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Autore: BlackFeath    19/06/2008    5 recensioni
In questa fanfic Conan si ritroverà a dover affrontare l'organizzazione e a proteggere i suoi cari anche con l'aiuto di persone che non avrebbe mai immaginato stare dalla sua parte e allo stesso tempo dovrà affrontare i suoi sentimenti e fare chiarezza nella sua vita.
Genere: Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ai Haibara/Shiho Miyano, Shinichi Kudo/Conan Edogawa, Un po' tutti, Vermouth | Coppie: Shiho Miyano/Shinichi Kudo
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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29) LA STORIA DELL'ORGANIZZAZIONE
Dopo qualche minuto Jagermeister fece ritorno insieme ad uno dei medici dell’organizzazione, che si occupò di curare il figlio del capo, mentre intanto Vermouth e Jagermeister parlavano sul da farsi.

“Che cosa credi sia meglio fare? Quella ragazza ha parlato si o no a riguardo di quel detective?” chiese Jagermeister.
“No, è stato tutto inutile. Credo comunque che non sappia niente sul dove si trovi, e che dunque sia inutile continuare ad interrogarla” rispose Vermouth.
Si era seduta su di un divano presente nella stanza adiacente a quella in cui il medico stava svolgendo la sua visita, e aveva iniziato a fumare una sigaretta.
“Che cosa?! Vuoi dire che allora rapendola non abbiamo concluso niente?” chiese l’uomo, con un’espressione di rabbia sul volto. Lui a differenza di Vermouth era rimasto alzato di fronte a lei.

“Non ho detto nulla di tutto questo, ma solo che lei non sa niente. C’è un altro modo per far venire qui quel detective quando vogliamo. Basterà inviargli a casa una lettera proponendogli uno scambio: lui al posto della ragazza” disse tranquillamente la donna.
“E credi che la lettera gli arriverà?” chiese Jagermeister.
“Si, ne sono sicura. Sicuramente c’è qualcuno che riceve per lui la posta e gliela fa avere, per cui non dobbiamo temere nulla” rispose lei, prima di spegnere la sigaretta ridotta ad un mozzicone nel posa-cenere.

“D’accordo, vado personalmente dal capo a riferirgli del nostro piano e scrivo questa lettera, poi andrò a mettergliela nella sua cassetta della posta” disse l’uomo, facendo per voltarsi e uscire.
“Non preoccuparti per questo. So dove si trova la casa del detective, dunque ci andrò io travestita dal postino in modo da non dare nell’occhio se qualcuno dovesse spiarci” disse però Vermouth.
“Eh? Ok, va bene, come vuoi tu, te la farò avere stasera” disse Jagermeister prima di uscire insieme al medico, che aveva appena concluso la visita.

Non appena la porta si chiuse, Vermouth andò a slegare Ran e fece stendere Ray sul divano.
“Credo sia arrivato il momento...hai sentito ciò che ho detto a Jagermeister, Angel?” chiese Vermouth.
“Si..., ma non voglio mettere Shinichi in pericolo!” disse la ragazza.

“Non preoccuparti, non lo sarà. Ho già in mente un buon piano per risolvere questa situazione con l'aiuto di una persona, sta tranquilla. Adesso comunque è ora che io ti dica la verità su Shinichi... fino ad ora lui non ti ha detto tutto solamente per non metterti in pericolo, ma a quanto pare ciò è avvenuto comunque, e quindi non resta che raccontarti tutta la verità" disse la donna.
"Che intende dire?" chiese Ran.

Vermouth sospirò un istante, sotto lo sguardo sorpreso sia di Ran che di Ray.
"Devi sapere che Shinichi non se ne è mai andato...in realtà non è altri che Conan Edogawa" rispose poi.
"Che...che cosa?" sbottò sorpresa Ran.
Anche se lo aveva sempre sospettato, non aveva mai immaginato fosse vero.

"E' così...Cool Guy si è intromesso in alcuni affari dell'organizzazione. Ha incontrato Gin e Vodka, e li ha seguiti mentre stavano svolgendo il loro 'lavoro', che in quel caso era di portare a termine un traffico illecito. Gin se ne è accorto e lo ha colpito alle spalle, per poi fargli ingerire l'Apotoxin 4869, uno dei farmaci che ha sviluppato la nostra organizzazione. A dire il vero quel farmaco avrebbe dovuto uccidere completamente chi lo assumeva, ma su Shinichi ha avuto un effetto diverso: lo ha fatto tornare bambino. La stessa cosa è poi successa alla scienziata che ha creato lo stesso farmaco e che poi ha deciso di tradirci. Tu, Ran, la conosci, anche se credi che sia una bambina di 7 anni di nome Ai Haibara. In realtà però è una ragazza di 18 anni, Shiho Miyano, e nella nostra organizzazione aveva il nome in codice Sherry".
Vermouth tacque dopo aver rivelato una verità di cui né Ran né Ray sapevano nulla.

"Ma...io ho visto Shinichi e Conan insieme! Come è possibile?" chiese la ragazza.
"Probabilmente Sherry si è travestita da Conan, mentre lui è tornato adulto con un antidoto temporaneo ideato da lei" spiegò la donna.
"Ma allora perchè Shinichi non è tornato adulto adesso, perchè mi ha mentito per così tanto tempo?" chiese Ran.

"Il motivo per cui non ti ha riferito ciò che gli era successo te l'ho già spiegato, non voleva metterti in pericolo. Per quanto riguarda il tornare adulto, Sherry non possiede la formula originaria del suo farmaco al momento, e dunque non è riuscita ad ideare un antidoto definitivo, o almeno non ci è riuscita fino ad ora. In ogni caso sarebbe troppo pericoloso per loro tornare normali. Per il momento nessuno dell'organizzazione tranne me conosce la loro identità, ma se la scoprisse qualcun altro, sarebbero guai per loro. L'organizzazione è alla ricerca di Sherry già da molto tempo, e adesso, avendo scoperto che Shinichi è ancora vivo, hanno iniziato a cercare anche lui. Se tornassero adulti, sarebbe più facile per loro trovarli, per cui per il momento rimanendo bambini sono molto più al sicuro" disse Vermouth.

"Ma se lei fa parte dell'organizzazione, perchè li ha protetti fino ad ora e sta continuando a farlo?" chiese la ragazza.

"E' una questione abbastanza lunga da spiegare, Angel...diciamo solo che io sono entrata nell'organizzazione per un motivo, una mia vendetta personale che potrà essere portata a compimento solo con la fine dell'organizzazione stessa, ed è per questo che mi sono impegnata così tanto da riuscire a scalare in breve tempo la sua gerarchia fino a diventare uno dei membri più importanti. Beh, come puoi capire, anche se per motivi diversi, il mio obiettivo coincide con quello di Cool Guy, ovvero Shinichi, e di Sherry, ed è per questo che li sto proteggendo" disse la donna, lasciando sorpresa Ran.

In realtà non le aveva detto tutta la verità...non erano solo quelle le motivazioni che l'avevano spinta a coprirli, ma non poteva rivelare a quella ragazza più di quanto le aveva detto, o almeno non in quel momento.

"Già, ero anche io molto sorpreso quando ne sono venuto a conoscenza, Ran. Come forse hai capito io sono il figlio del Boss di questa organizzazione, però io la penso in un modo completamente diverso da lui. Forse comunque è il caso che cominci dall'inizio, e dunque dal motivo per il quale è nata questa organizzazione proprio per mano di mio padre" disse Ray, che fino ad allora era rimasto in silenzio.
Ran rimase in silenzio e aspettò che il ragazzo parlasse di nuovo.

"Devi sapere che mio padre svolge anche un altro lavoro...è anche un importante membro dell'FBI, uno dei capi per la precisione. All'inizio non era così, non avrebbe mai neanche immaginato di creare un'organizzazione del genere, ma poi una serie di eventi l'hanno spinto a farlo...Io non ero ancora nato in quel periodo, ma ho scoperto tutto in parte da solo e in parte da Vermouth. Circa una trentina di anni fa, quando entrambi i miei genitori erano ancora molto giovani e si erano appena sposati, mia madre si ammalò. Mio padre la portò subito all'ospedale e la visitarono alcuni dei più rinomati medici di New York. In qualche modo riuscirono a curarla, ma non completamente. Qualche mese dopo, infatti, accusò di nuovo gli stessi sintomi. Mio padre allora la fece visitare di nuovo, e finalmente i medici riuscirono a capire che si trattava di una malattia a livello genetico e incurabile".

"I sintomi non erano continui, ma potevano comparire all'improvviso. Fino ad allora erano stati pochissimi i casi in cui avevano riscontrato quella malattia, e dai dati degli altri loro pazienti che l'avevano avuta dissero che con l'andare del tempo quei sintomi sarebbero sempre peggiorati e si sarebbero presentati più spesso, e che non c'era alcuna cura per fermare o rallentare il decorso della malattia, che avrebbe inesorabilmente portato alla morte. Mio padre però non volle accettare ciò. Cercò di spingere i medici a fare delle ricerche, ma loro gli risposero che sarebbe stata una causa persa, in quanto non avevano molto materiale su cui lavorare, e che comunque si trattava di una malattia rarissima, per cui non era il caso di concentrare le loro ricerche su di essa quando al mondo c'erano molte altre malattie più diffuse e più gravi”.

“Mio padre fece allora dimettere mia madre dopo la scomparsa dei sintomi che l'avevano colpita, e cercò di impegnarsi lui stesso per far andare avanti delle ricerche in quel senso. All'epoca era un semplice agente dell'FBI, ma con i suoi risparmi riuscì a convincere alcuni scienziati ad aiutarlo. Le ricerche iniziarono, ma come avevano detto i medici, il materiale e i dati su cui lavorare erano ben pochi. Dopo qualche tempo mia madre si ammalò nuovamente, e stavolta a visitarla furono gli scienziati che mio padre aveva chiamato. In qualche modo, prima che i sintomi sparissero, riuscirono a raccogliere dei dati, e a creare un farmaco che anche se non riuscì a fermare la malattia, ne rallentò di molto il decorso".

"Il problema però fu che mio padre non aveva più abbastanza soldi per far andare avanti le ricerche. Ad aiutarlo fu allora un suo amico e collega, che oltre a fornirgli personalmente del denaro, si impegnò lui stesso a cercare altri scienziati specializzati in quel ramo di chimica e genetica. In particolare fece conoscere a mio padre uno scienziato che aveva già iniziato una ricerca a livello della riproduzione cellulare con sua moglie e un suo amico. Quest'uomo era stato espulso dai circoli accademici poiché la sua ricerca era stata considerata assurda. Essa però sarebbe stata di grande aiuto per far andare avanti quella iniziata dagli scienziati di mio padre. Così, anche questi tre scienziati iniziarono a lavorare per lui, riuscendo a far andare avanti velocemente le ricerche”.

“I problemi finanziari però non tardarono ad arrivare. Anche con l'aiuto di quel suo amico e dei tre scienziati che avevano accettato di lavorare per lui per ben poco compenso, mio padre si ritrovò ridotto sul lastrico, e fu costretto a fermare temporaneamente le ricerche. La malattia di mia madre però non tardò a ripresentarsi più grave che mai, dato che mio padre non aveva più denaro sufficiente neanche a far produrre il farmaco che fino ad allora ne aveva rallentato il decorso. Alla fine, disperato, non poté far altro che abbandonare i suoi principi e ripiegarsi sull'illegalità".

"Si mise in contatto con la mafia giapponese ed entrò a far parte di una già allora importante organizzazione, per poi diventarne anche il capo e riformarla mettendo come primo obiettivo di essa le ricerche che voleva svolgere. Estese inoltre la sua 'attività' anche in altri stati, principalmente in America, dove viveva. In questo modo i soldi non tardarono ad arrivare, e le ricerche ripresero. I tre scienziati che avevano accettato di lavorare per lui e che erano stati di maggior aiuto per le sue ricerche, riuscirono a risalire ad un farmaco in grado di curare ogni tipo di danno a livello cellulare, anche genetico, ma se gli esperimenti sulla cellula stessa avevano funzionato, la stessa cosa non si poteva dire di quelli effettuati sulle cavie da laboratorio, o almeno i risultati non erano ancora certi”.

“L'unico modo per scoprire i precisi effetti del nuovo farmaco, era quello di provarlo su un essere umano, anche se era molto pericoloso e quell’individuo doveva già essere stato ferito gravemente o essere ammalato di qualche malattia genetica simile a quella che aveva mia madre. Quella di provarlo su di lei fu un'ipotesi che mio padre escluse a priori, e doveva dunque trovare qualcun altro. Gli scienziati comunque gli dissero che forse era il caso di aspettare e di riprovare più in là, quando avrebbero ottenuto maggiori informazioni, ma mia madre stava sempre più male, e mio padre non poteva sopportare di vederla in quello stato, così alla fine fece una cosa orribile...". Ray tacque un attimo, mentre Ran seguiva la sua storia con interesse e al tempo stesso stupore.

"Fece testare il farmaco sul suo migliore amico, che era rimasto vittima di un incidente, e che in quel periodo non aveva fatto altro che consigliargli di fermare le ricerche e di allontanarsi dalla mafia. Le sue condizioni non erano molto gravi, e sarebbe riuscito a riprendersi con un po' di tempo, ma mio padre costrinse gli scienziati a testare il farmaco su di lui, dicendo loro che quel uomo non era stato altro che un problema per la loro organizzazione. Per convincere gli scienziati ad obbedirgli, prese anche in ostaggio una bambina, la figlia di due di loro, e alla fine ottenne ciò che volle. Il farmaco fu testato, ma non ebbe i risultati sperati, e infatti l'uomo morì. Qualche anno dopo avermi messo al mondo, anche mia madre morì e mio padre impazzì sempre di più. Non volle che le ricerche si fermassero, e iniziò anzi a spaziarle in altri campi, e così è ancora oggi..." concluse infine, abbassando la testa e stringendo i pugni non appena ebbe finito di parlare.

"Ma...tu poi, una volta diventato più grande, non hai cercato di fermare tuo padre? Insomma era un brav’uomo, forse se tu..." disse Ran.
"Ci ho provato, ci ho provato eccome, e lo sto facendo ancora ora, ma mio padre non vuole saperne nulla. Si è messo in testa di far tornare in vita la mamma, e intanto ha iniziato a creare altri farmaci, uno dei quali, l'Apotoxin 4869, con lo scopo di uccidere! Non è più l'uomo di un tempo, è una persona completamente diversa, senza scrupoli" disse Ray frustrato.
"Ma non c'è niente che si possa fare?" chiese la ragazza preoccupata e al tempo stessa sorpresa da tutte quelle rivelazioni.

"Angel, è difficile, molto difficile. Si tratta di un'organizzazione mafiosa, suo padre ne è il boss, e anche se volesse lui stesso smettere di esserne il capo, i suoi uomini non glielo permetterebbero oppure ne troverebbero un altro. Anche se né io né Ray vogliamo arrenderci, la situazione è comunque molto complicata, e da soli non possiamo fare nulla" disse Vermouth.
"Già, è questo quello che mi hai detto quando io ti ho riferito che volevo fermare mio padre e tu mi hai rivelato di avere uno scopo simile..." disse Ray.
"Ma quel uomo...l'amico di tuo padre che è stato usato come cavia...chi era?" chiese Ran.
"Richard Vineyard, era anche lui un agente dell'FBI, nonché marito di Chris, o meglio di Sharon, dato che lei è stata costretta ad assumere un farmaco che l'ha fatta tornare giovane e in realtà non esiste nessuna Chris" spiegò il ragazzo.
"Che cosa?" esclamò la ragazza sorpresa, guardando l'attrice.
"In realtà non è proprio così, Ray..." disse però Chris, per la sorpresa di entrambi.

***

Conan se ne stava insieme al dottor Agasa e ad Ai in una stanza della sede di Haido dell'FBI e continuava a camminare avanti e indietro, cercando di trovare una soluzione per ritrovare Ran. Era incredibile! Benché sia la polizia che gli agenti dell'FBI si fossero mobilitati per trovarla non c'era stato niente da fare.
"Shinichi, calmati, vedrai che riusciranno a trovarla" disse Agasa.

"Come può pretendere che riesca a calmarmi? L'hanno presa, l'hanno presa loro ed è tutta colpa mia!" gridò Conan fermandosi e guardando con un'espressione irata il suo amico. Era preoccupato, era preoccupatissimo. L'aveva fatta soffrire, non aveva fatto altro che farla soffrire, l'aveva illusa facendole credere di amarla e credendolo lui stesso anche se non era mai stato così e l'aveva anche messa in pericolo, e adesso si sentiva in colpa, troppo in colpa.

"Kudo-kun, il dottor Agasa ha ragione, e poi non c'è motivo di agitarsi così, riusciranno a trovarla, ne sono sicura" disse Ai.
"Che cosa credi che se fosse stato facile non l'avrebbero già trovata? Ma dopotutto a te non importa nulla di lei! Tu hai sempre odiato Ran, e dunque se quelli la facessero fuori non ti interesserebbe per niente!" gridò Conan.
La sua rabbia venne fuori. Se Ai non ci fosse mai stata non sarebbe successo nulla di tutto quello. Lui non si sarebbe allontanato da Ran, non l'avrebbe messa in pericolo, e forse l'avrebbe amata o comunque avrebbe continuato a crederlo.


La scienziatina rimase un istante a guardarlo, poi abbassò lo sguardo, e i suoi occhi furono ricoperti dalla sua frangetta.
"Ti sbagli Kudo-kun, il motivo per cui io non sono mai riuscita a stare vicino a Mouri è un altro..., però, però hai ragione a prendertela con me, è solo colpa mia se l'hanno presa, se io non avessi creato quel farmaco, se tu non fossi tornato bambino, o anche solo se io non fossi fuggita da quella stanza, se fossi morta subito, forse adesso Ran e moltissime altre persone non sarebbero in pericolo..." disse Ai.

"Ai, non dire così, non è vero..." cercò di dire Agasa, ma Conan lo zittì.
"Infatti, è così, più che colpa mia è tua!!! Vattene, non voglio più vederti! Se tu non fossi mai esistita tutto questo non sarebbe successo e moltissime persone non sarebbero mai morte per colpa tua!" gridò Conan nuovamente, ancora in preda alla rabbia.
"Si, me ne andrò e per sempre..." disse la scienziatina alzandosi dalla sedia in cui fino ad allora era stata seduta, e facendo per uscire dalla stanza.

"Ai, aspetta! Shinichi non sa quello che dice, è solo molto scosso" cercò di fermarla Agasa.
"Io torno a casa professore, stia lei con lui. Non vuole vedermi e ha ragione, io non sono altro che un'assassina e fuggendo dall'organizzazione non ho fatto altro che causare più vittime di quanto non avessi fatto prima" disse però ferma Ai, per poi uscire, lo sguardo sempre abbassato.

La sua voce era sempre ferma e stavolta più gelida del solito, indifferente, ma se solo qualcuno l'avesse vista negli occhi, allora avrebbe potuto capire che la sua non era altro che una maschera di indifferenza che le serviva solo a non far capire agli altri quanto quelle parole l'avessero ferita. Anche se lei cercava di non darlo a vedere, era infatti ancora molto debole sotto quel punto di vista.

Forse il dottore aveva ragione e Kudo le aveva detto quelle cose solo perchè era troppo frustrato a causa del rapimento di Ran; insomma, più volte era stato lui stesso a dirle che non la considerava più un'assassina, però...però era la sua coscienza a farle credere che quelle parole fossero vere. Era lei stessa che si considerava colpevole di moltissimi delitti. Fino ad allora con l'aiuto del dottor Agasa, dei Detective Boys e soprattutto di Kudo, era riuscita in qualche modo a non pensarci, ma adesso...adesso quei pensieri erano tornati più vivi che mai, come anche il senso di colpa per aver messo in pericolo Ran.

"Non avrei mai dovuto salvarti! Comunque adesso posso dirtelo: fino ad ora ti ho voluto tenere con me solo perchè mi servivi per ritornare adulto, non mi interessa nulla di te!" gridò ancora Conan, e quelle parole giunsero alle orecchie della ragazza, ferendola ancora di più.


NOTE DELL’AUTRICE:
Ecco qui il capitolo 29! Presto entreremo nella parte finale della storia, che in effetti è venuta un po’ lunghettaXD Per le parole che ho fatto dire a Conan nella parte finale di questo capitolo mi sarei uccisa da sola… Comunque, finalmente si è scoperto qualcosa in più sull’organizzazione! Come sempre ringrazio tutti coloro che seguono la mia fanfic e in particolare coloro che hanno lasciato un commento.

X Elia950: Ecco qui, stavolta ho postato prima! In effetti, il fatto che Conan avesse il numero di cellulare di Jodie poteva sembrare un po’ strano agli occhi degli altri, ma diciamo che erano un po’ troppo scossi per la scomparsa di Ran per fare altre domandeXD Grazie e a presto con il prossimo capitolo!

X Dany92: Ed ecco svelato gran parte dell’arcanoXD. Ray è proprio il figlio del boss, ma suo padre è anche un agente dell’FBI. Sono contenta che ti sia piaciuta questa rivelazioneXD. Grazie mille, a presto!

X Talpina Pensierosa: Beh, che dire, complimenti per aver indovinato la verità su RayXD. Grazie mille per il commento, a presto!

X Anto Chan: Ti ringrazio molto per aver iniziato anche tu a leggere questa storia, e non posso non dire quanto mi faccia piacere il fatto che tu la consideri una bella fanfic. Mi sa che con l’ultima parte di questo capitolo Conan si sia fatto odiare molto, ma i gesti che come hai evidenziato tu ha rivolto alla scienziatina dimostrano tutto l’opposto delle parole che le ha rivolto, quindi, chissà… Grazie ancora, spero di postare presto il prossimo capitolo!
  
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