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Autore: Neverland98    08/02/2014    1 recensioni
[Dal capitolo 9]
La porta si aprì lasciando entrare una luce accecante che la costrinse a chiudere gli occhi, “Finalmente”, pensò, “Sono libera!”.
Genere: Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Arrivarono al Castello verso le quattro del pomeriggio. Ovviamente avevano dovuto cambiarsi i vestiti sporchi e al solo pensiero Elsa ancora sorrideva. Stessa procedura di sempre: benda in macchina e buio pesto all'interno del castello. Bruce l'accompagnò fino ad una spece di palestra super attrezzata. “Wow!” esclamò Elsa radiosa.
“Aspetta qui, Elsa. Vado a cercare Smith!” esclamò Bruce uscendo dalla palestra. Elsa annuì distrattamente e osservò estasiata tutte quelle attrezzature super moderne. Alcune le conosceva, il tapiroulant, i pesi... Altre non le aveva mai viste.
“Salve di nuovo, miss Brent!” Smith e Bruce entrarono nella sala.
“Salve...” Elsa si voltò verso la porta.
“Tieni, Elsa.” Bruce le porse una spece di kimono “Vieni a cambiarti, ti accompagno nello spogliatoio”
Elsa prese tra le mani la tuta bianca e la fissò sorpresa.
Gli spogliatoi erano delle stanzette adiacenti alla palestra, non molto grandi ma contenenti lo stretto indispensabile.
“Ti aspetto fuori!” comunicò Bruce uscendo dalla stanza e chiudendo la porta.
Elsa indossò il kimono e lo legò in vita con la cintura, si tolse le scarpe e legò i capelli in una treccia strettissima dietro la nuca. Non c'era uno specchio, peccato.
Bruce bussò un paio di volte: “Elsa? Hai fatto?”
In tutta risposta lei aprì la porta ed uscì.
“Sei uno schianto!” Bruce sorrise e le fece l'occhiolino. Elsa gli mostrò la lingua in segno di scherno.
“Bene, miss Brent. Lasci che le presenti il signor Toshiro, la istruirà sulle basi del Karate” Smith indicò l'uomo giapponese al suo fianco, anche lui aveva lo stesso kimono di Elsa, ma la sua cintura era nera.
“Salve” Elsa non fece in tempo a finire il saluto che lui l'atterrò con un calcio. Elsa si rimise in piedi a fatica, sentendo un forte dolore al mento. “Ehi..” bisbigliò.
“Molto male, Elsa!” l'uomo parlava con un forte accento giapponese “Deve essere sempre pronta, e mai dare confidenza al nemico!”
Elsa indietreggiò appena: “Non dovrebbe prima insegnarmi qualcosa?”
“Per il momento voglio capire il suo livello” e ciò detto allungò il pugno per colpirla. Elsa riuscì a trovare un'agilità che non pensava le appartenesse, e si scansò prontamente. Ruotò la gamba destra e cercò di colpire l'allenatore in piena faccia, ma lui le afferrò la caviglia e storcendola, fece cadere Elsa a terra. La donna si rialzò ignorando il dolore alla caviglia e ai gomiti sui quali era atterrata. “Di certo è un tipo che non si arrende, molto bene!” sorrise Toshiro.
Bruce e Smith erano seduti in un angolo della stanza, osservando lo scontro e facendo commenti a bassa voce. Elsa incrociò lo sguardo di Bruce che scosse la testa, sorridendo beffardo. Lui gliel'aveva detto che si sarebbe fatta buttare a terra facilmente. Elsa gli rivolse uno sguardo di sfida e tornò in piedi con un balzo. Cercò di colpire il suo avversario con un pugno, ma non aveva tecnica, era scoordinata e lui non ebbe difficoltà ad atterrarla nuovamente. Non era passata più di mezz'ora e Elsa aveva già la mandibola indolenzita, una caviglia slogata e un numero inqualificabile di contusioni in tutto il corpo. Ah, e le stava anche sanguinando il naso. Non ci fece caso e fissò Toshiro che le girava intorno. Elsa si sentiva in trappola. Toshiro le fece lo sgambetto e Elsa cadde nuovamente masticando una bestemmia. Si rimise
in piedi.

Un sorriso affiorò sulle labbra di Bruce, Elsa era fatta così, cadeva e si rialzava.
“Bene, Elsa, credo che per oggi sia tutto!” esclamò Toshiro porgendole la mano in segno di saluto. Elsa la strinse più forte che potè, ma invece di vedere il volto dell'uomo contorcersi in una smorfia di dolore, sorrise soddisfatto: “Sarà un vero piacere lavorare con te!”.
Uscì dalla stanza.
Elsa sentì le ginocchia tremarle e fu invasa dal dolore, ogni singola parte del suo corpo era infiammata. Ma non l'avrebbe dato a vedere, il suo orgoglio non glielo permetteva.
Bruce si alzò e le andò incontro applaudendo sarcastico: “Brava! Brava! Come l'hai steso!” ridacchiò. Smith lo ignorò e si rivolse ad Elsa: “Ci vediamo qui, domani. Stessa ora!”
e anche lui uscì dalla stanza.  

   
 
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