi è riuscito a nascondermi. Che potrebbe essere l'asso nella manica delle armate di Earth.’

Si portò una mano alla bocca per mordicchiarsi un’unghia, un gesto che aveva ereditato dal suo passato umano.
‘'Otto minuti'. Sono riuscito a carpire solo questo dalla sua mente. Cosa mai possono aver escogitato per sconfiggerci, in così poco tempo?’


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Recensioni e cose varie: bene, stavolta ho fatto una mezza strage, siete contente, mie piccole belve assetate di sangue? ^_^
Passando a cosa più lievi, intanto mando il solito saluto e ringraziamento alle mie consulenti scientifiche e betareader Shainareth e Solitaire. Shaina, senza di te suonerei come Yoda ^_^
Chiarucciapuccia, grazie come sempre anche a te. Non temere, nel bene e nel male Shizuru e Natsuki staranno insieme, anzi, avranno proprio bisogno del reciproco conforto e aiuto nei prossimi capitoli. Con la loro teiera!
Ti quoto assolutamente Gufo_Tave riguardo all'interpretazione delle Otome come armi. In effetti, seguendo la logica della serie, è per quel motivo che sono state create, e un'arma non ha amanti e non ha amici, come fa efficacemente notare Miss Maria alle ragazze più di una volta. Armi, tra l'altro, potenti ma adatte a battaglie molto ritualizzate dove gli scontri avvengono uno contro uno, nella logica degli antichi campioni dei re. E in un clima di generale riprovazione per chi queste armi le usa per il motivo per cui sono state create. In un mondo del genere basta cambiare un attimo lo scenario per rendere le potenti Otome assolutamente inefficaci; come si diceva un tempo "ma perché i robot nemici non attaccano Mazinga tutti insieme invece che uno per uno?".
Bene, tempo di aggiornare le usanze di Earl ad uno modo più moderno di condurre una campagna militare... ;-)

  
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