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Autore: NoSmiles    06/02/2014    2 recensioni
La nostalgia uccide, fidati.
Genere: Drammatico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Poi mi dicono che per me è tutto più facile.

Perché è veramente facile guardarti da lontano, mentre ridi e fingere che non mi sfiori minimamente l’idea di avvicinarmi, cingerti la vita con le mie braccia e farti sobbalzare toccandoti la schiena con le mie mani eternamente ghiacciate.

Chi ha le mani sempre fredde è innamorato.

L’ho letto su facebook, ma anche se l’avessi letto sulla più famosa rivista al mondo, non ci avrei creduto.

Non sono innamorata, cazzo no, non posso esserlo.

Non lo sono da tutta una vita, nemmeno quando ho detto “Ti amo” a quel ragazzo dai capelli lunghi che, comunque, sembrava più una femmina di quanto lo fossi io.

Ma non importa, non sono innamorata.

 

Ti prego, portami via, chiedimi di abbandonare tutto, ogni cosa e io me ne vado da qui, scappo con te. Scappo per te. Ti porto via e mi porto via, così possiamo ricominciare da capo, fingendo di non sapere nulla l’una dell’altra, sarà meglio della prima volta che ci siamo conosciute.

 

È inverno ad inizio febbraio, quell’inverno di fine dicembre, massimo metà gennaio. Non passa, mi ha gelato le ossa, fino al midollo.

Amo l’inverno, sì, quello sì.

E quella volta che correvamo in mezzo alla neve? Te la ricordi? Che eravamo diventate due pezzi di ghiaccio, ma ridevamo sotto i fiocchi bianchi e gelidi ed eravamo insieme, dimmi che la ricordi nei particolari, quella volta, così che possiamo riviverli insieme e cancellarli definitivamente.

Stavo con un ragazzo in quel periodo, con i capelli biondo-cenere, che non capiva un cazzo e non vedeva oltre il suo nasino delicato dalla punta all’insù; si incazzava con me ed io fingevo di rimanerci male, così mi abbracciavi.

Tranquilla, è passato tutto, ormai.

 

Non vengo al tuo compleanno, l’avevo già annunciato tempo fa.

Ma sai quanto male mi faccia? Io che ti avrei persino comprato il cuore, per il tuo compleanno, l’avrei comprato dando in cambio il mio, per ricacciartelo al suo posto, ormai pieno solo di apparenza.

Apparivi.

Scomparivi.

Scomparivo.

 

Se ti aiuto io, poi mi aiuti tu?

Ad uscirne, dico.

Ad esempio potresti dirmi che mi vuoi parlare, andremmo in centro a mangiare un gelato e intanto potresti urlarmi in faccia quanto sia stata ipocrita, quanto tu mi odi, quanto non mi voglia mai più vedere.

“Anche io non ti voglio più vedere”.

“Anche tu sei ipocrita”.

“Vedi? Una cosa in comune l’abbiamo sempre”.

Allora, mi aiuterai?

 

Mi piaceva che ti piacesse la mia voce.

Mi piaceva che ti piacesse qualunque cosa, in realtà.

O forse mi piacevi solo tu, ogni cosa facessi.

Non ho mai più riso così tanto, tipo con le lacrime agli occhi, la faccia dolorante ed il male alla pancia; ho sempre detto che quella in perdita eri stata tu, mentre io ci ho perso metà cuore ed i polmoni, poi cos’altro? Ah, già, la testa.

 

Ho scritto una lettera ridicola che non hai mai letto ed io non ho mai realmente pensato.

Anche se ti ho detto che avresti potuto chiamarmi tutta la notte, non ho mai tenuto il telefono con la suoneria sperando di sussultare alle tre del mattino.

Avevo anche detto che ti avrei asciugato le lacrime.

Che sarei stata con te se fossi stata male.

Non l’ho mai pensato.

Nemmeno un istante.

 

Ripenso alla cioccolata calda, che non ti veniva mai come l’immagine sulla confezione e a tutte le volte che mettevi lo zucchero nel mio caffè anche se l’ho sempre bevuto amaro.

La nostalgia uccide, fidati.

Ricordo il piano, la chitarra e le canzoni stupide e mi viene da piangere, ma si vede che non era il momento per essere felice.

 

In queste pagine ci ho versato il mio sangue nero d’inchiostro, perché in realtà non mi importa di dissanguarmi su un foglio.

Non mi importa davvero più nulla.

 

Perché devo essere costretta ad odiarti, quando vorrei seppellire le mani tra i tuoi capelli e tremare al contatto delle nostre labbra?

 

  
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