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Autore: Fay_8    19/02/2014    6 recensioni
Erano passati solo tre giorni, ma nessuno aveva stabilito il tempo che bisognava impiegare per innamorarsi. L’amore non ha dei tempi specifici. Accade e basta. Puoi innamorarti con una semplicità inspiegabile, basta uno sguardo, un sorriso, un voce. Pensi che non sia possibile, perchè non puoi innamorarti di una voce o di uno sguardo, ma accade. Ti ritrovi in un uragano di emozioni, che non sai spiegare, vorresti uscirne ma allo stesso tempo vorresti rimanerci dentro in eterno. Perché l’amore è così, fa paura ma vale sempre la pena di essere vissuto. Tommy lo sapeva e non si sarebbe arreso, perché lui era innamorato di Adam dalla prima volta che l’aveva visto, la prima volta che aveva ascoltato la sua voce, se ne era innamorato ogni secondo di più. Non sapeva come era possibile, ma non si sarebbe tirato indietro. Stava soltanto dando ad Adam il tempo per capire che ormai erano dentro l’uragano, insieme.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Adam Lambert, Tommy Joe Ratliff
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Roller Coaster

Tommy non era mai stato una persona mattiniera, tutt’altro.
Quei raggi solari che sbucavano dalla tenda della finestra in modo gentile, che sembrava quasi non volessero disturbarlo, illuminarono il suo viso e lo svegliarono. Con ancora la testa sommersa nei cuscini allungò il braccio sul comodino, vicino al letto, per cercare il cellulare e guardare che ore fossero.
Stava per alzare la testa e guardare il display quando qualcosa o meglio qualcuno gli saltò addosso «ma che -» venne interrotto,
«quanto ti ci vuole per vestirti -lo annusò- e lavarti»
«chi ti ha fatto entrare?» chiese alzandosi e liberandosi dell’ospite indesiderato, non si disturba Tommy Joe che dorme,
«forza ! non c’è tempo da perdere, Sutan è fuori che ci aspetta»
«cosa?»
«Tommy devi muoverti»
«che significa che Sutan è qui fuori? non dovremmo andare a scuola?».
Isaac scosse la testa abbassandola lievemente, mentre si sedeva sul letto «scuola? È domenica e non sono mai andato di domenica a scuola, quindi muoviti!» disse spingendolo per farlo alzare dal letto «e Sutan che ci fa qui?» chiese mentre si dirigeva verso la porta del bagno «smettila di fare domande e vestiti, è una sorpresa» senza ribattere Tommy entrò ne bagno e ne uscì lavato e vestito.
Ritornò nella sua stanza prese il cellulare e non ebbe il tempo di fare nient’altro, Isaac afferrò il suo braccio per portarlo fuori e fargli scendere le scale. Erano vicino la porta d’ingresso, pronti ad uscire «dovrei avvisare mio padre»
«ci ho pensato io» disse Isaac «che significa?» chiese con uno sguardo confuso «significa che non devi fare domande, sta zitto e fidati di me» gli rispose «fidarmi di te, l’ultima volta che l’ho fatto-» venne interrotto «okay, per colpa mia sei finito nei guai, più di una volta, ma stavolta -sorrise- fidati ti piacerà».
Tommy chiuse la porta e seguì Isaac fino alla macchina di Sutan.
«Siamo pronti? > chiese uno Sutan tutto sorridente. Salirono in auto e per quanto Tommy cercasse di capire dove erano diretti, gli altri due fecero finta di non sentire le sue domande e alzarono il volume della radio al massimo, «posso almeno sapere quando vi siete messi d’accordo?» tentò di ottenere una risposta, ma tutto ciò che ottenne fu niente, Sutan ed Isaac continuavano a cantare e a far finta che lui non ci fosse. Si rassegnò, nessuno di quei due gli avrebbe risposto, poggiò le gambe sui sedili posteriori dell’auto e si addormentò, non sapeva se il posto in cui stavano andando era distante ma per lui era sempre meglio approfittarne quando aveva la possibilità di dormire.

Venne scosso dalla mano di Isaac «Tommy svegliati! Siamo arrivati» aprì gli occhi e uscì dall’auto.
Erano, non lo sapeva dov’erano «posso sapere dove siamo?» adesso dovevano rispondergli o almeno lo sperava. Lo presero per mano, come un bambino, Isaac quella destra e Sutan quella sinistra e lo portarono fino all’entrata di un parco giochi.
«Un parco giochi?»
«un parco giochi» risposero all’unisono «andiamo» dissero.

Camminarono…  «che ci facciamo qui? non fraintendetemi, la sorpresa mi è piaciuta, ma dal vostro silenzio, mi aspettavo qualcosa di più che il parco giochi»
«non dovresti trarre conclusioni affrettate» disse Issac,
«è quella la tua sorpresa bel principino» Sutan gli prese il viso con una mano e lo voltò verso Adam, che era poco distante da loro, seduto su una panchina. Sorrise, quella si che era una sorpresa. Andarono verso di lui e appena Adam li notò fu sorpreso, neanche lui sapeva di Tommy «Sutan, che ci fanno loro qui?» domandò al suo amico «visto che ieri mi hai tenuto sveglio fino alle quattro del mattino parlandomi di questo biondino, pensavo che ti sarebbe piaciuto rivederlo»
«tu cosa?» chiese Tommy, aveva passato la notte a parlare di lui, non riuscì ad evitare di sorridere ,
«non starlo a sentire, non è vero» guardò Adam e per la prima volta da quando lo conosceva, poteva dire di vederlo arrossire, Adam Lambert che arrossiva era bellissimo, pensò.
«Si che è vero» insistette Sutan, «tu non eri mio amico?» gli sussurrò Adam sperando di riuscire a fargli chiudere la bocca,
«è per questo che ho portato qui il piccoletto, divertitevi» gli diede una pacca sulla spalla «già divertiti» disse Isaac, mentre si allontanava con Sutan, «dove andate?» chiese Tommy «non possiamo mica restare con voi» detto questo si allontanarono e li lasciarono soli.

Restarono fermi a guardarsi. Tommy abbassò la testa osservando la punta delle sue scarpe, i cappelli gli ricadevano sul viso, coprendoglielo e Adam fu tentato di avvicinarsi e scostarglieli, ma non lo fece, si limitò a rompere quel silenzio
«Ci hanno incastrati» disse sembrando seccato dalla situazione. Almeno a Tommy così sembrava «puoi andartene se vuoi» non voleva che se ne andasse ma per il tono con cui aveva parlato sembrava, davvero, che fosse dispiaciuto di essere li con lui.
Questo pensiero lo rattristì, possibile che la sua compagna fosse così scocciante?
«Non posso lasciarti da solo» di nuovo quel tono. Quell’uomo era impossibile, quando era con lui, un attimo prima sorrideva felice di vederlo e quello dopo non riusciva a sopportarlo. Distolse lo sguardo dal suo. Li avevano portati in un parco giochi e facendo vagare lo sguardo, per non guardare Adam, finì a fissare le montagne russe. Pensò, che con lui era proprio come su una montagna russa, sei giù poi vai in alto e poi di nuovo in basso.
Perché doveva sempre fingere, perché fingeva, che la presenza di Tommy non gli piacesse.
Se non gli piaceva poteva andarsene, «si che puoi» si girò e andò a sedersi sulla panchina e come aveva pensato, Adam lo seguì.
«Non si lasciano i ragazzini da soli, potrebbero cacciarsi nei guai» adesso basta, pensò Tommy.
Non lo sopportava, si alzò e camminò a passo veloce, verso un direzione, qualsiasi, l’importante era andarsene.
Ma come ogni volta che scappava da Adam, lui lo afferrava per riportarlo indietro «dove vai?» disse con la mano salda sul polso di Tommy, «mi hai stancato» rispose, «cosa?» chiese confuso l’altro, «dovresti deciderti, mi vuoi qui o no, perché davvero starti dietro diventa stancante» Adam lasciò la presa sul suo polso, lo guardò per un po’ , Tommy stava per voltarsi ed andarsene quando un braccio gli avvolse la vita. Adam lo attirò a se «ti voglio qui» avvicinò il viso al suo, stava per baciarlo «e se io non ti volessi più» gli sussurrò, con la voce indebolita dal desiderio di unire le sue labbra con quelle dell’altro, voltò la testa di lato. Adam afferrò il suo viso con una mano e lo riportò verso il suo «impossibile» lo baciò. Tommy ricambiò il bacio, approfondendolo e lasciando che le loro lingue si incontrassero e soddisfacessero il loro desiderio di unirsi e diventare un'unica cosa, perché Adam aveva ragione era impossibile che non lo volesse. Gli erano mancate quelle labbra, gli era mancato sentire il suo corpo così vicino e gli erano mancate le sue mani che lo toccavano.
Adam fu il primo a staccarsi, lasciò la presa sul suo corpo, lasciandolo libero.
«Vieni» gli porse la mano, l’altro esitò, ma soltanto per orgoglio, poi l’afferrò, perchè l’attrazione era più forte dell’orgoglio.

Camminavano mano nella mano, come due fidanzatini, pensarono Isaac e Sutan che li osservavano, da lontano, ridendo. Erano soddisfatti del risultato del loro piano.

Passarono davanti ad uno stand, uno di quelli in cui lo scopo del gioco è colpire una lattina per vincere. Ma Tommy era troppo impegnato a guardare le loro mani e a ringraziare mentalmente Isaac e Sutan per accorgersi che Adam aveva pagato per giocare.
«Vuoi provare?» disse porgendogli la pistola, «si» Tommy la prese e sparò i primi colpi, che mancarono il bersaglio.
L’altro rise, «prova tu» gli tese la pistola, «possiamo provare insieme» non era stata formulata come una domanda ma Tommy rispose «okay» si rimise in posizione e prese la mira, che era sbagliata «sicuro che non ti servano degli occhiali?» rise.
Adam si posiziono dietro di lui, il suo petto aderiva perfettamente con la schiena dell’altro, posò le mai sulle sue e insieme impugnarono la pistola «così» sussurrò facendo rabbrividire Tommy che percepì il suo respiro sul collo «sei pronto?» annuì, perchè parlare era fuori discussione in quel momento.
Un colpo. Centrarono il bersaglio «potete scegliere il vostro premio».
Adam alzò un braccio per chiedere un pupazzo, ma Tommy lo fermò, abbassandolo, per indicare un microfono finto ricoperto di brillantini, gli fu consegnato e lo prese «per il mio cantante preferito» sorrise porgendolo ad Adam, che sorrise insieme al lui.

Adam riprese la sua mano e tornò a camminare verso un altro intrattenimento.
Guardò Tommy che sorrideva, non riusciva a fare altro, pensò che era davvero bello mentre sorrideva, anzi era sempre bello.
«Non sei così fastidioso come pensavo» gli disse, «e quando l’hai pensato? la prima volta che mi hai baciato, la seconda o tutte quelle dopo, perché non mi sembravi infastidito mentre lo facevi» Adam sorrise, quel ragazzino gli piaceva sempre di più.

«È la prima volta che ci vediamo alla luce del giorno, allora i miei “occhi azzurri” sono più luminosi?» avvicinò il viso al suo, sbattendo le palpebre, lui era luminoso sempre, pensò Tommy, ma non lo disse, era già abbastanza presuntuoso di suo.
«Non c’è differenza» Adam sorrise avvicinò le labbra al suo orecchio «invece i tuoi occhi sono più radiosi di giorno, ma preferisco vederti di sera, posso toccarti senza essere osservato da tutti» sussurrò, per poi incamminarsi, da solo, verso la biglietteria della ruota panoramica, lasciando Tommy ad arrossire.
«Non vieni?» disse Adam sventolando i biglietti. Tommy osservò la ruota, era alta. Andò verso di lui, cercando di rilassarsi, l’idea di salire su una ruota panoramica così alta lo agitava, parecchio. Ma era un’altra cosa che non avrebbe detto, non voleva sembrare un ragazzino.
Tommy passò accanto ad Adam ed entrò nella cabina, seguito da lui che chiuse lo sportello.
La cabina era formata da due sedili, a due posti, uno di fronte all’altro.
Adam si mise seduto e Tommy usò l’altro sedile. Era già abbastanza agitato, la sua vicinanza non l’avrebbe aiutato.

«Hai perso la lingua?» Adam si spostò sedendosi accanto a lui, «no» rispose con voce tremante, la ruota stava salendo, erano quasi giunti sul punto più alto. «Non avrai paura, vero?» chiese ridendo, «no» mentì, un attimo dopo averlo detto la ruota si bloccò, a causa di un blackout. Li sul punto più alto. La prima cosa che fece Tommy fu portarsi le gambe al petto e stringerle, iniziando a respirare affannosamente «a-aiutami». Adam avvolse un braccio attorno alle sue spalle e incominciò ad accarezzargli la schiena «non preoccuparti, va tutto bene, calmati» cercò di rassicurarlo, infondo non c’era niente di cui preoccuparsi.
Tommy si strinse di più a lui «come faccio?» riprese a respirare normalmente.
Parlare lo aiutava e questo non sfuggi ad Adam «parla con me, chiedimi qualcosa?» sperava di distrarlo,
Tommy ci penso su prima fi parlare «passi la notte al telefono a parlare di me?» quella domanda gli ronzava nella testa, da quando aveva sentito Sutan dirlo. Adam sorrise, nonostante fosse in un pessimo stato, rannicchiato tra le sue braccia, tremante e impaurito, riusciva a porgli l’unica domanda alla quale non voleva rispondere, ma doveva farlo «forse» disse, continuando ad accarezzarlo «forse?» chiese alzando il viso verso il suo. Aveva smesso di tremare «forse» ripete prima di guardarlo, passando lo sguardo dai suoi occhi alle sue labbra, sorrise e lo baciò. Tommy si spinse ancora di più verso di lui, ricambiando il bacio come se ne avesse bisogno, perché in quel momento ne aveva davvero bisogno.

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Angolino di Fay: Salve!
Allora… com’è questo capitolo da 1 a 10? (lo so che volete rispondere tutti 0… pazienza)
Ringrazio le persone che stanno seguendo la storia, siete magnifiche!
Spero che il capitolo vi sia piaciuto, nonostante il modo in cui è scritto, gli errori e bla bla bla … sempre la stessa cosa. Lo sapete no? Non ho mai detto di essere brava (siete stati avvisati).
Grazie per aver letto e fatemi sapere cosa ne pensate … pleassse *-*

 

  
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