Capitolo
6
In men che non si dica arrivò martedì… la tensione
in casa si poteva tagliare con il coltello, da quanto era densa.
Jennifer non mi rivolgeva la parola dalla domenica
precedente, mentre Randy si comportava con normalità malgrado la terribile
notizia che gli avevo dato. Era una situazione surreale.
-Jenny, mi passi il sale? – lei finse di non
sentirmi e continuò a mangiare.
-Sorellina…- intervenne Randy – Mi passi il sale,
per favore? –
Jennifer alzò lo sguardo e, sorridendo, gli porte la
saliera. – Certo fratellino. –
-Grazie. – poi si rivolse a me –Ecco. –
-Grazie… - presi l’oggetto e tornai a mangiare.
Iniziai a pensare che forse era quella casa a farci
comportare come quando eravamo bambini… Jennifer e io che litigavamo e non ci
rivolgevamo la parole per giorni, e il povero Randy costretto a farci da
tramite. Una scena dannatamente familiare.
-Le passerà. – mi disse Randy, seduto con me sul
divano dopo cena. –Devi darle solo un po’ di tempo. –
Sì, ma il punto era quanto tempo? La festa sarebbe
stata la sera seguente e a nostro padre non sarebbe andata giù l’assenza della
figlia prediletta.
Mi alzai e mi diressi verso l’uscita… avevo bisogno
di prendere un po’ d’aria. Tutta quella tensione non faceva altro che
innervosirmi.
-Dove vai? – mi chiese Randy.
-Vado a fare due passi… ci vediamo dopo. – uscii e
inizia a camminare senza avere una meta precisa.
Forse avrei fatto bene a chiamare mio padre e dirgli
che non avremmo partecipato a quella festa… ma poi pensai alla mamma. Era da
così tanto tempo che non la vedevo, e quello sarebbe stato un buon pretesto. Dall’altra
parte, però, non potevo fare questo torto ai miei fratelli… una situazione
ostica.
Mi appoggiai ad un muretto e incrociai le braccia al
petto. L’idea di trasferirmi da mia sorella non era poi tanto buona, dopo tutto…
-Erik? – sentii una voce alla mia destra pronunciare
il mio nome, istintivamente mi voltai. Vidi a pochi metri da me una ragazza con
dei lunghi capelli biondi guardarmi incerta.
-Sì… ci conosciamo? – aveva l’aria familiare, ma non
avrei saputo dire di chi si trattasse.
Lei sorrise e mi si avvicinò. –Sono Mindy. Mindy
Donnel. Non ti ricordi? Da bambini trascorrevamo praticamente tutta l’estate
insieme. -
-Mindy? – mi presi un momento per cercare di
ricordarla. Quel nome non mi giunse nuovo, ma l’unica lampadina che mi si
accendeva era l’immagine di una ragazzina occhialuta e con l’apparecchio con
cui i miei fratelli ed io giocavamo nel parco… nulla a che vedere con la
bellezza che mi trovavo di fronte! –Accipicchia… sei cambiata un sacco! –
-Be’… si cresce. Tu piuttosto, cosa ci fai da queste
parti? È un secolo che non ti si vede! – chiese, adagiandosi accanto a me.
Feci spallucce. –Dopo il college ho trovato lavoro
in città e mi sono trasferito. –
-E ora sei in vacanza? –
-Sì, vacanza permanente… mi hanno scaricato… due
volte in un giorno: prima il mio capo, e poi la mia fidanzata. – la guardai
sorridendo amaramente –Un bell’enplein, ti sembra? –
-Cavolo… sei stato proprio sfortunato… -
-Già… e adesso dovrò vivere per un po’ con una
sorella che nemmeno mi parla… -
Lei mi guardò storto. – Che cosa le hai fatto? –
-Scusa… ci rivediamo dopo chissà quanti anni e inizi
subito ad accusarmi? –
-Sì. Conosco Jennifer fin da bambina, e so che se si
rifiuta di parlare con qualcuno, questo qualcuno la deve aver fatta davvero
grossa! – Sbuffai. –Se non ti va di parlarne, non devi sentirti obbligato… -
Non seppi nemmeno io il perché, ma ebbi voglia di
aprirmi con lei. Forse perché era stata l’unica persona estranea alla famiglia
con cui mi sia mai confidato da ragazzo. Nemmeno Ally era a conoscenza di alcune
cose che mi riguardavano.
-Si tratta di mio padre… si è rifiutato di invitare
Randy ad una festa. Non appena l’ho comunicato a Jennifer, ovviamente, si è
incazzata. Probabilmente anche perché non ho protestato contro di lui. E da
quel momento ha smesso di parlarmi… -
-A quanto pare Peter non è cambiato molto in questi
anni… e nemmeno tu. - Mi guardò e sorrise. –Guardati! Sei un uomo alto e ben
piazzato, ma hai paura di tuo padre. –
-Lo so, è una cosa ridicola non riuscire ad imporsi
in questo modo… ma mio padre ha sempre scatenato la mia paura…non sono mai
riuscito a far sentire la mia voce, e credo che non ci riuscirò mai… -
-Vedi… è questo che non capisco: Randy e Jennifer
hanno sempre avuto il coraggio di far valere la loro opinione. – disse Mindy,
mettendosi di fronte a me. –Già solo la decisione di tuo fratello a dichiarare
a tuo padre la sua omosessualità, ben sapendo cosa ne pensasse, fa di lui una
persona forte. Tua sorella, da quel che
ricordo, lo ha difeso con le unghie e con i denti dalle sue accuse, mentre tu
sei sempre stato in disparte… non hai mai spezzato alcuna lancia in suo favore.
E forse ho capito il perché… -
La fissai interrogativo. –Sei una psicologa adesso? –
chiesi, con una punta di sarcasmo nella voce.
-Esatto. –
-Ah… buono a sapersi. E quanto mi verrà a costare
questa seduta? –
-Non cercare di cambiare discorso Erik. Tu non
riesci a contraddire tuo padre perché vuoi che sia fiero di te. Credi, in
qualche modo, di sanare la delusione che gli ha dato Randy, sempre che di
delusione si possa parlare. –
Piegai la testa di lato. Poteva essere questo il
motivo per cui non riuscivo a farmi rispettare da mio padre? In effetti avrebbe
avuto senso… ho sempre fatto quello che voleva lui.
-E cosa mi consiglia di fare, dottoressa? – le chiesi
prendendola un po’ in giro. Anche se in realtà speravo in una sua risposta.
-Ti posso solo dire: per una volta ascolta il cuore,
e non la testa. E vedrai, ti sentirai molto meglio. –
Non riuscii a trattenere una risata. –Come… tutto
qui? Non mi lasci in sospeso, aspettando la prossima seduta? Come ti pagherai
la villa al mare se risolvi subito i problemi? –
Lei incrociò le braccia. –Quest’ironia potrebbe
derivare dalla paura di seguire l’istinto per una volta? – aveva fatto centro. Che
io ricordassi non seguivo più il mio istinto da che ero un bambino di dodici
anni…
-Ma figurati! – mentii.
Lei alzò gli occhi al cielo. –Pensa solo a questo:
preferisci avere la totale approvazione di tuo padre, sacrificando il bel
rapporto con i tuoi fratelli… oppure sostenerli per una volta andando contro al
capo? – detto ciò si incamminò.
-Ehi… ma te ne vai così? –
Si voltò e sorrise. –Se mi cerchi sai dove trovarmi.
– e riprese la strada.
Rimasi ancora alcuni muniti in quel luogo. Mindy
aveva ragione: dovevo seguire il mio cuore… e forse sapevo come fare.