6.
Indaco come un crepuscolo passato insieme
Se
le settimane successive al primo bacio con Fred, Hermione aveva fatto
l’impossibile pur di evitarlo, ora la situazione si era completamente capovolta.
Dopo la dichiarazione del ragazzo, Hermione faceva di tutto per incrociarlo e
soprattutto per attirare il suo sguardo. La ragazza lo cercava a colazione, nei
corridoi tra una lezione e l’altra, a pranzo, in Sala Comune, alle riunioni
dell’ES, a cena, ancora in Sala Comune… e il bello era che, ogni volta che
cercava i suoi occhi, i suoi occhi sembrava stessero aspettando solo lei.
Dai
primi sguardi timidi, Hermione era passata, nel giro di una settimana, a
sguardi mano a mano più sicuri mentre quelli di Fred, da sempre particolarmente
audaci e malandrini, ora si erano fatti addirittura ardenti e sfrontati.
Quel
gioco di sguardi la sfiniva ogni volta ma non poteva farne a meno: si era
infatti scoperta a desiderare quegli occhi come non aveva mai desiderato nulla
in vita sua. A dire la verità a volte si ritrovava a pensare che non erano solo
gli occhi di Fred che desiderava. Voleva sentire ancora quel calore che l’aveva
avvolta, voleva sentire le sue mani forti che la stringevano a sé. Insomma, lo
voleva vicino. Punto. Purtroppo però, dal giorno della dichiarazione, non si
era più presentata l’occasione e così era cominciata quell’estenuante battaglia
di sguardi.
Angelina
sbuffò quando, senza tante cerimonie, venne sbalzata dalla sedia da Fred che le
rispose con un ghigno. La ragazza fu costretta ad andare a sedersi in seconda fila.
Tutti stavano prendendo posto, chiacchierando tranquilli fra loro.
“Certo
che potevi fare il gentiluomo e lasciare il posto ad Angelina.” lo rimproverò
George, seduto accanto a lui.
“Certo,
per lasciare che tu le sbavassi dietro per tutta la lezione?”
George,
senza quasi rendersene conto, gli rifilò
uno scappellotto e Fred rimase per un attimo basito; poi i due scoppiarono a
ridere per l’assurdità della situazione.
“Può
darsi.” ammise George cercando di riprendersi dalle risate. “Ma a te che te ne
importa? Tu hai la Granger, dico bene?” le parole di George ebbero un effetto
immediato sul gemello.
“Cosa
intendi dire?”
“Intendo
dire che…”
“Wealby
e Wealby. La lezione è iniziata. Vi pregherei di fare silenzio e di prendere
appunti.” Il professor Ruf era comparso dalla lavagna e, dopo aver salutato la
classe, aveva iniziato subito a spiegare, con la sua voce monotona e soporifera,
l’ennesima guerra tra goblin, folletti e qualche gigante qui e là. Inutile
negarlo: in un modo o nell’altro i giganti c'entravano sempre.
Fred
e George lo guardarono ma non fecero caso al rimprovero. Abbassarono la voce e
ripresero a parlare.
“Intendo
dire che ormai esci con la Granger. Che ti importa se ci provo con Angelina.”
“Io
non esco con la Granger, George! Da dove ti è venuta questa idea?”
“Ti
ricordi domenica… il libro che ho accidentalmente
dimenticato in biblioteca… il favore della Granger… tu e la Granger…”
“Io e la Granger niente. Le ho solo detto che
mi piace. Tutto qui.”
Track.
Perfetto.
Fred
era caduto nella trappola proprio come una mela matura cade dal ramo. Il piano
di George era riuscito alla perfezione. Il gemello aveva confessato. Sul volto
di George comparve un ghigno vittorioso e improvvisamente Fred capì cosa si era
lasciato sfuggire.
Accidenti!
Come aveva fatto a lasciarsi fregare a quel modo? Era stato uno stupido! Si
batté una mano sulla fronte.
“
Per le mutande di Merlino, Georgie! Mi hai fregato!”
“Esattamente,
Freddie. Ti sei distratto un attimo e ho agito.”
“Ho
notato. Ma non finisce qui. Troverò un modo per fartela pagare, Georgie caro.”
Il tono di Fred era inquietante e ironico al tempo stesso.
“Sisi,
certo.” acconsentì sarcasticamente George, continuando a ghignare soddisfatto
per la vittoria ottenuta.
Per
un momento i due fratelli non dissero nulla, ognuno immerso nei propri
pensieri.
I
pensieri di Fred involontariamente volarono ad Hermione. A dire la verità,
forse non proprio involontariamente dato che avevano appena terminato di
parlare di lei.
Si
ricordò del pranzo di quello stesso giorno.
Quando
lui, George e Lee si erano seduti alla tavola dei Grifondoro, si era subito assicurato
di trovare la Granger. Hermione era seduta accanto a Ginny, di fronte ad Harry
e Ron, circa a metà della tavolata. Piluccava appena un po’ di cibo che aveva
nel piatto mentre sembrava assai più occupata a ripassare freneticamente
Pozioni per il test che quelli del quinto anno avrebbero avuto quel pomeriggio.
Ormai Fred conosceva quasi a memoria tutti gli orari della ragazza. E per
quanto riguardava il test… beh, Ron si era lamentato così tante volte in Sala
Comune che probabilmente anche i muri erano venuti a conoscenza di quel famoso
compito di Pozioni.
Appena
Fred si era seduto accanto a Lee, si era sentito osservato e il suo sguardo era
stato calamitato naturalmente verso quello di Hermione. La ragazza gli aveva
sorriso e lui, non perdendo l’occasione di sfidarla, le aveva indirizzato uno
sguardo equivoco che l’aveva fatta arrossire. Quanto gli piaceva quando arrossiva!
Era ormai una settimana che andava avanti quella storia e lei ancora non si era
abituata ai suoi sguardi anche se, doveva ammetterlo, le occhiate di lei erano
diventate più sicure, quasi più audaci, come pronte a dare battaglia in quel duello
silenzioso e senza bacchette.
Fred,
senza accorgersene, si ritrovò a sorridere come un ebete.
carisma dirompente che affiorava in lei
ogni volta che c’erano gli allenamenti di Quidditch e i suoi capelli con quelle
mille treccine mosse dal vento…
L’Angelina
in carne ed ossa scosse davvero la testa e George ritornò di colpo alla realtà.
Il suo compito non era finito. Doveva ritornare a concentrarsi sulla Granger e
su Fred.
“E
lei cosa ti ha detto?” chiese improvvisamente, sempre parlando a bassa voce e
ignorando ancora una volta quello che il professor Ruf continuava a spiegare.
Fred
cadde dalle nuvole per la seconda volta nel giro di pochi minuti.
“Lei
cosa mi ha detto?” chiese, perplesso.
“Si,
Freddie. Cosa ti ha detto la Granger quando tu le hai confessato che ti piace?”
Fred
lo guardò, sconcertato. “Cosa avrebbe dovuto dirmi? Nulla naturalmente. Mi ha
sorriso e poi l’ho abbracciata.”
George
lo squadrò ancora più stupito. “Non ti ha detto nulla? Ma allora…”
“Allora
cosa?”
“Beh,
non lo sai se anche tu piaci a lei.” affermò George, in tono ovvio.
“Non
c’è bisogno di parole per certe cose. Hai visto come mi guarda?” Fred non
riuscì a trattenere un sorriso orgoglioso e gongolante.
“Si,
e ho visto anche che arrossisce ogni volta che tu la guardi ma magari è solo un caso.”
“Un
caso?” Fred soffocò una risata. Come poteva essere solo un caso? A volte George poteva apparire davvero stupido.
“Cosa
ne sai di come funziona il cervello della Granger? Io se fossi in te vorrei una
risposta.”
“Ma
se non le ho chiesto nulla!”
“Ok,
fai come vuoi. Io ti ho detto il mio parere. Dai, ora rimettiamoci al lavoro.
Abbiamo blaterato abbastanza per oggi.”
George
estrasse una lunga pergamena dalla sua borsa: gli ordini delle Merendine
Marinare stavano diventando sempre più numerosi. La posò a metà tra il suo
banco e quello di Fred e i gemelli
cominciarono a controllarla.
Ma
qualcosa si era messo in moto nel cervello di Fred. George gli aveva insinuato
il seme del dubbio nella mente. Lui piaceva o no ad Hermione? La risposta era
una sola: chiederlo alla diretta interessata. E sicuramente lo avrebbe fatto.
Hermione
stava ripensando al test di Pozioni e camminava alcuni passi indietro rispetto
a Ron e ad Harry. Il compito, secondo la ragazza, non era stato poi così
difficile. Non la pensavano come lei i suoi compagni di classe che stavano
maledicendo Piton per aver chiesto loro cose di secoli prima che non avevano
neppure ripassato.
Hermione
invece aveva risposto a tutte le domande e aveva consegnato il test addirittura
10 minuti prima dello scadere del tempo a disposizione, sotto lo sguardo di
disappunto del professore.
Stava
ricontrollando mentalmente la risposta alla domanda 9 quando, arrivata nella
Sala d’Ingresso, Hermione si sentì chiamare.
“Hermione,
Hermione! ”
Ernie
Mcmillan di Tassorosso , dall’altro lato della Sala, cercava di attirare l’attenzione della
ragazza in mezzo al trambusto di studenti che sciamava verso la Sala Grande.
“Ciao,
Ernie. Tutto bene?” gli chiese quando il ragazzo la raggiunse.
“Sisi.
Grazie. E tu?”
“Bene,
grazie.”
“Hermione,
volevo chiederti sei hai 5 minuti da concedermi. Dovrei parlarti.”
In
quel momento Ron si era voltato, evidentemente per chiedere qualcosa ad
Hermione, ma vide che la ragazza si era fermata a parlare con Ernie.
“Hermione,
che fai? Non vieni?” le chiese Ron.
“Tu
ed Harry andate pure. Vi raggiungo tra un attimo.”
Ron
fece spallucce e salì a tre a tre i gradini della scalinata per raggiungere
l’amico che li aspettava già sul primo pianerottolo.
Hermione
tornò a rivolgere la sua attenzione ad Ernie.
“Ma
certo, Ernie. Dimmi pure.”
“Ecco,
è una cosa un po’ imbarazzante in effetti. Spero che tu mi possa perdonare.”
“Suvvia,
Ernie! Cos’è successo? Così mi preoccupi.”
“Vedi
Hermione, l’altro giorno stavo ripassando un paio di incantesimi per Vitius e
sulla mia scrivania tenevo il galeone dell’ES, sai, giusto per sapere a quando
fosse stata fissata la prossima riunione e… è stato un attimo. Mi sono
distratto e ho scagliato un incantesimo Congelante sul galeone. Ho subito
provveduto a sistemare il guaio con un contro-incantesimo ma ho paura che si
possa essere danneggiato. Non mi ha avvisato della riunione di domani, per
esempio. Per fortuna ho incrociato la sorellina di Ron e lei mi ha avvertito.”
Ernie si tormentava la tasca destra dei pantaloni della divisa: probabilmente
era lì che teneva il galeone.
“Ah,
tutto qui? Devo ammettere che mi avevi fatto preoccupare sul serio, Ernie!”
Hermione ridacchiò.
“Bhe,
so che l’incantesimo che hai usato è magia avanzata perciò mi spiace aver
rovinato il tuo lavoro, Hermione.” Ernie era proprio un Tassorosso in tutto e
per tutto. Onesto, leale e un gran lavoratore. E indubbiamente sapeva
riconoscere e apprezzare anche l’impegno altrui.
“Stai
tranquillo, Ernie. Lasciami pure il galeone. Te lo sistemo e te lo farò avere
il prima possibile.” Poi aggiunse :“Nel frattempo la riunione rimane per domani
sera alle nove.” e gli fece l’occhiolino.
Ernie,
rincuorato dalla ragazza, le sorrise riconoscente.
“Ok,
grazie mille. E buona serata.” Il ragazzo, dopo averla salutata, sparì presto
nella Sala Grande inghiottito dal flusso di studenti che andavano a cena.
Hermione
si affrettò verso la Sala Comune dove sicuramente la stavano già aspettando
Harry e Ron. Doveva ancora depositare la borsa, darsi una sistemata e scendere
per cena. Era ormai la terza rampa di scale che percorreva in tutta fretta, a
testa bassa, quando ad un tratto andò a sbattere contro qualcuno che, per
fortuna, ebbe il buonsenso di tenerla stretta a sé evitandole così un clamoroso
capitombolo giù per le scale per via del contraccolpo.
“Granger,
devi fare attenzione quando cammini. Non ci sarò sempre io a salvarti da
situazioni pericolose.” Hermione poteva quasi percepire il ghigno canzonatorio
del ragazzo che gli stava di fronte. Senza nemmeno alzare la testa infatti
aveva già capito contro chi era andata a sbattere. Quella voce l’avrebbe saputa
riconoscere ovunque, anche tra il pianto assordante di mille Mandragole, prima
di finire k.o naturalmente.
Tra
tutte le persone di Hogwarts proprio addosso a Fred era dovuta finire? Era il
destino o una semplice coincidenza il fatto che lui sbucasse fuori proprio al
momento giusto come quel giorno
quando la Squadra di Inquisizione aveva cercato di tenderle un agguato?
“Scusa,
Fred. Ero di fretta e non stavo prestando attenzione.”
“Questo
l’ho notato, Granger.”
Hermione
lo guardò e per un attimo sentì le farfalle nello stomaco. Era da una settimana
che desiderava avere Fred così vicino e adesso che era capitato era semplicemente
paralizzata.
“Sai,
Granger.” le sussurrò suadente all’orecchio. Hermione ebbe un fremito. “Io
rimarrei così ancora per un po’ ma penso che se qualcuno ci vedesse
probabilmente si chiederebbe perché ti tengo abbracciata sulle scale.”
Le
guance di Hermione si imporporarono. Probabilmente non avrebbe mai smesso di
imbarazzarsi di fronte a Fred e si maledisse mentalmente per questa sua
debolezza. D’altro canto doveva ammettere che Fred non aveva tutti i torti. Se qualcuno
li avesse visti così… non voleva pensarci! Fece per separarsi da Fred e salire
di un gradino quando le scale presero vita e iniziarono a muoversi.
Hermione,
d’istinto, cercò di aggrapparsi al corrimano ma trovò solamente il braccio teso di Fred che indossava la sola
camicia della divisa. Al suo tocco, Hermione sentì, sotto la sottile stoffa, i
muscoli dell’avambraccio del ragazzo guizzare fino a tendersi in un sostegno
per la sua mano.
Le
scale, cambiata posizione, si fermarono nuovamente.
“Lo
so che non vuoi lasciarmi andare, Granger,” le disse il ragazzo facendole
notare gentilmente che la sua mano stringeva ancora il suo braccio “ma George
mi sta aspettando in Sala Grande e poi stasera ho un certo appetito.” ammiccò
furbescamente.
Possibile
che quel ragazzo dovesse sempre essere così… così… irresistibilmente
irritante??
Hermione
ritrasse subito la mano come se si fosse scottata e, senza nemmeno salutarlo,
cercò di oltrepassarlo velocemente ma non aveva fatto che un solo passo quando Fred
la bloccò.
“Aspetta,
visto che ti ho incontrata volevo chiederti se domani ti andrebbe di passare un
po’ di tempo insieme. Magari potremmo vederci verso le 6 di pomeriggio alla
serra numero 3, tu che dici?” gli propose semplicemente, come se nulla fosse.
Hermione
era rimasta basita di fronte alla richiesta di Fred che non la smetteva di
fissare il suo sguardo provocatorio su di lei.
“Oh,
s-si. C-certo. D’accordo. Va bene.”
Gli
aveva detto che le andava bene?? Forse solo 3 o 4 volte in quell’unica frase. Quel ragazzo aveva la capacità di farle
perdere la sua proverbiale dialettica e di ridurla quasi a quella di un Vermicolo… muto, ovviamente.
“Molto
bene. Allora a domani, Granger. Passa una buona serata.” Il gemello saltò a piè
pari gli ultimi tre gradini prima di sparire dietro un ad arazzo lasciando un’
Hermione alquanto disorientata.
Hermione
si girava e rigirava nel letto da quasi 4 ore. 4 ore? Doveva essere impazzita! Non poteva aver perso 4 ore di
sonno solo perché continuava a pensare a Fred! Non era decisamente da lei.
Eppure non riusciva a togliersi dalla mente la voce del gemello che gli
proponeva di incontrarsi per passare un po’ di tempo insieme.
Cosa
aveva in mente Fred?
Non
lo sapeva e non riusciva ad immaginarlo.
Ma
dopotutto le importava davvero saperlo?
No,
non le interessava. Era tutta settimana che non aspettava altro che avere
l’occasione di stare un po’ da sola con Fred e questo invito era arrivato
proprio al momento opportuno.
Ma
allora perché era diffidente? Perché aveva paura. Provava un’irrazionale paura
che tutto quello che era capitato da un mese a quella parte, fosse solo un
sogno, un bel sogno a dirla tutta! E che sarebbe svanito come i sogni più belli
sul far del mattino.
E
poi, come se non bastasse tutto questo, si era anche fatta venire il dubbio che
quello che Fred le aveva proposto potesse essere un appuntamento. Per Merlino! Un vero appuntamento! Lei non sapeva esattamente
cosa si potesse considerare come vero
appuntamento. Dopotutto non aveva la
minima esperienza in quel campo. Con Victor era stata semplicemente una cosa da
nulla. Non c’erano mai stati veri appuntamenti, solo semplici “A domani,
He-r-mio-ni.”
Hermione
per un attimo si distrasse e sorrise al pensiero di Victor. Era rimasto un caro
amico di piuma, nulla di più. Poi il volto di Fred si ripresentò prepotentemente
di fronte ai suoi occhi, con quel sorriso spavaldo e malandrino.
Basta.
Ora si sarebbe imposta di dormire altrimenti l’indomani avrebbe avuto delle
occhiaie degne di Mirtilla Malcontenta.
Diede
qualche pugno al cuscino per fargli assumere una forma più comoda, si girò su
un fianco e chiuse gli occhi. Presto si sarebbe addormentata.
Hermione
aveva passato il pomeriggio con Harry e Ron a studiare. I compiti dei due ragazzi avevano raggiunto
un’altezza preoccupante, quasi quanto la torre di Astronomia. La ragazza, oltre
a dar loro una mano, aveva anche fatto esercizi di Incantesimi, ripassato Trasfigurazione e
finito di studiare Aritmazia: poteva ritenersi soddisfatta. Chiuse il pesante
volume di Aritmazia e incominciò a riporre le sue cose.
Ron
la guardò: “Hai finito?”
Hermione
annuì e aggiunse: “Ci vediamo a cena, ragazzi. Io devo passare dalla McGranitt
a ritirare dei libri. Affido a voi la mia borsa.” La ragazza aveva radunato in
tutta fretta libri, pergamene, piume e boccette d’inchiostro e li aveva messi
nella borsa appoggiata sul tavolo, si era diretta velocemente verso il buco del
ritratto ed era sparita.
Ron
ed Harry si guardarono. Il volto di uno era il riflesso di quello dell’altro.
Erano più che stupiti, erano sconcertati!
“Hermione
sta davvero impazzendo. Che diavolo le succede, per Merlino!?”
“Non
ne ho idea, Ron. Ultimamente è davvero strana.” Anche Harry aveva notato infatti
che, da un po’ di tempo a quella parte, l’amica si comportava in modo alquanto
bizzarro. Aveva però una sua teoria riguardo l’atteggiamento sfuggevole di
Hermione, ma non voleva condividerla con Ron per evitare di irritarlo. Almeno
non finché la sua teoria sarebbe rimasta tale. Ron sapeva infatti essere
piuttosto impulsivo quando si parlava di questioni
di cuore e l’aveva dimostrato fin troppo bene l’anno precedente quando
Victor aveva invitato Hermione al Ballo del Ceppo. Harry aveva proprio cominciato a pensare che
Hermione si vedesse con qualcuno. Non che ci fosse nulla di male in questo ma sicuramente
Ron non l’avrebbe presa bene. Harry sapeva che l’amico provava qualcosa per
Hermione ma che ancora non riusciva ad ammetterlo nemmeno a sé stesso.
“Ti
va una partita a scacchi, Harry?” propose Ron riportandolo alla realtà, lontano
da tutti quei pensieri.
“Si,
certo. Buona idea.”
“Vado
a prendere la scacchiera in dormitorio e arrivo.” Ron si dileguò su per le
scale del dormitorio maschile.
Stava
guardando la porzione di prato visibile vicino alle serre quando si accorse che
qualcuno camminava in fretta diretto alla serra numero tre. Da quell’altezza e
a causa del buio che già si diffondeva, Harry non poteva vedere chiaramente di
chi si trattasse ma quei capelli cespugliosi che gli era parso di scorgere gli
ricordarono subito Hermione. Possibile che la ragazza avesse inventato una
scusa per andarsene dalla Sala Comune? Che motivo avrebbe avuto per fare una
cosa simile? Nella mente di Harry si affacciò ancora la teoria che l’amica
avesse una sorta di storia segreta con qualcuno e la sua ipotesi sembrò essere
confermata quando, vicino alla serra numero tre, comparve una seconda figura.
Anche in questo caso Harry non avrebbe saputo dire di chi si trattasse
precisamente ma quando un testardo raggio di sole, che cercava di resistere alle
tenebre che avanzavano, illuminò la testa di questo secondo personaggio, vide una
marea di capelli rossi che si tinsero di un colore ancora più vivace. Erano
indubbiamente i capelli rossi marca Weasley e siccome Ron era intento a
preparare la scacchiera proprio al tavolo dietro di lui e Ginny studiava
sprofondata in una poltrona vicina al camino, quella figura non poteva che
essere uno dei gemelli. Subito Harry aveva pensato a Fred ma da quella distanza
non avrebbe potuto confermarlo con certezza. Harry aveva infatti notato che
anche Fred ultimamente si comportava in modo strano, soprattutto quando si
avvicinava a loro per parlare. Era come se fosse continuamente attratto da
Hermione tanto da non poter smettere di guardarla.
“Harry,
io sono pronto.” Fortunatamente, ancora una volta, Ron lo distrasse dalle sue
meditazioni. Gettò un ultimo sguardo verso la serra ma le due figure erano
sparite. Harry decise di non pensarci e, per il momento, non avrebbe detto nulla
a nessuno. Forse un giorno si sarebbe presentata l’occasione di parlare con
Hermione e allora chissà se l’amica si sarebbe confidata. Harry si sedette di
fronte a Ron e ai suoi pezzi neri della scacchiera. Adesso doveva concentrarsi:
lo aspettava una partita davvero dura. Probabilmente Ron l’avrebbe battuto
comunque ma almeno lui avrebbe cercato di perdere il più dignitosamente
possibile.
Appena
ebbe avvistato Fred, appoggiato tranquillamente alla parete della serra,
rallentò il passo e cercò di riprendere fiato.
“Buonasera,
Granger.” il ragazzo la salutò con un sorriso ammiccante.
“C-ciao,
Fred.”
“Hai
corso, Granger? Tranquilla, cerca di riprendere fiato.”
“Pensavo
di essere in ritardo.” Appena ebbe terminato di dire queste parole, l’orologio
della scuola scandì sei rintocchi.
“Invece
sei puntuale come un orologio.” Fred non smetteva di sorriderle. “Vieni.” Le
disse semplicemente e la ragazza lo seguì.
I
due si spostarono un po’ oltre la serra, in un punto del prato in cui, dal
castello, nessuno avrebbe potuto vederli. Da lì si riusciva a scorgere solo la
capanna di Hagrid ma il guardiacaccia se fosse uscito non li avrebbe notati.
Erano in una posizione strategica.
Fred
iniziò a trafficare con il laccio del proprio mantello.
“Che
stai facendo?” gli chiese Hermione, allarmata.
“Mi
procuro qualcosa sul quale sederci, Granger. L’erba è già umida.” gli spiegò,
come se fosse ovvio.
Hermione
abbassò lo sguardo. Per un attimo aveva pensato che Fred volesse… Ma che
diavolo andava a pensare? Era diventata matta??
Fred
aveva steso il proprio mantello sull’erba e si era seduto. Fece cenno alla ragazza
di sedersi accanto a lui ed Hermione obbedì.
Per
un po’di tempo nessuno dei due disse nulla, entrambi si limitarono a guardare
il sole che scendeva dietro le montagne. Hermione si abbracciava le ginocchia mentre
Fred teneva le gambe tranquillamente accavallate.
“Mi
è sempre piaciuto il tramonto.” Hermione parlò tutto d’un tratto. “Da piccola
io e mia mamma avevamo inventato un gioco. Vuoi che te lo racconti?” chiese
timidamente a Fred, meravigliandosi di quello che le era venuto in mente.
“Certo.”
Fred le rispose come se non aspettasse altro.
“Dunque,
è piuttosto semplice in verità ed è un gioco che facevo quando ero una
bambina.” tenne a precisare nuovamente.
“Non
ti giudicherò certo per questo, Granger. Non sono un professore.” scherzò il
ragazzo.
Hermione
parve un po’ più sollevata e continuò: “Praticamente io e la mamma ci mettevamo
sedute in terrazza e cercavamo di abbinare ogni colore del tramonto ad un
oggetto reale. Ad esempio, adesso il sole ha già un colore arancione-rosso
simile a quello delle fiamme del camino e vedi l’aureola che si crea attorno al
sole?”
La
ragazza alzò la mano destra e indicò, tracciando un cerchio immaginario con
l’indice, il colore arancio che il sole irradiava. “Quell’arancio invece mi
ricorda molto il succo di zucca. Non ti pare?”
Fred
reclinò leggermente il capo per osservare meglio e seguì affascinato il profilo
del dito indice di Hermione fino a fissare gli occhi sul cerchio pseudo dorato
del sole. “Si, hai ragione. E quel colore laggiù, invece?”
“Quale?”
Fred
diresse delicatamente il polso del braccio teso della ragazza verso una parte
più scura di cielo, ai margini delle cime degli alberi della Foresta. Al
contatto con la mano di Fred, il polso della ragazza sembrò prendere fuoco.
“Quel
colore tra il blu e il violetto?” chiese Hermione cercando di nascondere il
tremore nella propria voce.
“Si,
esattamente quello.” Fred si lasciò sfuggire un sorrisetto. Aveva notato il
turbamento di Hermione quando lui l’aveva toccata.
“Ah,
quello è l’indaco. Hai buon occhio, Weasley. Devo ammetterlo.” Hermione si
riprese rispondendogli spavalda.
Era
la prima volta che chiamava Fred per cognome e questo produsse in lui uno
strano brivido di piacere. Era davvero in gamba, la ragazza! Non che l’avesse
mai messo in dubbio, naturalmente! Ma riusciva a tenergli testa in modo così
naturale che la cosa a volte lo sconcertava.
“Devo
confessarti che non sono mai riuscita ad abbinarlo a nessun oggetto. È solo il
colore che segna la nascita del crepuscolo. Ora tutto l’intero tramonto si
tingerà di indaco, sta a vedere.”
Hermione
aveva ragione, come sempre. L’indaco si fece largo nel cielo che divenne a poco
a poco sempre più scuro prendendo il posto di
colori come l’arancio, il giallo e il rosso che sparivano mano a mano
che il sole si eclissava dietro le nere montagne.
“Mi
piace questo crepuscolo.” constatò Fred.
Continuando
a fissare il cielo di fronte a sé, prese la mano destra di Hermione che ancora
indicava il color indaco lontano e la strinse nella sua.
Hermione
guardò le loro mani intrecciate e posate tra di loro sul mantello del gemello.
Improvvisamente
Fred, con la mano libera, le accarezzò i capelli prima di scendere sulla
guancia e di sfiorarle la linea del collo con un dito.
Hermione
fremette a quel contatto. Sentì come una scossa elettrica che la attraversò
dalla punta dei piedi fino all’ultima terminazione nervosa che poteva avere nei
capelli.
Fred
avvicinò lentamente il suo capo a quello di lei e la baciò.
Questa
volta Hermione se l’aspettava, tuttavia quel bacio ebbe comunque il potere di
farla quasi svenire, come le due volte precedenti. Nonostante Hermione stesse cominciato
a riconoscere il sapore di Fred e soprattutto i movimenti esperti delle sue
labbra, ogni volta che lui l’aveva
baciata si era sentita venir meno. Quello che provava in quel momento era così
forte che si chiese come potesse desiderare che non smettesse nonostante
sapesse benissimo che Fred, in quel modo, la stava facendo impazzire. E
impazzendo sotto l’effetto dei baci di lui, Hermione perdeva completamente il
suo autocontrollo.
Ma
non era solo la ragazza che vacillava sotto l’effetto di quei baci. Anche Fred
doveva ammettere che più baciava la Granger e più voleva baciarla. Era quasi
come una droga. Una dolce, incantevole e appassionata droga d’amore.
Così
naufragarono insieme in quel bacio che sembrava infinito. Non c’era più nulla
che avesse un senso. Nulla che potesse essere più importante di loro in quel
momento. Continuarono a baciarsi perché era quello di cui entrambi ebbero
bisogno per molto tempo. Poi Fred si staccò con fatica dalle labbra di Hermione
ma rimase con la fronte appoggiata alla sua.
“Non
mi hai più detto che cosa ne pensi sul fatto che tu mi piaci.” gli chiese il
gemello con fare indagatore.
“Weasley,
penso che ormai sia ovvio il motivo per il quale rispondo sempre ai tuoi baci.”
gli sussurrò Hermione.
Fred
sorrise. “Con me non attacca, Granger. Non te la caverai dicendomi le stesse
parole che ti ho rifilato io una settimana fa.” le fece notare, ghignando.
Hermione
sospirò, costretta con le spalle al muro dalla disarmante
schiettezza di Fred. “Anche tu mi piaci.” rispose come se i
due non avessero mai smesso di
parlare di quell’argomento da una settimana a quella parte.
“Non
avevo dubbi.” dichiarò soddisfatto e orgoglioso il ragazzo.
Hermione,
finta risentita per quell’atteggiamento così irresistibilmente arrogante di
Fred, fece per allontanarsi ma lui non glielo permise e riacchiappò
immediatamente le sue labbra. Hermione, ancora una volta, si lasciò coinvolgere
opponendo però prima una certa resistenza. Era pur sempre una ragazza
orgogliosa, lei!
Un
brivido di freddo le corse lungo la schiena. Fred se ne accorse. “Credo che sia
ora di rientrare per cena o finirai per congelare.” Hermione non ebbe nulla da
obiettare. Ora anche il crepuscolo stava scomparendo e un vento ancora troppo freddo per quell'inizio di aprile le
scompigliava i capelli.
Fred
si rimise il mantello ed Hermione lo aiutò a ripulirlo dai fili d’erba che
erano rimasti impigliati nel tessuto. I due si incamminarono in
silenzio verso il castello, ognuno immerso nei propri pensieri.
Poi
Fred cercò la mano di Hermione e ancora una volta intrecciò le sue dita alle
sue. Per Hermione quello era stato sicuramente il crepuscolo migliore della sua
vita e ora aveva anche trovato un qualcosa
che avrebbe sempre abbinato all’indaco. Da quel momento in avanti l’indaco
sarebbe stato per sempre il colore di un crepuscolo passato con lui, con Fred
Weasley.
Ciaaaaooooo
a tutti!!! Finalmente sono riuscita a postare questo capitolo!!
Scusate
l’attesa ma gli esami incombevano su di me. Come avrete notato
è estremamente
lungo ma spero di essere riuscita a gestire bene la situazione. Ho
voluto aggiungere anche piccole parti in cui anche altri personaggi
fanno qualcosa tanto per non cadere troppo nel banale e fossilizzarmi
solo sulla coppia Fred/Hermione. Spero di aver fatto una buona scelta
stilistica.
Aspetto
sempre i vostri pareri che mi sono di incoraggiamento per questa storia.
Il
prossimo capitolo sarà l’ultimo e mi auguro di riuscire a pubblicarlo in tempi
più brevi.
Voglio ringraziare ancora una volta tutti quelli che leggono, che
seguono e che hanno messo questa FF tra le preferite, senza ovviamente
dimenticare chi ha recensito!! UN GRAZIE IMMENSO!!
A
presto.
Mirty_92