Mentre
Capitolo 7
Tornai a casa. Dovevo mettere al corrente Randy e
Jennifer del mio piano.
Entrai in casa e trovai le luci spente. Solo dalla cucina
proveniva una flebile luce. Mi diressi verso la stanza, e trovai Jennifer
seduta.
Le sue spalle erano scosse da forti singhiozzi e le
mani le coprivano gli occhi.
-Che è successo? – chiesi, non notando la presenza
di Randy.
Lei, senza parlare, mi porse un foglio bagnato da
alcune lacrime. Lo presi e lessi:
Cari
Jenny e Erik… sono un codardo ad andarmene lasciandovi solo una lettera, ma non
avrei mai avuto il coraggio di dirvi a voce ciò che sto per scrivere…
Fino
ad ora non avevo mai capito quanto la mia presenza pesasse su questa famiglia,
e sapere di essere io parte della causa che ha scatenato il vostro litigio mi
ha fatto stare malissimo. Ragion per cui ho deciso di tornare a Parigi.
Lì
ho degli amici che mi potranno ospitare. Lì potrò aumentare le mie conoscenze
in ambito artistico, e voi potrete continuare le vostre vite.
Vi
ringrazio per tutto quello che avete fatto per me in questi anni. Ve ne sarò
per sempre grato.
Vi
voglio bene.
Randy.
Misi la lettera sul tavolo e afferrai Jennifer per
un polso trascinandola fuori.
-Sei impazzito? – urlò. La feci sedere in auto e
misi in moto.
-Dobbiamo recuperare Randy. – dissi semplicemente.
Mi diressi all’aeroporto a tutta velocità, sperando
che il volo non fosse già partito.
Purtroppo ci vollero due ore di macchina per
raggiungerlo, e le speranza di trovarlo erano quasi sparite.
Entrammo nell’edificio e iniziammo a correre verso
la reception.
-Dici che siamo in tempo? – chiese Jennifer, col
fiatone per la corsa.
-Non lo so, lo spero! –
Mancavano una manciata di passi al nostro obiettivo,
quando i nostri sguardi si posarono sullo schermo delle partenze… il volo per
Parigi risultava già partito. Avevamo fatto quel viaggio per nulla…
Scoraggiati girammo i tacchi e ci dirigemmo verso l’uscita,
quando una voce ci bloccò.
-Erik! Jennifer! Cosa ci fate qui? –
Ci voltammo lentamente, come per paura che fosse
frutto della nostra immaginazione. Non appena guardammo nella direzione della
voce vedemmo Randy, seduto con le valige accanto.
Jennifer riscoppiò a piangere e corse verso Randy,
il quale si era alzato. Lo prese a pugno sul petto, per poi abbracciarlo.
Io rimasi impietrito. –Come mai non sei su quell’aereo?
– chiesi.
Lui sbuffò e indico con un cenno della testa le
valigie. –Tutta colpa della mia attrezzatura per le sculture… ho provato in
tutti i modi a spiegare che non avevo alcuna intenzione di attentare alla vita
di nessuno ma quando mi hanno lasciato andare l’aereo era già pronto al decollo…
e sono rimasto a terra. –
Scoppiai a ridere… solo a Randy poteva accadere una
cosa del genere. Lui mi guardò storto, ma poi rise.
-Vorrei sapere cosa avete da ridere entrambi! –
disse Jennifer tra le lacrime. –E tu…- si rivolse a Randy -…guai a te se ti
azzardi a fare di nuovo una cosa del genere! Brutto stupido che non sei altro! –
-Sta tranquilla… dopo questa esperienza non credo
che avrò voglia di volare per un po’ di tempo… - la rassicurò –Ma tu devi
promettermi che domani andrai a quella festa con Erik. –
-Scodatelo! Senza di te mai! –
Randy sbuffò e iniziarono a discutere fra loro.
-Ehm… ragazzi…- dissi, cercando di calmarli, ma non
mi sentirono. –Ragazzi… Ragazzi!!-
urlai, attirando finalmente la loro attenzione. –Io, veramente, un’idea
c’è l’avrei… -
N.d.A.:
Ehm… scusate il capitolo corto e con la trama degna di un libro di Rosamunde Pilcher… ‘-.- alcune volte mi vengono fuori anche loro… Vi prego solo
di non tirarmi pomodori troppo acerbi ç.ç
Comunque
voglio ringraziare chi ha commentato la storia, e chi ha avuto la pazienza di
leggerla. Il prossimo sarà l’ultimo capitolo. Fatemi sapere, se volete, cosa ne
pensate della storia^^
Un bacio!
SoGi!