Roller Coaster
Tommy
non era mai stato una persona mattiniera, tutt’altro.
Quei raggi solari che sbucavano dalla tenda della finestra in modo
gentile, che
sembrava quasi non volessero disturbarlo, illuminarono il suo viso e lo
svegliarono. Con ancora la testa sommersa nei cuscini
allungò il braccio sul
comodino, vicino al letto, per cercare il cellulare e guardare che ore
fossero.
Stava per alzare la testa e guardare il display quando qualcosa o
meglio qualcuno
gli saltò addosso «ma che -» venne
interrotto,
«quanto ti ci vuole per vestirti -lo annusò- e
lavarti»
«chi ti ha fatto entrare?» chiese alzandosi e
liberandosi dell’ospite
indesiderato, non si disturba Tommy Joe che dorme,
«forza ! non c’è tempo da perdere, Sutan
è fuori che ci aspetta»
«cosa?»
«Tommy devi muoverti»
«che significa che Sutan è qui fuori? non dovremmo
andare a scuola?».
Isaac scosse la testa abbassandola lievemente, mentre si sedeva sul
letto «scuola?
È domenica e non sono mai andato di domenica a scuola,
quindi muoviti!» disse
spingendolo per farlo alzare dal letto «e Sutan che ci fa
qui?» chiese mentre
si dirigeva verso la porta del bagno «smettila di fare
domande e vestiti, è una
sorpresa» senza ribattere Tommy entrò ne bagno e
ne uscì lavato e vestito.
Ritornò nella sua stanza prese il cellulare e non ebbe il
tempo di fare
nient’altro, Isaac afferrò il suo braccio per
portarlo fuori e fargli scendere
le scale. Erano vicino la porta d’ingresso, pronti ad uscire
«dovrei avvisare
mio padre»
«ci ho pensato io» disse Isaac «che
significa?» chiese con uno sguardo confuso
«significa che non devi fare domande, sta zitto e fidati di
me» gli rispose «fidarmi
di te, l’ultima volta che l’ho fatto-»
venne interrotto «okay, per colpa mia
sei finito nei guai, più di una volta, ma stavolta -sorrise-
fidati ti piacerà».
Tommy chiuse la porta e seguì Isaac fino alla macchina di
Sutan.
«Siamo pronti? > chiese uno Sutan tutto sorridente.
Salirono in auto e per
quanto Tommy cercasse di capire dove erano diretti, gli altri due
fecero finta
di non sentire le sue domande e alzarono il volume della radio al
massimo, «posso
almeno sapere quando vi siete messi d’accordo?»
tentò di ottenere una risposta,
ma tutto ciò che ottenne fu niente, Sutan ed Isaac
continuavano a cantare e a
far finta che lui non ci fosse. Si rassegnò, nessuno di quei
due gli avrebbe
risposto, poggiò le gambe sui sedili posteriori
dell’auto e si addormentò, non
sapeva se il posto in cui stavano andando era distante ma per lui era
sempre
meglio approfittarne quando aveva la possibilità di dormire.
Venne
scosso dalla mano di Isaac «Tommy svegliati! Siamo
arrivati» aprì gli occhi e uscì
dall’auto.
Erano, non lo sapeva dov’erano «posso sapere dove
siamo?» adesso dovevano
rispondergli o almeno lo sperava. Lo presero per mano, come un bambino,
Isaac
quella destra e Sutan quella sinistra e lo portarono fino
all’entrata di un parco
giochi.
«Un parco giochi?»
«un parco giochi» risposero all’unisono
«andiamo» dissero.
Camminarono…
«che ci
facciamo qui? non fraintendetemi, la sorpresa mi è piaciuta,
ma dal vostro
silenzio, mi aspettavo qualcosa di più che il parco
giochi»
«non dovresti trarre conclusioni affrettate» disse
Issac,
«è quella la tua sorpresa bel
principino» Sutan gli prese il viso con una mano
e lo voltò verso Adam, che era poco distante da loro, seduto
su una panchina.
Sorrise, quella si che era una sorpresa. Andarono verso di lui e appena
Adam li
notò fu sorpreso, neanche lui sapeva di Tommy
«Sutan, che ci fanno loro qui?»
domandò al suo amico «visto che ieri mi hai tenuto
sveglio fino alle quattro
del mattino parlandomi di questo biondino, pensavo che ti sarebbe
piaciuto
rivederlo»
«tu cosa?» chiese Tommy, aveva passato la notte a
parlare di lui, non riuscì ad
evitare di sorridere ,
«non starlo a sentire, non è vero»
guardò Adam e per la prima volta da quando
lo conosceva, poteva dire di vederlo arrossire, Adam Lambert che
arrossiva era
bellissimo, pensò.
«Si che è vero» insistette Sutan,
«tu non eri mio amico?» gli sussurrò
Adam
sperando di riuscire a fargli chiudere la bocca,
«è per questo che ho portato qui il piccoletto,
divertitevi» gli diede una
pacca sulla spalla «già divertiti» disse
Isaac, mentre si allontanava con Sutan,
«dove andate?» chiese Tommy «non possiamo
mica restare con voi» detto questo si
allontanarono e li lasciarono soli.
Restarono
fermi a guardarsi. Tommy abbassò la testa
osservando la punta delle sue scarpe, i cappelli gli ricadevano sul
viso,
coprendoglielo e Adam fu tentato di avvicinarsi e scostarglieli, ma non
lo
fece, si limitò a rompere quel silenzio
«Ci hanno incastrati» disse sembrando seccato dalla
situazione. Almeno a Tommy
così sembrava «puoi andartene se vuoi»
non voleva che se ne andasse ma per il
tono con cui aveva parlato sembrava, davvero, che fosse dispiaciuto di
essere
li con lui.
Questo pensiero lo rattristì, possibile che la sua compagna
fosse così
scocciante?
«Non posso lasciarti da solo» di nuovo quel tono.
Quell’uomo era impossibile,
quando era con lui, un attimo prima sorrideva felice di vederlo e
quello dopo
non riusciva a sopportarlo. Distolse lo sguardo dal suo. Li avevano
portati in
un parco giochi e facendo vagare lo sguardo, per non guardare Adam,
finì a
fissare le montagne russe. Pensò, che con lui era proprio
come su una montagna
russa, sei giù poi vai in alto e poi di nuovo in basso.
Perché doveva sempre fingere, perché fingeva, che
la presenza di Tommy non gli
piacesse.
Se non gli piaceva poteva andarsene, «si che puoi»
si girò e andò a sedersi
sulla panchina e come aveva pensato, Adam lo seguì.
«Non si lasciano i ragazzini da soli, potrebbero cacciarsi
nei guai» adesso
basta, pensò Tommy.
Non lo sopportava, si alzò e camminò a passo
veloce, verso un direzione,
qualsiasi, l’importante era andarsene.
Ma come ogni volta che scappava da Adam, lui lo afferrava per
riportarlo
indietro «dove vai?» disse con la mano salda sul
polso di Tommy, «mi hai
stancato» rispose, «cosa?» chiese confuso
l’altro, «dovresti deciderti, mi vuoi
qui o no, perché davvero starti dietro diventa
stancante» Adam lasciò la presa
sul suo polso, lo guardò per un po’ , Tommy stava
per voltarsi ed andarsene
quando un braccio gli avvolse la vita. Adam lo attirò a se
«ti voglio qui» avvicinò
il viso al suo, stava per baciarlo «e se io non ti volessi
più» gli sussurrò,
con la voce indebolita dal desiderio di unire le sue labbra con quelle
dell’altro, voltò la testa di lato. Adam
afferrò il suo viso con una mano e lo
riportò verso il suo «impossibile» lo
baciò. Tommy ricambiò il bacio,
approfondendolo e lasciando che le loro lingue si incontrassero e
soddisfacessero
il loro desiderio di unirsi e diventare un'unica cosa,
perché Adam aveva
ragione era impossibile che non lo volesse. Gli erano mancate quelle
labbra,
gli era mancato sentire il suo corpo così vicino e gli erano
mancate le sue
mani che lo toccavano.
Adam fu il primo a staccarsi, lasciò la presa sul suo corpo,
lasciandolo libero.
«Vieni» gli porse la mano, l’altro
esitò, ma soltanto per orgoglio, poi
l’afferrò, perchè
l’attrazione era più forte dell’orgoglio.
Camminavano
mano nella mano, come due fidanzatini, pensarono
Isaac e Sutan che li osservavano, da lontano, ridendo. Erano
soddisfatti del
risultato del loro piano.
Passarono
davanti ad uno stand, uno di quelli in cui lo
scopo del gioco è colpire una lattina per vincere. Ma Tommy
era troppo
impegnato a guardare le loro mani e a ringraziare mentalmente Isaac e
Sutan per
accorgersi che Adam aveva pagato per giocare.
«Vuoi provare?» disse porgendogli la pistola,
«si» Tommy la prese e sparò i
primi colpi, che mancarono il bersaglio.
L’altro rise, «prova tu» gli tese la
pistola, «possiamo provare insieme» non
era stata formulata come una domanda ma Tommy rispose
«okay» si rimise in
posizione e prese la mira, che era sbagliata «sicuro che non
ti servano degli
occhiali?» rise.
Adam si posiziono dietro di lui, il suo petto aderiva perfettamente con
la
schiena dell’altro, posò le mai sulle sue e
insieme impugnarono la pistola «così»
sussurrò facendo rabbrividire Tommy che percepì
il suo respiro sul collo «sei
pronto?» annuì, perchè parlare era
fuori discussione in quel momento.
Un colpo. Centrarono il bersaglio «potete scegliere il vostro
premio».
Adam alzò un braccio per chiedere un pupazzo, ma Tommy lo
fermò, abbassandolo,
per indicare un microfono finto ricoperto di brillantini, gli fu
consegnato e
lo prese «per il mio cantante preferito» sorrise
porgendolo ad Adam, che
sorrise insieme al lui.
Adam
riprese
la sua mano e tornò a camminare verso un altro
intrattenimento.
Guardò Tommy che sorrideva, non riusciva a fare altro,
pensò che era davvero
bello mentre sorrideva, anzi era sempre bello.
«Non sei così fastidioso come pensavo»
gli disse, «e quando l’hai pensato? la
prima volta che mi hai baciato, la seconda o tutte quelle dopo,
perché non mi
sembravi infastidito mentre lo facevi» Adam sorrise, quel
ragazzino gli piaceva
sempre di più.
«È
la prima
volta che ci vediamo alla luce del giorno, allora i miei
“occhi azzurri” sono
più luminosi?» avvicinò il viso al suo,
sbattendo le palpebre, lui era luminoso
sempre, pensò Tommy, ma non lo disse, era già
abbastanza presuntuoso di suo.
«Non c’è differenza» Adam
sorrise avvicinò le labbra al suo orecchio «invece
i
tuoi occhi sono più radiosi di giorno, ma preferisco vederti
di sera, posso
toccarti senza essere osservato da tutti»
sussurrò, per poi incamminarsi, da
solo, verso la biglietteria della ruota panoramica, lasciando Tommy ad
arrossire.
«Non vieni?» disse Adam sventolando i biglietti.
Tommy osservò la ruota, era
alta. Andò verso di lui, cercando di rilassarsi,
l’idea di salire su una ruota
panoramica così alta lo agitava, parecchio. Ma era
un’altra cosa che non
avrebbe detto, non voleva sembrare un ragazzino.
Tommy passò accanto ad Adam ed entrò nella
cabina, seguito da lui che chiuse lo
sportello.
La cabina era formata da due sedili, a due posti, uno di fronte
all’altro.
Adam si mise seduto e Tommy usò l’altro sedile.
Era già abbastanza agitato, la
sua vicinanza non l’avrebbe aiutato.
«Hai
perso la lingua?» Adam si spostò sedendosi accanto
a
lui, «no» rispose con voce tremante, la ruota stava
salendo, erano quasi giunti
sul punto più alto. «Non avrai paura,
vero?» chiese ridendo, «no»
mentì, un
attimo dopo averlo detto la ruota si bloccò, a causa di un
blackout. Li sul
punto più alto. La prima cosa che fece Tommy fu portarsi le
gambe al petto e
stringerle, iniziando a respirare affannosamente
«a-aiutami». Adam avvolse un
braccio attorno alle sue spalle e incominciò ad
accarezzargli la schiena «non
preoccuparti, va tutto bene, calmati» cercò di
rassicurarlo, infondo non c’era
niente di cui preoccuparsi.
Tommy si strinse di più a lui «come
faccio?» riprese a respirare normalmente.
Parlare lo aiutava e questo non sfuggi ad Adam «parla con me,
chiedimi
qualcosa?» sperava di distrarlo,
Tommy ci penso su prima fi parlare «passi la notte al
telefono a parlare di me?»
quella domanda gli ronzava nella testa, da quando aveva sentito Sutan
dirlo.
Adam sorrise, nonostante fosse in un pessimo stato, rannicchiato tra le
sue
braccia, tremante e impaurito, riusciva a porgli l’unica
domanda alla quale non
voleva rispondere, ma doveva farlo «forse» disse,
continuando ad accarezzarlo
«forse?» chiese alzando il viso verso il suo. Aveva
smesso di tremare «forse» ripete
prima di guardarlo, passando lo sguardo dai suoi occhi alle sue labbra,
sorrise
e lo baciò. Tommy si spinse ancora di più verso
di lui, ricambiando il bacio
come se ne avesse bisogno, perché in quel momento ne aveva
davvero bisogno.
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Angolino di Fay: Salve!
Allora…
com’è questo capitolo da 1 a 10? (lo so che volete
rispondere tutti 0…
pazienza)
Ringrazio le
persone che stanno seguendo la storia, siete magnifiche!
Spero che il
capitolo vi sia piaciuto, nonostante il modo in cui è
scritto, gli
errori e bla bla bla … sempre la stessa cosa. Lo sapete no?
Non ho mai detto di
essere brava (siete stati avvisati).
Grazie per
aver letto e fatemi sapere cosa ne pensate … pleassse *-*