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Autore: lamialadradilibri    11/02/2014    3 recensioni
SEQUEL DI “THE HELP”.
Hermione non c’è più. Ronald non c’è più. Ma Draco sì, Harry sì. Il resto del mondo, sì. È vero, nel cammino si può smarrire qualcosa. Persone, lettere, sentimenti. È così facile. Ma è così facile accettarlo? No, non lo è. Né per Harry, né per Draco. Ecco a voi STAY STRONG. Una ricerca. Delle lotte. Sangue, lacrime, corse, urla ... Chi trova per primo ciò che ha perso vince.
— Cosa si vince? Un premio?
No. Dipende da chi sei. Si può vincere la fama, l’onore. Il poter dire — Sì, IO li ho salvati!
Oppure, puoi vincere l’amore.
A chi vince, l’onore della scelta.
STAY STRONG.
Genere: Avventura, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Draco Malfoy | Coppie: Draco/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
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By meme1 :
SEQUEL DI “THE HELP”.
PREMESSA.
Avviso! Chi non ha letto The Help, non capirà il sequel. Potrete leggerlo qui: THE HELP..
Altri LINK utili: Pagina Facebook: meme1 ; Pagina autrice: http://www.efpfanfic.net/viewuser.php?uid=328044.
La prima storia s’intitolava “The help”, ossia, letteralmente, “l’aiuto”. L’idea mi è venuta, l’ammetto appena ora!, grazie al libro di “Stockett Kathryn”, in cui le persone di colore, discriminate, hanno bisogno d’aiuto e anche di forza. Un bel po’ di forza. La mia mente ha volato, fino a creare la prima storia. Sì, non so perché ve lo dico solo ora, però ... Ecco, mi sembrava un’idea carina ... Sì, probabilmente in poche di voi leggeranno questa premessa. Vorrete saprete cos’è successo ad Harry, Draco, Ron ... Insomma, vi ho lasciato con un sacco di domande in sospeso. Va bene, dovrei muovermi e finirla in fretta, però non ci riesco. Non so voi, ho così tante cose da dire! Amo l’idea d’un sequel. D’avere persone affezionate a “me”, alle mie storie! È... stupendo. Grazie! V’adoro.
Allora, questo sequel si chiama “Stay strong”. Ne capirete il perché man mano, cercherò di portare avanti un’idea mentre continuano i capitoli.
Ora, ecco il primo. A più giù. (sì, sono un’ “autrice” sensibile! Ahah).
 
CAPITOLO UNO 
 
È davvero passato un mese, Hermione? Da così tanto non ti ho più. Da così tanto, non ci sei più. Eppure, continuo a scriverti. Come un allocco, mi direbbe qualcuno, ma io non la penso così. Questo è... L’amore. Ho davanti a me un bel po’ di fogli di carta macchiati d’inchiostro e lacrime. Quei segni, su quel materiale candido e liscio, sono i miei pensieri, le mie emozioni. Penso che anche chi non parla la nostra lingua, oppure è analfabeta, capirebbe che sono lettere d’addio. Di solito, c’è solo una lettera d’addio – altrimenti, non lo è, non trovi? Per questo motivo, io le chiamo soltanto “lettere d’amore”. Il nostro non è un addio. So che ci sei. No, non materialmente, ma nel mio cuore. Lì ci sarai per sempre.
Draco.
 
Draco si alzò dalla sedia dov’era rimasto per una buona mezz’ora, intento a scrivere la lettera quotidiana alla sua Hermione. Ogni volta diventava sempre più difficile parlarle: lei era sempre più lontana, ed un «ieri eri viva! Ti ho parlato!», era divenuto con rapidità un «un mese fa eri viva». Le settimane avevano sostituito i giorni, i mesi avevano sostituito le settimane... Poi, sarebbero giunti gli anni. Draco sarebbe stato ancora lì, a scriverle? L’avrebbe fatto fino a che non sarebbe morto?
Non ci voleva pensare. L’unica cosa importante, quel giorno, era andare a parlare con lei. Sbattendo la porta dietro sé, un ricordo lo colpì con forza accecante. La voce candida di Rossana gli sussurrò un’altra volta, ingenua: “Una donna – non l’ho mai vista, prima, e poi se n’è andata – mi ha osservato a lungo e poi... Poi è sparita. Per un po’. Quand’è tornata aveva con sé una bacinella.”
Un brivido lo scosse con forza, e scacciò da sé quei pensieri futili. Quello era il giorno, quant’era vero che lui era il Malfoy – il lupo perde il pelo, ma non il vizio, e così Draco continuava ad elogiarsi tra sé e sé, proprio come un tempo –: avrebbe incontrato quella donna. Gliel’avrebbe fatta pagare. Se Rossana fosse morta, probabilmente Hermione sarebbe ancora lì con lui. Andrebbero assieme a pregare di fronte alla tomba della ragazzina. Piangerebbero, forse. Ora lui piangeva solo per la sua Hermione. Che – Merlino! – non c’era più.
Il freddo gli aveva attanagliato il cuore. Più volte i suoi stessi amici gli avevano chiesto, imprudenti e sciocchi, ignorando i suoi sentimenti così forti, duraturi, eterni: «Draco, ma cos’hai? Sembri morto! Invece è morta lei mica tu!». Ben presto avevano imparato ad evitare l’argomento, se non volevano essere picchiati brutalmente. E poi avevano imparato ad evitare Malfoy. Non andavano più da lui, quelle serpi. Lo raggiungevano solo se lui chiamava loro; gli rispondevano solo quand’erano interpellati. Nessuno andava più nella sua stanza ad ubriacarsi, nonostante corresse voce che fosse piena di Burrobirre. D'altronde, quand’era ubriaco, Draco riusciva per un po’ a dimenticarsi di tutto. E gli piaceva. Non dover più piangere, né tremare. Solo per un po’. Gli piaceva davvero.
Fuori dalla sua porta c’era Potter. Camicia linda, pantaloni in tessuto senza una piega, occhiali puliti, capelli tirati all’indietro, che lasciavano scoperte due enormi occhiaie ed un’espressione invecchiata. Più e più volte i due avevano perso nottate in biblioteca, a esaminare quei pochi volumi che c’erano sui non-morti. Più volte era successo, e sarebbe accaduto ancora ed ancora.
“Potter.”
“Malfoy.”
Tra Draco ed Harry s’era creato uno strano clima. Calmo, ma un po’ teso. La quiete prima della tempesta, insomma. In entrambi i loro animi s’agitavano pensieri contrastanti. Da una parte, Draco riteneva Harry la causa della scomparsa di Ron – perché non s’era girato? Perché non s’era ricordato di lui? Non era morta la sua ragazza! –, dall’altra, Harry pensava che Draco fosse il colpevole della morte dell’amica – se non si fossero incontrati, se non si fossero parlati, lei sarebbe ancora lì. Lui stesso, però, ammetteva solo tra sé e sé, che quella era anche colpa sua, almeno in parte. Lui ed Hagrid avevano portato Draco ad Hermione, infondo.
“Mrs. White  è già qui.”
“Qui dove, Potter? La donna” Draco l’avrebbe volentieri chiamata puttana “dov’è esattamente?
Harry deglutì. Il biondo notò il suo pomo d’Adamo andare su e giù. Irritazione, Potter?, pensò, con quella sua aria bastarda che gli donava tanto.
“Mrs. White” rimarcò Potter, con un’aria sempre più scocciata “ci aspetta nell’ufficio della preside.” Cominciò a camminare, e Draco lo seguì, osservando il suo profilo. Era stanco, si vedeva. Anche lui stava soffrendo. Ma non quanto Draco. Draco aveva perso... l’amore! La sua vita! “In realtà, è arrivata da un po’. È piuttosto seccata.”
“Perché?” sbottò Draco, con voce roca. Seccata, lei?Lei ha ucciso la mia...”
“Draco! Per favore! Mrs. White non ha ucciso nessuno!
Il biondo si voltò, ed incatenò i suoi occhi di ghiaccio a quelli un po’ più scuri di Harry. Con voce ferma e spaventosa, che sembrava quella d’un predatore, sussurrò: “Lei ha ucciso Hermione, Potter.
Per quanto intimidito, Harry si costrinse a rispondergli. La serpe vide chiaramente l’ira crescere nel grifone, che però cercò di contenersi. “Non cominciare già così! Mrs. White non è un’assassina. Sì, avrà usato la magia oscura, che è proibita, ma ha salvato...”
Draco non poté più trattenersi. Afferrò Harry e lo sbatté al muro, facendo poi un passo indietro, per mantenere le distanze. Con aria superiore, commentò: “Salvato? Se è il tuo modo per definire un assassino, allora okay: ha salvato Hermione e, probabilmente, ha salvato Ron!”
Harry si staccò dalla parete gelida. Draco sapeva dove stava provando dolore, poiché l’aveva sbattuto con così tanta forza contro il muro, che avrebbe potuto rompergli qualche osso. La schiena del sopravvissuto probabilmente stava urlando pietà, ma il ragazzo ostentò forza, sbottando: “Non è stata lei a strangolare Herm!”
“Questo è vero.” Sussurrò Draco, testardo come un mulo. “Ma voglio vendetta. Sai cos’è? E la otterrò soltanto uccidendo quella puttana!” La sua voce s’era alzata sempre più mentre parlava, facendosi sempre più feroce e bestiale. Alla fine, il Malfoy rinunciò anche all’educazione ed urlò quanti più insulti poté verso la donna. “Lo capisci, eh?! Lo capisci?!” finì poi, disperato. Non era che un granchio: all’apparenza duro, resistente. Ma dentro, era d’una polpa morbida, facilmente distruttibile.
Harry si sistemò gli occhiali. “So cos’è. Ma non l’avrai così. Piuttosto facciamoci aiutare da Mrs. White. Saprà qualcosa sui non-morti. È sicuro.”
Si rimisero a camminare. Draco si sentì pesante. Voleva vendetta, sì. Ma quella lo sarebbe stata? No. Potter aveva ragione... un’altra volta. “Perché è stressata?” domandò dopo un po’, interrompendo quel silenzio imbarazzante di cui era stato causa.
“Pensa che la preside voglia punirla. Perché ha usato magia proibita.”
“Lo farà?”
“No!” sbottò Harry. Aveva un’aria più che seccata e, davvero, stava cominciando a stufarsi delle continue domande del biondo. Sembrava che lo stesse bombardando! Draco lo comprendeva. Se fosse stato in lui, avrebbe mandato sé stesso a quel paese senza giri di parole. Ahimé, non riusciva proprio a smettere. Voleva sapere... Lo voleva così tanto! Non era la sciocca curiosità d’uno studente a lezione – era la curiosità d’un ragazzo che voleva agire, pragmatico.
“Credo, invece, che dovrebbe.” Commentò, quasi tra sé e sé. Voleva davvero tanto vendicarsi su quella donna di tutto ciò che gli era accaduto. Ed in qualsiasi modo! Vederla marcire in prigione... Be’, non sarebbe stato male. Anche se poter osservare quando voleva una lapide con su scritto il suo nome... Oh! Sarebbe stato assai meglio.
Harry sospirò. Draco pensò di sentire le fatidiche parole che avrebbero posto fine alla conversazione: «Taci! Va a fanculo!». Invece Harry, superiore, lasciò perdere.
Draco si sentì dieci volte peggio.
 
Toc, toc.
“Entrate pure. È aperto.”
Il biondo seguì la schiena di Harry ed entrò nell’ufficio della preside. La stanza era più buia del solito ed al centro c’era una scrivania coperta da scartoffie lasciate lì in disordine. Non sembrava per niente l’ufficio della McGranitt che, per quanto l’aveva potuto vedere, era sempre stato ordinato e lindo, con le tende delle finestre tirate per far passare i raggi del Sole, un barattolo con delle caramelle verdi – non erano molto alla McGranitt, però. Doveva averle messe lì qualcun altro, ogni giorno – e uno scrigno con all’interno penne di vari modelli.
Riuscì ad evitare di guardare lei e, con grande forza di volontà, s’accomodò ad una sedia in velluto rosso. Tutto sembrava più scuro alla luce giallognola dell’abatjour della professoressa, persino il suo volto dall’espressione grave. Quel giorno, aveva lasciato i capelli sciolti. Draco pensò che fosse la prima – e l’unica? – volta in cui qualcuno l’avrebbe vista così. Aveva anche un’aria stanca. Ma no, non lo era. Era più ... Stufa.
“Professoressa” la salutò Harry, prontamente. Era seduto accanto a Draco e vicino a Lei, come a separarli. “Ci scusi del ritardo. C’è stato un inconveniente nel tragitto, ma ora è tutto a posto.” Inconveniente. Draco quasi arrossì. Lui! Arrossire! Merlino, che gli stava accadendo?!
“Non importa...”
“A me sì! Maghi! Io sono qui da un’ora – quasi, okay, quasi! – ad attendere due marmocchi? Preside! È uno scherzo?!
Draco non si controllò. Non si premurò nemmeno di farlo. Sarebbe stato inutile, come cercare di fare un buco nell’acqua, o convincere Hagrid che no, i draghi non erano dolci creature incomprese. “Mi scusi! Lei è la causa della...” Harry tossicchiò. “Di molte cose accadute in questi ultimi mesi! Se ne prenda la responsabilità!”
“Cos’avrei fatto io?!”
Draco la osservò – davvero, questa volta. Era una donna un po’ anziana ed aveva l’aria stanca. Sicuramente portava male i suoi anni, forse a causa dei capelli sparati in aria, secchi e crespi, o magari per gli enormi occhiali che le incorniciavano il viso scarno e rugoso. Draco pensò che gli ricordasse molto una sua professoressa ma, per quanto provò a riportarne alla mente l’identità, non riuscì a farlo.
“Signor Malfoy! È ... inconcepibile che lei tratti così quest’ospite!” tuonò la preside. “Se lo rifarà, sarò costretta a cacciarla!
Cooome?! Il serpe verde pensò d’aver capito male. Doveva essere così. Aveva davanti a sé un’assassina. La sua assassina – l’assassina del suo cuore. E dunque, possedeva tutto il diritto di trattarla con poco rispetto! Maghi, quella puttana aveva ucciso Hermione!
“Draco! Sta giù!” strillò Harry, facendosi pallido.
Draco ubbidì. Stranamente, lo fece. Gli costò molto ammettere l’errore. La puttana non era ancora stata informata ... Avrebbe dovuto prevederlo.
“Professoressa!” ringhiò la donna. Draco voleva così tanto saperne il nome – l’avrebbe visto su una lapide al più presto. Morta per cause sconosciute. Sì, certo. “Questo è l’atteggiamento dei suoi studenti? Allora è così, Hogwarts non è la scuola migliore ... Mi aspettavo di più, a dir la verità!”
La McGranitt si schiarì la gola. Oh, merda. Il biondo poteva considerarsi morto. “Mrs. White... Hanna. Hogwarts è il meglio. Almeno lo è per me. Questa scuola è casa mia. Loro” con un gesto fluido della mano, indicò i due ragazzi più a disagio che mai. “sono i miei figli. Parli ancora così di ciò ch’è mio... E se ne andrà. In prigione, ovviamente. Ciò che ha fatto qui dentro, all’incirca un mese fa, è... Orribile. Sa cos’ha scatenato, eh? Lo sa? Immagino di no.” Continuò quasi tra sé e sé, spiattellandole con crudeltà la verità. Mrs. Hanna White impallidì sempre più, riconoscendo l’errore. Cosa credeva? Che se ne sarebbero scordati tutti, magari? Draco compreso? Illusa! “Ora, una non-morta vaga libera. Chissà dov’è. Oltre ad aver ucciso una mia alunna, Hermione Granger, ha fatto sparire un altro mio alunno, Ronald Weasley. È consapevole di cosa vuol dire? Sa che è colpa sua, almeno in parte? Lo sa?”
Mrs. White deglutì.
La McGranitt l’aveva colpita. L’aveva azzannata. Come una serpe, ma con l’eleganza d’un grifone e l’astuzia d’un corvo. Draco l’ammirò e detestò al tempo stesso – aveva castigato, almeno un po’, la puttana; poi però, aveva ricordato a tutti ciò ch’era successo... Sì, era inevitabile. Ma era anche inevitabilmente doloroso.
“Mi auguro non accada mai più. Mi auguro sappia che non la passerà liscia.”
La donna deglutì.
Il biondo s’attaccò alla sedia e si morsicò a sangue l’interno delle guance, per tacere. Ah! Se solo avesse potuto dire ciò che pensava! ... Ma ce ne sarebbe stato il tempo. Oh, se ci sarebbe stato!
“Ora, ci deve spiegazioni ed aiuto. All’istante.”
La preside si afferrò i capelli e li strinse in una crocchia. La sua voce aveva tradito più emozioni: tristezza, determinazione, delusione. Draco n’era certo: li avrebbe riversati tutti su Mrs. White. E lui avrebbe fatto lo stesso.
 
Il vento soffiava forte, laggiù. O lassù. Davvero, Ronald non aveva idea di dove fosse. Di che giorno fosse. Di che mese fosse. Aveva passato così tanto tempo lì, tra quelle rocce affilate, a ferirsi ed attendere, che non ne poteva più.
All’inizio, aveva provato a tener conto del passare del tempo. Dopo una settimana, non ce l’aveva più fatta. Un po’ perché era un esercizio mentale che richiedeva pazienza. E lui non l’aveva mai avuta. Un po’ perché era sempre più sfinito, sfiancato dalla mancanza di cibo ed acqua.
Proprio quando aveva pensato che fosse la fine, ed il suo corpo magro s’era raggomitolato su sé stesso, Lei era apparsa. Ronald non era più quello d’un tempo, non credeva più ai miracoli. Rossana l’aveva fottuto – metaforicamente -, e poi l’aveva lasciato laggiù, o lassù, da solo. Lui era rimasto là, immobile, per giorni. Se si fosse mosso, si sarebbe ucciso, colpendo quelle rocce così acuminate. Lei l’aveva avvertito, con un sorriso sadico. «Io non lo farei. Poi, tu fa un po’ come ti pare!».
Quindi, quand’era arrivata, Ron non c’aveva creduto. S’era limitato a chinare il capo, respirando a fatica, rimanendo in piedi chissà con quali forze.
Poi Lei s’era avvicinata e... Maghi! Era... Era...
Ah! Non ricordava! Qual era il suo nome? Chi era lei? Perché pensava d’averla già vista... Abbracciata... perché?!
Il vento le sferzava i capelli lunghi, che le battevano sul viso. Aveva un’espressione spenta, morta, quasi. Sembrava un’altra.
Un’altra rispetto a chi? Questo, Ron non lo sapeva. Era un’altra. Punto.
Gli aveva dato acqua e cibo, tenendosi al di fuori di quell’angolo d’inferno roccioso. L’aveva curato e prima d’andarsene, lentamente, gli aveva sorriso.
Poi aveva cominciato ad andare lì ogni due giorni. Ron tornò a vivere, almeno per un po’.
Tutto ciò che pensava, faceva, non faceva ... era legato a lei.
Ma lei, chi era?
 
Angolo Autrice.
Sì, sono qui. Tutto d’accapo. SI! (no, non è sarcastico! Per niente u.u).
Allora, da dove cominciare??
Benvenute! Di nuovo qui! Già qui!
Mi son detta. « Acc! Non posso pubblicare già! ». ma comunque ho scritto. E poi: « perché non pubblicare finché ho l’idea pronta, eh? ».
E rieccomi <*
Sono davvero felice d’esser nuovamente qua. Voi?
<3 spero di sì! <3
Che ne dite di questo 1° Cap. del 2° Libro? (aw! È così bello da dire. 2° Libro. Aw.)
AAAWWW! :3 :3
*mò sclera!*
Ahahah sì problemi!?! It’s meee <3
Yee :) :) HAVE A GOOD TIME <3 <3 :3 Ci vediamo! U.U
PS: dai, guardate la PAG FB <3 <3 <3 U.U ahahah

M E M E 1 – T H E H E L P – S T A Y S T R O N G – 2 0 1 3 2 0 1 4 – V A D O A H O N O L U L U O R A A D D I O !
 (sì, volevo fare una scritta un po’ Tumblr . lol.)
  
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