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Autore: Euridice100    08/02/2014    15 recensioni
"Mr. Gold ha tutto.
No, non è vero.
Mr. Gold ha tutto fuorché lei."
( Victorian!AU RumBelle )
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Belle, Cora, Signor Gold/Tremotino, Un po' tutti
Note: AU, What if? | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Your dream is over... Or has it just begun?'
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III – Innervision
 
 
 
“Your sacred silence,
Losing all violence,
Stars in their place,
Mirror your face,
I need to find you,

I need to seek
my innervision.”
“Innervision” – System Of A Down
 
 
 
Belle si guardò attorno meravigliata.
Mai in vita sua aveva messo piede in un palazzo così bello: ovunque appuntasse lo sguardo incontrava stucchi pregiati, quadri dalle cornici intarsiate e arredi in pregiato legno scuro.
Un tappeto dai toni dello scarlatto e dell’oro ricopriva il pavimento di marmo e, davanti ai suoi occhi, si stagliava un'imponente scalinata dal corrimano finemente intagliato.
Tutto ciò che la circondava trasudava lusso e magnificenza e, per un istante, Belle si sentì minuscola nel suo vestitino liso e con le sue scarpe consumate. Non trovava alcunché che potesse offrirle sicurezza; nel suo cuore, tra lo stupore e la curiosità, iniziò a farsi strada una sensazione di panico che la ragazza scacciò via in fretta.
Ai piedi della scala un uomo e una donna in livrea attendevano il loro padrone.
- Bentornato, Mr. Gold, - lo salutarono all’unisono, apparentemente impassibili – ma a Belle non sfuggì il guizzo di sorpresa che accese i loro occhi quando la videro.
- Avete disposizioni per noi? – domandò il maggiordomo. Era alto e magro, quasi allampanato, aveva i capelli rossi e occhi scuri nascosti dietro occhialetti dalle lenti tonde. Pur nella sua compostezza, non riusciva a nascondere un lievissimo tremito della voce, una sorta di insicurezza che conferiva alla sua figura un che di buffo e, al tempo stesso, arcanamente saggio. Sembrava una persona buona, della quale potersi fidare e dalla quale ricevere consigli assennati.
La donna accanto a lui dimostrava una quarantina anni: i suoi capelli, che ancora avevano il colore delle ali di un corvo, facevano un bel contrasto con la pelle candida come neve. La guardava di soppiatto; Belle accennò un sorriso, che ella ricambiò timidamente, pur senza distogliere l’attenzione da Gold.
- Che ci fai tu qui?
La ragazza sobbalzò sentendosi apostrofare in quel modo.
- Vi ho seguito… - rispose confusa. Aveva forse sbagliato? Non era stato proprio lui a imporle ciò?
- Non ti ho detto di seguirmi in casa, stupida ragazzina! Non permetterei mai a una conciata come te di metter piede nella mia dimora!
A quel punto, nonostante gli avvertimenti di poco prima, Belle esplose.
- Conciata come, signore? Questo è uno dei pochi abiti che mi restano perché, a causa vostra, abbiamo venduto tutto. Siete stato voi a non permettermi neanche di cambiarmi, come potete rivolgermi queste parole, ora?
I camerieri la fissarono sbigottiti e solo allora la ragazza si rese conto di aver alzato la voce fino a urlare, ma poco le importava: quelle accuse le apparivano intollerabili, tanto più in quella situazione.
Non mi aspetto complimenti, ma questo non lo accetto, non lo posso accettare.
L’industriale le lanciò un’occhiata annoiata prima di rivolgersi alla governante.
- Mrs. Nolan?
- Sì, Mr. Gold?
- Quanto è grande la stanza che ho assegnato alla fantesca danese lo scorso mese?
- È molto piccola, Mr. Gold. Lo spazio è a malapena sufficiente per una persona.
- Da oggi sarà sufficiente anche per l’ultima arrivata, - ghignò lui – O hai qualcosa da obiettare, mia cara? – proseguì, voltandosi verso Belle – Preferiresti una cameretta tutta per te, con tanto spazio per metterci i tuoi giochi, e magari un bel lettino di piume, vero?
- Preferirei essere trattata con rispetto! – fu il commento che lei non seppe trattenersi dal ringhiare.
- Rispetto... Trovo ironico che la figlia di un uomo che non tiene fede alla parola data voglia dare a me una lezione sul rispetto. Mrs. Nolan, - ordinò poi – Portatela con voi.
- Sì, Mr. Gold, - squittì la governante, congedandosi con una riverenza e facendo cenno alla nuova arrivata.
Belle la seguì, uscendo dalla stanza senza salutare, e strinse i pugni sentendo il freddo sguardo di Gold puntato su di lei.


 
 
- Su, ragazza mia, - la consolò la donna, facendole strada per i meandri dell’edificio – So che il primo giorno è tremendo, ma tu fidati della vecchia Mary Margaret, tempo un mese e sorriderai pensando a oggi. Non c’è nulla di male nello stare a servizio, e Gold non è poi un padrone così cattivo, ha accolto me e mia figlia quando il mio povero David è morto…
- Non è questo! – esclamò la ragazza – Quel che non sopporto è il modo in cui mi tratta. Mi fa sentire così… Così… Impotente!
- Impotente?
- Sì! Ha quell’aria di saccenza, quel sorrisetto arrogante stampato sul volto… Sembra quasi che goda nell’umiliare il prossimo!
Ridendo a quelle parole, Mary Margaret prese per mano Belle e la spinse dentro una grande stanza.
Appena messo piede in quel locale, la prima cosa che colpì la ragazza fu il caos che vi regnava: se finora la casa le era sembrata deserta tanto era silenziosa, ora il frastuono e il vociare per poco non la sopraffacevano.
Si trovava in una cucina affollata di gente – servi come lei – il cui incessante daffare animava l’ambiente. Le loro chiacchiere si rincorrevano e si sovrastavano, tra lo scoppiettio del fuoco che ardeva nel camino e il borbottio del pentolone di rame che ivi giaceva e che spargeva nell’aria un delizioso profumo.
Belle inspirò a fondo quell’aroma, sentendosi subito meglio.
- Ragazzi, abbiamo una nuova collega! Vi presento Belle! – la voce argentina della governante riportò i presenti all’ordine e tutti si voltarono verso di lei.
La giovane arrossì sentendosi scrutata da almeno una dozzina di persone, ma tenne la testa alta sforzandosi addirittura di sorridere.
Non posso mostrarmi fragile proprio ora, non posso, si ripeté mentre il silenzio attorno a lei si faceva sempre più opprimente.
- Una nuova collega, eh? Mi dispiace per lei! – borbottò un’adolescente bionda dallo sguardo duro.
- Emma, non essere scortese come al solito! – la rimproverò Mary Margaret.
- Tua madre ha ragione, Em, - intervenne un’altra ragazza dai capelli chiari alzandosi dalla sedia – Ti piacerebbe essere in un luogo nuovo, senza nessun volto amico attorno a te? Belle, lasciala perdere! – proruppe in un’allegra risata – Io sono Ashley e questa musona, come avrai capito, si chiama Emma! Non è sempre antipatica, vedrai!
- Ma è meglio non avermi come nemica, - aggiunse la bionda restando immobile al suo posto.
- E allora starò attenta a non farti arrabbiare! – esclamò Belle con un sorriso che non ammorbidì l’interessata. Non ebbe il tempo per pensarci, perché un girotondo di facce nuove la circondò: Anton lavorava come cuoco, Aurora e Katheryne erano altre due domestiche, e chi aveva detto di essere Killian? Un valletto?
C’era talmente tanta gente che alla giovane, per un istante, girò la testa.
- Non sapevo che Gold avesse bisogno di una nuova dipendente… Perché ti ha assunta? – chiese Katheryne.
- È una storia piuttosto lunga, - ammise Belle – Prima di raccontarvela, però, permettetemi di sedermi vicino al camino… Sto gelando!
- Con quel vestito non potrebbe essere diversamente, - osservò Mary Margaret - Devo trovarti un’uniforme! Fatti dare un’occhiata… Forse potrei accomodartene una di Ariel…
- Chi mi ha nominato?
A parlare era stata l’ennesima inserviente, appena entrata in cucina da una porticina laterale.
- Ariel! – la salutarono Emma e Ashley – Ti sei bagnata?
- No, sono riuscita a tornare appena prima che iniziasse a piovere… Oggi verrà giù il diluvio!
- Vieni qui, cara, riscaldati - la governante la guidò amorevolmente verso il camino.
La ragazza obbedì e si sedette di fronte a Belle, cui sorrise allegra.
- E tu chi sei? – le domandò con accento straniero, togliendosi la cuffia e rivelando una crocchia di capelli di un magnifico rosso scarlatto
- Belle French, sono una nuova cameriera. E tu devi essere Ariel.
- E da cosa l’hai dedotto, dai capelli o dall’accento danese? – scherzò l’altra – Comunque, Ariel Andersen, per servirla, collega!
- E compagna di stanza, - sussurrò Mary Margaret.
La fronte della ragazza straniera si corrugò.
- Hvad?! Cosa?! Come possiamo dormire in due lì dentro? Non è per te, Belle, ma quella stanza è un buco, a malapena ci sto io…
- Lo so, tesoro, ma sono ordini del padrone, non possiamo disobbedire…
- Mi dispiace… - s’intromise Belle, sentendosi sinceramente responsabile – È colpa mia, se non avessi risposto a Gold mi avrebbe dato un’altra camera… Per punire me ha colpito anche te.
Nella sala calò nuovamente il silenzio. Emma guardò la ragazza incredula.
- Hai risposto a Gold?
- Sì… E inizio a pentirmene, visto il risultato.
Mentre fuori la pioggia iniziava a scrosciare, i presenti pendevano dalle labbra di Belle, che raccontava quanto vissuto. Era stupita dall’attenzione che tutti le rivolgevano: come al solito era stata impulsiva e aveva sbagliato, non vedeva nulla di lodevole in quanto fatto. Se l’imprenditore avesse punito solo lei non sarebbe mai tornata sui suoi passi; ma le conseguenze dei suoi gesti si erano riverberate su un’innocente…
- … E alla fine Mary Margaret mi ha condotta qui, ecco quanto, - concluse la giovane.
- Però, coraggiosa la ragazza! – fischiò qualcuno.
Ariel aveva gli occhi sgranati.
- In poche parole, condivido la stanza con l’unica persona al mondo che finora ha tenuto testa a Gold… Collega, sono onorata!
- Ma cosa dite, - mormorò Belle arrossendo – Non ho fatto niente di eroico, anzi, ho solo indispettito il padrone e ora lui mi perseguiterà in eterno…
- Dubito che Gold sia eterno, anzi, per quanto mi riguarda spero che schiatti presto, - dichiarò Emma, guadagnandosi un’occhiata scandalizzata da parte della madre.
- Emma! Non voglio sentirti ripetere più certe cose!
- Ma’, io ho solo espresso il mio parere, se Gold morisse…
- Finiremmo tutti in mezzo a una strada, - concluse saggiamente Katheryne.
Ashley e Mary Margaret annuirono.
- Ciò non toglie che sia un bastardo, - disse Ariel – e quel che ha fatto al padre di Belle lo dimostra.
- Non si tratta tanto delle sue pretese, - rifletté la nuova arrivata - quanto del modo in cui le formula. Lo conosco da poche ore e già si è rivelato pieno di difetti. Ha il potere dalla sua, ma questo non gli dà certo il diritto di maltrattare il prossimo. Mi chiedo come sia diventato così… Mi rifiuto di credere che una persona possa nascere tanto avida e fredda!
- Avida e fredda? Come sei delicata, Belle! Gold ha i soldi, perciò crede che il mondo sia suo. Tipico dei poveri arricchiti, fidati. Dimenticano chi sono stati e diventano… Come si dice? Crudeli, sì, crudeli.
- Le parole che mi dedichi sono toccanti, Ariel. Se avessi tempo resterei qui ad ascoltarti, ma purtroppo sono – come hai detto? - impegnato a credere che il mondo sia mio.
Quelle parole pronunciate in accento scozzese fecero gelare il sangue nelle vene delle due ragazze. Si voltarono appena: Mr. Gold era comparso sulla soglia e stava fissando i presenti con la solita imperscrutabile espressione di ghiaccio. Solo un lievissimo fremito del sopracciglio destro faceva intuire quanto fosse irato.
Il volto della cameriera dai capelli rossi era ridotto a una maschera d’orrore.
- La colpa è mia, Mr. Gold, - esordì Belle, fingendo una tranquillità che non possedeva – Ariel non c’entra. Sono stata io a provocare quelle frasi col mio racconto.
- Non metto in dubbio che la responsabile sia tu, - la voce del padrone era soave quanto il passo di un felino ed egualmente infida – Francamente, credo di non aver mai conosciuto una servetta tanto pettegola e malevola. Tuttavia, io non ho sentito parlare te, ma lei.
Ariel tremò.
- Mr. Gold… La prego…
- Oh, non temere, non ti punirò. Solo, vorrei che ti recassi a Covent Garden a comprare delle melagrane.
Belle strabuzzò gli occhi, certa che tutti i presenti stessero avendo la medesima reazione.
- Delle… Delle melagrane, signore?
- Sì, mia cara, delle melagrane. Sicuramente le avrai già sentite nominare qualche volta nella tua vita… E visto che le vorrei per cena, faresti bene a uscire subito.
- Sì, Mr. Gold.
- Chiaramente andrai a piedi. Non vorrai certo che le ruote del calesse s’impantanino nel fango… - affermò l’uomo, sorridendo alla sua interlocutrice.
- Ma… Sta diluviando! – esclamò Belle.
Ariel la fulminò con lo sguardo.
- Esco subito. Grazie, Mr. Gold.
La giovane si alzò, afferrò la mantella e la cuffietta e, dopo una rapida riverenza corse fuori dalla cucina senza voltarsi.
Belle era paralizzata. Che razza di punizione era quella? Come aveva potuto Gold ordinare ad Ariel di uscire con quel tempaccio solo per soddisfare uno sciocco capriccio? Sarebbe stato meglio decurtare la paga della ragazza, o al più lasciarla a pane e acqua per un giorno, ma non mandarla in giro con l’acquazzone, rischiando che si beccasse un malanno!
Quale padrone inumano avrebbe mai potuto concepire simile castigo? In che razza di mani era capitata?
Fu Mary Margaret a ridestarla da quei pensieri, facendola tornare in sé appena in tempo per ascoltare le parole dell'imprenditore.
- Tu, invece, vieni con me.
 
 
 
Belle seguì l’uomo, il cuore in gola per il panico. Per quanto cercasse di farsi forza pensando che - diversamente dalla povera Ariel - almeno era al riparo dal temporale, ogni sforzo era vano: la mente tornava agli istanti appena passati e faceva fosche previsioni su quelli che presto avrebbe vissuto.
Mi ammazza, poco ma sicuro.
- Credevo di essere stato chiaro quando ti ho detto di non voler più vedere quel vestito.
Non ci fu alcuna risposta.
- Ovviamente hai perso tempo a chiacchierare con la tua nuova amica. Ti avverto subito che in questa casa non tollero pigrizia e indolenza, ne hai appena avuto la prova.
- Ariel non aveva alcuna colpa!
- Non tollero nemmeno insubordinazione, ma ti ho detto anche questo e non ho intenzione di ripeterlo.
I due raggiunsero un’altra sala, più piccola del salone d’ingresso, ma anch’essa riccamente arredata.
- Metti a posto quel servizio da tè, - ordinò Gold abbandonandosi con negligenza su una poltrona - Se ti ho portata qui non è per infliggerti una punizione che pure meriteresti, ma per discutere serenamente i termini della tua assunzione.
Belle trattenne a stento un sospiro di sollievo e si sentì ancora più in colpa nei confronti della nuova amica. Si diresse rapida verso il tavolo e iniziò a riporre quanto indicatole in una scatola rivestita di velluto scuro poggiata anch’essa sulla superficie marmorea.
- Inutile ribadire che i tuoi guadagni andranno a saldare il debito di tuo padre. Non percepirai nulla da me se non vitto e alloggio.
- Sì.
- Sei una cameriera generica, priva di mansioni specifiche. Lavorerai dove ci sarà bisogno di aiuto e avrai compiti variegati: mi servirai i pasti, pulirai casa…
La ragazza annuì.
- Spolvererai le mie collezioni e laverai le mie vesti.
- Capito…
- Oh, e mi aiuterai a scuoiare i bambini che rapirò…
L’impatto della tazzina al suolo produsse solo un lieve tintinnio; eppure, nel silenzio, quel rumore si propagò mille e mille volte come il rombo di un tuono.
Belle alzò il volto di scatto verso il padrone, rimasto perfettamente immobile e composto.
- Scherzavo… Ti sembro uomo da far del male ai bambini?
La ragazza riprese a respirare sollevata e abbozzò un sorriso.
Ma certo, era ovvio fosse uno scherzo; come aveva potuto credere anche solo per un istante a quelle parole?
Devo calmarmi, o mi prenderà per stupida più di quanto già non faccia, si disse lisciandosi le pieghe del vestito con le mani.
Ma poi lo sguardo le scivolò sulla tazzina a terra e il mondo le crollò nuovamente addosso.
Si chinò per raccoglierla, nella speranza che la vista l’avesse ingannata; ma quando le sue dita sfiorarono il bordo ormai irregolare della porcellana candida, si stupì persino che il cuore le battesse ancora.
Strinse la tazza tra le mani, gli occhi fissi sulla crepa che la sfregiava, e mormorò atona: - Mi… Mi dispiace, mi dispiace tanto, ma… S-si è sbeccata… Si vede appena…
Sollevò l’oggettino, quasi a riprova delle affermazioni.
Possibile che oggi non ne combini una giusta?
Sul volto di Gold apparve un’espressione stupita.
- È solo una tazza.
La guardò come se fosse una bambina incapace di discernere le cose davvero importanti da quelle che non lo sono; continuò a fissarla con sconcerto mentre la ragazza restava in piedi davanti a lui, senza proferir verbo, in attesa di un rimprovero che non giunse mai.
Dopo qualche minuto Belle si arrischiò a rompere il silenzio che li avvolgeva.
- La porto via?
- No… Non ce n’è bisogno, - rispose l’uomo.
Dal suo tono Belle ebbe l’impressione che stesse pensando ad altro, che si fosse estraniato dalla realtà tangibile di quel salone e si trovasse lontano miglia e miglia.
- Torna in cucina, - le disse poi, sempre con quell’espressione assente – E cambiati d’abito!
 
Furono le ultime parole che lui le rivolse quella giornata.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
N. d. A.: Dearies! Ho mantenuto la promessa e  sono tornata con un capitolo intenso e lungo – anche troppo – in cui finalmente succede qualcosa… E che cosa! È la prima volta che oso riscrivere la sacra scena della chipped cup - *_* - perciò il vostro parere è ancora più gradito: come al solito, consigli, critiche e commenti sono benaccetti!
Il cognome e la nazionalità di Ariel sono un omaggio a Hans Christian Andersen, autore de “La Sirenetta” e “Hvad” significa “cosa” in danese secondo il traduttore Google.
Nella seconda metà dell’Ottocento Covent Garden era sede di un importante mercato; proprio in quegli anni fu aggiunto il famoso tetto in vetro – http://www.ldncity.com/covent-garden/storia.html.
Vi chiederete perché ho ammazzato David, invecchiato Mary Margaret e ringiovanito Emma quando avrei potuto usare Granny e Ruby: ebbene, vi anticipo che l'ho fatto perché questa storia sarà divisa in due parti e, nella seconda, nonna e nipote avranno un ruolo abbastanza importante. ;)
Ringrazio KikiWhiteFly, ctdg, Stria93, seasonsoflove, S05lj, Rosaspina7, LadyViolet91 Jessica21, Mania e nari92 per aver detto la loro su “Rosenrot”; always_rick_jane, annachiara27, Beabizz, Boris88, Caribe, Giu_99, Hey J, Jessica21, licet, Nimel17, Silverbreath, Stria93, valeego, a crazycotton, winner_, Anya85, Araba Stark, ctdg, Emily Gold, Ersilia, fatinaviola, Josephine_, Jun M, kagura, KikiWhiteFly, kittyonce, La bambina fantasma, LadyViolet91, Mania, matt1, mooarless, nari92, NevilleLuna, Rosaspina7, rumbelle2998, S05lj, seasonsoflove, Silver Loreley e _69withzayn per aver aggiunto la long alle storie preferite/ricordate/seguite; e ovviamente grazie ai lettori silenziosi – che invito a esprimersi!
Tra due settimane pubblicherò il mio capitolo preferito tra quelli scritti finora. XD
Bacioni, gocce di splendore! <3
Euridice100
   
 
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