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Autore: Mirty_92    19/02/2014    4 recensioni
E se i 7 colori dell'arcobaleno non fossero semplicemente dei colori? E se per Hermione Granger fossero molto di più? Un colore per ogni momento di una storia speciale che dipingerà la via di questa ragazza verso la felicità accanto ad un nuovo amore, Fred Weasley.
Genere: Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Fred Weasley, Hermione Granger, Un po' tutti | Coppie: Fred Weasley/Hermione Granger
Note: Missing Moments, Raccolta, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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indaco come un crepuscolo passato insieme

6. Indaco come un crepuscolo passato insieme

                                                                                             

Se le settimane successive al primo bacio con Fred, Hermione aveva fatto l’impossibile pur di evitarlo, ora la situazione si era completamente capovolta. Dopo la dichiarazione del ragazzo, Hermione faceva di tutto per incrociarlo e soprattutto per attirare il suo sguardo. La ragazza lo cercava a colazione, nei corridoi tra una lezione e l’altra, a pranzo, in Sala Comune, alle riunioni dell’ES, a cena, ancora in Sala Comune… e il bello era che, ogni volta che cercava i suoi occhi, i suoi occhi sembrava stessero aspettando solo lei.
Dai primi sguardi timidi, Hermione era passata, nel giro di una settimana, a sguardi mano a mano più sicuri mentre quelli di Fred, da sempre particolarmente audaci e malandrini, ora si erano fatti addirittura ardenti e sfrontati.
Quel gioco di sguardi la sfiniva ogni volta ma non poteva farne a meno: si era infatti scoperta a desiderare quegli occhi come non aveva mai desiderato nulla in vita sua. A dire la verità a volte si ritrovava a pensare che non erano solo gli occhi di Fred che desiderava. Voleva sentire ancora quel calore che l’aveva avvolta, voleva sentire le sue mani forti che la stringevano a sé. Insomma, lo voleva vicino. Punto. Purtroppo però, dal giorno della dichiarazione, non si era più presentata l’occasione e così era cominciata quell’estenuante battaglia di sguardi.

Fred era ritornato sereno e spensierato come un tempo. George se n’era accorto. Probabilmente le cose con Hermione si erano chiarite. Il ragazzo era contento per il gemello ma era anche un po’ arrabbiato con lui perché si rifiutava di raccontargli che cosa fosse successo quel giorno in biblioteca. Ma George non era un ragazzo che si arrendeva facilmente e aveva un piano: due ore soporifere di Storia della Magia per di più di venerdì pomeriggio, l’avrebbero aiutato a far sputare il rospo a Fred. Già si pregustava la vittoria imminente. Fred sarebbe stato ben presto in suo potere.

La campanella delle lezioni pomeridiane suonò e i ragazzi si riversarono nell’aula cercando di accaparrarsi i posti migliori. Fortunatamente i ragazzi del settimo anno di Grifondoro condividevano quella lezione con i Tassorosso che, data la loro natura mansueta, non partecipavano quasi mai alla lotta per ottenere i famigerati  posti in fondo. Così lo scontro era quasi sempre fra gli stessi Grifondoro.
Angelina sbuffò quando, senza tante cerimonie, venne sbalzata dalla sedia da Fred che le rispose con un ghigno. La ragazza fu costretta ad andare a sedersi in seconda fila. Tutti stavano prendendo posto, chiacchierando tranquilli fra loro.
“Certo che potevi fare il gentiluomo e lasciare il posto ad Angelina.” lo rimproverò George, seduto accanto a lui.
“Certo, per lasciare che tu le sbavassi dietro per tutta la lezione?”
George, senza quasi rendersene conto,  gli rifilò uno scappellotto e Fred rimase per un attimo basito; poi i due scoppiarono a ridere per l’assurdità della situazione.
“Può darsi.” ammise George cercando di riprendersi dalle risate. “Ma a te che te ne importa? Tu hai la Granger, dico bene?” le parole di George ebbero un effetto immediato sul gemello.
“Cosa intendi dire?”
“Intendo dire che…”
“Wealby e Wealby. La lezione è iniziata. Vi pregherei di fare silenzio e di prendere appunti.” Il professor Ruf era comparso dalla lavagna e, dopo aver salutato la classe, aveva iniziato subito a spiegare, con la sua voce monotona e soporifera, l’ennesima guerra tra goblin, folletti e qualche gigante qui e là. Inutile negarlo: in un modo o nell’altro i giganti c'entravano sempre.
Fred e George lo guardarono ma non fecero caso al rimprovero. Abbassarono la voce e ripresero a parlare.
“Intendo dire che ormai esci con la Granger. Che ti importa se ci provo con Angelina.”
“Io non esco con la Granger, George! Da dove ti è venuta questa idea?”
“Ti ricordi domenica… il libro che ho accidentalmente dimenticato in biblioteca… il favore della Granger… tu e la Granger…”
 “Io e la Granger niente. Le ho solo detto che mi piace. Tutto qui.”
Track.
Perfetto.
Fred era caduto nella trappola proprio come una mela matura cade dal ramo. Il piano di George era riuscito alla perfezione. Il gemello aveva confessato. Sul volto di George comparve un ghigno vittorioso e improvvisamente Fred capì cosa si era lasciato sfuggire.
Accidenti! Come aveva fatto a lasciarsi fregare a quel modo? Era stato uno stupido! Si batté una mano sulla fronte.
“ Per le mutande di Merlino, Georgie! Mi hai fregato!”
“Esattamente, Freddie. Ti sei distratto un attimo e ho agito.”
“Ho notato. Ma non finisce qui. Troverò un modo per fartela pagare, Georgie caro.” Il tono di Fred era inquietante e ironico al tempo stesso.
“Sisi, certo.” acconsentì sarcasticamente George, continuando a ghignare soddisfatto per la vittoria ottenuta.
Per un momento i due fratelli non dissero nulla, ognuno immerso nei propri pensieri.
I pensieri di Fred involontariamente volarono ad Hermione. A dire la verità, forse non proprio involontariamente dato che avevano appena terminato di parlare di lei.
Si ricordò del pranzo di quello stesso giorno.
Quando lui, George e Lee si erano seduti alla tavola dei Grifondoro, si era subito assicurato di trovare la Granger. Hermione era seduta accanto a Ginny, di fronte ad Harry e Ron, circa a metà della tavolata. Piluccava appena un po’ di cibo che aveva nel piatto mentre sembrava assai più occupata a ripassare freneticamente Pozioni per il test che quelli del quinto anno avrebbero avuto quel pomeriggio. Ormai Fred conosceva quasi a memoria tutti gli orari della ragazza. E per quanto riguardava il test… beh, Ron si era lamentato così tante volte in Sala Comune che probabilmente anche i muri erano venuti a conoscenza di quel famoso compito di Pozioni.
Appena Fred si era seduto accanto a Lee, si era sentito osservato e il suo sguardo era stato calamitato naturalmente verso quello di Hermione. La ragazza gli aveva sorriso e lui, non perdendo l’occasione di sfidarla, le aveva indirizzato uno sguardo equivoco che l’aveva fatta arrossire. Quanto gli piaceva quando arrossiva! Era ormai una settimana che andava avanti quella storia e lei ancora non si era abituata ai suoi sguardi anche se, doveva ammetterlo, le occhiate di lei erano diventate più sicure, quasi più audaci, come pronte a dare battaglia in quel duello silenzioso e senza bacchette.
Fred, senza accorgersene, si ritrovò a sorridere come un ebete.

George, al suo fianco, non era di certo messo meglio. Si stava tranquillamente gustando il sapore della vittoria quando il suo sguardo venne catturato da una miriade di treccine nere, tre file più avanti. Angelina si insinuò nei suoi pensieri e nella sua mente si figurò il suo sorriso; il 
carisma dirompente che affiorava in lei ogni volta che c’erano gli allenamenti di Quidditch e i suoi capelli con quelle mille treccine mosse dal vento…
L’Angelina in carne ed ossa scosse davvero la testa e George ritornò di colpo alla realtà. Il suo compito non era finito. Doveva ritornare a concentrarsi sulla Granger e su Fred.
“E lei cosa ti ha detto?” chiese improvvisamente, sempre parlando a bassa voce e ignorando ancora una volta quello che il professor Ruf continuava a spiegare.  
Fred cadde dalle nuvole per la seconda volta nel giro di pochi minuti.
“Lei cosa mi ha detto?” chiese, perplesso.
“Si, Freddie. Cosa ti ha detto la Granger quando tu le hai confessato che ti piace?”
Fred lo guardò, sconcertato. “Cosa avrebbe dovuto dirmi? Nulla naturalmente. Mi ha sorriso e poi l’ho abbracciata.”
George lo squadrò ancora più stupito. “Non ti ha detto nulla? Ma allora…”
“Allora cosa?”
“Beh, non lo sai se anche tu piaci a lei.” affermò George, in tono ovvio.
“Non c’è bisogno di parole per certe cose. Hai visto come mi guarda?” Fred non riuscì a trattenere un sorriso orgoglioso e gongolante.
“Si, e ho visto anche che arrossisce ogni volta che tu la guardi ma magari è solo un caso.”
“Un caso?” Fred soffocò una risata. Come poteva essere solo un caso? A volte George poteva apparire davvero stupido.
“Cosa ne sai di come funziona il cervello della Granger? Io se fossi in te vorrei una risposta.”
“Ma se non le ho chiesto nulla!”
“Ok, fai come vuoi. Io ti ho detto il mio parere. Dai, ora rimettiamoci al lavoro. Abbiamo blaterato abbastanza per oggi.”
George estrasse una lunga pergamena dalla sua borsa: gli ordini delle Merendine Marinare stavano diventando sempre più numerosi. La posò a metà tra il suo banco e quello di  Fred e i gemelli cominciarono a controllarla.
Ma qualcosa si era messo in moto nel cervello di Fred. George gli aveva insinuato il seme del dubbio nella mente. Lui piaceva o no ad Hermione? La risposta era una sola: chiederlo alla diretta interessata. E sicuramente lo avrebbe fatto.

Finalmente anche l’ultima lezione del venerdì era terminata. I ragazzi del quinto anno di Grifondoro e Serpeverde erano usciti dall’aula di Pozioni appena suonata la campanella di fine lezione ed ora percorrevano il corridoio dei sotterranei diretti verso la Sala Grande per la cena.
Hermione stava ripensando al test di Pozioni e camminava alcuni passi indietro rispetto a Ron e ad Harry. Il compito, secondo la ragazza, non era stato poi così difficile. Non la pensavano come lei i suoi compagni di classe che stavano maledicendo Piton per aver chiesto loro cose di secoli prima che non avevano neppure ripassato.
Hermione invece aveva risposto a tutte le domande e aveva consegnato il test addirittura 10 minuti prima dello scadere del tempo a disposizione, sotto lo sguardo di disappunto del professore.
Stava ricontrollando mentalmente la risposta alla domanda 9 quando, arrivata nella Sala d’Ingresso, Hermione si sentì chiamare.
“Hermione, Hermione! ”
Ernie Mcmillan di Tassorosso , dall’altro lato della Sala, cercava di attirare l’attenzione della ragazza in mezzo al trambusto di studenti che sciamava verso la Sala Grande.
“Ciao, Ernie. Tutto bene?” gli chiese quando il ragazzo la raggiunse.
“Sisi. Grazie. E tu?”
“Bene, grazie.”
“Hermione, volevo chiederti sei hai 5 minuti da concedermi. Dovrei parlarti.”
In quel momento Ron si era voltato, evidentemente per chiedere qualcosa ad Hermione, ma vide che la ragazza si era fermata a parlare con Ernie.
“Hermione, che fai? Non vieni?” le chiese Ron.
“Tu ed Harry andate pure. Vi raggiungo tra un attimo.”
Ron fece spallucce e salì a tre a tre i gradini della scalinata per raggiungere l’amico che li aspettava già sul primo pianerottolo.
Hermione tornò a rivolgere la sua attenzione ad Ernie.
“Ma certo, Ernie. Dimmi pure.”
“Ecco, è una cosa un po’ imbarazzante in effetti. Spero che tu mi possa perdonare.”disse il ragazzo guardandosi la punta delle scarpe.
“Suvvia, Ernie! Cos’è successo? Così mi preoccupi.”
“Vedi Hermione, l’altro giorno stavo ripassando un paio di incantesimi per Vitius e sulla mia scrivania tenevo il galeone dell’ES, sai, giusto per sapere a quando fosse stata fissata la prossima riunione e… è stato un attimo. Mi sono distratto e ho scagliato un incantesimo Congelante sul galeone. Ho subito provveduto a sistemare il guaio con un contro-incantesimo ma ho paura che si possa essere danneggiato. Non mi ha avvisato della riunione di domani, per esempio. Per fortuna ho incrociato la sorellina di Ron e lei mi ha avvertito.” Ernie si tormentava la tasca destra dei pantaloni della divisa: probabilmente era lì che teneva il galeone.
“Ah, tutto qui? Devo ammettere che mi avevi fatto preoccupare sul serio, Ernie!” Hermione ridacchiò.
“Bhe, so che l’incantesimo che hai usato è magia avanzata perciò mi spiace aver rovinato il tuo lavoro, Hermione.” Ernie era proprio un Tassorosso in tutto e per tutto. Onesto, leale e un gran lavoratore. E indubbiamente sapeva riconoscere e apprezzare anche l’impegno altrui.
“Stai tranquillo, Ernie. Lasciami pure il galeone. Te lo sistemo e te lo farò avere il prima possibile.” Poi aggiunse :“Nel frattempo la riunione rimane per domani sera alle nove.” e gli fece l’occhiolino.
Ernie, rincuorato dalla ragazza, le sorrise riconoscente.
“Ok, grazie mille. E buona serata.” Il ragazzo, dopo averla salutata, sparì presto nella Sala Grande inghiottito dal flusso di studenti che andavano a cena.
Hermione si affrettò verso la Sala Comune dove sicuramente la stavano già aspettando Harry e Ron. Doveva ancora depositare la borsa, darsi una sistemata e scendere per cena. Era ormai la terza rampa di scale che percorreva in tutta fretta, a testa bassa, quando ad un tratto andò a sbattere contro qualcuno che, per fortuna, ebbe il buonsenso di tenerla stretta a sé evitandole così un clamoroso capitombolo giù per le scale per via del contraccolpo.
“Granger, devi fare attenzione quando cammini. Non ci sarò sempre io a salvarti da situazioni pericolose.” Hermione poteva quasi percepire il ghigno canzonatorio del ragazzo che gli stava di fronte. Senza nemmeno alzare la testa infatti aveva già capito contro chi era andata a sbattere. Quella voce l’avrebbe saputa riconoscere ovunque, anche tra il pianto assordante di mille Mandragole, prima di finire k.o naturalmente.
Tra tutte le persone di Hogwarts proprio addosso a Fred era dovuta finire? Era il destino o una semplice coincidenza il fatto che lui sbucasse fuori proprio al momento giusto come quel giorno quando la Squadra di Inquisizione aveva cercato di tenderle un agguato?
“Scusa, Fred. Ero di fretta e non stavo prestando attenzione.”
“Questo l’ho notato, Granger.”
Hermione lo guardò e per un attimo sentì le farfalle nello stomaco. Era da una settimana che desiderava avere Fred così vicino e adesso che era capitato era semplicemente paralizzata.
“Sai, Granger.” le sussurrò suadente all’orecchio. Hermione ebbe un fremito. “Io rimarrei così ancora per un po’ ma penso che se qualcuno ci vedesse probabilmente si chiederebbe perché ti tengo abbracciata sulle scale.”
Le guance di Hermione si imporporarono. Probabilmente non avrebbe mai smesso di imbarazzarsi di fronte a Fred e si maledisse mentalmente per questa sua debolezza. D’altro canto doveva ammettere che Fred non aveva tutti i torti. Se qualcuno li avesse visti così… non voleva pensarci! Fece per separarsi da Fred e salire di un gradino quando le scale presero vita e iniziarono a muoversi.
Hermione, d’istinto, cercò di aggrapparsi al corrimano ma trovò solamente  il braccio teso di Fred che indossava la sola camicia della divisa. Al suo tocco, Hermione sentì, sotto la sottile stoffa, i muscoli dell’avambraccio del ragazzo guizzare fino a tendersi in un sostegno per la sua mano.
Le scale, cambiata posizione, si fermarono nuovamente.
“Lo so che non vuoi lasciarmi andare, Granger,” le disse il ragazzo facendole notare gentilmente che la sua mano stringeva ancora il suo braccio “ma George mi sta aspettando in Sala Grande e poi stasera ho un certo appetito.” ammiccò furbescamente.
Possibile che quel ragazzo dovesse sempre essere così… così… irresistibilmente irritante??
Hermione ritrasse subito la mano come se si fosse scottata e, senza nemmeno salutarlo, cercò di oltrepassarlo velocemente ma non aveva fatto che un solo passo quando Fred la bloccò.
“Aspetta, visto che ti ho incontrata volevo chiederti se domani ti andrebbe di passare un po’ di tempo insieme. Magari potremmo vederci verso le 6 di pomeriggio alla serra numero 3, tu che dici?” gli propose semplicemente, come se nulla fosse.
Hermione era rimasta basita di fronte alla richiesta di Fred che non la smetteva di fissare il suo sguardo provocatorio su di lei.
“Oh, s-si. C-certo. D’accordo. Va bene.”
Gli aveva detto che le andava bene?? Forse solo 3 o 4 volte in quell’unica  frase. Quel ragazzo aveva la capacità di farle perdere la sua proverbiale dialettica e di ridurla quasi a quella di un Vermicolo… muto, ovviamente.
“Molto bene. Allora a domani, Granger. Passa una buona serata.” Il gemello saltò a piè pari gli ultimi tre gradini prima di sparire dietro un ad arazzo lasciando un’ Hermione alquanto disorientata.

“Passa una buona serata.” Così le aveva detto Fred. Accidenti a lui! Erano le tre di notte ed Hermione non riusciva ancora a prendere sonno. Per fortuna di sabato non ci sarebbero state le lezioni altrimenti non sapeva se ce l’avrebbe fatta ad alzarsi.
Hermione si girava e rigirava nel letto da quasi 4 ore. 4 ore? Doveva essere impazzita! Non poteva aver perso 4 ore di sonno solo perché continuava a pensare a Fred! Non era decisamente da lei. Eppure non riusciva a togliersi dalla mente la voce del gemello che gli proponeva di incontrarsi per passare un po’ di tempo insieme.
Cosa aveva in mente Fred?
Non lo sapeva e non riusciva ad immaginarlo.
Ma dopotutto le importava davvero saperlo?
No, non le interessava. Era tutta settimana che non aspettava altro che avere l’occasione di stare un po’ da sola con Fred e questo invito era arrivato proprio al momento opportuno.
Ma allora perché era diffidente? Perché aveva paura. Provava un’irrazionale paura che tutto quello che era capitato da un mese a quella parte, fosse solo un sogno, un bel sogno a dirla tutta! E che sarebbe svanito come i sogni più belli sul far del mattino.
E poi, come se non bastasse tutto questo, si era anche fatta venire il dubbio che quello che Fred le aveva proposto potesse essere un appuntamento. Per Merlino! Un vero appuntamento! Lei non sapeva esattamente cosa si potesse considerare come vero appuntamento. Dopotutto non aveva la minima esperienza in quel campo. Con Victor era stata semplicemente una cosa da nulla. Non c’erano mai stati veri appuntamenti, solo semplici “A domani, He-r-mio-ni.”
Hermione per un attimo si distrasse e sorrise al pensiero di Victor. Era rimasto un caro amico di piuma, nulla di più. Poi il volto di Fred si ripresentò prepotentemente di fronte ai suoi occhi, con quel sorriso spavaldo e malandrino.
Basta. Ora si sarebbe imposta di dormire altrimenti l’indomani avrebbe avuto delle occhiaie degne di Mirtilla Malcontenta.
Diede qualche pugno al cuscino per fargli assumere una forma più comoda, si girò su un fianco e chiuse gli occhi. Presto si sarebbe addormentata.

Erano le 6 meno dieci di pomeriggio. La Sala Comune di Grifondoro si stava a poco a poco ripopolando di studenti. Era stato una bella giornata e tanti ragazzi ne avevano approfittato per stare un po’all’aperto. Ma ora era quasi il tramonto e l’aria si era fatta più fresca costringendo tutti a rincasare nel castello.
Hermione aveva passato il pomeriggio con Harry e Ron a studiare. I  compiti dei due ragazzi avevano raggiunto un’altezza preoccupante, quasi quanto la torre di Astronomia. La ragazza, oltre a dar loro una mano, aveva anche fatto esercizi di  Incantesimi, ripassato Trasfigurazione e finito di studiare Aritmazia: poteva ritenersi soddisfatta. Chiuse il pesante volume di Aritmazia e incominciò a riporre le sue cose.
Ron la guardò: “Hai finito?”
Hermione annuì e aggiunse: “Ci vediamo a cena, ragazzi. Io devo passare dalla McGranitt a ritirare dei libri. Affido a voi la mia borsa.” La ragazza aveva radunato in tutta fretta libri, pergamene, piume e boccette d’inchiostro e li aveva messi nella borsa appoggiata sul tavolo, si era diretta velocemente verso il buco del ritratto ed era sparita.
Ron ed Harry si guardarono. Il volto di uno era il riflesso di quello dell’altro. Erano più che stupiti, erano sconcertati!
“Hermione sta davvero impazzendo. Che diavolo le succede, per Merlino!?”
“Non ne ho idea, Ron. Ultimamente è davvero strana.” Anche Harry aveva notato infatti che, da un po’ di tempo a quella parte, l’amica si comportava in modo alquanto bizzarro. Aveva però una sua teoria riguardo l’atteggiamento sfuggevole di Hermione, ma non voleva condividerla con Ron per evitare di irritarlo. Almeno non finché la sua teoria sarebbe rimasta tale. Ron sapeva infatti essere piuttosto impulsivo quando si parlava di questioni di cuore e l’aveva dimostrato fin troppo bene l’anno precedente quando Victor aveva invitato Hermione al Ballo del Ceppo.  Harry aveva proprio cominciato a pensare che Hermione si vedesse con qualcuno. Non che ci fosse nulla di male in questo ma sicuramente Ron non l’avrebbe presa bene. Harry sapeva che l’amico provava qualcosa per Hermione ma che ancora non riusciva ad ammetterlo nemmeno a sé stesso.
“Ti va una partita a scacchi, Harry?” propose Ron riportandolo alla realtà, lontano da tutti quei pensieri.
“Si, certo. Buona idea.”
“Vado a prendere la scacchiera in dormitorio e arrivo.” Ron si dileguò su per le scale del dormitorio maschile.

Harry si stiracchiò. Era rimasto seduto tutto il giorno e sentiva il bisogno di sgranchirsi un po’. Andò alla finestra e si fermò a guardare il tramonto. Era un tramonto già avanzato a dire la verità, che sfumava nel crepuscolo. Le cime nere degli alberi della Foresta Proibita si stagliavano alte nel cielo infuocato mentre le ombre scure del castello e delle serre si allungavano sull’erba ancora più buia.
Stava guardando la porzione di prato visibile vicino alle serre quando si accorse che qualcuno camminava in fretta diretto alla serra numero tre. Da quell’altezza e a causa del buio che già si diffondeva, Harry non poteva vedere chiaramente di chi si trattasse ma quei capelli cespugliosi che gli era parso di scorgere gli ricordarono subito Hermione. Possibile che la ragazza avesse inventato una scusa per andarsene dalla Sala Comune? Che motivo avrebbe avuto per fare una cosa simile? Nella mente di Harry si affacciò ancora la teoria che l’amica avesse una sorta di storia segreta con qualcuno e la sua ipotesi sembrò essere confermata quando, vicino alla serra numero tre, comparve una seconda figura. Anche in questo caso Harry non avrebbe saputo dire di chi si trattasse precisamente ma quando un testardo raggio di sole, che cercava di resistere alle tenebre che avanzavano, illuminò la testa di questo secondo personaggio, vide una marea di capelli rossi che si tinsero di un colore ancora più vivace. Erano indubbiamente i capelli rossi marca Weasley e siccome Ron era intento a preparare la scacchiera proprio al tavolo dietro di lui e Ginny studiava sprofondata in una poltrona vicina al camino, quella figura non poteva che essere uno dei gemelli. Subito Harry aveva pensato a Fred ma da quella distanza non avrebbe potuto confermarlo con certezza. Harry aveva infatti notato che anche Fred ultimamente si comportava in modo strano, soprattutto quando si avvicinava a loro per parlare. Era come se fosse continuamente attratto da Hermione tanto da non poter smettere di guardarla.
“Harry, io sono pronto.” Fortunatamente, ancora una volta, Ron lo distrasse dalle sue meditazioni. Gettò un ultimo sguardo verso la serra ma le due figure erano sparite. Harry decise di non pensarci e, per il momento, non avrebbe detto nulla a nessuno. Forse un giorno si sarebbe presentata l’occasione di parlare con Hermione e allora chissà se l’amica si sarebbe confidata. Harry si sedette di fronte a Ron e ai suoi pezzi neri della scacchiera. Adesso doveva concentrarsi: lo aspettava una partita davvero dura. Probabilmente Ron l’avrebbe battuto comunque ma almeno lui avrebbe cercato di perdere il più dignitosamente possibile.

Hermione correva per i corridoi del castello. Essendo un Prefetto era consapevole che correre per i corridoi non era permesso, ma non poteva farne a meno altrimenti sarebbe arrivata in ritardo. Al quinto piano la ragazza incrociò Pix che tentò di colpirla sulla testa lanciandole un cancellino per le lavagne. Lo evitò senza problemi infilandosi in una scorciatoia dietro un arazzo per poi ricomparire due piani più sotto. Il cancellino era finito contro la parete e, in una nuvola di polvere di gesso, aveva lasciato un’impronta sul muro. Improvvisamente un’ombra di pura astuzia e malvagità comparve sul volto di Pix che sparì in tutta fretta tra le aule del piano. Dopo circa cinque minuti ritornò a librarsi  a mezz’aria di fronte alla parete imbrattata, con le braccia cariche di cancellini. Il poltergeist iniziò a scagliare le sue munizioni contro il muro e ben presto il corridoio si riempì di una fitta e densa nebbia biancastra. Pix sghignazzava furbescamente mentre cercava di ricreare sul muro dei disegni sconci. Gazza sicuramente sarebbe andato su tutte le furie ma questo a Pix non importava. Lui, d’altra parte, era nato proprio per muovere guerra al vecchio custode e, terminata la sua marachella, il poltergeist si allontanò a balzi lungo il corridoio lasciando dietro di sé solo un muro sporco e l’eco di una risata divertita.

Hermione aveva raggiunto la porta d’ingresso del castello, era uscita senza farsi vedere ed ora si dirigeva verso la serra numero tre.
Appena ebbe avvistato Fred, appoggiato tranquillamente alla parete della serra, rallentò il passo e cercò di riprendere fiato.
“Buonasera, Granger.” il ragazzo la salutò con un sorriso ammiccante.
“C-ciao, Fred.”
“Hai corso, Granger? Tranquilla, cerca di riprendere fiato.”
“Pensavo di essere in ritardo.” Appena ebbe terminato di dire queste parole, l’orologio della scuola scandì sei rintocchi.
“Invece sei puntuale come un orologio.” Fred non smetteva di sorriderle. “Vieni.” Le disse semplicemente e la ragazza lo seguì.
I due si spostarono un po’ oltre la serra, in un punto del prato in cui, dal castello, nessuno avrebbe potuto vederli. Da lì si riusciva a scorgere solo la capanna di Hagrid ma il guardiacaccia se fosse uscito non li avrebbe notati. Erano in una posizione strategica.
Fred iniziò a trafficare con il laccio del proprio mantello.
“Che stai facendo?” gli chiese Hermione, allarmata.
“Mi procuro qualcosa sul quale sederci, Granger. L’erba è già umida.” gli spiegò, come se fosse ovvio.
Hermione abbassò lo sguardo. Per un attimo aveva pensato che Fred volesse… Ma che diavolo andava a pensare? Era diventata matta??
Fred aveva steso il proprio mantello sull’erba e si era seduto. Fece cenno alla ragazza di sedersi accanto a lui ed Hermione obbedì.
Per un po’di tempo nessuno dei due disse nulla, entrambi si limitarono a guardare il sole che scendeva dietro le montagne. Hermione si abbracciava le ginocchia mentre Fred teneva le gambe tranquillamente accavallate.
“Mi è sempre piaciuto il tramonto.” Hermione parlò tutto d’un tratto. “Da piccola io e mia mamma avevamo inventato un gioco. Vuoi che te lo racconti?” chiese timidamente a Fred, meravigliandosi di quello che le era venuto in mente.
“Certo.” Fred le rispose come se non aspettasse altro.
“Dunque, è piuttosto semplice in verità ed è un gioco che facevo quando ero una bambina.” tenne a precisare nuovamente.
“Non ti giudicherò certo per questo, Granger. Non sono un professore.” scherzò il ragazzo.
Hermione parve un po’ più sollevata e continuò: “Praticamente io e la mamma ci mettevamo sedute in terrazza e cercavamo di abbinare ogni colore del tramonto ad un oggetto reale. Ad esempio, adesso il sole ha già un colore arancione-rosso simile a quello delle fiamme del camino e vedi l’aureola che si crea attorno al sole?”
La ragazza alzò la mano destra e indicò, tracciando un cerchio immaginario con l’indice, il colore arancio che il sole irradiava. “Quell’arancio invece mi ricorda molto il succo di zucca. Non ti pare?”
Fred reclinò leggermente il capo per osservare meglio e seguì affascinato il profilo del dito indice di Hermione fino a fissare gli occhi sul cerchio pseudo dorato del sole. “Si, hai ragione. E quel colore laggiù, invece?”
“Quale?”
Fred diresse delicatamente il polso del braccio teso della ragazza verso una parte più scura di cielo, ai margini delle cime degli alberi della Foresta. Al contatto con la mano di Fred, il polso della ragazza sembrò prendere fuoco.
“Quel colore tra il blu e il violetto?” chiese Hermione cercando di nascondere il tremore nella propria  voce.
“Si, esattamente quello.” Fred si lasciò sfuggire un sorrisetto. Aveva notato il turbamento di Hermione quando lui l’aveva toccata.
“Ah, quello è l’indaco. Hai buon occhio, Weasley. Devo ammetterlo.” Hermione si riprese rispondendogli spavalda.
Era la prima volta che chiamava Fred per cognome e questo produsse in lui uno strano brivido di piacere. Era davvero in gamba, la ragazza! Non che l’avesse mai messo in dubbio, naturalmente! Ma riusciva a tenergli testa in modo così naturale che la cosa a volte lo sconcertava.
“Devo confessarti che non sono mai riuscita ad abbinarlo a nessun oggetto. È solo il colore che segna la nascita del crepuscolo. Ora tutto l’intero tramonto si tingerà di indaco, sta a vedere.”
Hermione aveva ragione, come sempre. L’indaco si fece largo nel cielo che divenne a poco a poco sempre più scuro prendendo il posto di  colori come l’arancio, il giallo e il rosso che sparivano mano a mano che il sole si eclissava dietro le nere montagne.
“Mi piace questo crepuscolo.” constatò Fred.
Continuando a fissare il cielo di fronte a sé, prese la mano destra di Hermione che ancora indicava il color indaco lontano e la strinse nella sua.
Hermione guardò le loro mani intrecciate e posate tra di loro sul mantello del gemello.
Improvvisamente Fred, con la mano libera, le accarezzò i capelli prima di scendere sulla guancia e di sfiorarle la linea del collo con un dito.
Hermione fremette a quel contatto. Sentì come una scossa elettrica che la attraversò dalla punta dei piedi fino all’ultima terminazione nervosa che poteva avere nei capelli.
Fred avvicinò lentamente il suo capo a quello di lei e la baciò.
Questa volta Hermione se l’aspettava, tuttavia quel bacio ebbe comunque il potere di farla quasi svenire, come le due volte precedenti. Nonostante Hermione stesse cominciato a riconoscere il sapore di Fred e soprattutto i movimenti esperti delle sue labbra,  ogni volta che lui l’aveva baciata si era sentita venir meno. Quello che provava in quel momento era così forte che si chiese come potesse desiderare che non smettesse nonostante sapesse benissimo che Fred, in quel modo, la stava facendo impazzire. E impazzendo sotto l’effetto dei baci di lui, Hermione perdeva completamente il suo autocontrollo.
Ma non era solo la ragazza che vacillava sotto l’effetto di quei baci. Anche Fred doveva ammettere che più baciava la Granger e più voleva baciarla. Era quasi come una droga. Una dolce, incantevole e appassionata droga d’amore.   
Così naufragarono insieme in quel bacio che sembrava infinito. Non c’era più nulla che avesse un senso. Nulla che potesse essere più importante di loro in quel momento. Continuarono a baciarsi perché era quello di cui entrambi ebbero bisogno per molto tempo. Poi Fred si staccò con fatica dalle labbra di Hermione ma rimase con la fronte appoggiata alla sua.
“Non mi hai più detto che cosa ne pensi sul fatto che tu mi piaci.” gli chiese il gemello con fare indagatore.
“Weasley, penso che ormai sia ovvio il motivo per il quale rispondo sempre ai tuoi baci.” gli sussurrò Hermione.
Fred sorrise. “Con me non attacca, Granger. Non te la caverai dicendomi le stesse parole che ti ho rifilato io una settimana fa.” le fece notare, ghignando.
Hermione sospirò, costretta con le spalle al muro dalla disarmante schiettezza di Fred. “Anche tu mi piaci.” rispose come se i due non avessero mai smesso di parlare di quell’argomento da una settimana a quella parte.
“Non avevo dubbi.” dichiarò soddisfatto e orgoglioso il ragazzo.
Hermione, finta risentita per quell’atteggiamento così irresistibilmente arrogante di Fred, fece per allontanarsi ma lui non glielo permise e riacchiappò immediatamente le sue labbra. Hermione, ancora una volta, si lasciò coinvolgere opponendo però prima una certa resistenza. Era pur sempre una ragazza orgogliosa, lei!
Un brivido di freddo le corse lungo la schiena. Fred se ne accorse. “Credo che sia ora di rientrare per cena o finirai per congelare.” Hermione non ebbe nulla da obiettare. Ora anche il crepuscolo stava scomparendo e un vento ancora troppo freddo per quell'inizio di aprile le scompigliava i capelli.
Fred si rimise il mantello ed Hermione lo aiutò a ripulirlo dai fili d’erba che erano rimasti impigliati nel tessuto. I due si incamminarono in silenzio verso il castello, ognuno immerso nei propri pensieri.
Poi Fred cercò la mano di Hermione e ancora una volta intrecciò le sue dita alle sue. Per Hermione quello era stato sicuramente il crepuscolo migliore della sua vita e ora aveva anche trovato un qualcosa che avrebbe sempre abbinato all’indaco. Da quel momento in avanti l’indaco sarebbe stato per sempre il colore di un crepuscolo passato con lui, con Fred Weasley.

 

 

Angolo Mirty_92:

Ciaaaaooooo a tutti!!! Finalmente sono riuscita a postare questo capitolo!!
Scusate l’attesa ma gli esami incombevano su di me. Come avrete notato è estremamente lungo ma spero di essere riuscita a gestire bene la situazione. Ho voluto aggiungere anche piccole parti in cui anche altri personaggi fanno qualcosa tanto per non cadere troppo nel banale e fossilizzarmi solo sulla coppia Fred/Hermione. Spero di aver fatto una buona scelta stilistica.
Aspetto sempre i vostri pareri che mi sono di incoraggiamento per questa storia.
Il prossimo capitolo sarà l’ultimo e mi auguro di riuscire a pubblicarlo in tempi più brevi. 
Voglio ringraziare ancora una volta tutti quelli che leggono, che seguono e che hanno messo questa FF tra le preferite, senza ovviamente dimenticare chi ha recensito!! UN GRAZIE IMMENSO!!
A presto.
Mirty_92

 

 

  

 

 

  
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