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Autore: Angie Mars Halen    05/02/2014    1 recensioni
Nikki sta attraversando il periodo più buio della sua vita e ha l’occasione di incontrare Grace. Dopo il loro primo e burrascoso incontro, tra i due nasce una profonda amicizia e Grace decide di fare del suo meglio per aiutare e sostenere il bassista. Inizialmente Nikki è felice del solido rapporto che si è creato tra lui e questa diciassettenne sconosciuta, ma subentrerà la gelosia nel momento in cui lei inizierà a frequentare uno dei suoi compagni di band. Mentre dovrà fare i conti con questo, Grace, che è molto affezionata a lui e quindi non vuole abbandonarlo, dovrà fare il possibile per non essere trascinata nell’abisso oscuro di Sikki.
[1987]
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mick Mars, Nikki Sixx, Nuovo personaggio, Tommy Lee, Vince Neil
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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21) SIKKI

Grace, finalmente sei qui. Ti ho aspettata per ore e adesso sei qui con me. Siamo seduti sul divano e tu ti guardi intorno, sempre un po’ incuriosita come se fosse la prima volta che entri nel mio salotto. Sei così bella quando osservi tutte le stranezze di questa casa con lo sguardo corrucciato e il tuo volto assume un’espressione più seria. Dici che i gargoyle che ho fatto mettere sulle mensole non ti piacciono, ma io sono una creatura della notte, sono il figlio delle tenebre, e questo è il mio regno. Pochi giorni fa ho anche chiamato una ditta per far montare degli scuri perché entrava troppa luce dalle finestre, e la luce mi fa male agli occhi. Io odio uscire di giorno, il sole mi fa impazzire, mi punta dritto nelle pupille e mi abbaglia.

Ti abbraccio e ti stringo forte a me perché non voglio che tu te ne vada. Se te ne andassi proprio adesso io... non lo so che cosa faccio. Ho bisogno di te, della tua presenza, mi piace avere la certezza che ci sia qualcuno accanto a me, e so che tu non mi abbandonerai mai.

Grace, sei così buona e mi vuoi tanto bene. Se potessi tenerti con me per sempre lo farei, ma non posso, ed è così frustrante che non riesco a sopportarlo. Tu sei mia amica, sei dolce, e nessuno potrà mai portarti via perché tu sei mia.

Però, Gracie, c’è una cosa che vorrei chiederti: perché sei qui con me? Tutti sono scappati e mi hanno lasciato da solo a soffrire e a marcire dentro questa casa come un vecchio pezzo di ferro arrugginito abbandonato in balìa delle intemperie, invece tu mi sei rimasta accanto e adesso siamo abbracciati nel mio salone freddo ad ascoltare il silenzio intorno a noi. A me fa piacere averti qui, mi basta sentire il tuo calore mentre ti accovacci contro di me, ma tu, Grace, perché rimani? Cos’è che ti fa restare?

I tuoi capelli profumano di vaniglia, sono morbidi come seta e ricadono sulle tue spalle come una leggera e soffice coperta. Il loro colore dorato riflette la poca luce che entra e sembri così angelica mentre io, deperito e trascurato, non sono che un povero diavolo.

Lo so che mi vuoi bene, lo so che ti sforzi di capire cosa mi passa per la testa, ma non potrai mai comprendermi perché solo io so cosa sto passando. Un vero amico, Grace, non abbandona l’altro nei momenti difficili come hanno fatto Tommy, Vince e Mick. Tu sei qui con me, il tuo corpo appoggiato con delicatezza a quello disfatto che mi ritrovo, e mi sento così bene che vorrei che non finisse mai.

Però c’è una piccola cosa che potresti fare per me: raggiungimi nel mio mondo, Grace, perché solo in questo modo potrai capire esattamente come vivo. Prova, amica mia, prova una sola volta.

No?

Perché no?

Hai paura?

Non vuoi conciarti come me, vero? Allora ti faccio schifo? Lo sapevo che in fin dei conti per me provi solo pena e compassione.

Lasciami solo, Grace, tornatene a casa.

Anzi, sai cosa faccio? Voglio vedere come lavora su di te questa roba. Ma tu sei troppo furba, hai già capito tutto e te ne guardi bene da bere qualunque cosa ti offra. Hai capito come lavora il mio fottuto cervello, sei ancora più sveglia di quanto pensassi. E io sono matto, vero? Sono completamente fuori di testa. Dillo, avanti! Dillo che faccio schifo, che sono un fallito di merda e che non vuoi più vedermi.

Fai bene ad alzarti e uscire, perché nemmeno io mi sopporterei in questi momenti. Però, Gracie, così mi lasci solo. Se sai che quando sono solo soffro, perché te ne stai andando? Ti ho spaventata così tanto? Non volevo farti paura, volevo solo provare. Io ti voglio bene, perché scappi? Ti volevo solo con me.

Sbatti la porta, il rumore rimbomba nella sala, corre su per le scale e riecheggia al piano di sopra. Sembra che siano le pareti di questa casa che ti supplicano di restare. Davvero, non volevo spaventarti, ma sei arrivata nel momento peggiore. E poi te ne sei andata via, abbandonandomi alla solita agonia.

Sono solo, fottuto e incompreso. Solo perché non ci sei più tu; fottuto perché sento che se non mi calo la mia dose quotidiana finirò per impazzire e a lungo andare finirò anche di vivere; incompreso perché nessuno mi crederebbe se dicessi che sento delle voci uscire dalle pareti e dei passi in giardino e sopra il tetto. Corro in camera mia e mi butto a capofitto sul letto pensando che se ci fossi tu, Grace, mi abbracceresti forte e mi parleresti con la tua voce dolce finché non passa tutto. Adesso l’unico rumore che sento è quello del freddo vento di novembre che si insinua dalle finestre nel corridoio e nelle stanze. È un rumore spaventoso, come un sussurro malvagio nel buio. Sembra che ci sia davvero qualcuno. Grace, torna da me, ho tanta paura.

No, no, Nikki, è tutta un’allucinazione...

Invece sì, c’è qualcuno che è venuto apposta per farmi del male, e più il vento si alza, più il rumore diventa intenso, più questo qualcuno è vicino. Mi alzo di scatto dal letto e barcollo fino al corridoio, poi faccio il giro di tutte le stanze con il cuore in gola per assicurarmi che siano davvero vuote, ma appena sfioro una maniglia sembra che questa sia mossa da una mano che la afferra dalla parte opposta. Torno in camera di corsa e mi sdraio sul letto disfatto, affondando il viso in uno dei cuscini. È quello che usi sempre tu, Grace, e il profumo dei tuoi capelli è rimasto attaccato alla stoffa. Mi sembra che tu sia ancora qui e vorrei che fosse davvero così, perché significherebbe che non ti ho mai fatta andare via con il mio comportamento di merda.

Chissà se hai ancora fiducia in me?

Dopo quello che è successo, dubito che tornerai a trovarmi. Chissà che non sia meglio così?

Adesso però voglio sapere dov’è finito quel fottuto telefono. L’ho spostato dal suo solito posto e non riesco più a trovarlo. Ah, eccolo qui, era sul pavimento perché l’ultima telefonata che ho effettuato l’ho fatta stando seduto per terra. Del resto, ha un cavo, non poteva essere andato tanto lontano, ma non l’avevo capito subito. Digito il numero di quel parassita di Jason e gli ordino dell’eroina. Tra una decina di minuti sarà qui e avrà con sé ciò che gli ho chiesto. Ne ho bisogno. Se mi vedessi mentre mi preparo la dose, forse capiresti che per me non c’è via di scampo. I cristalli dorati si sciolgono troppo lentamente e là fuori c’è la polizia che vuole entrare. Se non farò sparire questa roba sotto la mia pelle la troveranno, e allora sarò nei guai fino al collo.

Andatevene via, cazzo!

Via...


Quando mi svegliai avevo un mal di testa perforante e lo stomaco sembrava essersi attorcigliato su se stesso. Avevo dormito pesantemente per due ore, sdraiato al centro del letto e a pancia in su, come se fossi stato morto. In quei momenti stavo così male che avrei voluto esserlo per davvero, ed ero arrivato a un punto di disperazione tale che, prima di chiudere gli occhi per dormire, pregavo Dio che facesse in modo che non li riaprissi mai più. Era già buio ed ero convinto che Grace fosse ancora con me, ma quando alzai lo sguardo per cercarla e non la vidi, cominciai a correre per tutta la casa, chiamandola ad alta voce. Solo quando mi ritrovai seduto sul divano di pelle appiccicosa mi ricordai che poco tempo prima eravamo stati lì, abbracciati, e io ero talmente fuori che le avevo chiesto di farsi una dose con me. Mi portai subito le mani al viso e mi sentii uno schifo. Mi diedi uno schiaffo da solo: come avevo potuto chiedere una cosa del genere all’unica persona che mi voleva bene nonostante fossi un cazzone completo? Temevo di averla persa per sempre e non riuscivo ad ammettere che se non l’avessi più vista sarebbe stata tutta colpa mia.

Era tutta colpa di quello stronzo di Sikki, ovvero la parte malaticcia e perversa di me, quella che voleva sopraffare il vero Nikki e prendere il controllo della situazione. Ci stava riuscendo bene, soprattutto quando ero fatto, in astinenza o nel bel mezzo di una crisi. Appena si accorgeva che ero troppo debole per lottare, subentrava lui, quella spregevole creatura, e ne combinava una delle sue. Però Sikki ero sempre io, che lo volessi o meno. Qualsiasi sua azione era colpa mia perché alla fine non eravamo che la stessa persona. Grace avrebbe dovuto temerlo, ma era troppo fissata sul Nikki solo e spaventato per farlo, allora mi promisi che, se mai ci fossimo incontrati ancora, l’avrei pregata di non farsi vedere mai più per evitare conseguenze spiacevoli per entrambi, soprattutto per lei. Avrebbe fatto male, però era un passo che andava fatto.

Mi alzai dal divano. Avevo male dappertutto, l’incavo del gomito sinistro mi pulsava come se fosse stato sul punto di esplodere, e il mal di testa che mi tormentava da quando mi ero svegliato non accennava a migliorare, e in casa non era rimasta neanche una pastiglia di antidolorifico. A dire il vero, non era rimasto più nulla se non si contano le riviste di musica sparse per il salotto e qualche residuo del mio armamentario incrostato.

Mi trascinai svogliatamente fino alla finestra, appoggiai la fronte al vetro sporco e guardai il mio giardino incolto e abbandonato a se stesso, esattamente come il suo proprietario.

Chissà dov’era Grace adesso?




N. d’A.: Bella domanda, Sixx: dov’è Grace adesso?
Questo capitolo è un po’ corto, però ho cercato di metterci più pathos possibile. Spero che vi piaccia, è uno dei miei preferiti! Ah, e so che la parte in corsivo presenta parecchie imperfezioni nella forma, ma vi posso assicurare che sono tutte state inserite appositamente al fine di ricreare il discorso – è anche al presente per rendere meglio l’idea – di un Sikki completamente fuori di sé.
Ciò detto... ci si rilegge mercoledì prossimo! =D
Un abbraccio forte forte a tutti voi, soprattutto ora che, dopo l’annuncio dell’ultimo tour dei Crüe, ne abbiamo tutti bisogno. Però se è questo quello che vogliono, che sia... i Mötley sono leggenda, e le leggende sono eterne. ♥
Per concludere... ho in serbo una chicca demenziale per il compleanno del biondo. Sono mesi che l’ idea mi ronza per la testa, e a quanto pare ho fatto appena in tempo a buttarla giù! Spero di riuscire a pubblicarla sabato, altrimenti sarà un qualche altro giorno lì intorno!
A rock and roll kiss,

Angie

   
 
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