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Autore: luckily_mellark    11/02/2014    1 recensioni
Katniss è rimasta da sola, dopo la morte del padre la sua vita è lotta tra dolore e incubi. Due sole cose la rendono felice, il suo migliore e inseparabile amico, e il suo Arco. Ma qualcosa sta per cambiare irrimediabilmente. Riusciranno degli occhi azzurri e limpidi come l’acqua a spegnere il fuoco che in lei brucia?
In un altro mondo dove la ribellione e la guerra della trilogia sono stati sostituiti da amicizia, sport e sentimenti gli eroi di Panem, ancora ragazzi, si troveranno alle prese con l’inevitabile Amore con la A maiuscola.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Katniss Everdeen, Peeta Mellark, Un po' tutti
Note: AU, Lemon, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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La sveglia suona, insiste e io non ho la benché minima voglia di alzarmi, assonnata , con la bocca ancora impastata dal sonno tranquillo di questa notte sporgo una mano fuori dal letto per raggiungere l’aggeggio e spegnerlo, sono le 7 e 40 . Poi mi rimetto tranquillamente sotto le coperte, appoggio la testa spettinata sul cuscino e chiudo molto lentamente gli occhi. Eppure c’è qualcosa, qualcosa che non va. Le 7 e 40. Oggi è lunedì ,certo. Mi alzo di scatto, in una frazione di secondo sono in bagno a lavarmi, in una mano lo spazzolino da denti, nell’altra la spazzola per i capelli. “ Sono in ritardo!!!” vorrebbe essere una sorta di rimprovero a me stessa ma credo che come punizione ai miei vicini di casa, che sono completamente innocenti e non mi hanno fatto nulla, funzioni molto meglio. Il mio urlo sono sicura abbia destato loro e tutto il quartiere. Dovrei essere al lavoro tra 20 minuti e contando che in autobus ci metto circa un quarto d’ora ad arrivare ho esattamente 5 minuti per uscire e di casa, e sono ancora in pigiama. Infilo le prime cose che mi capitano sotto mano,  un paio di bermuda di jeans e una maglietta a maniche corte piuttosto larga, mi infilo le converse afferro la borsa ed esco mangiucchiando ancora la mia colazione. Come se non bastasse la corsa per casa devo anche correre per arrivare alla fermata del bus in tempo e so benissimo che in caso contrario quell’autista antipatico, che ho capito chiamarsi Brutus , mi lascerebbe a terra.  Mentre ,fortunatamente, salgo sul mezzo e timbro il biglietto mi  ritrovo a pensare a quanto effettivamente sia azzeccato il nome Brutus per quell’armadio di uomo al volante in questo momento. È alto enorme e pelato, un cipiglio permanente gli fa tenere la fronte costantemente contratta, e giuro su quello che ho di più caro al mondo che se lo incontrassi per strada probabilmente cambierei meta. Fa paura. Fino a qualche anno fa quando mi vedeva correre alla fermata rallentava e mi aspettava. Ora invece, forse perché si è stufato dei miei ritardi, se mi vede correre accelera e se ne va a meno che non sia costretto a far salire la vecchietta di turno: in quel caso, la sua espressione quando mi guarda, sembra voler dire “fallo ancora e ti uccido”. Io ci ho provato davvero ad essere puntuale, ma qualcosa mi dice che il ritardo è inciso nel mio DNA e non cambierà mai.

Arrivo in negozio con 3 minuti di ritardo, accettabile tutto sommato. Haymitch, il mio capo mi guarda sorto ma non dice nulla. Gestisce questa cantina da 25 anni e sono fermamente convinta che non esista persona più esperta di lui sul sapore di tutti gli alcolici che conserva e vende quaggiù , nello specifico io vendo e lui “assaggia” tutto quello che vede, per controllare , dice lui, che la sua merce sia di ottima qualità. È ubriaco metà del tempo, l’altra metà la passa a brontolare. Gli voglio un gran bene però, era amico di mio padre e mi ha assunta, come unica dipendente, proprio quando a casa le cose andavano peggio e gliene sono eternamente grata. Non che questo sia il lavoro dei miei sogni, ma mi aiuta molto a parlare con le persone, visto che non sono una ragazza socievole. Che sono acida come una zittella poi, l’ubriacone me lo dice sempre!

La mattinata passa lentamente e nei momenti in cui non ci sono clienti continuo a pensare a quale potrebbe essere la vendetta che Peeta sta escogitando, e di conseguenza come comportarmi. Entro le due del pomeriggio ho già immaginato più di 20 modi diversi  in cui potrebbe farmi soffrire. La realtà è che dietro a quegli splendidi occhi azzurri si potrebbe nascondere di tutto. quei gesti calcolati di ieri mi davano l’impressione di essere finti, studiati per ingannare qualcuno , architettati fino nel più piccolo dettaglio.
Stacco alle quattro del pomeriggio, dopo aver portato il mio capo nel suo monolocale sudicio sopra al negozio. Lo trascino letteralmente su per le scale, gli frugo nelle tasche alla ricerca delle chiavi mentre lui ride , troppo ubriaco per capire cosa sta succedendo, naturalmente non abbastanza lucido per dirmi dove trovare quello che sto cercando al primo colpo. La puzza che mi riempie le narici appena entro è enorme e rivoltante , e dopo averlo gettato brutalmente sul divano coperto dai vestiti sporchi corro ad aprire le finestre del salotto per  far girare l’aria. Questo è un angolo di mondo che la civiltà non ha raggiunto. Haymitch vive selvaggiamente in una giungla di piatti sporchi e calzini puzzolenti, e non mi sorprenderei se in questo schifo abitasse in compagnia di qualche roditore. Non solo manca l’ordine, ma ci manca anche un tocco femminile. Non so perché non trovi una donna ; Non è vecchio, ha quarant’anni, e a dirla tutta non sarebbe nemmeno un brutto uomo se si curasse un po’ di più; il problema è il carattere che ha sviluppato negli ultimi anni , dopo la morte della famiglia è rimasto solo ed è diventato scorbutico e brontolone, affoga il suo dolore nell’alcol a mio parere e sarebbe davvero il caso smettesse perché mette seriamente a rischio la sua salute.
 
 

Ad aspettarmi a casa c’è il caos più totale che ho lasciato questa mattina nella fretta. Devo sbrigarmi a sistemare tutto altrimenti farò tardi da Gale che questa sera fa una sorta di riunione della squadra casa sua, a cui siamo invitate, come uniche ragazze anche io e Madge , una mia coetanea dai capelli biondo platino con cui vado particolarmente d’accordo.
Decido che per l’occasione potrei anche prepararmi con maggiore cura rispetto a quanto faccio di solito per uscire: indosso un paio di jeans scuri aderenti e una canotta verde acqua che lascia nuda la schiena, mi trucco leggermente con un filo di matita , ombretto e mascara. Se Madge riesce ad essere sempre perfetta perché non posso sembrare anche io carina questa sera?
Mi lego i capelli nella solita e irrinunciabile treccia stando attenta a lasciare libero il ciuffo sulla fronte e mi infilo le scarpe col tacco che mia sorella  mi ha regalato un paio di anni fa per natale. Spero vivamente di non sembrare un tirannosauro camminando. Confido di restare seduta per tutta la serata. Per ogni evenienza metto comunque un paio di ballerine nella borsa.
 
 
Sono in cucina con Madge mentre i ragazzi finiscono la loro riunione prima che si trasformi in una vera festa tra amici. Abbiamo pizza, birra a fiumi, stuzzichini e dolci per un esercito, ma si sa che undici uomini non si sfamano con poco. Parliamo del più e del meno, realmente interessate a quello che l’altra da dire. Quando sbircio in salotto e vedo che hanno cominciato a mangiare barcollo sui tacchi fino allo stereo e accendo l’ipod. È mezzanotte passata quando il campanello suona e Gale va ad aprire, non credevo aspettasse qualcun altro, io al posto suo sarei preoccupata ma lui apre la porta senza esitazione alcuna.
“Ragazzi lui è Peeta Mellark! Salutate il nuovo, speriamo- meno –antipatico Marvel!” ancora non è entrato dalla porta, dopo la presentazione, che un ovazione si leva nella sala. Persino Madge tirandomi delle gomitate esulta. Io invece me ne sto zitta. Pensavo di passare una serata tranquilla e invece eccolo qua,a riportarmi alla mente che sono in debito con lui. Sono arrabbiata con Gale per non avermi detto che ci sarebbe stato anche lui. “Katniss,ma lo hai visto? Katniss?! Mi stai ascoltando?” con una gomitata la bionda mi toglie dai miei pensieri. E siccome non ho nessuna intenzione di ascoltare i suoi sproloqui su quanto sia attraente il ragazzo che mi sta rovinando l’esistenza decido di ritornare in cucina a prendermi una birra. Magari l’alcol mi farà pensare ad altro.
Le scarpe mi fanno malissimo, e mi gira la testa. Mentre mi sistemo in equilibrio precario su una gamba sola per togliermi il primo trampolo sento una mano afferrarmi sul gomito per non farmi cadere. Peeta è arrivato in cucina e al contrario di tutto quello che avevo immaginato questa mattina sulla sua vendetta nei miei confronti, si china per aiutarmi a togliere i tacchi. Lo guardo dall’alto in basso, mentre cerca di slacciare il cinturino alla caviglia e sento l’imbarazzo crescere e la lucidità tornare. Mentre si alza mi affretto a infilarmi le ballerine. “ ora stai molto meglio sai? con quei tacchi non mi sembravi per niente a tuo agio” rompe l’imbarazzante silenzio ancora una volta con un complimento e io non so proprio che dire. Mi ha appena tolto le scarpe e riesce ancora a rimanere serio. All’improvviso allunga una mano verso il mio viso e porta una ciocca di capelli ribelli dietro l’orecchio con un movimento lento e sicuro mentre io resto immobile. “puoi anche respirare, sempre che ti vada di farlo ovviamente” non mi ero accorta di essere in apnea. Pessima figura. Lui ridacchia e si appoggia con la schiena al tavolo puntellandosi sui gomiti. Ha gli occhi persi nel vuoto come se stesse pensando a qualcosa. Forse non sa cosa dire, o forse si aspetta che parli io questa volta . “allora, cosa ci fai qua?”  lo accontento, cercando di soddisfare anche la mia curiosità. Mi guarda e si acciglia come se avessi fatto la domanda più stupida del mondo “ bhe faccio parte anche io della squadra adesso. E Gale mi ha invitato. Mi sembrava scortese non presentarmi alla prima festa”  a questo non avevo pensato, lui fa parte della squadra adesso. Mi aveva avvertito che ci saremmo rivisti, ma non pensavo così presto. “almeno ti saresti dovuto presentare alla riunione e non a mezzanotte” il mio tono risulta molto più severo di quello che volevo. “perche tutto questo ritardo?” cerco di stemperare un po’ l’atmosfera che io stessa ho creato. Mi studia per un attimo che sembra lunghissimo poi parla “ avevo un impegno inderogabile. Sono arrivato il prima possibile.” Un'altra risposta vaga e calcolata. Sto per chiedergli di cosa si trattasse ma le grida dal salotto mi distraggono  “andiamo a vedere che succede” mi prende per mano, in un contatto che per qualche motivo mi fa fremere, e mi tira dagli altri. Sono tutti in cerchio davanti alla tv , Cato e Tresh in prima fila con il naso a due centimetri dalle immagini sullo schermo dove in un ring, due uomini stanno facendo a pugni in un incontro cruento . assomiglia al pugilato, ma in questo match non ci sono quelle stesse regole. è un torneo veloce, pochi partecipanti coraggiosi di tutte le età, peso, sesso, senza alcuna distinzione: buttati a coppie sul ring per combattere come pugili e si avanza per eliminazione diretta. Chi resta a terra se ne torna a casa, non ci sono falli, non c’è nulla che si possa contestare, nessuna assicurazione sulla vita . Un torneo del genere una volta l’anno. Questi sono gli HUNGER GAMES.

Con la coda dell’occhio vedo Peeta sorridere malizioso , nei suoi occhi una scintilla . A Cosa starà pensando?
 
 
 





N.D.A
Eccomi tornata con un nuovo capitolo! Ecco gli HUNGER GAMES! In versione rivisitata, ovvio, ma eccoli qua. Non potevano mancare assolutamente…
Grazie a tutti per i bellissimi commenti ai capitoli precedenti e spero che questo non abbia deluso le vostre aspettative. Fatemi sapere che ve ne pare mi raccomando ;)
Baci
Luckily 
   
 
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