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Autore: SoGi92    11/02/2014    3 recensioni
L'amore fraterno non ha limiti. Malgrado le scelte che compiono, per quanto sbagliate possano essere, i fratelli si sostengono.
Il giovane Erik Miller scoprirà a proprie spese quanto questa frase sia giusta.
Genere: Commedia, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Capitolo 6

 

In men che non si dica arrivò martedì… la tensione in casa si poteva tagliare con il coltello, da quanto era densa.

Jennifer non mi rivolgeva la parola dalla domenica precedente, mentre Randy si comportava con normalità malgrado la terribile notizia che gli avevo dato. Era una situazione surreale.

-Jenny, mi passi il sale? – lei finse di non sentirmi e continuò a mangiare.

-Sorellina…- intervenne Randy – Mi passi il sale, per favore? –

Jennifer alzò lo sguardo e, sorridendo, gli porte la saliera. – Certo fratellino. –

-Grazie. – poi si rivolse a me –Ecco. –

-Grazie… - presi l’oggetto e tornai a mangiare.

Iniziai a pensare che forse era quella casa a farci comportare come quando eravamo bambini… Jennifer e io che litigavamo e non ci rivolgevamo la parole per giorni, e il povero Randy costretto a farci da tramite. Una scena dannatamente familiare.

-Le passerà. – mi disse Randy, seduto con me sul divano dopo cena. –Devi darle solo un po’ di tempo. –

Sì, ma il punto era quanto tempo? La festa sarebbe stata la sera seguente e a nostro padre non sarebbe andata giù l’assenza della figlia prediletta.

Mi alzai e mi diressi verso l’uscita… avevo bisogno di prendere un po’ d’aria. Tutta quella tensione non faceva altro che innervosirmi.

-Dove vai? – mi chiese Randy.

-Vado a fare due passi… ci vediamo dopo. – uscii e inizia a camminare senza avere una meta precisa.

Forse avrei fatto bene a chiamare mio padre e dirgli che non avremmo partecipato a quella festa… ma poi pensai alla mamma. Era da così tanto tempo che non la vedevo, e quello sarebbe stato un buon pretesto. Dall’altra parte, però, non potevo fare questo torto ai miei fratelli… una situazione ostica.

Mi appoggiai ad un muretto e incrociai le braccia al petto. L’idea di trasferirmi da mia sorella non era poi tanto buona, dopo tutto…

-Erik? – sentii una voce alla mia destra pronunciare il mio nome, istintivamente mi voltai. Vidi a pochi metri da me una ragazza con dei lunghi capelli biondi guardarmi incerta.

-Sì… ci conosciamo? – aveva l’aria familiare, ma non avrei saputo dire di chi si trattasse.

Lei sorrise e mi si avvicinò. –Sono Mindy. Mindy Donnel. Non ti ricordi? Da bambini trascorrevamo praticamente tutta l’estate insieme. -  

-Mindy? – mi presi un momento per cercare di ricordarla. Quel nome non mi giunse nuovo, ma l’unica lampadina che mi si accendeva era l’immagine di una ragazzina occhialuta e con l’apparecchio con cui i miei fratelli ed io giocavamo nel parco… nulla a che vedere con la bellezza che mi trovavo di fronte! –Accipicchia… sei cambiata un sacco! –

-Be’… si cresce. Tu piuttosto, cosa ci fai da queste parti? È un secolo che non ti si vede! – chiese, adagiandosi accanto a me.

Feci spallucce. –Dopo il college ho trovato lavoro in città e mi sono trasferito. –

-E ora sei in vacanza? –

-Sì, vacanza permanente… mi hanno scaricato… due volte in un giorno: prima il mio capo, e poi la mia fidanzata. – la guardai sorridendo amaramente –Un bell’enplein, ti sembra? –

-Cavolo… sei stato proprio sfortunato… -

-Già… e adesso dovrò vivere per un po’ con una sorella che nemmeno mi parla… -

Lei mi guardò storto. – Che cosa le hai fatto? –

-Scusa… ci rivediamo dopo chissà quanti anni e inizi subito ad accusarmi? –

-Sì. Conosco Jennifer fin da bambina, e so che se si rifiuta di parlare con qualcuno, questo qualcuno la deve aver fatta davvero grossa! – Sbuffai. –Se non ti va di parlarne, non devi sentirti obbligato… -

Non seppi nemmeno io il perché, ma ebbi voglia di aprirmi con lei. Forse perché era stata l’unica persona estranea alla famiglia con cui mi sia mai confidato da ragazzo. Nemmeno Ally era a conoscenza di alcune cose che mi riguardavano.

-Si tratta di mio padre… si è rifiutato di invitare Randy ad una festa. Non appena l’ho comunicato a Jennifer, ovviamente, si è incazzata. Probabilmente anche perché non ho protestato contro di lui. E da quel momento ha smesso di parlarmi… -

-A quanto pare Peter non è cambiato molto in questi anni… e nemmeno tu. - Mi guardò e sorrise. –Guardati! Sei un uomo alto e ben piazzato, ma hai paura di tuo padre. –

-Lo so, è una cosa ridicola non riuscire ad imporsi in questo modo… ma mio padre ha sempre scatenato la mia paura…non sono mai riuscito a far sentire la mia voce, e credo che non ci riuscirò mai… -

-Vedi… è questo che non capisco: Randy e Jennifer hanno sempre avuto il coraggio di far valere la loro opinione. – disse Mindy, mettendosi di fronte a me. –Già solo la decisione di tuo fratello a dichiarare a tuo padre la sua omosessualità, ben sapendo cosa ne pensasse, fa di lui una persona forte.  Tua sorella, da quel che ricordo, lo ha difeso con le unghie e con i denti dalle sue accuse, mentre tu sei sempre stato in disparte… non hai mai spezzato alcuna lancia in suo favore. E forse ho capito il perché… -

La fissai interrogativo. –Sei una psicologa adesso? – chiesi, con una punta di sarcasmo nella voce.

-Esatto. –

-Ah… buono a sapersi. E quanto mi verrà a costare questa seduta? –

-Non cercare di cambiare discorso Erik. Tu non riesci a contraddire tuo padre perché vuoi che sia fiero di te. Credi, in qualche modo, di sanare la delusione che gli ha dato Randy, sempre che di delusione si possa parlare. –

Piegai la testa di lato. Poteva essere questo il motivo per cui non riuscivo a farmi rispettare da mio padre? In effetti avrebbe avuto senso… ho sempre fatto quello che voleva lui.

-E cosa mi consiglia di fare, dottoressa? – le chiesi prendendola un po’ in giro. Anche se in realtà speravo in una sua risposta.

-Ti posso solo dire: per una volta ascolta il cuore, e non la testa. E vedrai, ti sentirai molto meglio. –

Non riuscii a trattenere una risata. –Come… tutto qui? Non mi lasci in sospeso, aspettando la prossima seduta? Come ti pagherai la villa al mare se risolvi subito i problemi? –

Lei incrociò le braccia. –Quest’ironia potrebbe derivare dalla paura di seguire l’istinto per una volta? – aveva fatto centro. Che io ricordassi non seguivo più il mio istinto da che ero un bambino di dodici anni…

-Ma figurati! – mentii.

Lei alzò gli occhi al cielo. –Pensa solo a questo: preferisci avere la totale approvazione di tuo padre, sacrificando il bel rapporto con i tuoi fratelli… oppure sostenerli per una volta andando contro al capo? – detto ciò si incamminò.

-Ehi… ma te ne vai così? –

Si voltò e sorrise. –Se mi cerchi sai dove trovarmi. – e riprese la strada.

Rimasi ancora alcuni muniti in quel luogo. Mindy aveva ragione: dovevo seguire il mio cuore… e forse sapevo come fare.

   
 
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