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Autore: wick_    09/02/2014    1 recensioni
La vita squinternata di Elena si tinge di un altro colore da aggiungere nelle sue sfumature. Questo colore è l’amore. Con un incontro non tanto casuale Alberto e Elena sono costretti a guardarsi negli occhi. Elena è bellissima, lo è sempre stata tuttavia solo da poco riesce a comprendere cosa può fare il suo corpo o il suo sorriso ad un maschietto. Alberto e Francesco, migliori amici da sempre, rovineranno l’amicizia per lei? Considerare la parola ‘amore’ è solo un rischio?
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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Non nascondere
il segreto del tuo cuore,
amico mio!
Dillo a me, solo a me,
in confidenza.
Tu che sorridi così gentilmente,
dimmelo piano,
il mio cuore lo ascolterà,
non le mie orecchie.
La notte è profonda,
la casa silenziosa,
i nidi degli uccelli
tacciono nel sonno.
Rivelami tra le lacrime esitanti,
tra sorrisi tremanti,
tra dolore e dolce vergogna,
il segreto del tuo cuore.
Rabrindranath Tagore
 
 
 
 
 
La guerra dell’amico.
 
Sono stata proprio scema, la parola ‘amici’ è da evitare più che mai. In una lista nera viene dopo la parola ‘matrimonio’ e ‘figli’; potevo anche dirgli ‘non m’interessi’ sarebbe stata la stessa cosa. Amico è quello che tu hai quando litighi con il fidanzato, quello che usi come rimpiazzo. Ma ovviamente le idee migliori vengono sempre dopo, specialmente quando sono seduta dietro quel mostruoso banco verde.
Il tempo sembra non passare ed io mi sento sempre più stupida, alla fine cosa cerco da uno come lui? Non riesce a darmi la parola ‘sicurezza’ ma esattamente a sedici anni che sicurezza voglio? Mi sento così inadatta, ogni volta che si avvicina mi sento un inetta, sempre più goffa, sempre più brutta. Caro cuore l’hai fatta la stronzata non pensi?
 
La mattinata passa come buona parte del pomeriggio, sdraiata nel lettone di Alice trovando divertimento a far balzare in aria un cuscino a forma di cuore mentre la proprietaria di casa si lamenta non sapendo cosa indossare e l’altra, quella speciale senza bisogno di trucco, passa il suo tempo su facebook. Ah sì, l’altra condanna a morte, con Ask, twitter, whatsapp e istragram... quei social che ti fanno morire dentro, che ti fanno diventare stalker, che ti fanno conoscere più cose dei loro genitori pur non avendo la possibilità di viverle al momento con loro. Ma non divaghiamo, la questione più importante è proprio ‘facebook’, chi invia la richiesta d’amicizia?  Diventa peggiore di una guerra ad armi, chi la invia perde punti perché così lui o lei saprà che gli hai sbirciato il profilo, sembri quasi disperato. Mentre chi la riceve è quello figo, quello che non ha ceduto, che magari ha guardato il profilo tante volte conoscendo ormai a memoria tutte le informazioni. Ma lasciamo perdere, facebook è proprio una condanna; meglio non averlo!
 
-Ci sono- esclama la rossa uscendo dalla sua cabina armadio con un semplice vestito nero stile anni ’50, una giacchetta di jeans e delle all stars – Non troppo elegante e neanche esagerata, alla moda?- riparte insicura di se. Che poi la fregatura è questa, dopo che perdi la testa per uno diventi dipendente da ogni cosa, perdi la spina dorsale.
-Sei bellissima- ripetiamo Federica ed io, oneste e sorridenti.
Federica indossa dei pantaloni neri a sigaretta con un top verde e una semplice casacca. Io invece porto quei jeans da ‘straccioni’ come li definisce la nonna, quelli con gli strappi e una maglia bianca con il colletto ricoperto da una finta collana di perle, una giacchettina  un tempo elegante divenuta poi giovanile con gli strappi abbinata alle scarpe e alla borsa.
Finalmente mettiamo piede fuori da casa. Entrate con la luce uscite con il buio, che poi non è mica così tardi: sono le 20.05. Munite della nostra bellezza ridicola da finte donne entriamo nella macchinetta della rossa e senza nessun intoppo se non il parcheggio arriviamo davanti alla pizzeria più di tendenza dei nostri giorni, ’Wolfs’ perché noi siamo lupe! Il salone brulica di gente, molti ancora in piedi per un posto, altri seduti a ridere di quelli in piedi. Ed è lì che tra quei pochi seduti nei tavoli che hanno una panca girevole, incontro lo sguardo caldo e pieno di curiosità di Alberto. E ora? Non so proprio come comportarmi, devo andare lì di sicuro, perlomeno da buona amica che sono. E se cado? E se c’è un’amica più importante? Che si fotta tutto, io vado!
Strattono per un braccio Federica indicandole la mia direzione e parto lentamente con un profilo basso, cercando di deviare camerieri, piedi, cose per terra e principalmente sguardi di altri. A metà del tragitto recupero la mia spavalderia e cammino a testa alta, sempre piano. L’imbarazzo è sempre lì quando cammini incroci qualcuno, però non siete ancora alla giusta vicinanza per parlare e che si fa? Si gira la testa per spiare l’ambiente, si prende il telefono per un finto messaggio o sennò si guarda dritto negli occhi, però è sconsigliabile!
-Ciao- dice lui da galantuomo alzandomi posando successivamente le sue labbra calde contro le mie guance – Che ci fai qui?- continua mettendo le mani dentro i jeans.
-In giro con amiche, tu invece?- dico con la mia stupidissima voce acuta.
-Uhm... siamo solo Francesco ed io stasera, forse dopo si aggiunge qualcuno, ma per ora siamo soli come cani- ride e che risata, contagiosa. –Che ne dici di unirvi a noi? Dopotutto siamo amici, no?- propone inarcando le sopracciglia all’insù facendo una strana espressione con le labbra, ammetto di esserne veramente tentata.
. -Chiedo a loro, sai non vorrei sembrare scortese- mi giustifico prendendo tempo. Faccio retrofronte e slam, le trovo lì a litigare con il caposala cercando qualche posto. Come punte si girano deluse verso di me e attraverso un sorriso allargato capiscono che ci siamo un po’ ingranditi. Francesco si presenta in modo dolce e premuroso, sembra davvero un altro! Per lui io sono ‘quella del secondo ‘ e non penso sia così amorevole come soprannome, sembra proprio sulle sue come se avesse paura di perdere l’amico.
Prendiamo le ordinazioni e sediamo nel grande sedile nero in pelle. Io, naturalmente, finisco per opera del destino davanti ad Alberto solo perché non bastava mica la figura delle M&M’s aggiungiamo quella della pizza!
Intorno al nostro tavolo ci sono solo persone grandi o noiose che non spiccano nemmeno un respiro di più, noi invece urliamo e ridiamo ad alta voce facendoci quasi riconoscere. Francesco soprannominato il Don’ ride a ogni battuta mentre Federica e Alice parlano dei segreti più loschi della scuola, quelle chicche che solo una ragazza può conoscere. Alberto ed io parliamo del più e del meno unendoci anche noi nel nostro piccolo allo schiamazzo. Lui ne sembra stranito come se nel suo mondo perfetto fatto di discoteche e divertimento non avesse mai provato il ‘dialogo riconoscente’ quello che ti fa riconoscere da tutti. Tuttavia fuori qualche particolare si trova bene in mezzo alla mischia.
Una ragazza vestita di nero con la cravatta arancione si avvicina a noi e come spaventanti facciamo silenzio.
-Ragazzi dovete andare- ci ordina sbarazzando tutto il tavolo –Seriamente, dovete uscire. Siete già in troppi in questo tavolo e state facendo troppo baccano. Il capo vi vuole fuori, almeno può entrare qualcuno che pagherà più di voi- continua dura.
Paonazzi ci alziamo e prendiamo le nostre cose sgattaiolando con la coda tra le gambe fuori dal ristornate.
-Ed ora? Che si fa? Io ho fame e non voglio tornare a casa!- rompe il silenzio di punizione la voce squillante di Alice.
-Ehi, che ne dite di andare sul lungo mare? Non ci sarà gente, sarà divertente!- propone il ‘Don’ elettrizzato all’idea.
-Solo io sento freddo? E poi dove compriamo da mangiare?- fa notare Federica.
-Prendiamo delle pizze da asporto e una coca-cola, il freddo passa. Dai, dai- giustifica le motivazioni con dei ‘dai’ troppo infantili
-E va bene, io ci sto! – alza la mano l’altro- E ci starà anche Elena e Alice, ce l’hanno scritto in faccia!- continua sghignando
 
Trentacinque minuti più in là siamo davanti ad una spiaggia, illuminati dai bordi di un lido e da una lampada trovata in macchina di Alice. Come prima cosa tolgo le scarpe per stare più comoda e lego i capelli. Seguito dal mio stesso input anche gli altri tolgono le scarpe.  Appoggiamo tutto su uno scoglio mentre sediamo sulla spiaggia, la sabbia ormai è parte di me.
-Non ci posso credere, non mi hanno mai sbattuto fuori da un ristorante- ridacchia il biondino contagiando a tutti noi.
Finita la pizza sorvoliamo lo sguardo sul cielo,  un fascio nero illuminato da una grossa palla gialla e tante piccole puntine colorate.  Un fantastico spettacolo che in città non si può vedere!
-Io faccio il bagno- si alza Don liberandosi della camicia e dei jeans.
-Anch’io- si alza Alice slacciando il vestitino e correndo dietro l’altro.
-Beh non li lascio mica soli- ridacchia Federica seguendoli nello stesso gesto.
-Siamo rimasti solo noi- Alberto sposta lo sguardo dalle stelle al mio
-Eh già, se vuoi puoi farti il bagno- cerco di convincerlo
-Uhm… io vorrei farlo con te- dice serio mangiandomi con quelle pupille piene
-C’è freddo e... - mi blocco con la bocca aperta ricordando un mio vecchio detto “IL TEMPO DA OCCASIONI “, può essere il destino a voler che io mi butti in acqua o solo la pazzia, ma sapete cosa? Non ci voglio pensare, mi butto.
Mi alzo ridacchiando sbottonando i jeans e togliendo la giacca. Come in un linguaggio segreto anche lui capisce e si toglie quella polo e la lancia sullo scoglio con fretta. Ora siamo seminudi uno di fronte all’altra, devo dire che il suo corpo era proprio come lo immaginavo, ben definito ma non eccessivo, con l’assenza costretta di nessun pelo.  Dall’espressione in volto capisco che lui non mi aspettava proprio in quel modo ne sembra sorpreso, infatti, mi squadra soffermandosi sulla biancheria intima di merletto bianco con tutti gli schizzi dei colori dell’arcobaleno e poi tornando galantuomo mi porge la mano che io stringo con forza, perché se mi butto, non voglio essere sola! Corriamo fino al bagnasciuga alzando tutta la sabbia e poi un urlo e giù sottacqua.
Il mare è proprio bello di notte, è proprio bello il 31 Ottobre, quando tutti mostrano le loro maschere noi ci mostriamo nudi per come siamo, senza segreti.
Nel fondale riesco a vedere solo dei pesciolini che scappano e gli occhi di Alberto stretti che si aprano, sorride buttando via aria e poi ritorniamo a galla , ancora mano nella mano vicini per riscaldarci. Le nostre fronti sono attaccate e i nostri respiri sono pieni di noi.
-Posso svelarti un segreto?- sussurra, annuisco per non rovinare il momento –Tu mi piaci e non voglio esserti amico, se vuoi prendimi ora che è Halloween con tutti i miei orrori sennò lasciami. L’amico è squallido- nel suo modo ironico capisco che c’è sentimento che mentre sta parlando tiene il suo cuore sotto una ghigliottina, anche se ‘cuore’ in se dopo neanche un mese che ci conosciamo è troppo, forse tiene il suo ‘interesse’ la sua ‘attrazione’, ma non il cuore.
Come risposta riceve un mio bacio umidoso, penso che non ci siano parole più belle. Un bacio in mare al chiaro di luna il giorno degli orrori.
Uno schizzo d’acqua rovina il momento.
-CICCIO- urla Alberto scaricandogli tutta l’acqua/schiuma che le sue braccia possono spingere e iniziamo a ridere. Conto le teste e me ne manca una, manca Federica che è fuori  con il telefono all’orecchio  mentre ancora umidiccia si riveste. Riattacca e si avvicina a noi
-Siamo nella merda, sono le 2.00, la mamma di Alice ci sta coprendo, però vuole che torniamo a casa- 

 
  
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