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Autore: melianar    15/02/2014    9 recensioni
Dopo il disastroso tentativo della scorsa settimana, torno a pubblicare il primo capitolo di questa raccolta. Mi scuso immensamente con chi avesse provato a leggerla, purtroppo ho avuto qualche problema con l'HTL. E' solo la seconda storia che pubblico e sono piuttosto imbranata. Scusatemi!
Quella che vi propongo è una raccolta di one-shots dedicate alle figure femminili dell'universo tolkieniano, in particolare quelle donne di cui poco ci viene detto ma che, a mio avviso, hanno molto da raccontare. Ogni capitolo sarà incentrato su una donna diversa, quindi su vicende e epoche differenti. Prenderò in esame personaggi poco noti delle opere di Tolkien, spero possano risultare affascinanti per voi quanto lo sono per me. Buona lettura!
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Mi giro e mi rigiro tra le coltri, incapace di prender sonno.
Calmati, Ancalime. Stai calma. Non giocare il loro gioco.
Sei l’Erede del Re, non l’oggetto del divertimento di un massaro e dei suoi contadini!
Continuo a ripetermelo, coprendomi la testa con il lenzuolo per non sentire.
Ma nemmeno questo basta a soffocare le risa, gli schiamazzi, i gemiti che riempiono la casa.
La mia casa.
Hai vinto, Hallacar.
Sei riuscito ad umiliarmi, alla fine. A far sì che persino le donne si volgessero contro di me.
Pagherai, per questo.
Pagherai, per aver provato a piegare Ancalime.  
 
Uno strillo acuto, sguaiato sovrasta per un attimo il fracasso generale.
“Un brindisi, un brindisi all’Erede del Re! Brindiamo, sorelle, a Tar-Ancalime, la nostra splendida signora!”
Le mie donne. Le mie donne ridono di me. Tutti mi deridono. Perfino le pareti di questa stanza sembrano sorridere maligne.
Hallacar, ti odio!
Cosa credevi di fare? Volevi mostrare la tua grandezza, la tua infinita magnanimità permettendo ai tuoi contadini di unirsi in matrimonio con le mie sventurate ancelle?
Povere, povere fanciulle a cui i capricci di una tiranna impediscono di godere delle gioie dell’amore! Ah, donne infelici, che non conosceranno mai il piacere della compagnia di un uomo!
Non era forse questo che dicevi? Non è ciò che si mormora in giro?
Ma quanto sei generoso, Hallacar.
Per secoli il tuo nome sarà ricordato nelle ballate dei pastori, quelle che mi cantavi quando ancora per me non eri altro che Mamandil il pecoraio.
Quando, seppur per breve tempo, ho creduto di poter apprezzare la compagnia di un uomo.
T’avessi preso a schiaffi, allora! T’avessi rimesso al tuo posto a colpi di bastone, come si fa con la pecora indisciplinata che non vuol restare nel gregge!
E invece non lo feci, stolta.
Dimenticai i moniti di mia madre, dimenticai di essere Ancalime e fui soltanto Emerwen.
Ti lasciai cantare, e un giorno conobbi perfino il tocco e il sapore delle tue labbra.
Se tu fossi stato davvero Mamandil e non Hallacar di Hyarastorni, se io fossi stata soltanto Emerwen la pastorella e non l’Erede del Re, a volte mi chiedo se sarebbe andata diversamente.
Poi mi rispondo che no, nulla poteva essere diverso.
Gli uomini, siano essi Re o braccianti, marinai o pastori, sono tutti uguali.
Prima o poi saremmo arrivati a questo punto.
A questa notte.
A queste tue stupide provocazioni che dovrebbero passarmi sopra come acqua e invece mi si conficcano dentro e bruciano, bruciano più di tizzoni ardenti.
Con te non dovrei prendermela poi tanto, dopotutto.
Non sei altro che un uomo, e fui io tanto stupida da accettare di sposarti.
Ma le donne… Come potrò dimenticare i volti delle mie fidate ancelle atteggiati a sorrisetti ironici rivolti nella mia direzione?
Sposatevi pure, partecipate a quest’indecenza che mio marito ha organizzato per voi.
Per una notte di piacere, riceverete una vita di amarezze!
Poche ore di passione sfrenata, di corpi che si uniscono, si sfregano, si annusano al pari delle bestie ed ecco che si dimenticheranno di voi, vi abbandoneranno in un angolo a guisa di bambole rotte.
Perché l’uomo è come un bambino, un bambino viziato.
Ha bisogno di giocattoli sempre nuovi con cui trascorrere il suo tempo, altrimenti si annoia, grida e pesta i piedi.
Voi sarete anche un bel giocattolo, all’inizio.
Ma pensate che potrete ancora essere interessanti, quando avrete il corpo deformato dalle gravidanze? Quando un bambino attaccato al vostro seno pretenderà tutte le vostre attenzioni?
Se non volevo che contraeste matrimonio, era solo perché non diveniste i giocattoli di nessuno.
Ma siete state voi a decidere, e a tradirmi.
E con quanta naturalezza lo avete fatto!
Non mi sono resa conto di niente mentre, l’aria rassegnata, i visi contriti, vi accingevate a scortarmi alla festa.  
False, false e ipocrite: questo siete.
Ma non temete, domani me ne andrò.
Lascerò per sempre l’Emerie, cosicché possiate ridere di me indisturbate.
Nemmeno le pecore mi rispettano più: ne avverto i sommessi belati, lontani nella notte.
Quei belati che per tutta la vita mi sono stati di conforto e consolazione ora risuonano come orribili risa di scherno alle mie orecchie. Beeeee, beeeee, Ancalimeeee.
Stupide, stupide bestie! D’altro canto, che cosa fate tutto il giorno, tutta la vita, se non piegarvi ai voleri di un ariete che mai si curerà di voi o dei vostri agnelli?
Le aquile, loro sì che sono perfette: fiere, indomite, libere.
E i padri si prendono cura dei figli senza mai stancarsene.
Le loro compagne non hanno bisogno di tenerli legati al nido   con stupide moine o grida minacciose.     
Non come mia madre, che si consuma nel dolore e nell’amarezza per esser stata trascurata da un uomo bramoso di mare e terre inesplorate.
Non posso che compiangerti, madre mia.
Fosti tu a svelarmi la vera natura degli uomini, a mostrarmi la loro grettezza e viltà. E ora non fai che struggerti per uno di loro!
Ti fingi dura come l’acciaio, quando io so che ancora oggi cadresti ai piedi di mio padre, se solo lui te ne desse pretesto.
Non siete che da compiangere, tutti e due. Ma nonostante questo non posso che amarvi.
Così come, malgrado tutto, amo mio figlio.
Anarion, l’unica cosa bella che Hallacar sia stato in grado di darmi.
L’unica cosa bella che abbia prodotto in una vita intera, a dire il vero.
Non che io desiderassi un bambino, beninteso. E un maschio, poi!
Ma ho pagato il prezzo del mio piacere.
Ho avuto te, Anarion, bello come il sole e altrettanto splendente. Sei uomo, certo.
Ma figlio di Ancalime!
“Come può una donna essere tanto spietata da strappare un figlio alle braccia di suo padre?”
Così si lamentava Hallacar, quando tu non eri altro che un bambino.
Come se gli importasse. Come se la tua educazione avesse realmente un peso, per lui.
Non ti ho lasciato nelle sue mani, ad apprendere l’arte del vizio e della sopraffazione.
Non voglio illudermi, non voglio credere d’esser riuscita a renderti diverso dagli altri uomini.
Ciò non toglie, però, che io non ci abbia provato.
E io so, figlio mio, che domani sarai pronto a partire.
A lasciare il tuo tracotante padre in questa terra di pastori per seguire me, tua madre, la donna che ti ha generato e che ti ama più di chiunque altro.
Saremo felici, figlio mio, nella nostra dimora ad Armenelos.
Nessuno potrà disturbarci, nessuno potrà piegarci.
L’avevo detto, che Hallacar avrebbe pagato.
Questo, mio caro, non è che l’inizio.
 
 
 
Note
 
Siamo arrivati alquarto capitolo… Wow, non credevo che sarei stata capace di portare tanto avanti una raccolta, data la mia proverbiale incostanza. Ma sono arrivata fin qui e la cosa mi rende immensamente felice.
Spero che l’ispirazione continui a essermi amica!
La dama protagonista di questa one-shot è Tar-Ancalime, prima Regina Regnante di Numenor.
Si tratta di una donna orgogliosa e caparbia, di cui si parla diffusamente nel racconto “La moglie del marinaio”, contenuto nell’opera “Racconti incompiuti”.
Sua madreErendis, delusa dal matrimonio con Sire Aldarion, si trasferì nella regione dell’Emerie, terra ricca di pascoli, dove impartì ad Ancalime una rigida educazione e, soprattutto, le trasmise un profondo disprezzo per il genere maschile, cosa di cui qui vediamo i risultati.
Personalmente non so ancora che cosa provo nei riguardi di questo personaggio. A volte la ammiro e altre volte vorrei prenderla a schiaffi, perciò non ho idea di come mi sia uscito questo capitolo.
Era però tanto tempo che volevo scriverlo e sono contenta di esserci riuscita.
Fatemi sapere cosa ne pensate, al solito le recensioni sono graditissime.
Come sempre grazie infinite a tutti coloro che leggono e che hanno inserito la storia tra le seguite o tra le preferite, un bacione e alla prossima!
 
Melianar 
  
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