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Autore: thelightonmyeyes    16/02/2014    3 recensioni
La sua vita è proprio un disastro: tra amici, famiglia e amore tutto in lei si trasformerà fino a farla diventare una nuova Audrey.
Genere: Commedia, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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(3)
ADAM SE NE VA.

 
(Consiglio di leggere questo capitolo con la canzone “Shine on you crazy diamond” in versione completa dei Pink Floyd)
 
Io e Mel avvisiamo i nostri che restiamo da Adam. Non è la prima volta e loro si fidano di Adam. Di sicuro non proverà a stuprarci o qualcosa del genere.
Ci accampiamo come possiamo. Qualche cuscino per terra e qualche coperta, tanto dubito dormiremo. Abbiamo il pensiero fisso di Adam.
 
Abbiamo sempre saputo ben poco della famiglia e della vita di Adam, perché lui parlava e parlava ma in fondo  non diceva mai nulla su di lui.
Qualche anno fa, quando cominciavamo a venire qua spesso, ci eravamo accorte che la casa era sempre vuota, che ogni tanto c’era qualche signora delle pulizie ma per il resto niente.
Quando poi abbiamo cominciato a conoscerlo meglio, ci ha raccontato (cosa davvero miracolosa) che sua madre viaggiava spesso e tornava poco a casa. Il padre invece era morto quando lui ancora doveva nascere e lui non l’ha mai conosciuto.
 
Sua madre la vedevamo poco, ma ogni volta era gentile e carina con noi. Immagino che Adam le raccontasse che noi eravamo migliori amici tipo da sempre, quindi la cosa non mi pareva strana.
 
Decidiamo di non andare a scuola. Le nostre madri non avrebbero fatto storie, adorano Adam e quindi non ci sarebbero stati problemi.
 
Durante la notte, organizziamo dei turni di guardia. Un paio di ore Mel, un paio di ore io e così via. Spesso si destava nel sonno e diceva una sola parola “Mamma” e poi si tranquillizzava.
Alla fine rinunciamo a dormire e ci limitiamo a starcene sedute appoggiate al suo armadio a guardarlo dormire, sperando di capirci qualcosa appena si sarebbe svegliato.
 
Verso le cinque di mattina, Adam si sveglia di soprassalto gridando. Noi ci alziamo di scatto e andiamo ad abbracciarlo.
 
“Va tutto bene, va tutto bene. Ci siamo qui noi.”
“Avevo visto mia mamma coperta di sangue…”
 
A quelle parole io e Mel scoppiamo letteralmente di curiosità e cerchiamo di fargli delle domande non troppo dirette ma volte a capire cosa cazzo sta succedendo.
 
“Adam.. come stai?”
“Mi sento… stanco… ho pianto?”
“Sì, tutta sera.”
“E voi cosa ci fate qui?”
“Ieri non sei venuto a scuola, e noi ci siamo preoccupate e siamo entrate dalla porta sul retro e siamo venute a vedere cosa succedeva.”
“Mh… Capisco…”
 
Dopo il trauma iniziale, Adam comincia a riprendere le forze. Mel prepara la colazione per tutti e appena ci troviamo intorno al tavolo, Adam comincia a giocherellare con i cornflakes nella tazza e a raccontarci.
“Ieri mattina non mi è suonata la sveglia. Mi sono alzato di fretta cercando di rimediare il danno quando il telefono è suonato. Chiunque abbia il mio numero di casa sa che a quell’ora non trova nessuno. Quando è partita la segreteria ho sentito la voce di mia zia. Sembrava che stesse piangendo ma che cercava di controllarsi per parlare al telefono. ‹Adam, ciao. Sono zia Caroline. Lo so che sei a scuola, ma ti prego di richiamarmi appena senti il messaggio. È urgente. Ti voglio bene. Zia.› . Non me la sentivo di venire a scuola. Ho aspettato fino all’ora in cui arrivo a casa di solito e l’ho richiamata. Era in lacrime e lo sentivo, a stento riusciva a parlare ora. Mia zia Caroline è la sorella di mia mamma, abita a New York e ha due figli. Alla fine l’ho richiamata e piangeva, piangeva tantissimo. Mi a detto che… mi ha detto…. Mi ha detto che mamma è morta… non so come, ha detto che poi mi avrebbe mandato le informazioni per email…...”
 
Durante tutto il racconto io e Mel siamo state in silenzio, e ora altre lacrime si stavano formando sul viso di Adam. Ci siamo avvicinate a lui, abbracciandolo.
Ovviamente non sapevamo cosa dire né se dire qualcosa. Eravamo sconvolte tanto quanto lui.
 
“Adesso mi sa che andrò ad abitare con mia zia a Rochester. Qua non posso più stare, non saprei come andare avanti.”
Ed eccola la vera notizia sconvolgente. Come poteva andarsene, lasciarci, lasciare la scuola?
“Come .. te ne vai?”
“Già. È l’unica possibilità che ho.”
“Non puoi dire così. non puoi lasciare noi. Troveremo un’altra soluzione.”
“Non lo so Audrey. Anche mia zia è distrutta e poi non avrei soldi con cui mantenermi qua, qualsiasi sia la soluzione. E se stai pensando che potrebbe ospitarmi qualcuno la mia risposta sarebbe no, non posso appoggiarmi a qualcuno, nemmeno se fosse Dio in persona.”
Il mondo mi sta cadendo addosso. Non può andarsene via. Non può andare a New York, nella Grande Mela. È troppo lontano, troppo. Non ce la farei mai senza di lui.
“Non hai parenti più vicini o qualche altra soluzione?”
“Mel, lei è l’unica parente che ho qui. I miei nonni si sono trasferiti da poco in Florida e le altre mie zie stanno nel Delaware. Lei è la più vicina che ho.”
Non so che fare. Non ho idee. Nella mia testa lampeggia una sola scritta, chiara e fin troppo dolorosa “La nostra vita senza Adam”.
 
 
Durante il resto della giornata sia io che Mel torniamo nelle nostre rispettive case, cercando una valida soluzione a quell’enorme problema.
Mi butto sul letto e scoppio in lacrime. In testa mi passano le immagini dell’amicizia insieme a Adam. Quando ci siamo conosciuti, in quel bar piccolissimo che ora ha chiuso. L’avevo scambiato per un’altra persona e l’avevo abbracciato all’improvviso. Poi si è girato e mi sono accorta che non era chi pensavo. Da lì siamo diventati migliori amici.
Siamo finiti a scuola insieme, lui si era appena trasferito.
Mi piaceva quando mi abbracciava, mi sentivo come protetta, come se dicesse “Io sono qui, e chiunque prova a toccarti gli spacco la faccia.” Ed era quello che Adam avrebbe fatto davvero.
 
“Mamma… la mamma di Adam è… morta. E ora lui si trasferirà a New York da sua zia.” Svelo a cena a mia mamma, mentre faccio a fatica a mandare giù il pollo che ha preparato con tanta cura.
“E non può rimanere qua a Pittsford?”
“No, non potrebbe mantenersi in alcun modo. E né io né Mel sappiamo cosa fare.”
“Potrebbe trovarsi un lavoretto. Intanto che studia. E vendere la casa che ha e con quei soldi cercarsi qualcosa qua vicino.”
“Potrebbe essere un’idea, sai? Stasera passo da lui e glielo dico.”
“Va bene, ma non fare tardi.”
 
I pensieri per un momento svaniscono nel nulla e riesco persino a finire il pollo.
 
 
Con Mel al mio fianco mi dirigo a passo spedito verso casa di Adam. Quando arriviamo vediamo le luci del salotto accese e entriamo senza problemi.
 
“Ciao Adam, siamo passate perché abbiamo un’idea.”
Adam salta su dal divano e viene verso di noi. Ha l’aria sbarazzata e quando si avvicina sentiamo un leggero odore di vodka provenire dalla sua bocca.
“Ma che hai fatto qua dentro?”
Entriamo nel salotto e per terra c’è una sola grossa bottiglia di vodka quasi finita. Adam ripiomba sul divano e comincia a ridacchiare.
Gli mettiamo un cuscino sotto la testa e puliamo lo schifo che ha combinato: un cartoccio di un kebab con dentro metà kebab spappolato, la bottiglia di vodka e tanti, tantissimi fazzoletti.
Dopo un po’ che ride si ferma e d’improvviso ricomincia a piangere e si contorce come se avesse un dolore acuto. Si tasta lo stomaco e si ripiega su se stesso. Io e Mel rimaniamo paralizzate e non sappiamo cosa fare, quindi lo lasciamo sfogarsi finché sotto effetto della vodka non si addormenti.
Infatti, dopo qualche ora si addormenta e io e Mel finiamo di pulire quel casino.
 
Quando si risveglia ci trova in cucina, io a preparare qualcosa da mangiare. Ho provveduto a chiamare mia mamma a dirle che anche stasera rimaniamo qua a dormire e che domani ovviamente non andrò a scuola. Non posso permettere a Adam di ridursi così, anche se posso solo immaginare quanto sia grande il suo dolore.
Lo aiutiamo in silenzio a fare le valigie. Non osiamo provare a proporgli l’idea di trovarsi un lavoro lì, non vogliamo un’altra crisi come quella di ieri sera.
 
Impacchettiamo ogni cosa, la prepariamo nelle valigie e negli scatoloni e copriamo persino i divani e i mobili con dei teli.
Sua zia l’ha chiamato poco fa dicendo che sarebbe arrivata la mattina successiva e che l’avrebbe aiutato, ma lui ha semplicemente detto che c’eravamo noi.
 
Se penso che questa sarà l’ultima cosa che faremo insieme per tanto, tanto tempo mi viene da piangere, quindi cerco di aiutare più che posso  a liberare quella casa.
La notte, nessuno dorme e ci troviamo a guardare un dvd in salotto sul divano coperto da un telo di plastica con degli enormi pacchetti di patatine in mano.
Io e Mel ci accoccoliamo e lui ci prende sotto le sue braccia. Non faccio caso al film, gli occhi sono stanchi ma non se ne parla di dormire.
 
Nella mia testa continuo a ripetermi che manca poco all’estate e che io e Mel potremmo andare a trovarlo a New York. Ci mostrerà Central Park e ci farà salire sull’Empire State Building, ne sono sicura.
Poi però dovremo tornare, e tutto sarà ancora peggio. Ma ci penseremo e troveremo una soluzione. Esiste Internet, e Skype e le email. Esiste tutto.
 
Alle 5 di mattina crolliamo, vinti dal sonno e dalla tristezza.
 
 
Ci risveglia il suono insistente di un campanello e la prima che si alza sono io. Vado ad aprire e mi trovo di fronte una donna sulla trentina alta, bionda, con degli occhi spaventosamente belli.
“Ehm… ciao. Io sono Caroline, la zia di Adam.. tu sei una delle sue amiche immagino.”
“Sì. Adam è in salotto che sta dormendo. Entra, lo vado a svegliare.”
 
Sua zia fa qualche passo all’interno della casa, chiudendo la porta.
 
“Adam… ehi. Svegliati. Tua zia è arrivata.”
Lui si alza e si stiracchia, visibilmente scosso. Prima di lasciarlo arrivare da sua zia lo abbraccio forte. Per un po’ dovrò farne a meno, meglio approfittarne.
 
Facciamo conoscenza con sua zia, che ci assicura che Adam sarà trattato bene e che se vorremo potremo andare a trovarlo quando vogliamo.
A metà pomeriggio, dopo aver caricato la macchina delle varie cose necessarie a Adam (il resto verrà a prenderlo la ditta di traslochi), ci sciogliamo in lacrime.
Abbracciamo Adam e non vogliamo più lasciarlo andare, non voglio perderlo.
 
“Sta attento a New York e trovati una ragazza. Ci vediamo. ” Sorridiamo tutti anche se da sorride c’è davvero molto poco.
 
Adam sale sulla macchina e prima ancora che me ne accorga scompare dalla nostra vista, mentre Mel disperata si appoggia a me.
 
 
ANGOLO DELL’AUTORE.
HIII EVERYBAAADY!
Come potete constatare, questo capitolo è un pochino tristuccio, spero di risollevarvi il morale con il prossimo.
SONO APERTE LE SCOMMESSE SU COSA SUCCEDERA’ (tanto non saprete mai i miei diabolici piani per la storia MUAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAH  IO EZERE PIMPA KATIVA MUAHAHAHAH).
Bene, dopo queste righe di sclero, torno a viaggiare con i miei amatissimi Pink (Floyd, ovviamente.).
E
P.s: Domenica parto, vado in Spagna una settimana. Quindi non riuscirò ad aggiornare fino a quando non torno.
 
#PACE, AMORE E SESSO GAY.
   
 
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