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Autore: Sakyo_    09/02/2014    4 recensioni
[Dal quinto capitolo]
Eloise stava tremando.
Il guinzaglio di Demon scivolò via dalle mani di Castiel come conseguenza naturale dell’emozione appena nata in lui, e le sue mani si posarono così piano sulle esili spalle della donna, che tutto parve capovolgersi.
Quasi a chiedere permesso.
Quasi a voler esplorare l’inaccessibile.
Lei rimase inerme. Lui l’abbracciò da dietro. Più che un abbraccio, era un tocco leggero. Solo per farle avvertire la sua presenza.
Lei, così piccola e indifesa che non pareva possibile fosse proprio la professoressa.
In quel momento, in quel luogo avevano dato vita a qualcosa.
Qualcosa che non sarebbe dovuto essere.
Ma qualcosa che ormai, c'era.
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Castiel, Lysandro, Nuovo personaggio, Sorpresa
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo
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2. Incognita

«Ed è questo il metodo per trovare l’incognita (x). Se tutti i calcoli saranno giusti, state sicuri che riuscirete ad avere anche la giusta soluzione»
Il suono della voce del professore arrivava vago alle orecchie di Anne, impegnata a scarabocchiare ghirigori insensati sul quaderno degli appunti aperto davanti a lei.
“Un’incognita...” pensò. Il palmo della mano a sorreggere il mento, lo sguardo abbassato sul foglio pieno di scarabocchi.
Nel disegnare una grande X al centro della pagina, la penna nera smise di funzionare. Anne la rigirò tra le mani e si accorse che era finito l’inchiostro. Pescò un’altra penna dall’astuccio e ricalcò i contorni della X che aveva scritto poco prima. Non ci volle molto perché comparisse una nuova lettera, sotto a quella scritta poco prima. Una C tonda ed energicamente arcuata, a cui seguirono poi altre compagne di segno differente.
Tornò di nuovo su quelle lettere per ripassarle tutte, in modo incisivo ma meticoloso.
Un tenue raggio di sole entrando dalla finestra andò a colpire il nome che aveva preso vita grazie alle mani della ragazza.
Castiel.
I toni rossi dell’inchiostro con cui era stato scritto risaltavano visibilmente sul foglio, quasi come se volessero urlare al mondo la loro presenza, il loro significato.
«Che stai facendo?»
Una voce fin troppo conosciuta ridestò Anne dai pensieri che l’avevano estraniata dal mondo fino a quel momento.
In un istante si rese conto che il ragazzo che aveva davanti era anche il possessore del nome che troneggiava fiero sul quaderno, troppo esposto a qualsiasi sguardo. Buttandosi con le braccia sul banco, riuscì a coprire il suo segreto prima che fosse troppo tardi.
«Stretching mattutino» si affrettò a rispondere.
Castiel la guardò con un misto di scetticismo e curiosità, prima di sistemarsi nel banco dietro di lei.
Anne sospirò impercettibilmente, aprendo e chiudendo le dita delle mani per scaricare lo stress che aveva provato in quei pochi istanti passati dall’arrivo del ragazzo.
Quando si riprese, si voltò indietro lanciando un’occhiataccia a Castiel.
«Hai saltato la lezione di matematica»
«Non è la prima volta» ribatté il rosso. Lo scorso anno erano state più le lezioni saltate che quelle frequentate, e questo particolare non aveva favorito un buon rapporto con i professori.
«Castiel, non mi sembra il caso di prenderla così alla leggera. Vuoi rischiare la bocciatura anche quest’anno?»
Abituato da tempo ai rimproveri dell’amica, Castiel frugò nelle tasche dei pantaloni alla ricerca di alcune monete e si alzò dalla sedia senza risponderle.
Anne stava per aggiungere qualcosa, ma le parole le morirono in gola quando la professoressa Laurent fece il suo ingresso in aula e si trovò faccia a faccia con Castiel, che intanto era arrivato alla porta.
«Dove staresti andando?» chiese la professoressa, scrutandolo con occhi affilati.
«A prendere un caffè». Il rosso fece tintinnare gli spicci che aveva in mano e li rimise in tasca, come se cercasse di far capire un concetto molto semplice a una persona poco intelligente.
La professoressa sorrise amabilmente, lasciandolo di stucco per un momento.
Poi avanzò verso di lui e infilò una mano nella tasca dei suoi pantaloni. Ripetendo il gesto che il ragazzo aveva compiuto poco prima, fece risuonare le monete nella mano con il sorriso ancora stampato sulle labbra.
«Pare che ora le tue uniche alternative siano tornare a posto, o filare dalla Direttrice» dopodiché aggiunse piano, in modo che solo lui potesse sentirla «Ho come un déjà vu».
Castiel rimase impalato a fissarla con astio. Quella professoressa stava cominciando ad infastidirlo. Oltretutto rinunciare al suo secondo caffè mattutino stava a significare brutta, bruttissima giornata. Ma in quel caso non poteva fare nulla, quindi girò i tacchi e tornò al suo posto, sconfitto.
La professoressa Laurent soddisfatta si sedette alla cattedra ed estrasse una pila di fogli dalla borsa.
«Per verificare il livello di preparazione nelle mie materie, ho preparato un test»
Da tutta l’aula si levò un unico, forte lamento simile a quello di un animale ferito.
«Sarà senza voto?» azzardò qualcuno.
La professoressa, sistemandosi gli occhiali fece una panoramica della classe e sorrise di nuovo. «Certo che no, ragazzi»
Se fino a poco prima quella nuova, giovane, sensuale docente era sulla bocca di tutti e veniva vista quasi come una celebrità, ora aveva creato un malcontento tale da essere registrata automaticamente nella categoria degli insegnanti più severi e carogne del Dolce Amoris.
 
***
 
Dopo la pausa pranzo, Eloise si fece indicare la biblioteca da uno studente di passaggio per i corridoi. Visto che aveva tutto il resto della giornata libero, ne avrebbe approfittato per cercare un libro riguardante un argomento di storia che voleva trattare nelle prossime lezioni. A quell’ora nel liceo regnava una calma piatta, quasi surreale. Fuori da una finestra, un albero imponente faceva ondeggiare piano le sue foglie, alcune delle quali cadevano ai suoi piedi. Tra i rami passava ogni tanto un raggio di sole che illuminava il corridoio e contribuiva a rendere quella scena di una tranquillità che portava inevitabilmente il buonumore.
Un ragazzo dai capelli biondi e la cravatta troppo stretta era seduto all’ingresso della biblioteca e sembrava molto concentrato nel compilare una pila di moduli accanto a lui.
Osservandolo qualche secondo in più del dovuto, Eloise arrivò alla conclusione che se avesse avuto dieci anni in più sarebbe stato proprio il suo tipo di uomo.
«Buongiorno» esordì avvicinandosi al biondo.
Questi alzò gli occhi verso la donna e in un primo momento rimase alquanto disorientato.
Poi, come se avesse capito improvvisamente che quella non era una studentessa troppo cresciuta ma la nuova professoressa di cui tutti parlavano, scattò in piedi porgendole la mano.
«Lei deve essere la professoressa Laurent. Sono Nathaniel, il segretario delegato»
Eloise notò che nel pronunciare quelle ultime due parole, il biondino non aveva resistito a caricarle di un sentimento d’orgoglio ed esuberanza. Intenerita, gli sorrise gentilmente.
«Strano non averti incontrato prima, viste le mille pratiche che ho dovuto consegnare»
Nathaniel assunse un’espressione talmente imbarazzata e ferita che Eloise quasi si pentì di avergli rivolto quelle parole. Non aveva avuto nessun intento denigratorio, anzi credeva che potesse essere un buon modo per rompere il ghiaccio. Evidentemente si era sbagliata.
«Purtroppo sono stato colpito da una brutta influenza pochi giorni prima che riaprisse la scuola, per questo…» sembrava non riuscire a trovare le parole adatte per giustificare quell’assenza lavorativa.
Mentre pensava a come risollevare il morale del ragazzo, Eloise sentì una mano toccarle la spalla.
Il professor Faraize, col suo naso adunco e gli occhialetti in perfetto equilibrio su di esso, esternò con un sorriso raggiante tutta la sua contentezza nell’averla trovata.
«E così anche tu, Nathaniel, hai finalmente conosciuto la nostra professoressa Laurent»
“Nostra?” pensò Eloise. Dovette sforzarsi molto per non arricciare la bocca.
Quel collega era sempre troppo gentile con lei, al punto da risultare terribilmente appiccicoso e insistente. E lei non sopportava i tipi come lui. In ogni caso, doveva cercare di rimanere il più professionale possibile.
«Faraize» disse sorridendo «Se permetti, ho assolutamente bisogno di cercare un libro».
Sperò con tutto il cuore che il collega capisse il suo gentile tentativo di congedarsi da lui.
«Un libro, eh? Ma certo, ma certo. E dimmi, come si intitola? Ti aiuterò a cercarlo, Eloise»
“Eloise?! Chi diavolo si crede di essere per chiamarmi per nome?”. Lo conosceva solo da qualche giorno e già si permetteva una confidenza del genere. La lista degli individui da evitare uscì meccanicamente da un cassetto del cervello di Eloise, che scrisse il nome dell’uomo di fronte a lei senza pensarci due volte.
«Faraize» ripetè, stavolta calcando il nome con una nota aspra nella voce, «non c’è bisogno di aiutarm…»
«Suvvia, dimmi il titolo! La biblioteca è come una seconda casa per me, mia cara»
“Mia cara? Mia cara? MIA CARA?”. Ora nella testa della donna risuonavano solo quelle parole.
Intanto Nathaniel fissava i due professori allarmato. Probabilmente era l’unico ad aver notato il cambiamento di espressione di Eloise. Per due volte provò ad aprire bocca, ma alla fine non disse nulla. In realtà, non sapeva proprio cosa avrebbe potuto dire per sbloccare quella situazione imbarazzante.
Eloise invece lo sapeva bene. Prese la mano del professor Faraize, ancora appoggiata sulla sua spalla, e la abbassò. «Il titolo del libro che sto cercando è Stammi alla larga, lo conosci?» chiese gelida.
L’uomo ci pensò per qualche istante prima di spalancare gli occhi e guardare agitato la sua collega. «Non credo di conoscerlo... Forse... Forse puoi aiutarla tu, Nathaniel?»
«Vediamo cosa si può fare» rispose quest’ultimo annuendo.
Il professore si congedò in fretta e furia lasciando da soli gli altri due.
Nathaniel si trattenne dal ridere ma guardò la professoressa con ammirazione, ricevendo in risposta un occhiolino complice.
Poco dopo Eloise si ritrovò completamente immersa negli scaffali stracolmi di libri di tutti i generi. Leggere era una sua grande passione e le biblioteche l’avevano sempre stregata. Intime, non troppo illuminate, silenziose, con l’odore dell’antichità e il sapore della saggezza racchiusi in ogni pagina. Annusò l’aria per gustarsi quel miscuglio di sensi che la mandava in visibilio. Niente e nessuno avrebbe potuto rovinare quel momento magico, niente e nessuno... A parte lo studente che si era beccato ben due ammonimenti nei primi due giorni di scuola.
Castiel era seduto, o meglio disteso, ad un tavolo in mezzo a due scaffali in visibile stato dormiente. Un braccio usato come cuscino su cui era poggiata la testa, l’altro proteso a coprirgli parte del viso. Da un orecchio si intravedeva, immancabile, la cuffietta dell’mp3. Le gambe aperte e stravaccate sotto il tavolo in posizione di totale relax.
Eloise alzò un sopracciglio e fece un passo in avanti. Ancora una volta l’atteggiamento di quel ragazzo la contrariò enormemente.
Castiel, come se avesse captato il pericolo, si svegliò di colpo, guardando la professoressa dallo spazio tra i capelli e il braccio.
«Trovarti in biblioteca è come trovare una mangusta in un nido di serpenti» constatò Eloise.
Il rosso non sapeva se essere più infastidito per essersi svegliato a causa della presenza di quella donna o per essere stato paragonato ad una mangusta.
Borbottò qualcosa e si mise in posizione eretta, grattandosi i capelli. Dopo aver sbadigliato senza nemmeno preoccuparsi di portare una mano davanti alla bocca, si alzò.
«Evidentemente non mi conosce bene come crede»
Eloise serrò le labbra, rimanendo in silenzio a braccia conserte. Poco dopo diede le spalle al ragazzo e si avvicinò al grande scaffale alla sua sinistra. La sezione storica si trovava proprio lì. Fece scorrere un dito sui tomi, per cercare di individuare velocemente quello che le serviva, finché non arrivò alla seconda fila sopra la sua testa. Nonostante indossasse i tacchi, dovette alzarsi sulle punte dei piedi per provare ad arrivare al libro che aveva trovato, ma non vi riuscì comunque. Riabbassandosi, sentì dietro di lei una presenza fin troppo vicina. Il calore di un petto che quasi sfiorava la sua schiena la fece irrigidire. Non si voltò perché capì subito che lo sghignazzo udito dalle sue orecchie apparteneva a Castiel. Alzando lievemente lo sguardo, vide il braccio del ragazzo sovrastarle la testa ed andare a toccare il libro che lei non riusciva a prendere.
“Questo energumeno mi sta facendo un favore?” si domandò stupita.
Ipotesi tutt’altro che esatta. Il rosso, dopo aver sfiorato la copertina del libro, rimase con la mano a mezz’aria come per lasciare un qualche tipo di suspense, per poi afferrare il libro accanto.
La donna stette ad ascoltare i passi del ragazzo che tornava al tavolo e chiuse gli occhi. L’aveva sbeffeggiata un’altra volta. Indirettamente, ma l’aveva fatto.
Con passo svelto andò a prendere la scaletta e tirò giù di fretta il libro. Lo sbatté sul tavolo dove era seduto Castiel, lo sfogliò per vedere se effettivamente era quello che cercava e dopo averlo appurato se ne andò via.
Castiel era rimasto ad osservare la scena allibito. Era bastato solo quel gesto per far scattare la professoressa Laurent? Quasi si sentiva deluso. Ma un ghigno di compiacimento si disegnò ugualmente sugli angoli della sua bocca.
Eloise tornò da Nathaniel e gli domandò perché Castiel fosse lì.
«Sta scontando una punizione. Ieri un docente l’ha mandato dalla Direttrice che ha deciso di fargli passare un pomeriggio a catalogare libri».
A quella scoperta, la donna lentamente si ricompose. Nathaniel non lo sapeva, ma quel docente era lei. Quindi era a causa sua se Castiel si trovava in biblioteca.
Sorrise astutamente. Era chiaro che non fosse nella posizione di poter fare lo spaccone. Un solo, piccolo passo falso e gliel’avrebbe fatta pagare cara.
 
***
 
«Io non so più come dirtelo, ormai»
Anne aveva ricominciato a tartassare Castiel, allungato sull’erba del cortile con una sigaretta spenta che gli penzolava dalla bocca.
«Non puoi fronteggiarla, non siete allo stesso livello»
Il rosso si voltò su di un fianco, dandole le spalle.
«Lysandre, gli dici qualcosa?»
«Lysandre, le chiudi quella ciabatta?»
Il ragazzo dai capelli argentati seduto vicino a loro, sentendosi chiamare in causa sospirò.
«Stavolta ha ragione lei, Castiel. Potrebbe diventare una questione delicata»
«Io non le ho fatto niente. Problemi suoi se è una ragazzina isterica» disse il rosso, accendendo la sigaretta.
«Tu badi troppo al suo aspetto e dimentichi che è un’insegnante» puntualizzò Anne.
Castiel si mise a sedere e inspirò lentamente il fumo.
«Il suo aspetto, eh...» disse pensieroso.
Anne rizzò le orecchie, in attesa che continuasse. Ma Castiel non disse nulla. Quando si voltò a guardarlo, vide che stava gesticolando in maniera non troppo elegante con Lysandre, il quale si limitava a sorridere.
«Castiel!» esclamò Anne.
«Non si può negare che il suo davanzale non passi inosservato» appurò il ragazzo.
«Ma ti rendi conto di quello che dici?! Lei, lei è…»
«È la nostra professoressa, sì. Me l’hai ripetuto almeno cento volte»
Castiel lanciò un’occhiata veloce al petto di Anne, per poi guardarla negli occhi.
«Non prendertela per queste cose...»
Le guance della ragazza in un batter di ciglia assunsero una palese sfumatura violacea.
Si alzò da terra e tirò uno schiaffo al rosso, lasciandolo interdetto.
«Ma che hai?!» disse, portandosi una mano sul viso appena colpito.
«Sei un coglione!» urlò Anne prima di scappare via.
Castiel, ancora sconcertato, chiese un silenzioso aiuto a Lysandre.
«In una sola giornata sei riuscito a far infuriare due donne, Cas. Sei stupefacente, davvero».



 
Note dell'autrice:
Salve a tutte! :D
Niente da dire, ringrazio le persone che hanno inserito la storia tra le seguite e chi l'ha messa tra le preferite.
Spero che questo capitolo vi piaccia, se vi va fatemelo sapere con un commento!
Bye bye.

Sakyo
  
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