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Autore: luckily_mellark    09/02/2014    2 recensioni
Katniss è rimasta da sola, dopo la morte del padre la sua vita è lotta tra dolore e incubi. Due sole cose la rendono felice, il suo migliore e inseparabile amico, e il suo Arco. Ma qualcosa sta per cambiare irrimediabilmente. Riusciranno degli occhi azzurri e limpidi come l’acqua a spegnere il fuoco che in lei brucia?
In un altro mondo dove la ribellione e la guerra della trilogia sono stati sostituiti da amicizia, sport e sentimenti gli eroi di Panem, ancora ragazzi, si troveranno alle prese con l’inevitabile Amore con la A maiuscola.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Katniss Everdeen, Peeta Mellark, Un po' tutti
Note: AU, Lemon, OOC | Avvertimenti: nessuno
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“chi sarebbe questo fantomatico e generoso giocatore? Sentiamo, lo conosco?” la risposta non tarda ad arrivare così come la mia reazione “ Peeta Mellark”. Oh si, io lui lo conosco. Lo conosco eccome. Perché tra tanti ragazzi proprio lui?!
 
 
Ho conosciuto Peeta un paio di mesi dopo la morte di mio padre. Era un quindicenne paffutello e allegro con i capelli sempre pettinati all’indietro di un biondo cenere, gli occhi chiari e una voce ancora acuta da bambino. Ripensandoci ora, non mostrava alcun segno del cambiamento fisico che porta l’adolescenza solitamente. Ricordo come fosse ieri, la giornata piovosa e il cielo grigio di quel giorno:  ero appena uscita da scuola e due ragazzi di un anno più grandi di me avevano deciso di darmi fastidio, parlavano di mio padre, di che fine avesse fatto, che secondo loro me lo meritavo perché ero antipatica e non parlavo mai con nessuno. All’epoca la mia ingenuità non mi aveva dato modo di rispondere a tono, ero abituata alla protezione dei miei genitori e vivevo spensierata come una ragazzina dovrebbe fare. Sono scoppiata in lacrime subito perché il ricordo di mio padre, al quale ero particolarmente affezionata, era ancora vivo e pulsante dentro di me. Sarei voluta scappare ma quei due energumeni mi bloccavano la strada,allora rimasi li a piangere seduta sull’asfalto bagnato a farmi deridere. Poi quel ragazzino è comparso dal nulla e si è messo in mezzo ai due intimando loro di smetterla, di lasciarmi andare , ribadendo più e più volte quanto fossero stupidi a prendersela con me. Un battito di ciglia dopo lo stavano picchiando selvaggiamente. Nulla è più nitido nella mia testa del sangue che usciva dal suo labbro rotto in quel momento. I nostri occhi si sono incrociati, ed è bastato  davvero  un attimo perché ,nonostante il grido d’aiuto che leggevo in quell’azzurro, la mia codardia riuscisse a prendere il sopravvento: e io sono scappata lasciandolo la, da solo, a soffrire solo per aver salvato me. Nessun ringraziamento per avermi protetto è uscito dalle mie labbra fino ad oggi.

L’odio che provo nei suoi confronti è sbagliato, lo so, dovrei essergli grata. Forse odio me stessa per il debito che ho nei suoi confronti e io, non voglio avere conti in sospeso con nessuno. Sento una morsa allo stomaco all’idea di doverlo rivedere: immagino di trovarmi davanti il ragazzino paffuto con il labbro rotto e pieno di lividi che una settimana dopo l’aggressione, per ridere, si teneva ancora una mano all’altezza delle costole dolenti. Immagino due occhi azzurri che mi fissano disgustati e arrabbiati per averli abbandonati senza fare nulla.
Vorrei poter dire a Gale che rinuncio a tutto pur di non vedere Peeta, ma a quel punto mi chiederebbe delle spiegazioni che non ho intenzione di dargli. Lui non sa nulla di quella storia e ho paura che se ne venisse a conoscenza potrebbe abbandonarmi all’insegna del ribrezzo . Non posso fare altro che prepararmi e scendere per assistere alla selezione. 

Opto per un vestito arancione tenue e un paio di sandali comodi, mi infilo la giacca di jeans leggera e mi lego i capelli ancora umidi dalla doccia nella solita treccia, prima di scendere le scale di corsa. Davanti al portone c’è Gale che mi aspetta sorridente. Percorriamo quei pochi metri che dividono il portone di casa mia dal campo da calcio scherzando sul torneo e su quanto io sia terribilmente opportunista. Mi fa sedere sugli spalti deserti mentre lui va ad aspettare Peeta davanti agli spogliatoi. Ci mettono circa 10 minuti per comparire davanti ai miei occhi in pantaloncini e maglietta mentre parlano tra loro.
Credo che il mio cuore abbia perso qualche battito alla vista di Peeta. I miei ricordi di lui si fermano a  5 anni fa ma quel viso glabro e rotondo è diventato più magro e squadrato, il lieve accenno di barba che si fa vedere. I capelli non sono più perfettamente pettinati, ora cadono ricci e spettinati, non troppo lunghi. Le spalle larghe, il fisico indiscutibilmente tonico e asciutto sotto la maglia non troppo aderente e quella pelle bronzea fa risaltare i suoi occhi chiari come il cielo d’estate mentre incontrano i miei grigi di tempesta.
Se pensavo di trovarci odio, nel suo sguardo, mi sbagliavo di grosso. Mi sorride ora, e il confronto con l’immagine che avevo di lui mi viene automatico. Qualcosa è cambiato.
A farmi tornare alla realtà è la voce di Gale,fatta dura dall’autorità di capitano
“ Scaldati Mellark, poi vediamo di che sei capace.”
 Seguo l’allenamento con rinnovato interesse.
 
 
“Catnip noi abbiamo finito. Dammi venti minuti per darmi una sistemata e andiamo” Gale mi si avvicina per abbracciarmi e io lo caccio a lavarsi tappandomi il naso e ridendo. “che ti pare di Mellark? “ bisbiglia, anche se il diretto interessato è già scomparso, sembra davvero interessato al mio parere questa volta,  “ non mi è sembrato male, si … insomma, se la cava non ti pare?” chiarisce.
Che il biondo sappia il fatto suo è innegabile, anche per una che come me, che di calcio capisce esattamente il minimo indispensabile. è veloce nei movimenti ed ha un buon controllo della palla, ma quello che mi colpisce di più è la precisione dei suoi movimenti, nulla è lasciato al caso, tutto è studiato per unire compostezza e agilità nel miglior modo possibile. Se gli serve un giocatore penso che l’abbia trovato. “ direi di si, mi pare che ci sappia fare. Credo tu abbia trovato il tuo uomo. E ora vai a lavarti!” lo spedisco dentro gli spogliatoi senza dire altro.
Sono passati  quindici minuti  quando qualcuno mi raggiunge e si siede accanto a me. Non lo guardo nemmeno, riconoscerei il passo del moro ovunque e questo non è il suo.
“ ciao Katniss”  la voce acuta che ricordavo ha ceduto il posto alla voce roca e profonda di un uomo adulto. Non rispondo, non riesco a pensare a nulla che non sia il suo labbro sanguinante. “ non so se ti ricordi ancora di me” colma il silenzio imbarazzante che io ho creato. Questa volta mi volto e annuisco: si, mi ricordo benissimo di lui. Aspetto che da un momento all’altro mi insulti per non averlo aiutato ma non lo fa, piuttosto continua a sorridermi.      Il mio sguardo viene attratto dalle sue labbra piene, schiuse in un sorriso che fa appena intravedere i denti bianchi e perfetti ; le due fossette sulle guance lo fanno sembrare più giovane dei suoi vent’anni.  Spero non si sia accorto che sono arrossita perché sento le guance andare a fuoco .
“ ciao Peeta” è l’unica cosa vagamente sensata che ora riesco a dire. La mia mente è invasa da mille ricordi e trovarvi qualcosa di logico è tremendamente difficile.
“ti trovo bene sai? Questa tonalità di arancione ti dona particolarmente, fa risplendere i tuoi occhi.” La sua voce è calma e per nulla imbarazzata, al contrario di quello che provo io adesso. Non sono abituata ai complimenti e tantomeno fatti da qualcuno a cui non dovrei assolutamente andare a genio. Che stia architettando qualcosa?  Sicuramente vorrà farmela pagare o vorrà giocare con me per farmi stare male. Per vendicarsi è chiaro. Ma a questo gioco posso essere brava anche io.
“grazie. “ esito, alla ricerca di qualcosa da dire “anche tu sembri in forma” . Non sono mai stata brava con le parole. Quello bravo è sempre stato lui: è una specie di dono il suo, parla di qualsiasi cosa con una naturalezza disumana; ricordo che dava gli annunci all’interfono della scuola e con le sue parole riusciva a convincere praticamente tutti. Era merito suo se gli eventi scolastici andavano sempre a buon fine, su questo nessuno aveva dubbi.
“in effetti, rispetto all’ultima volta che ci siamo visti , sto molto meglio.”  ammicca e io capisco immediatamente che tutte le mie , per quanto stupide, speranze che lui non ricordi sono svanite nel nulla più assoluto. Come potrebbe mai dimenticare la ragazzina fifona che lo ha tradito lasciandolo in mezzo ad una strada?  E infatti lui ricorda, ricorda eccome.  E scommetto che mi crede pazza , visto che continuo a non parlare.
Sospira , “ arriva Gale… è stato un piacere rivederti Katniss. Magari se il tuo ragazzo mi fa entrare nella squadra potremmo anche rincontrarci. Ciao dolcezza” si alza e ho solo il tempo per rispondergli “lui non è il mio ragazzo” prima che si allontani verso la sua moto dandomi le spalle. Resto immobile a fissarlo mentre si sistema il casco e parte. Gale mi raggiunge e sposta lo sguardo interrogativo più volte tra me e Peeta  “ voi vi conoscevate già?”  sospiro , non voglio che lui sappia la verità, e non voglio mentire. “non proprio … diciamo solo di vista”  l’omissione non è una bugia, in questo caso. Fortunatamente non indaga oltre o non avrei resistito a lungo al suo interrogatorio.       Passiamo qualche ora tra i negozi del centro, ma sono troppo distratta  e torno a casa a mani vuote.

“ ehi… alla fine hai deciso di farlo entrare nella squadra o no?” la curiosità ha la meglio poco prima di salutarci, non resistevo più. A quanto pare l’ho distratto da qualche pensiero perché sussulta e si schiarisce la voce “ si, mi serve qualcuno che sia capace e lui lo è. Non avevo molta scelta comunque. A mercoledì il primo allenamento ufficiale con la squadra. Vedremo come se la caverà in quel caso.”  Mi sento sprofondare, sarò costretta a parlarci di nuovo.
Ci salutiamo con un abbraccio e io salgo a casa trascinando i piedi. Non mangio nulla, mi è passata completamente la fame. Accendo la tv ma non la ascolto nemmeno , fino al momento di andare a letto. Chiudo gli occhi solo per vederne altri due, profondi come l’oceano che mi fissano . Forse non è andata poi così tanto male oggi. Forse non sarà poi così male rivederlo, e poi ,in fin dei conti gli devo ancora delle scuse.
 
 
 
 
 
n.d.A
Ed ecco il secondo capitolo. Prima di tutto… spero sia piaciuto! In secondo luogo vorrei ringraziare per il commento positivo al prologo, sono molto molto felice di aver suscitato un po’ di curiosità…
Fatemi ,come sempre ,sapere che ne pensate ! Critiche, commenti e apprezzamenti, tutto è ben accetto.
Alla prossima
Luckily  
   
 
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