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Autore: P h o e    05/02/2014    3 recensioni
Cross-over | M e r i c c u p
Sono passati quattro anni da quando la storia dell'orso Mor'du aveva sconvolto l'intero Dumbrok e coinvolto la regina Elinor.
Merida è finalmente libera di intraprendere la strada che più desidera, senza l'impegno di matrimoni o fidanzamenti di alcun genere.
Ma la storia si ripete come un terribile incubo quando Elinor consegna alla figlia una proposta di matrimonio da parte di un ricco nobile che promette prosperità al Regno in cambio della mano della principessa.
Cosa succederebbe se Merida venisse guidata, invece, da un destino completamente differente?
E se quel destino la portasse proprio da un Drago nero come la notte?
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Hiccup Horrendous Haddock III, Merida
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Under the clouds
Chapter XII: A difficult past.


 







 
Quella mattina Merida si alzò di buon'ora, decisa a girovagare nuovamente per il bosco.
Non se n'era mai spiegato il motivo, ma per la principessa il bosco era una specie di rifugio solitario nel momento in cui i problemi si facevano vivi. Se ne avesse avuto la possibilità sarebbe volentieri andata a vivere in un'umile casetta di legno nel bel mezzo di un bosco, con il suo fidato arco in caso di pericolo.
Non si era mai sentita una principessa, nonostante sua madre tutt'ora continuasse a farglielo presente era come se qualcosa in quel ruolo non le appartenesse, avrebbe volentieri vissuto in libertà da matrimoni e fidanzamenti di ogni genere.
Forse un po' sognava la vita selvaggia di un vichingo, cavalcare il proprio drago con la brezza tra i capelli, toccare le nuvole con un dito o andare in guerra per proteggere il proprio territorio.
Ormai si era affezionata a Berk, anche se non avrebbe dovuto, considerando il fatto che prima o poi l'avrebbe dovuta lasciare. Infondo Dumbrok non avrebbe resistito ancora a lungo.
Resasi conto di aver attraversato già una buona parte di bosco, estrasse l'arco ed una freccia, avvicinandosi sempre di più ad un ruscello che la sera prima non aveva notato. 
L'acqua era limpida e pura come quella di una sorgente e la principessa vide attraverso essa alcuni pesci, che non avrebbero sicuramente recato nessun disturbo se li avesse portati al villaggio per cucinarli.
Con una calma disarmante, puntò la freccia sul pesce che aveva mirato e, precedendolo di qualche secondo, scoccò il colpo mortale. Merida si protese per afferrare la freccia, ma un verso alle sue spalle la spaventò e lei finì immancabilmente in acqua.
Grazie al cielo la profondità era minima e la corrente tranquilla, peccato che alla principessa vennero i brividi appena realizzò la gelida temperatura che le stava penetrando prepotentemente i vestiti che Hiccup le aveva prestato. Adocchiò malamente il drago davanti a sé, altri non poteva essere se non Sdentato.
Merida sbuffò, togliendosi qualche ricciolo che le era finito in faccia per colpa dell'acqua e contò fino a dieci, ricordandosi che quello che aveva di fronte era un drago e non una povera vittima che in altre circostanze avrebbe fatto una brutta fine. 
Sdentato fissò prima lei e poi il pesce infilzato nella freccia e la principessa intuì la sua possibile richiesta.
«Tieni» sbuffò lanciandoglielo sulle zampe, era troppo stanca per star lì a replicare o a pensare di litigare con un drago.
Ma tutto sommato era un modo alternativo per ringraziarlo di averla condotta al villaggio, quando si era fatto troppo buio perché lei potesse perdersi.
Lui in tutta risposta agitò la coda allegramente e fece per muoversi verso il pesce, quando un rumore alle sue spalle lo destò da ogni pasto, Merida indirizzò lo sguardo verso i cespugli e Sdentato cominciò a ringhiare ferocemente.
La principessa afferrò il suo arco, posizionandolo verso quella zona di natura e lentamente tirò indietro la corda, portandosi la freccia alla guancia, com'era di consuetudine fare.
Ma ciò che uscì dallo spazio nascosto non era niente di pericoloso, tutt'altro. La figura rimase incastrata in un ramoscello e nel liberarsi, cadde a terra mugugnando qualcosa di poco amichevole.
«Hiccup!» esclamò Merida ancora in acqua, abbassando l'arco. Beh, si poteva tranquillamente dire che in fatto di equilibrio nessuno dei due era molto pratico.
Lui si rialzò, guardando prima Sdentato e poi lei, e alzando un sopracciglio per quest'ultima. «Stavi facendo il bagno?» domandò richiudendo la cesta piena di pesci che si era portato dietro.
Merida, come risvegliatasi da un lungo bagno rilassante -che sicuramente non era-, si alzò strizzandosi i vestiti. Come se Hiccup non avesse visto che erano completamente inzuppati.
«N-no...» cercò una possibile giustificazione, ma anche questa volta venne salvata da Sdentato che piombò addosso al ragazzo, ricoprendolo di ogni possibile coccola e facendo il bagno anche a lui.
Merida si lasciò sfuggire una risata, strizzandosi i capelli, che continuavano ugualmente a gocciolare incessantemente. Quel bagno le avrebbe sicuramente causato un brutto raffreddore.
Hiccup cercò di liberarsi dalle grinfie del drago e con un'incredibile fortuna, riuscì nell'intento.
«Ahh!» mugugnò guardandosi disgustato l'armatura completamente fradicia. «Sdentato guarda che hai fatto!»
Ma il drago si era già avventato sul cesto, divorando metà del contenuto. Hiccup rivolse a Merida uno sguardo esasperato e lei in tutta risposta alzò le spalle, sorridendogli.


«Che ci facevi qui, da sola?» domandò Hiccup seduto sull'ampia distesa di prato, dalla quale si potevano intravedere alcune cime importanti note nel territorio di Berk. Le leggende narravano che Odino le avesse scalate e dominate, in una notte di tempesta indomabile.
Hiccup si disse che ogni vichingo con l'aiuto del proprio drago avrebbe potuto raggiungerle, ora come ora, ma a lui non erano mai interessate le competizioni o i traguardi, preferiva vivere l'attimo.
«Curiosavo» rispose semplicemente Merida, rivolgendo la sua attenzione al sole, che si ergeva fiero in cielo. Probabilmente doveva essere ora di pranzo.
Hiccup si sdraiò sull'erba, portandosi le mani dietro alla nuca e inspirando profondamente il profumo dell'erba draga, quella in cui Sdentato amava rotolarvici.
Lo faceva spesso, quell'ambiente in cui aveva conosciuto il suo migliore amico, gli donava pace e serenità. Nessuno l'avrebbe mai disturbato e alle volte rimaneva a fissare il cielo e i suoi contorni.
«La gamba ti fa ancora male?» continuò, i suoi occhi si coloravano di un verde sorprendentemente chiaro alla luce del sole, quasi come la foresta in piena primavera.
Merida scosse il capo, continuando ad osservare l'orizzonte, i vestiti si stavano lentamente asciugando, ma il freddo era ugualmente insopportabile.
«E' migliorata parecchio negli ultimi giorni» rispose, sovrappensiero per la prossima domanda. «Sai... anche mio padre l'ha perso, il piede intendo...»
Hiccup serrò le labbra, assottigliandole leggermente, come se i raggi del sole gli avessero ferito gli occhi e Merida si maledì mentalmente, forse era stata troppo indiscreta, forse Hiccup non prendeva la faccenda così allegramente come invece faceva suo padre.
Senza tralasciare poi il fatto che aveva citato il suo genitore, nonché re di Dumbrok. Non avrebbe dovuto osare così.
Velocemente rivolse lo sguardo ancora più lontano, vergognandosi incredibilmente di ciò che aveva appena detto e mormorò uno: «Scusa.»
Il silenzio regnò ugualmente per qualche istante e la tensione salì così in alto che Merida temette che Hiccup non le avrebbe più rivolto la parola. Lei era abituata a suo padre che si vantava di ciò che aveva perso, non avrebbe mai immaginato che Hiccup la prendesse così seriamente e solo in quel momento capì la gravità della situazione.
Ma la curiosità non poté fare a meno di torturarla: Che cos'aveva potuto aver mai fatto un giovane vichingo per meritarsi un simile segno?
La principessa preferì non indugiare oltre, un'altra situazione imbarazzante con lui aveva preso il via, sembrava che fosse destino. Prima con Astrid ed ora con la faccenda della gamba.
Ma allo stesso tempo Merida si trovava bene in sua compagnia, c'era qualcosa in Hiccup che riusciva a farle dimenticare completamente i suoi doveri di principessa e a ricordarle che nella vita lei aveva il completo controllo del suo destino, che aveva la completa libertà di prendere le sue scelte.
Anche quando ormai sembrava tutto perso.
«La mia gamba è stato il pegno da pagare per la salvezza di tutti» sussurrò, mentre le sue parole si perdevano nella gentile brezza invernale.
Merida non poté fare a meno di voltarsi verso di lui, sebbene fosse sdraiato. «Che vuoi dire?»
Hiccup sospirò, mettendosi a sedere. 
«I draghi un tempo non erano approvati nel nostro villaggio, anzi, c'erano continui attacchi da parte loro e nascevano spesso delle guerre. Mio padre era deciso a distruggere il loro nido, fu in quel periodo che conobbi Sdentato, a primo impatto non ci fu gran simpatia e fu solo grazie a lui che mi risparmiò se ora sono qui a raccontare questa storia. Lo ritrovai pochi giorni dopo in condizioni di non poter volare a causa di una brutta ferita -che io stesso gli avevo procurato- e capì che non avrei potuto lasciarlo lì, così gli costruì un marchingegno per poter volare e da lì nacque il primo volo tra vichingo e drago» Merida ascoltava ogni parola, sembrava quasi che non respirasse per l'emozione, Hiccup invece fissava Sdentato che si rotolava tra l'erba draga. «Poi le cose andarono sempre peggiorando, durante una prova, Sdentato si mostrò all'intero villaggio e mio padre lo catturò, tenendolo in ostaggio per arrivare all'isola del draghi. Fu grazie ad Astrid e agli altri se riuscì a ritrovare me stesso e la forza necessaria per salvare il mio migliore amico. Sfortunatamente però, mio padre non mi ascoltò quando dissi che quel nido funzionava come un grande alveare, ovvero che i draghi portavano le loro razioni di cibo alla Morte Rossa, fu a causa di quella bestia che persi la mia gamba.»
Merida intuì che Hiccup avesse finito e fece per parlare, quando lui proseguì: «Ma sarei disposto a perdere anche l'altra per Sdentato, lui c'è sempre stato, anche quando tutti mi voltavano le spalle, mio padre compreso.»
«Anche Astrid?» domandò la principessa senza riuscire a trattenersi. Non capì il motivo per cui si interessasse particolarmente a quella ragazza.
Hiccup rise. «Soprattutto Astrid!»
«L'amore è strano forte» ribatté lei storgendo il naso.
Hiccup rivide davanti a sé tutti i fotogrammi della sua storia, gli sembravano lontani anni luce, quando invece si trattava poco più di quattro anni. Lo Sdentato di un tempo, quello che aveva liberato e che poi aveva visto riflesso nei suoi occhi la morte, ora era il suo migliore amico e l'Astrid che l'aveva indignato per tutti quegli anni, era diventata la sua ragazza.
Ogni giorno, ogni prova, ogni fatica si era rivoltata a suo favore ed ora tutto ciò che desiderava era al suo fianco.
«Se con strano intendi che io e lei siamo completamente diversi, allora sì: è strano!» 
Merida rise, ricordando improvvisamente che lei non avrebbe avuto una vita come quella di Hiccup, nessuno in quel momento avrebbe potuto rovinargliela, mentre la sua stava lentamente precipitando giù.
E questo pensiero non poté fare a meno di farle abbassare lo sguardo. «Sei fortunato, non tutti cambiano in questo modo il loro destino.»
Ed Hiccup non disse niente, il suo sguardo si rivolse semplicemente su di lei, cercando di decifrarla e scoprendo che forse sarebbe stato più difficile di quanto credeva.







 


Nota autrice:
Yuup! Rieccomi!
Beh, non ci sono proprio tante scene Mericcuppose come magari voi speravate, ma comunque sono tornati a parlarsi e questo è già qualcosa.
Il resto verrà dopo, ora devo procedere piano piano, questo è un momento delicato, di solito quando faccio prendere confidenza ai protagonisti ci metto sempre un po' perché per me è abbastanza difficile, ho paura di andare troppo di fretta.
Coomunque! Spero sempre che vi piaccia e vi assicuro che aggiornerò quanto prima!
Alla prossima quindi cc:

 
  
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