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Autore: Eridani    17/02/2014    4 recensioni
[INCOMPLETA] L'Enterprise accoglie a bordo un noto scienziato vulcaniano. Lui e Spock si erano già incontrati.
NB: Primi 4 capitoli leggermente modificati e corretti.
Genere: Azione, Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: James T. Kirk, Leonard H. Bones McCoy, Nuovo Personaggio, Spock | Coppie: Kirk/Spock
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Durante il turno in plancia, Kirk ricevette minimo una decina di rapporti provenienti da ogni settore della nave; i litigi a quanto pare non si erano placati e le guardie di sicurezza, quelle che fino ad allora non erano ancora state colpite dalla follia collettiva, erano in costante allerta.
Mancava ormai poco all'ora di cena, ma la fame non gli aveva ancora fatto visita. E non lo avrebbe cercato finché McCoy non lo avesse aggiornato sulle condizione del suo Primo Ufficiale.
Non sapeva se essere maggiormente preoccupato per lo stato dell'intero equipaggio o per le condizioni di Spock. Normalmente non si faceva trasportare dall'angoscia, né quando un collega era in fin di vita, né quando lui stesso rischiava di trovarsi faccia a faccia con la Signora con la falce. Ma per qualche motivo che continuava a sfuggirgli, vedere Spock disteso sul bioletto in attesa della sua sentenza era per Kirk un'agonia.
Che fosse un periodo di quiete o che la nave si trovasse in mezzo a una battaglia, Kirk sentiva il bisogno di averlo accanto a sé; doveva avere la certezza, in qualsiasi momento, di potersi voltare verso la postazione scientifica e trovarlo lì, chino, al lavoro, pronto a rispondere a qualsiasi domanda gli fosse stata posta e a porgere il suo consiglio quando il Capitano si trovava in difficoltà.
Ora questa roccia rischiava di non esistere più, sostituita da un pezzo di carbone che ad ogni tocco poteva frantumarsi, fino a trasformarsi completamente in cenere.
Non era stato in grado di proteggerlo. Questa era la verità, quello che più gli faceva male. Come Capitano, ogni vita presente a bordo della sua nave era una sua responsabilità; ogni volta che la morte faceva visita a un suo uomo, Kirk si riteneva colpevole. Che fosse sulla superficie di un pianeta, per mano di un nemico, a bordo dell'Enterprise durante un attacco, per colpa di un incidente in sala motori, di una malattia, di un virus, di un'invasione... il compito di Kirk era quello di proteggere il suo equipaggio, riportarlo a casa sano e salvo. E ogni volta che falliva nel suo compito, insieme allo sfortunato compagno di avventura moriva una parte stessa del suo spirito.
Alla triste idea che la morte potesse raggiungere anche Spock, il suo animo stava già cominciando a sbriciolarsi.
Mentre continuava a rimuginare, un chiamata arrivò dall'infermeria.
Premette col pungo il bottone sul bracciolo della poltrona e rispose.
«Qui Kirk.»
«Jim, ho appena completato i test. È meglio che tu venga qui. Immediatamente.»
Il Capitano non replicò nemmeno; chiuse la comunicazione, passò il comando della nave a Sulu e si diresse in fretta al turboascensore.

«Come vedi, Spock sta riposando. Ne avrà per un'altra mezz'ora.»
«Ci sono state complicazioni?» chiese, volendo subito sapere il motivo per cui il Dottore lo aveva richiesto lì d'urgenza.
«Oh, no. È un intervento di routine, potrebbe farlo anche un'infermiera.» precisò, massaggiandosi la fronte «E tranquillo, l'ho svolto io stesso.» aggiunse, quando vide il volto scettico dell'amico.
L'agitazione che percepiva dai movimenti del Dottore stava cominciando a prendere possesso anche di lui.
«Bones, vieni al punto.»
«Jim...» McCoy lo guardò negli occhi. Era una notizia troppo importante; non poteva dare le spalle al suo amico quando sapeva benissimo quanto la sua affermazione gli avrebbe causato dolore. «Sakar aveva ragione. Si tratta della sindrome di Bendii.»
A Kirk mancò di colpo la forza nelle gambe. Si appoggiò tremante al muro.
«Com'è possibile...?»
«Non farmi domande a cui non posso rispondere.» disse, tentando di nascondere la traccia di disperazione che accompagnava la sua voce.
«Dev'esserci una ragione, Bones!» urlò. La sua più grande paura si stava trasformando in realtà.
«Se c'è, io non la conosco!» gridò il Dottore di rimando. Poi, ricomponendosi, si avvicinò al Capitano e gli poggiò una mano sulla spalla. «Io non posso fare nulla per lui, ma tu sì. Stagli vicino, Jim. Ha bisogno di te ora più che mai.»
«Io... io non ci riesco... non riesco a vederlo in quello stato, Bones, non posso...» tentò di spiegare; la voce faticava ad uscire.
«Jim, ascoltami: non so dirti quanto gli rimanga da vivere, ma so di certo che la malattia è giunta ad uno stadio avanzato, e non può fare altro che peggiorare. Le sue emozioni si faranno sempre più forti, il controllo diventerà sempre più tenue. L'unica soluzione a cui la sua logica lo può portare è quella di rinchiudersi nel suo alloggio, in solitudine. Non permetterà a nessuno di avvicinarglisi. Ma a te, a te darà il permesso.»
«Perché me, Bones?» chiese, con gli occhi lucidi a trattenere le lacrime.
«Non l'hai ancora capito?» disse McCoy, alzando lievemente gli angoli della bocca in un accenno di sorriso rassicurante.
«Capito cosa?»
McCoy lasciò andare la presa. Non era compito suo. Kirk doveva arrivare da solo alla conclusione; solo il tempo poteva aiutarlo.
«Và da lui. È meglio che sia tu a dargli la notizia quando si sveglierà.»
«Bones, sei completamente sicuro della tua diagnosi? Non puoi esserti sbagliato?»
«Lo vorrei tanto, ma no, non ho commesso errori. Per sicurezza ho ripetuto più volte il test specifico per questa sindrome, e il risultato è stato sempre lo stesso. Mi dispiace, Jim.»
McCoy si voltò e tornò in laboratorio. Voleva lasciare ai due quel momento di intimità. Non c'erano dubbi su come Spock avrebbe reagito alla notizia: il viso stoico, il corpo rigido; ma dentro di sé avrebbe provato molto dolore. Se McCoy fosse rimasto lì, Spock non avrebbe mai lasciato trasparire quella singola emozione; con solo Jim al suo fianco, l'avrebbe certamente fatto.
Kirk si diresse al bioletto che ospitava il vulcaniano e si sedette sul bordo.
Si ritrovò ad osservarlo. Aveva sempre un aspetto così dignitoso, pensò; anche nel sonno profondo provocato dai farmaci, il suo viso non perdeva nulla della sua compostezza. Era così che lo voleva, con i profondi lineamenti distesi e nello stesso tempo controllati. Se mai un'emozione avesse avuto il diritto di possedere quel viso, sarebbe stata la gioia, non il rimpianto, non la tristezza, non il dolore. Se mai qualcuno avesse avuto il diritto di fargli provare un tale sentimento, Kirk sperava che Spock avrebbe concesso a lui quel grande onore. Perché non poteva essere considerato meno di un privilegio quello di guadagnare la fiducia di un essere così leale, di guadagnare così tanta fiducia da poter essere presente quando finalmente quella deliziosa bocca si sarebbe mossa, anche solo di pochi millimetri, a formare un tanto atteso sorriso, quando le gote si sarebbero scurite e gli occhi addolciti.
Kirk sperava di poter assistere a quello spettacolo, prima che...
«Jim?»
Il Capitano si ridestò e lasciò andare la mano che non si era nemmeno accorto di aver afferrato saldamente tra le sue.
«Scusami, ero sovrappensiero.» disse, spostando gli occhi dalle labbra agli occhi scuri dell'Ufficiale.
«Il Dottor McCoy ti ha già detto il risultato degli esami? Devo essere stato privo di conoscenza per almeno due ore. Dovrebbe aver avuto tutto il tempo necessario per giungere ad una conclusione.» commentò, mentre tentava di raggiungere una posizione seduta.
«Spock... sì, McCoy mi ha appena aggiornato. Ritiene che debba essere io a darti la notizia.»
Spock aspettò in silenzio. Sapeva che la speranza era solo un espediente utilizzato dagli umani per mantenere un briciolo di calma e non farsi sopraffare dalla disperazione. Come vulcaniano, lui non poteva permettersi questo lusso: se il risultato del test fosse stato positivo, lui l'avrebbe accettato e si sarebbe comportato di conseguenza. Nessuna illusione, nessuna falsa aspettativa. Se ciò che lo stava distruggendo era la sindrome di Bendii, non gli sarebbe rimasto altro da fare che dare le sue dimissioni e rinchiudersi nel suo alloggio finché non gli fosse stato possibile lasciare la nave e tornare su Vulcano, ad aspettare la sua fine.
«Spock, non so come dirtelo...»
«Penso che un approccio diretto sia la scelta migliore.»
«Dici? Di solito è meglio partire da lontano e piano piano arrivare al punto.»
«Non capisco perché voi umani perdiate così tanto tempo a girare attorno alla questione, invece di fornire subito i fatti.»
«È per far calmare e preparare la persona a cui ci rivolgiamo.» cercò di spiegare.
«Ritieni che io non sia calmo e preparato, Jim?» chiese alzando entrambe le sopracciglia.
«No, no. Anzi, probabilmente qui il più pronto tra i due sei proprio tu.» si fermò e prese un respiro profondo «Non è una cosa che mi risulta facile accettare.»
«Dalle tue affermazioni intuisco che l'ipotesi del Dottor Sakar si è dimostrata esatta.»
«Spock,» disse, prendendo nuovamente tra le sue la mano del vulcaniano «Sono addolorato per quello che ti sta succedendo.»
«Non è necessario. Non è colpa tua.» cercò di rassicurarlo. Con la mano libera afferrò il mento di Jim, che durante il discorso aveva abbassato la testa, e lo sollevò. «Mi basta che tu sia qui.»
«Non hai paura di quello che accadrà?» domandò il Capitano, perso nelle iridi profonde «Giusto, dimenticavo, tu non puoi provare paura. La paura è illogica.»
«Al contrario, Jim. Posso eccome. E in questo momento la sento circolare dentro di me. Ma finché tu sarai al mio fianco, lei non riuscirà a dominarmi.»
Spock spezzò il filo che collegava i loro sguardi, lasciò andare il volto dell'umano e si alzò.
In quell'istante McCoy rientrò.
«Jim, lo hai già informato?»
«So tutto, Dottore.» replicò il vulcaniano «Se non c'è altro, chiedo il permesso di tornare al mio alloggio.»
«Permesso negato, Spock.» rispose l'uomo in maglia blu.
«Non c'è altro che lei possa fare per me.»
«Io no, ma il Dottor Sakar è molto più esperto di me ed ha speso le ultime ore ad approfondire l'argomento. Gli ho appena chiesto di raggiungerci.»
«Dottore, non c'è nessuna cura.»
«Non ancora.» affermò McCoy con convinzione «Ma a bordo di questa nave sono presenti il miglior medico dell'intera flotta e uno dei migliori scienziati in circolazione, e faremo di tutto per sconfiggere questa maledetta sindrome vulcaniana.»
McCoy stesso non ne era convinto, ma vedere Kirk privo di speranze era troppo anche per lui. Ci avrebbe almeno provato.
«Sono lieto di sentirglielo dire. Ho solo una domanda: chi sarebbe questo “miglior medico dell'intera flotta” a cui ha fatto riferimento? Non sapevo avessimo preso a bordo un nuovo dottore.»
McCoy aprì e richiuse la bocca un paio di volte.
«Lo vedi, Jim? Io cerco si essere gentile e di aiutarlo, e lui cosa fà? Mi offende!» disse il Dottore puntando il dito verso l'Ufficiale Scientifico.
«Offenderla? Non capisco di cosa parla. Comunque, prima di mettermi nelle mani di questo nuovo dottore gradirei fare la sua conoscenza.» continuò Spock, portando le mani dietro la schiena.
«E non la smette!» brontolò l'umano.
Kirk scoppiò a ridere. Era come avere a ché fare con due bambini.
«E tu non dargli corda!» lo apostrofò McCoy.
«Non prendertela con me. Cos'ho fatto?»
«Stai continuando a sghignazzare! Non lo vedi che questo goblin lo fa apposta? È per farti ridere che lui...» McCoy si fermò. Stava parlando troppo.
Anche Kirk cessò di ridere e diventò serio tutto d'un colpo. Osservo prima McCoy, poi si fermò ad esaminare il vulcaniano. Del verde scuro stava cercando di mostrarsi sui suoi zigomi, ma venne represso tanto in fretta che Kirk non seppe dire se era stata solo un'impressione o se fosse stato davvero lì.
Ma in quel momento aveva cose più importanti a cui pensare.
Riprese in mano la figura del comandante e si rivolse al Dottore.
«Allora, McCoy, hai detto di aver avvisato il nostro ospite. Dovrebbe già essere qui.»
«Infatti eccomi.» annunciò Sakar entrando «Non volevo interrompere il vostro colloquio, così ho aspettato fuori. Non intendevo origliare.»
«In questo caso, risparmiamo spiegazioni inutili e andiamo al dunque: ha scoperto qualcosa?» chiese Kirk. Odiava quel vulcaniano, ma se McCoy aveva ragione e Sakar poteva essere d'aiuto, se lo sarebbe fatto piacere, temporaneamente.
«Non esiste alcuna cura.»
«Come avevo già fatto notare.» intervenne Spock.
«Stai zitto, tu, e fai parlare i dottori.» lo ammonì McCoy.
Spock mostrò la sua sorpresa a quell'avviso, ma non disse altro.
«Sakar, Dottor McCoy, avete ancora un giorno e mezzo. Voglio che collaboriate. Esigo una soluzione.» ordinò Kirk.
«Farò del mio meglio per essere d'aiuto, ma voglio farle notare che il tempo è poco e le probabilità di farcela sono solo lo...»
«Non voglio sentire alcun numero.» lo interruppe «Ho lottato molte altre volte contro le probabilità, anche le più sfavorevoli, e fino ad ora non ho mai perso. Non intendo cominciare oggi. Al lavoro!»
Kirk stava per dirigersi verso l'uscita, quando Sakar lo fermò.
«Capitano, vorrei farle notare che il resto dell'equipaggio è ora in pericolo.»
«Pensa che io non lo sappia!?» Alzò la voce Kirk.
«Io avrei un rimedio. Non posso ancora guarire Spock, ma posso impedire che le sue emozioni vengano proiettate verso di voi.»
«Si spieghi meglio.»
«Posso fare da barriera. In questo modo riuscirei a proteggere voi e contemporaneamente indebolire gli effetti che la sindrome ha su Spock stesso.»
La cosa sembrava affascinante. Anche troppo.
«In che modo?» chiese sospettoso il Capitano.
«Rimanendo costantemente vicino a lui.»
Ecco qui l'inghippo.
«Permesso negato. Lei è indispensabile qui, non può permettersi di passare tutto il tempo nell'alloggio di Spock.»
«Jim, ragiona,» si intromise McCoy «Per ora il problema è sotto controllo, ma col passare del tempo diverrà sempre più grave. Può colpire me, può colpire te. La nave andrà alla deriva!»
Bones aveva ragione. Completamente ragione. Eppure Kirk era restio a concedere una tale libertà a Sakar. Si era ripromesso di proteggere Spock e di non costringerlo in alcun modo a stare vicino al vulcaniano più anziano. Ma ora la sicurezza dell'intera nave era messa in discussione.
Kirk si sorprese di trovare così tanto faticoso prendere la sua decisione.
«Capitano, il Dottor Sakar e il Dottor McCoy hanno ragione.»
Kirk si voltò verso Spock. Era rassegnazione quella che aveva intravisto nei suoi occhi?
«L'equipaggio ha bisogno di lei. È essenziale che lei stia bene e mantenga il comando.»
«Ma in questo modo Sakar non sarà in grado di aiutare McCoy e...»
«Può utilizzare il mio computer. Lui studia la teoria, McCoy la mette in pratica. Terremo un canale aperto tra il mio alloggio e l'infermeria.»
Come poteva non essersi accorto prima della bellezza di quegli occhi? Del modo in cui le emozioni li usassero per raggiungere l'esterno, di come riuscissero a parlargli, a farsi comprendere meglio di quanto facessero le stesse parole.
«Spock, ne sei sicuro?»
Ora sapeva che quella era la scelta giusta da fare, ma gli serviva l'approvazione del vulcaniano. Aveva bisogno di sapere che Spock era d'accordo, che non avrebbe provato rancore nei suoi confronti.
«Capitano, si fidi di me.»
Negli occhi scuri dominava la convinzione.
E quello bastò.

   
 
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