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Autore: Iria    18/06/2008    13 recensioni
"L'invito del Diavolo arde e confonde, istiga ed uccide...
Le candide ali bagnate dal sangue dei peccatori sono la più seducente delle tentazioni.
Signore e Padrone, il banchetto è pronto."

Un'AU completamente nuova che spero apprezzerete nella sua umile forma.
Mi auguro mi lascerete un commento, anche negativo. Grazie.
Attenzione! Probabilmente questa fic subirà un mutamento a livello di genere. Al momento, aggiungo l'avvertimento shonen-ai.
Attenzione! Ho aggiunto il genere guerra.
Genere: Dark, Guerra, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Boris, Kei Hiwatari, Nuovo personaggio, Yuri
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti
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MøøиŁιﻮђ† øиα†α
“Tutto il mondo giace sotto il potere del maligno”

 Avanzava silenzioso in quella casa umana, un sorrisino di scherno gli curvava le dolci labbra.
Si risistemò pacatamente la leggera giacca di seta bianca, ripiegando le maniche della camicia nera al di sopra di essa ed i pantaloni dello stesso tessuto del soprabito erano semplici ed eleganti, risaltando il fisico atletico e ben fatto della figura.
Nella mano destra recava un bastone nero dalla punta sottile al capo del quale vi era un intarsio d’oro bianco dalle sembianze serpentine…
I suoi piedi nudi non lasciavano trasparire alcun suono poggiandosi sul pavimento di marmo.
Dietro di lui vi era, però, una scia di orme infuocate, macchiate di sangue nero…
Entrò nella camera da letto.
Lui dormiva…
Il candido lenzuolo copriva il suo bel corpo, il respiro era regolare e nulla turbava la quiete di quell’attimo così sovrannaturale.
La grande finestra era spalancata e la gelida aria notturna entrava prepotentemente nella stanza.
Il Caduto i mosse pigramente nel sonno: ogni misero movimento pareva calcolato affinché in questo vi fosse quella giusta dose di malizia, sensualità, innocenza e cattiveria…
La luce della luna per un attimo illuminò l’intera camera e l’attenzione dell’intruso fu catturata dal meraviglioso ed elegante strumento presente nella stanza.
Un pianoforte, delizioso
Con un elegante movimento della mano appostò il bastone di fianco allo strumento, accomodandosi poi alla tastiera.
Con lentezza disarmante le sue mani scivolarono sui tasti d’avorio e le prime dolci note furono accennate.
Accompagnava con lievi cenni del capo il suono.
I capelli neri che sfuggivano alla bassa coda gli ricadevano ordinati ai lati del bel volto ovale e liscio.
Gli occhi cobalto studiavano i tasti e si perdevano in quella musica così incantevole.
“Sonata al Chiaro di Luna di Ludwig Van Beethoven…” Bisbigliò una voce delicata alle sue spalle.
Il suonatore sorrise a quel sussurro, annuendo col capo, senza deconcentrarsi, mentre le sue mani continuavano una lenta danza sui tasti.
Yurij Ivanov si sedette al suo fianco ed il sorriso sul volto dell’intruso si trasformò in un’espressione deliziata.
Lo sguardo del rosso si perdeva, affascinato, in quella successione di dolci e tristi note e in quell’istante la luna illuminò il viso diafano dell’essere.
“Non era forse il violino, lo strumento del Diavolo..?” Mormorò divertito il Caduto, mentre le note prendevano un ritmo più deciso, per poi scemare ancora in quella disperata dolcezza…
“Qualsiasi strumento il cui suono sia prodotto quasi come se fosse innaturale viene definito di mia fattura…” Bisbigliò in risposta.
La Sonata assumeva le sue sfumature più romantiche.
“E chi ha davvero venduto l’anima alla tua persona per ottenere abilità nell’arte?” Continuò il Demone.
Il Diavolo rise.
“Parecchie, forse troppe, sono le leggende e i miti degli umani…”
Quella risata era così pura ed innocente proprio come il bianco che amava indossare.
“Puoi negarle?” Chiese ridendo il Dannato.
L’imperatore dell’Inferno non rispose; continuava nella sua opera, mentre il risolino di Yurij lo invitava ad andare avanti.
Rimasero in silenzio, mentre la musica soffocava prepotentemente l’aria nella stanza.
Il Caduto aveva chiuso gli occhi, assaporando ogni lieve inclinazione delle note e il Diavolo... Il Diavolo si fondeva con esse come un amante appassionato ed ardeva, ardeva silenzioso di quella passione, rievocando immagini ed emozioni con ogni movimento delle dita lunghe e sottili che con estrema agilità e delicatezza si muovevano sulla tastiera ancora e ancora…
La sonata si concluse con due tristi note scure, le labbra dell’esecutore erano curavate ancora in un dolce (infido) sorriso (ghigno).
“Meraviglioso, Lucifero… Meraviglioso.” Concesse Yurij.
Teneva gli occhi ancora chiusi, perso com’era nel suono ingannevole prodotto dal Diavolo.
L’Imperatore chinò leggermente il capo in un lieve inchino che rappresentava un muto ringraziamento e nei suoi occhi blu le Fiamme dell’Inferno bruciavano pigramente.
“A cosa devo quest’onore? Come mai Satana avanza in una notte umana nella mia casa, suonando il mio pianoforte..?” Chiese il rosso, estremamente divertito.
“Per romperti l’osso del collo, magari…” Si pronunciò Lucifero.
“Oh, vedo che sai già del mio incontro con Belial.” Osservò con un cipiglio infastidito Ivanov.
“Sono pur sempre l’Imperatore..!” Disse il Diavolo, allargando le braccia come ad indicarsi, recuperando poi con un abile gesto il suo bastone.
“Non hai risposto alla mia domanda, Lu…” Cantilenò Yurij, marcando l’espressione su quel diminutivo alquanto ridicolo, rispetto alla magnificenza che avvolgeva il nome di Lucifero.
Questi sorrise, accarezzando pensoso i tasti bianchi del pianoforte, riparando alcune imperfezioni dovute al tempo.
“Raccontami ciò che accaduto…” Bisbigliò, infine, pochi attimi dopo Satana, ignorando quel nomignolo con una smorfia.
“Conosci già tutto ciò di cui hai bisogno.” Ringhiò Yurij in risposta, intuendo ciò che il Diavolo voleva sapere.
“No, invece: so naturalmente della tua partecipazione alla Guerra...” Disse calmo “Come dimenticare..?” Aggiunse, poi, divertito al ricordo di ciò che accadde. “E del tuo ruolo, naturalmente.” Continuò Lucifero, con quella freddezza inquietante.
Il Caduto lo fissò con un certo disgusto, come spesso era successo quando l’Inferno era stato la Sua Dimora e quando ancora tentava, vanamente, di instaurare un qualche rapporto o punto di incontro col Diavolo.
“Ma non mi hai mai accennato le cause della tua Caduta, Angelo.” Concluse, concentrando quei meravigliosi occhi cobalto nelle iridi turchine del giovane dai capelli vermigli.
Era vero, in fondo…
Yurij non aveva mai fatto parola con Lucifero di ciò che era accaduto quando era stato scacciato, nonostante più volte il Signore dell’Inferno avesse chiesto spiegazioni… Che naturalmente non aveva mai ricevuto.
E in quel momento come non mai sembrava che il Suo Signore necessitasse di quelle informazioni quasi fondamentali per il destino della Nuova Guerra…
Il Dannato sospirò, chiudendo gli occhi e portando il volto verso l’alto.
“Il Paradiso è talmente perfetto da sembrare truccato in ogni particolare.” Mormorò il Demone. “Un Inferno di Angeli…” Concluse con cupa convinzione.
“Ti trasmetterò immagini, emozioni, sensazioni… Non sono un bravo oratore ed il racconto impiegherebbe troppe ore umane.” Continuò il rosso, sedendosi elegantemente sul letto, incrociando le braccia e accavallando le gambe.
Fissò per un interminabile istante Colui che lo fronteggiava e sorrise… Sorrise senza un apparente motivo.

“Mio Signore..?”
“Si?”
“Perché gli Angeli sono così crudeli?”

Belial, silenzioso, rimirava dall’alto il suo regno di Fiamme, sospirando...
“E’ con lui, dannazione, E’ CON LUI!” Sbraitò, lanciando lontano la coppa d’oro da dove stava bevendo.
“Si consoli Signor Belial, si consoli sapendo Kei nelle mani del Consiglio.” Bisbigliò una voce alle sue spalle.
“Michael*..!” Esclamò, aprendo i grandi occhi verdi in un’espressione di infinita sorpresa, che lo fece apparire così simile ad un bambino.
L’Arcangelo sorrise, compiaciuto.
“L’Inferno non è il luogo che più ti si addice…” Continuò il Re, avvicinandosi al nuovo venuto, il cui volto si contrasse in una smorfia divertita.
“No, non lo è…” Concesse l’Angelo, ridendo di gusto -e morendo dolorosamente nel profondo del suo cuore.-, fissando intensamente il compagno.
Due occhi smeraldini nell’oscurità videro la scena e la figura sospirò.
“Ti sei fatto troppi nemici, Angelo…” Bisbigliò, scuotendo il capo e sorridendo tristemente.

Fine sesto capitolo.

(*)Michael: Arcangelo.

 

   
 
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