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Autore: Dea Elisa    05/02/2014    2 recensioni
Semplice raccolta di drabble/one-shot con protagonisti Anna e Antonio. I titoli delle storie seguiranno un ordine alfabetico, tecnica abusata, ma a mio parere ideale per lavorare di fantasia.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Anna Ristori, Antonio Ceppi
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Tu

 

«Sei stato tu a scegliere per entrambi» parlò Anna senza guardare negli occhi l’amante che aveva nel letto. Sedeva sul bordo, le dita a torturare il lenzuolo sgualcito. A coprirla era una sottoveste slacciata, che le ricordava senza tregua le mani che gliel’avevano fatta scivolare di dosso poco prima.

«Appena seppi del tuo matrimonio corsi alla tenuta» affermò placido Antonio, trattenendosi dal toccarla, dallo sfiorarla ancora, dal baciarla tra i capelli.

Anna finse di non avere sentito.

Finse che quelle parole fossero frutto della sua mente e delle sue numerose ricostruzioni di quei giorni passati, che spesso facevano capolino nei momenti di noia, di sconforto o di nostalgia.

Finse di provare solo indifferenza, quando dentro di lei si sentiva smarrita, angosciata, rassegnata; quando le sue labbra tremavano e i suoi occhi si inumidivano.

 

Non si possono amare due donne allo stesso tempo, e la tua scelta aspettava nella vostra umile casa che tu tornassi dal lavoro, quel giorno come tutti gli altri.

 

«Ero venuto a cercarti» aggiunse, avendo previsto il suo silenzio.

Lo sguardo della donna si perse, alla ricerca di quei momenti che aveva giurato a se stessa di dimenticare.

«Avevo chiesto aiuto ad Amelia perché potessi entrare.»

La mano che stringeva il lenzuolo si bloccò.

«Avevo bisogno di vederti. Di parlarti.»

 

Non si può pretendere di avere ascolto quando ascolto si ha negato.

 

«Tuo padre…»

«Basta!»

«Ho creduto di liberarmi del mondo a cui appartenevo allontanandomi dalla mia famiglia e da te.»

«Ti prego…»

«Voglio che tu sappia che me ne pento ogni giorno.» Si sporse verso di lei a sfiorarle un braccio, che ritrasse prontamente.

«Sarà quello che farò io di ciò che è successo oggi.»

Antonio le si avvicinò, le gambe a terra a stringere il suo corpo esile contro il suo, e un braccio a cingerle la vita. Anna non si mosse, ma non riuscì a celare il fremito che la scompose al ricordo ancora troppo vivido del contatto con la sua pelle, dei suoi sussurri flebili destinati unicamente a lei, della dolcezza dei suoi baci.

«Anna stammi a sentire.»

La donna scosse la testa e posò le proprie mani sulle sue, strette sul ventre, immobili e resistenti ad ogni tentativo di fuga.

«È tardi.»

«Se solo volessi, potremmo-»

«Dimenticare il nostro passato? Ricominciare una nuova vita? Immaginare che non sia successo niente? Fingere di amarci come allora?»

«Potremmo smettere di fingere.»

 

Sei stato tu a scegliere per entrambi. E lo stai facendo ancora, convinto che ciò che per te corrisponde al giusto equivalga anche al mio bene.

 

«Siamo stati distanti così tanto tempo che non riuscirei più a distinguere la realtà dal sogno.»

«Il confine tra i due non è sempre così netto. Anna, io ti amo.»

Anna chiuse gli occhi e respirò profondamente, contrastando il capogiro che la colse.

«È una follia» farfugliò una volta riacquistata consapevolezza di sé.

«L’hai detto anche vent’anni fa.»

«Allora non sapevo cosa significasse.» Si girò verso di lui, e gli posò le mani sulle spalle. Il cielo dei suoi occhi esprimeva pazienza, pace e sicurezza. «Oggi sì.»

 

Tu sei mia realtà, mio sogno e mia follia.

 

 

   
 
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