che alla fine non ce l'ha fatta a superare
il brutto incidente che lo ha coinvolto il 18 gennaio scorso.
Corri a fare meta con Sasà.
Come As You Are
- Le Rose e i capelli biondi col gel, han sempre le spine! -
E'
quasi una settimana che vado a riprendere Flynn all'asilo e lo porto
un po' in giro però, lui, si è affezionato
all'albero Dafne, come
oramai lo chiama, del Tompkins
Square e lo vuole sempre andare a trovare. Orlando continua
magnificamente le sue prove a Broadway ma non ho proprio il coraggio
di andarlo a trovare, nonostante mi abbia invitato più di
una volta,
per sdebitarsi.
Sono seduta ad una panchina che si trova proprio
di fronte a Dafne e vedo Flynn che gli gira intorno, tenendo una mano
sopra la corteccia, come per accarezzargliela. Mi sono portata con me
la mia macchina fotografica, ed ogni tanto scatto qualche foto al
bambino, che mi lancia qualche sguardo curioso.
Sono chinata sopra
lo schermo della macchinetta, e non mi accorgo che Flynn si
è
avvicinato a me, fissandomi il profilo e sorridendomi.
“Il Sole
ti ha baciata.” mi dice, euforico.
Io
lo guardo stranita, non capendo cosa sta dicendo “Cosa hai
detto?”
“Il Sole ti ha baciata. Guarda.” ed indica alla mia
sinistra. Seguo la direzione da lui indicatami e mi ritrovo la sfera
rovente e rossa del Sole, che sta tramontando su New York.
Sorrido,
ripensando alle parole del bambino “Hai ragione: mi ha dato
proprio
un bel bacio.” e gli scompiglio amorevolmente i capelli.
“Ma
tu sei già bella. Il Sole ora l'ha capito. Tu sei bellissimissima.”
e mi scocca un bacino sulla guancia.
Lascio la macchina
fotografica, posandola affianco a me, e prendo Flynn, poggiandomelo
sopra le gambe, e sorridendogli radiosa “Mi sa che da grande,
farai
stragi di cuori...”
Lui ride e mi abbraccia stretta. Guardo
l'ora e decido che è meglio incamminarsi verso casa, dato
che stava
facendo buio, e forse, tra non molto, sarebbe rientrato anche
Orlando.
Predo per mano Flynn, e percorriamo un po' di strada a
piedi per raggiungere la metropolitana. Le vie sono quasi sgombre e
si notano solo le insegne dei negozi maggiormente, illuminati a
dovere da luci e quant'altro.
Sorrido
mentre Flynn dondola le nostre mani ed mi accorgo che una persona si
sta avvicinando a noi, alla mia sinistra. Guardo meglio, e mi accorgo
che è un uomo, con un cappotto beige ed in mano una macchina
fotografica.
Cazzo!
All'istante,
prendo in braccio il bambino e li copro il viso, schiacciandoglielo
delicatamente sulla mia spalla, ed affretto il passo, guardandolo di
sbiego.
Flynn
non capisce perché io lo faccia, ed infatti si dimena un po'
tra le
mie braccia “Tibby. Tibby. Non vedo nulla!”
“Shh.” gli
sussurro in uno orecchio, mentre l'uomo si avvicina a noi.
“Ma
quello non è Flynn Bloom? Non è il figlio di
Orlando Bloom?”
grida il tizio ed indica il bambino che ho tra le braccia.
Io
nemmeno mi fermo a parlargli, e continuo a camminare spedita come un
treno, ma il paparazzo non demorde, ed inizia a scattare foto a
raffica.
“Ci lasci in pace!” grugnisco, al limite della
sopportazione, quasi correndo.
Lui continua a scattare foto,
seguendomi “Dove lo porta? Chi è lei?”
Mi
giro verso di lui, con uno sguardo che fiammeggia di rabbia.
Che
stia pensando che l'abbia rapito, quest'idiota scocciatore?
“Sono
una collaboratrice del padre, e lo sto portando da lui!” gli
grido,
arrabbiata come non mai.
Alzo lo sguardo e vedo parcheggiato a
fianco del marciapiede, un bellissimo taxi giallo, da cui sta
scendendo proprio in quel momento una persona, liberandolo apposta
per me. Con uno scatto felino, mi fiondo dentro la vettura,
scacciando il malcapitato che aveva solo appena messo fuori un piede,
e mi chiudo dentro, urlando al guidatore “A Broadway! Ed in
fretta!”
Voltandomi verso il finestrino della macchina, vedo
arrivare il paparazzo, sempre armato con quella sua diavoleria. Cerca
di scattare una foto, ma è troppo tardi, il taxi
è partito salvando
me e Flynn in corner.
“Chi
era?” mi chiede Flynn, mentre lo poggio sul sedile e gli
passo la
cintura intorno alla vita.
“Nulla di che, tranquillo.” e cerco
di sorridergli più tranquillamente possibile. Mi poggio
pesantemente
sul sedile e faccio un sospiro liberatorio. Mi armo del mio cellulare
e cerco il numero di telefono di Orlando, ma suo figlio
m'interrompe.
“Dove andiamo?” mi chiede, ingenuamente,
osservando la città scorrere da i finestrini del taxi.
“Da
papà.” e mi becco uno dei suoi bellissimi sorrisi.
Premo il
tasto di chiamata e mi porto il telefono all'orecchio.
“Orlando?
Scusa il disturbo, ma...”
Io
e Flynn siamo davanti all'ingresso artisti di Broadway. Non avevo mai
visto così da vicino il teatro, perché non sono
tipo da uscite e
non ho nessuno con cui uscire che ne valga davvero la pena, anche se
i classici mi piacciono. Sono un po' nervosa, qui ci dovrebbe essere
tutto lo staff e gli assistenti di Orlando, oltre agli attori.
Chissà se sanno del mio arrivo?
Chissà se Orlando avrà
parlato di me a qualcuno?
Beh, alla prima domanda, non so
rispondere, ma la seconda, credo, sia affermativa, dato che ho
sostituito gli assistenti di Orlando nel compito di occuparsi di
Flynn.
Busso alla porta, e dopo un po' mi viene ad aprire una
donna sulla quarantina, con un completo scuro e i capelli biondi
raccolti a crocchia. Mi guarda dall'alto in basso, concentrandosi
maggiormente su Flynn, infatti, saluta lui e non me.
“Ciao
Flynn, come stai?” mentre sorride, fa una faccia
raccapricciante,
non deve essere abituata a farlo. Il bambino, però, non si
scompone
più di tanto e la saluta con un piccolo sorriso ed una
sventolata di
manina.
Finalmente, la tizia si volta volta verso di me, e mi
rivolge un sorriso di circostanza “Tu sei la baby
sitter,
suppongo.” il tono in cui lo dice, non è molto
amichevole, sembra
più una burla.
Baby
sitter?
Ora sono diventata la baby
sitter?
Mi
sta montando la rabbia. Come diavolo si è permesso?
Meglio
lasciar perdere, per ora, e affrontare quest'arpia.
Il
bambino, però, si intromette nel nostro piccolo scambio di
sguardi
poco amichevoli “Lei è Tibby!” esclama
euforico.
“Sì.”
le rispondo, sfoggiando il mio miglior sorriso, e facendo un passo
per entrare, ma lei mi blocca immediatamente.
“E' stato davvero
gentile, da parte tua, accompagnare Flynn. Ora ci pensiamo
noi.” e
la tipa tende una mano verso il bambino, che invece si stringe
maggiormente alla mie gambe e la guarda sottecchi.
“Credo che
Flynn sia contrariato. Sarà meglio che rimanga.”
le dico in tono
affabile, gongolando al mio interno per lo smacco ricevuto da Flynn.
La
faccia della signora si gela, sgranando gli occhi sorpresa, ma si
riprende subito, guardandomi sempre con quel sorriso da sfotto
“Dai
Flynn, andiamo a giocare io e te, così la baby sitter se ne
può
andare.”
Alzo un sopracciglio. Questa mi vuole proprio fuori
dalle palle!
Sto per ribattere ma, fortunatamente per lei, arriva
in gran fretta Orlando, che la richiama, un filino seccato.
“Rose!
Che diavolo stai facendo? Falla entrare!”
Rosa, la tizia
antipatica, diventa bianca come un cencio, mentre io la supero con il
mio più bel sorriso trionfante e mi avvicino ad Orlando. Lui
mi
sorride e prende in braccio Flynn, per poi posare una mano sopra la
mia spalla, invitandomi a seguirlo. Io ricambio il sorriso, cercando
di non far trasparire il mio nervosismo e la mia rabbia verso le sue
mancanze.
Io non dico che doveva presentarmi come “La
Formidabile Tibby”, ma nemmeno come una baby
sitter
qualunque! Credevo di non esserlo... Quanto sono stupida.
Appena
Tibby mi ha chiamato, sono saltato come una molla. In
verità, non
dovrei tenere il cellulare in tasca durante le prove, ma mi aspetto
sempre qualche messaggio da lei. Non so perché, ma mi
rallegrano la
giornata, anche se riguardano sempre e solo Flynn. Dovrebbe arrivare
a momenti, anche se ci sta mettendo un po' troppo per i miei gusti,
dato che dovrebbe venire con un taxi. Poi le vorrei ridare anche i
soldi... Vedo l'ora sul cellulare, mi ha chiamato più di
mezz'ora fa
e non è lontano da qui il Tompkin. Deve essere successo
qualcosa.
Decido di andare alla porta d'ingresso del teatro e
sento delle voci provenire da essa. E' Rose, che sta parlando con
qualcuno che è fuori.
“Credo
che Flynn sia contrariato. Sarà meglio che
rimanga.”
Ma
questa è Tibby! E' arrivata, per fortuna.
“Dai
Flynn, andiamo a giocare io e te, così la baby sitter se ne
può
andare.”
Ma
che diavolo sta dicendo quella? Non la può mandare via!
Meglio
intervenire.
Mi avvicino a loro, e grido “Rose! Che diavolo stai
facendo? Falla entrare!”.
La mia assistente, che forse resterà
tale ancora per poco, sembra aver ingoiato un rospo e sbianca
immediatamente. Mi guarda, scoccandomi un'occhiata di dissenso, ma io
la ignoro e faccio segno a Tibby di entrare.
Prendo
in braccio mio figlio e con una mano le cingo le spalle
“Credevo
che ti eri persa...” le sussurro in un orecchio.
Lei getta
un'occhiata fugace alle sue spalle e faccio lo stesso anche io: Rose
non sembra molto contenta di ciò.
“Lasciala perdere, è di
natura acida.”
“In realtà, penso che abbia ragione. Forse
sono di troppo... Però, mi è sembrata una buona
occasione per
accettare i tuoi inviti alle prove.” Tibby abbozza un sorriso
e
guarda a terra, imbarazzata.
“Grazie.” le dico, lasciandole le
spalle “Spero che tu non ti sia spaventata per via di quel
paparazzo...”
Le scuote la testa, vivacemente “Pensavo a Flynn
più che altro.”
“Tranquilla. Ti devo ringraziare una seconda
volta.”
“Figurati...” ci guardiamo negli occhi, mentre
Flynn, per tutto il tempo della nostra conversazione, non faceva
altro che ripetermi cosa aveva fatto fino a quel punto della
giornata. Io non lo stavo nemmeno ascoltando, a dirla tutta, ero
concentrato a vedere quelle distese olivastre che sembravano
più
scure del solito, più tristi.
Tibby mi prende dalle braccia Flynn
e lo tiene nelle sue “Dove possiamo metterci, senza dare
disturbo?”.
Le feci strada verso delle scale che portavano a
delle cucce e la feci sedere. Ricalai quasi immediatamente,
perché
Rose stava sbraitando il mio nome ai quattro venti. Appena la ebbi di
fronte, immaginai subito che si stava preparando per farmi una
sfuriata.
“Che diavolo ti è passato per il cervello? Inviti
la
baby
sitter
a vedere le prove?”
Quelle parole le aveva dette talmente
velocemente, che non le afferrai subito e le chiesi, più
gentilmente
possibile, di ripeterle.
“Perché non può, scusa? Si occupa
meravigliosamente bene di Flynn.” le avevo risposto, salendo
sul
palco e voltandole deliberatamente le spalle.
“Non può, punto e
basta.” aveva sbottato, con un tono di voce tutt'altro che
amichevole e basso. Temevo che Tibby la potesse sentire, e le volsi
uno sguardo, ma pareva un timore infondato: aveva preso Flynn in
braccio e gli indicava il soffitto.
Rose aveva scoperto la mia
occhiata verso la ragzza, ed infatti “Chi è lei?
Non mi sembra una
semplice baby
sitter...”
“E'
la vicina.” le risposi breve e ripresi le mie prove, cercando
di
essere più concentrato possibile.
Semplice
a parole!
Mi
ritornavano continuamente gli occhi di Tibby in mente, erano
sì
felici di vedermi, ma in fondo, davvero in fondo, avevano un'ombra
triste, a tratti anche delusa. Chissà che le era successo...
Finalmente,
avevamo finito e corsi immediatamente da Tibby e Flynn. La ragazza mi
fece un piccolo applauso, entusiasta, o comunque lo pareva, dato che
c'era sempre quella sensazione sui suoi occhi, che non mi piaceva
affatto.
“E' stato spettacolare, davvero!” si
congratulò con
me, con evidente sincerità. Io le sorrisi, per poi prendere
in
braccio Flynn e mettere una mano sulla sua spalla, per condurla fuori
dal teatro. Erano le otto di sera passate e il mio stomaco si stava
contorcendo dalla fame. Non salutai nessuno della troupe e mi
incamminai velocemente verso la macchina, con Flynn e Tibby al
seguito.
“Ho una fame.” dissi, allacciando mio figlio saldo
al
seggiolino dell'auto.
Tibby mormorò un lieve
“Già...” ma
era rimasta ferma a fissare la portiera nera della mia auto, senza
entrarvi.
“Non entri?”
Lei
mi guardò stranita, ma non mi rispose.
“Pensi che ti faccia
tornare a piedi, dopo tutto quello che fai per Flynn e per
me?” e
poi aggiunsi, dolcemente “Sali.”
Tibby divenne rossa in volto
ed aprì lentamente e cautamente la portiera dell'auto, per
poi
entrarvi e richiuderla con la stessa accortezza di quando l'aveva
aperta.
Entrai
anche io e misi in moto, ma poi mi venne un lampo di genio
“Ho
un'idea!” esclamai, facendo sobbalzare la mia vicina, intenta
a
mettersi la cintura di sicurezza “Andiamo a cena
fuori!”
Lei
mi guardò come se avessi tre teste “Che stai
dicendo?”. Era
davvero scocciata.
“Andiamo a cena fuori: io, te e Flynn. Non
vorrai cucinare a quest'ora?”
Lei prese di mano il suo cellulare
e strabuzzò gli occhi, rendendosi conto che era
effettivamente molto
tardi.
“Dove proponi di andare?” chiese, animandosi un
pochino
e questo mi fece sciogliere in un sorriso.
“Italiano
o cinese?”
“Italiano!” e mi sorrise anche lei, per poi
scurirsi subito “Ma non mi sembra il caso... Non è
che, ci saranno
altri paparazzi?”
“Anche se fosse, non preoccuparti.” e
cercai di convincerla, stava per rispondermi ma sentii la suoneria di
un cellulare. Era il suo.
“Pronto?”
disse lei. Sentii un mormorio dall'altro capo, ma non capii se era un
maschio o una femmina, ma lei mi sciolse immediatamente questo
dubbio.
“Ithan, dimmi tutto.” sembrava seria e
professionale,
molto probabilmente era un collega. Rimasi zitto, per ascoltare
quello che diceva lei e, magari, capire quello che diceva quel
Ithan.
“Allora...
La documentazione del cliente Stevenson è nella cartella col
codice
numero sei, sette, uno, zero. Ha deciso per il verde e il rosso, alla
fine, con la cornice bianca.”. Sembra davvero una in gamba
nel suo
lavoro.
“Ha
detto Hooper che domani ci toccano gli straordinari, ecco
perché ti
ho chiamata.”
disse, quello dall'altro capo. Che
cosa?
“Davvero?”
sembrava stupita “Straordinari, del tipo?”
“Otto
mezza – Otto, circa.”
“Ah...
Ok. Ci vediamo domani.”
“A
domani Tibs!”
e chiuse la chiamata.
Tibs?
Che
razza di soprannome è?
Strinsi
le mani intorno al volante, forse anche troppo.
“Scusami.” mi
disse Tibby “Era un mio collega di lavoro. Domani non posso
andare
a prendere Flynn.” sembrava seriamente dispiaciuta e si
tormentava
le mani in una stretta convulsiva. La guardai con la coda dell'occhio
e le posai una mano sulle sue, per fermarla.
“Tranquilla.” ed
abbozzai un sorriso. Domani sarebbe toccato a Rose prendere Flynn
dall'asilo. Non ero molto felice di ciò, specialmente dopo
oggi: lei
avrebbe sicuramente gongolato!
Flynn, ovviamente, non fu felice
“Non ci voglio andare all'asilo! No! No! E no!”
“Flynn, per
favore.” lo ammonii, guardandolo dallo specchietto
retrovisore
“Sapevi benissimo che Tibby non è ai nostri
comodi.”
“Ma io
voglio Tibby.” piagnucolò mio figlio. Io non gli
risposi, e
nemmeno Tibby aveva qualcosa per farlo calmare, finché...
“Flynn,
ti prometto che poi staremo insieme tutto il giorno qualche volta,
ok?”
Dallo specchietto, vidi che si riprese subito ed abbozzò
un sorriso “Andiamo da Dafne tutto il giorno?”
chiese,
speranzoso.
Tibby si voltò con la testa, per vederlo meglio, e
gli sorrise “Sì.”
La
chiamata di Ithan è stata provvidenziale, per davvero!
Ho trovato
una buona scusa per vendicarmi un po' di Orlando. Non credo che abbia
preso bene la notizia, vedo che il suo sguardo è
più duro e più
freddo del solito, ma ogni tanto qualche colpo di fortuna capita
anche a me.
Finalmente,
oserei dire!
Non sono brava a meditare vendetta, sono più il
genere di persona stupida che si lascia scivolare tutto addosso,
facendo poi la figura della scema, perché io sono scema.
Mi dispiace però per Flynn: ci è rimasto davvero
male. Fortuna che
sono riuscita a tirarlo un po' su di morale. Infatti, alla cena non
ha fatto altro che parlare, parlare e parlare, entusiasta come al
solito.
Siamo in un delizioso ristorante italiano. Ho mangiato
altre volte questa cucina, e la preferisco a molte altre, in parte
perché è davvero buona, in parte
perché mio fratello Reese,
essendo un giornalista, ha fatto diversi viaggi in Italia ed ha
raccolto molte ricette tipiche, e me ne ha passata qualcuna.
“Papà!
Papà!” grida il piccolo, richiamando a gran voce
il padre, che
rimane con il raviolo infilzato nella forchetta a mezz'aria
“Oggi
il Sole ha baciato Tibby!” e sgrana gli occhi, gonfiando
anche le
guance.
“Davvero?” chiede Orlando, facendo un tono stupido,
vagamente scherzoso.
“Sì, papà. Però il Sole
è stupido: solo
ora capisce che Tibby è bellissimissima!”.
Rido di gusto, e cerco di nascondere il mio imbarazzo bevendo un
sorso d'acqua.
Orlando si volta verso di me, e mi sorride,
guardandomi con uno sguardo che non gli avevo mai visto prima: sembra
dolce, sensibile e lievemente devoto.
“Hai ragione.” mormora
dopo una breve pausa, trasformando il suo sorriso radioso in uno
timido ed impacciato.
Per poco non mi va di traverso l'acqua e non
la faccio uscire dal naso.
Ma
che cavolo si è messo a dire?
Lo
guardo sconvolta, con gli occhi fuori dalle orbite e tenendomi ancora
il bicchiere vicino alla bocca, per nascondere il sorriso da idiota,
che sicuramente avrò, sulle labbra.
Non so come, ma mi bastano
poche sue parole per farmi capitolare come una ragazzetta qualunque e
farmi venire le farfalle allo stomaco, che raggiungono anche la mia
gola, impedendomi di parlare e collegare il cervello. Finalmente,
tolgo il bicchiere dalla bocca e gli abbozzo un sorriso imbarazzato,
degno di me, e mordicchiandomi poi le labbra.
“Ti ho
imbarazzato?” mi chiede, sporgendosi un po' sul tavolo per
guardarmi meglio.
“No, tutt'altro...” e continuo a
sorridergli, come una cretina.
Ora, non so se è davvero così,
oppure riesce a mascherarlo bene perché è un
attore, ma è
praticamente senza il minimo sentore d'imbarazzo e molto sicuro dei
se e delle sue capacità, praticamente il mio contrario. Io
vivo
nell'incertezza costante, specialmente sulla mia vita privata. Nel
lavoro, so perfettamente che ruolo ricopro e le
responsabilità che
ho, sia nei lavori che avvio sia coi vari colleghi e assistenti, ma
nella mia vita, sono un completo disastro!
Ho avuto solo una
relazione, durata un paio d'anni, quando avevo iniziato a frequentare
l'università, quindi si tratta di moltissimi anni fa.
Ricordo che
si chiamava Michael ed era il solito ragazzo tranquillo, con una
media universitaria tranquilla, una vita tranquilla ed una famiglia
tranquilla. Frequentava il corso di giornalismo e legammo subito dato
che mio fratello è giornalista. Per stare con lui, stavo
perdendo di
vista i miei obbiettivi esistenziali e non mi applicavo per nulla
nello studio, rischiavo di finire fuori corso. Per fortuna, sono
rinsavita e l'ho lasciato, concentrandomi poi anima e corpo
sull'università. Avevo ventuno anni e quella fu la mia prima
ed
unica relazione che ho avuto, sicuramente intensa dato che stavamo
insieme tutti i giorni, ma dopo di quella, sono sempre rimasta sola,
e non mi è nemmeno dispiaciuto, a dir la verità.
Ora però, di
fronte a me, ho Orlando, che mi sta facendo battere il cuore ancora.
Dovrei aver paura, ma stranamente non ne ho: Orlando mi fa sentire
sicura. Forse, sto correndo un po' troppo con la fantasia e i
castelli, ma con lui sarei capace di costruire qualcosa. Ho una
stabilità economica e lavorativa adesso, sono ormai donna e
dovrei
pensare ad un futuro con marito e figli, non sono vecchia,
però
molte persone a ventisei anni hanno già un marito ed un
figlio, ed
io nemmeno un fidanzato!
Dovrei ricorrere ai ripari.
“Tutto
bene?” chiedo a Tibby, dopo averla fissata per un po'.
Deve
proprio essersi persa nei suoi pensieri, visto che non mi ha risposto
per un po' di tempo e sembrava in trance.
“Sì,
scusami, ero sovrappensiero.”
“Stavi pensando al lavoro di
domani?” le domando curioso, sorseggiando un po' di vino
rosso dal
mio bicchiere. O ad Ithan?
“Ehm,
sì...” è un po' titubante “E'
un cliente molto importante ed
uno dei maggiori finanziatori della società del mio capo. E'
basilare un ottimo lavoro.” e mi sorride con più
forza.
“Buona
fortuna, allora. Ma non credo che ce ne sarà bisogno... Fai
degli
ottimi lavori, da quello che ho visto a casa tua.” sono
sincero: è
bravissima nelle forme e negli abbinamenti di colore.
“Grazie,
davvero.” dice, arrossendo un poco dietro le sue
lentiggini.
Finiamo la cena, in silenzio, anche Flynn non è
particolarmente loquace ora, dev'essere molto stanco, dato che questo
pomeriggio non si è fatto il solito pisolino sul divano di
casa di
Tibby.
Dopo
aver litigato un po' con la mia vicina perché insisteva di
pagarsi
da sola il conto, ci dirigiamo in macchina, e lì Flynn
crolla dal
sonno.
Durante il tragitto, non parliamo, e lei si limita ad
osservare le luci della strada dal finestrino, ogni tanto
carezzandolo con un dito e sporgendosi per guardare meglio. Arrivati
sotto al palazzo, mi aiuta prendendo Flynn in braccio, cercando di
non farlo svegliare, mentre io prendo la mia tracolla col copione ed
altre cose utili a lavoro.
La faccio entrare nel mio appartamento
e si dirige in camera di mio figlio per spogliarlo e metterlo a
letto. Io fisso la scena appoggiato alla soglia della porta, con le
braccia incrociate al petto.
Improvvisamente, Flynn si sveglia, un
po' stordito, e si ritrova il viso di Tibby, che gli sorride
dolcemente “Dormi qui?” chiede, speranzoso.
Lei fa un risolino
“No, ho il mio lettino che ti aspetta.”
“Ma non puoi dormire
da sola. Vero, papà?” si volta verso di me, con
gli occhi
sgranati, in cerca di sostegno. Io mi avvicino a lui, e mi siedo sul
suo letto, carezzandogli dolcemente la testa.
“E' vero. Ma
domani Tibby deve andare a lavoro. Sarà per un'altra
volta.”
Si
butta all'indietro con la schiena, e si volta poi di lato, offeso
“Buonanotte.”
Sia io che Tibby ridiamo, e lo lasciamo dormire,
chiudendogli la luce e un po' la porta.
Lei
va verso la porta di casa e la apre, voltandosi poi verso di me,
sorridendomi “Grazie di tutto, davvero. Dal teatro alla
cena.”
“Mi
spiace averti creato dei disturbi coi paparazzi. Non pensavo che
riconoscessero Flynn.” le dico, mortificato, avvicinandomi un
po' a
lei, e guardandola negli occhi.
“Figurati. Spero di poterlo
portare nuovamente in giro...”
E non so perché, ma
l'abbraccio.
Lei, penso che sia sconvolta, perché rimane un
attimo rigida e con le mani che penzolano sui fianchi, ma poi sento
le sue spalle che si rilassano e le sue mani percorrermi la schiena,
per stringerla in un lieve abbraccio.
“Grazie.” le sussurro ai
capelli profumati di vaniglia.
Lei si stacca da me, tenendo il
viso basso, forse rosso di vergogna, e, balbettando una buonanotte,
s'infila nel suo appartamento in fretta e furia.
Io
rimango fermo, immobile, alla porta di casa mia, osservandomi
distrattamente i palmi delle mani, che per poco avevano tenuto quel
calore così puro e benevolo. Le stringo in un pugno,
chiudendo la
porta abbastanza violentemente.
L'avrò forse spaventata?
Avrò
agito d'impulso?
Maledizione,
sono un'idiota.
Oddio,
mi ha abbracciato.
Pensavo
di morire strozzata del mio stesso cuore pulsante finito in gola per
l'emozione.
Che imbecille che sono stata!
Sono scappata come
una codarda e come una qualunque ragazzina.
Chissà
che penserà di me ora.
Cielo, non ricordavo di poter provar tutte
queste emozioni per un ragazzo, e tutte insieme.
Col
cuore che cerca prepotentemente di uscirmi in gola, mi metto il
pigiama ed mi infilo a letto.
Con tutte le emozioni che ho provato
oggi, mi ero anche scordata che domani mi tocca stare in ufficio fino
a tardi con Ithan. Cavolo, avrei voluto stare un po' con Orlando...
Cioè, con Flynn!
Maledizione, sto diventando una scema! E dire
che volevo fargliela pagare un po' per il tiro della baby sitter, ed
un po' anche per quell'arpia di Rose. Sicuramente, sarà
molto
compiaciuta domani, sapendo che non ci sarò io con Flynn.
Meglio
dormire e non pensare a nulla. Domani si lavoro, e pure tanto.
Mamma
mia, sono quasi le otto di sera ed ancora finiamo. Questa campagna
pubblicitaria è un vero parto. Bisogna calcolare ogni cosa
minuziosamente, analizzare gli spazi più trafficati per
avere
maggior propaganda ed impatto, i colori non devono cozzare tra di
loro e, soprattutto, rispettare le esigenze del cliente.
Ithan
non smette mai di apportare modifiche affinché tutte le cose
elencate sopra si realizzino nel migliore dei modi. Sarà
anche uno
schizzato, ma per quanto riguarda il suo lavoro, è un
mostro, ecco
perché Hooper nutre grande fiducia in lui.
Orlando
mi ha inviato vari messaggi oggi, principalmente foto di Flynn ed un
paio anche sue. In una c'era Flynn che scappava da Rose per
raggiungere il padre sul palco, e buttarsi alle sue gambe. L'aveva
fatta da lontano un altro suo collaboratore, e se l'era fatta inviare
per quanto era esilarante. Ho riso come una pazza, soddisfatta che
quella megera avesse quello che si meritava.
“Tu che dici, Tibs?
Time Square è l'ideale per un cartellone dieci per
quindici.”
“Sì.
Io direi di metterne uno anche al Tompkins.” propongo al mio
collega, cerchiando il luogo sulla cartina con un pennarello rosso
“Ci vado spesso, ultimamente, e c'è un ottimo
spazio pubblicitario
di circa tre metri, ben visibile, sia dal parco che dalla strada. E
poi, lì vicino c'è anche una metropolitana,
è perfetto.”
Ithan
sembra molto soddisfatto ed annuisce, guardandomi con un sorrisino
compiaciuto “Direi che può bastare, per oggi.
Possiamo continuare
a lavorare a casa. Che ne pensi?”
Gli sorrido, stiracchiandomi
un po' e sospirando, soddisfatta. Sciolgo i miei capelli dalla coda
ed inizio a sistemare le mie cosa nella borsa, finché non
sento la
mano di Ithan posarsi sulla mia spalla.
“Sono le otto passate,
che ne dici di andarci a mangiare qualcosa fuori... Insieme?”
quell'ultima parola l'aggiunge titubante, guardandomi con una luce di
speranza negli occhi. Ho sempre rifiutato i suoi inviti, ma oggi
abbiamo fatto davvero un buon lavoro e mi ha dato alcune dritte
interessanti che potrei utilizzare su alcuni miei lavori futuri.
“Beh,
perché no...” gli rispondo, e mi regala un
bellissimo
sorriso.
“Perfetto. Allora, sbrighiamoci. Ho una fame.” e
scoppia in una risatina nervosa.
Non sono molto convinta di questa
scelta, ma cosa potrebbe succedere di male? Un po', lo faccio per una
piccola soddisfazione personale contro Orlando, sempre per il fatto
della storia della baby sitter; un po', per accontentare Ithan, dato
che sono più di due anni che mi chiede di uscire. Speriamo
che così
per un po' la smetta, e che non lo prenda come incentivo per
aumentare il numero delle volte in cui me lo chiede, da una al mese a
tre!
Mi
porta in un ristorante molto carino, con luci soffuse ed i tavoli
rotondi. Davvero di classe! Forse l'ha presa un po' troppo sul serio
la storia di mangiare qualcosa fuori...
Fisso costantemente il
menù, per cercare di evitare una conversazione con lui, o
semplicemente il suo sguardo. Inizio a tamburellare con un piede,
dato che sono leggermente nervosa ed in imbarazzo, sicuramente anche
rossa in viso. Lui, invece, sembra tranquillo, perfettamente a suo
agio.
Mi fa salire un po' la rabbia, ad essere sinceri. Ha sempre
avuto questa sua sfacciata sicurezza di se, sia nelle situazioni di
poco conto che in quelle importanti. Non che sia un pallone gonfiato
o che sventola ai quattro venti le sue sensazionali esperienze o
avventure, ma il suo carattere cozza molto col mio, ed è uno
dei
motivi per cui non ho mai accettato un suo invito, insieme al fatto
di non voler rapporti con dei colleghi di lavoro. Troppe
complicazioni che io non sono in grado, ed non voglio, gestire.
Sento
il mio telefono che suona. Ho un messaggio in entrata.
“Scusami...”
dico ad Ithan, mordendomi il labbro e prendendo il cellulare dalla
tasca. E' un messaggio di Orlando.
Quando lo apro, tutto si fa
improvvisamente più chiaro nella mia mente, e non posso fare
a meno
di sorridere, felice.
E' un autoscatto suo e di Flynn, seduti sul
divano, col pigiama e trapunta, intenti a vedersi la televisione.
“Pigiama + Coperta + Harry Potter. :)”
Sono
davvero carini insieme, ed ogni giorno che li vedi, noto la
somiglianza che c'è tra di loro.
Alzo un poco lo sguardo verso
Ithan, intento a leggere ancora il menù che ha sulle mani.
Non
voglio stare qui.
Ora so dove devo stare e con chi.
Voglio
andare da loro.
“Ithan.” lo chiamo, con voce tremante. Lui
volge lo sguardo verso me ed accenna un sorriso, come risposta che mi
sta ascoltando.
“Mi dispiace. Devo andare.”
Il suo sorriso
si spegne improvvisamente, come se colpito da un blackout “Ma
come...?” sembra confuso.
“Mi dispiace, davvero.” gli dico,
alzandomi dalla sedia e prendendo il cappotto che vi era poggiato
sopra.
“E' successo qualcosa di grave? Ti accompagno
io...”
“No!” gli grido, come una pazza
“Tranquillo, vado
da sola. Grazie e scusami.” e scappo via, cercando la
metropolitana
più vicina possibile.
Sto
arrivando.
Salve!
Scusate il ritardo, ma ho avuto dei problemi e NVU non era nemmeno
tanto collaborativo in questi giorni: mi cambiava il carattere e la
dimensione automaticamente ad alcuni pezzi del capitolo... Un nervoso!
Purtroppo vado un po' di fretta oggi, e risponderò in
seguito alle meravigliose recensioni che mi han lasciato Scarl_Bloom
94 e Lauretta_03!
:)
Come vedete, in questo capitolo qualcuno sta muovendo i primi passi...
Nel prossimo capitolo, ci saranno delle belle, fidatevi! ;)
Ripeto: io non
conosco Orlando Bloom e suo figlio Flynn,
i caratteri e/o i modi di dire e di agire, sono tutti di mia invenzione
e spero di non offenderli in alcun modo!
Bene, dopo di questo, vorrei
ringraziare jess
chan che ha inserito la storia nelle preferite! Spero di avere una vostra
opinione su questo capitolo! Ah, siccome non l'ho potuto controllare
molto questo capitolo, segnalatemi eventuali errorri, verranno poi
corretti al più presto!
Credo di aver detto tutto!
Se non mi vedete tra una settimana, vorrà dire che
sarò morta: tra un paio d'ora su Rai Movie, ci
sarà il film con Tom Hiddleston, che tra l'altro compie gli
anni oggi, per cui "AUGURI!", che s'intitola "Il Profondo Mare Azzurro"
(The Deep Blue Sea). Non vedo l'ora di vederlo, dato che l'anteprima
l'avevano fatta un giovedì, se non mi sbaglio, verso
mezzanotte, ed io non sono riuscita a vederlo perché alle
sei suona la sveglia per andare a lavorare... ._____.
A presto, dolci donzelle!
Un bacione dalla Lu :*
Potete trovarmi su Facebook, a questo profilo LuMiK Efp :)
EDIT DEL 12/02/2014, alle ore 4.31 p.m. : HO AGGIUNTO IL BANNER! L'ho fatto io, e spero che vi piaccia! :)