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Autore: Fabio93    20/06/2008    1 recensioni
Il pirata Michael Brown si vedrà costretto a combattere per riavere la propria libertà, e per farlo dovrà affrontare il temibile SoleNero. Un compito apparentemente semplice, ma il vero nemico emergerà dall'ombra insieme alle altre protagoniste della storia: le due spade...
Genere: Azione, Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 27: le due spade


Per un attimo i pirati furono abbagliati dallo spettacolo che si presentò davanti ai loro occhi: si trovavano in una sala sconfinata resa ancora più grande dopo il buio del tunnel.
Ovunque i loro occhi si posassero venivano abbagliati dal luccichio dell'oro, statuette, gioielli, armi di valore incalcolabile erano ammassati ai lati della sala in mucchi disordinati dove gli uomini che loro avevano cercato si aggiravano cercando i pezzi più interessanti.
All'altra estremità della sala stava un grosso altare in pietra davanti ad un'enorme statua anch'essa d'oro che osservava inquisitrice i presenti.
Michael si impose di ignorare il tesoro che lo circondava.
«Jeroen! Fatti vedere dal tuo adorato cugino!» chiamò a gran voce, le sue parole riecheggiarono nella montagna mentre gli uomini del cugino si accorgevano della loro presenza e sciamavano giù dalle montagne d'oro per accoglierli.
Ad occhio e croce erano un po' più dei pirati decise Michael; gli olandesi si avvicinarono minacciosamente fino a che un ordine dato da una voce autoritaria non li bloccò.
«Fermi! Non toccatelo!» anche queste parole rimbombarono assordanti nella stanza, pian piano gli uomini si divisero facendo emergere dal gruppo la figura alta e slanciata di Jeroen.
Com'era diverso allora! I capelli castani erano pettinati in modo ordinato, i vestiti erano puliti e curati, il viso era sereno e dall'aria furba con un sorriso sottile ed ambiguo dipinto sulle labbra, solo gli occhi erano rimasti gli stessi.
«Che onore!» fece Jeroen passando all'inglese e togliendosi il grande cappello blu che portava in testa facendo un inchino a Michael «Cugino, speravo proprio che ci raggiungessi prima della nostra partenza!»
«Visto che hai tirato fuori l'argomento, come hai fatto a trovare il tesoro?» chiese Michael trattenendosi dal saltare addosso all'uomo che gli aveva rovinato la vita.
Jeroen era un corsaro ma più spesso un cacciatore di taglie e, non appena aveva saputo che il cugino era diventato un pirata non aveva perso tempo a dargli la caccia riducendo la sua flotta da quattro navi ad una caracca.
«Oh beh, visto che tu sei la mia preda più ambita ho preferito avere degli informatori nei luoghi che più spasso frequentavi come Tortuga ad esempio... vedi ho saputo che stavi battendo rotte insolite e che sembravi raccogliere indizi su qualcosa, mi ci è voluto tempo ma alla fine sono venuto in possesso delle tue informazioni e non ho resistito dal mettermi anche io a caccia di questo tesoro!» spiegò allargando le braccia in un gesto rassegnato.
«Sei uno sporco ficcanaso!»
«Oh, quale insulto!» lo sbeffeggiò Jeroen mantenendo il suo sorrisetto irritante.
«E va bene, ora siamo qui, uno davanti all'altro, ognuno ha qualcosa che l'altro vuole, ognuno vuole la vita dell'altro...» spiegò Michael cercando di apparire calmo «Una vita per una vita»
«Mi stai proponendo un duello?»
«Esattamente»
«Spiegami perché!» ribatté Jeroen «Ho tanti uomini quanto te, perché dovrei duellare con te rischiando di perdere la vita?» chiese, Michael non rispose.
«Perché dovrei battermi quando potrei spararti adesso?» domandò prendendo la pistola dalla cinta di un suo uomo e puntandola contro il viso del capitano.
«Già ma che gusto ci sarebbe? Ora che mi hai qui davanti a te, non ti darebbe più soddisfazione vedermi implorare pietà mentre tu ti accingi a trafiggermi con la tua spada?» chiese Michael, Jeroen non diede segno di cedimento, la situazione rimase invariata per molti secondi pieni di tensione.
«Come hai ragione!» disse in fine Jeroen ridando la pistola al sottoposto «E duello sia!» sentenziò estraendo la spada: sottile lunga e dall'estremità ricurva.
Michael sorrise soddisfatto estraendo la sua sciabola, grossa e pesante ma potenzialmente distruttiva sulla difesa dell'avversario; fece un paio di affondi e qualche fendente facendo fischiare l'aria, come per riscaldarsi prima di tenerla puntata dritta contro il cugino.
«Non intervenite!» comandarono i due ai loro uomini che fissarono i due duellanti con aria bellicosa.
I due si avvicinarono a passi cauti l'uno all'altro, fissandosi con occhi bramosi gli uni del sangue dell'altro, la loro parentela non bastava a frenare l'odio che li univa.
Un odio che era sbocciato non appena i loro padri si erano incontrati e che ora aveva l'occasione di sfogarsi tramite la nuova generazione.
Michael studiava l'avversario girandogli attorno, gli uomini che li accerchiavano si scambiavano commenti a bassa voce poi i suoni della folla scomparvero quando lui si gettò sul cugino.
Mise tutta la sua forza nel primo colpo, le spade cozzarono con un sonoro stridio mentre Michael sentiva il braccio di Jeroen tremare sotto il suo attacco.
Il capitano non si fermò martellando la guardia del cugino fino a farlo barcollare all'indietro con un ultimo fortissimo fendente; Jeroen rischiò di scivolare recuperando l'equilibrio all'ultimo momento rimettendosi in guardia mentre Michael ripartiva all'attacco, sicuro della sua superiorità.
Il secondo attacco non andò come si sarebbe aspettato: invece di bloccare i suoi fendenti il cugino si limitava a deviarli col filo della lama facendoli fischiare a qualche centimetro dal suo corpo impedendo al pirata di sfruttare la sua forza.
Dopo un po' Michael perse la pazienza e cominciò a menare fendenti a raffica ma la figura del cugino rimaneva sempre al di fuori della sua portata, cosa che lo mandava in bestia.
Jeroen deviò l'ennesimo colpo di Michael facendogli descrivere un ampio cerchio impedendogli di toccarlo, proprio in quel momento il sinistro di Michael scattò in avanti sfruttando l'inevitabile breccia nella guardia del cugino dovuta a tale movimento e lo colpì dritto in faccia.
La testa di Jeroen scattò all'indietro; l'uomo si afflosciò a terra col naso che sprizzava sangue, la folla emise un boato mentre Michael impugnava la sua spada come una mannaia avvicinandosi al cugino a terra, pronto a calare la lama su di lui.
Grugnendo il capitano sferrò il colpo, appena in tempo Jeroen pose la sua spada fra quella del cugino ed il suo viso, la situazione rimase in stallo per un attimo poi Jeroen colpì con un calcio lo stomaco Michael mandandolo gambe all'aria.
Dopo un momento di confusione il pirata scattò in piedi tentando di ignorare il dolore allo stomaco che però lo costringeva a stare ingobbito a guardare il cugino che gli girava attorno con aria famelica.
«Bastardo!» sibilò Michael esprimendo in quella parola tutta la sua frustrazione e la rabbia accumulatasi in anni di persecuzioni del cugino.
Jeroen gli sorrise, sputò un po' di sangue per terra e si lanciò all'attacco.
Michael non avrebbe mai pensato che il cugino fosse così abile: i suoi occhi seguivano a stento i suoi movimenti e le sua braccia ancora peggio, la sua difesa era grossolana ed improvvisata, ad ogni fendente sibilante di Jeroen Michael rischiava di perdere l'equilibrio sbilanciandosi per bloccare il colpo all'ultimo momento.
Perché stava andando così?! Finalmente si batteva col cugino, perché era ridotto così male? Dopo tutto quel tempo ad immaginarsi come sarebbe stato sconfiggerlo ora si ritrovava impotente davanti ai sui attacchi fin troppo rapidi. Perché non riusciva a colpirlo?! Non doveva andare così!
Jeroen trovò in fine una breccia nella guardia di Michael, il pirata vide avvicinarsi la lama al suo petto, la sua spada non poteva difenderlo, istintivamente balzò all'indietro ma non fu abbastanza.
Sentì chiaramente il metallo freddo squarciargli il petto, ma solo dopo arrivò il dolore: una fitta iniziale, un dolore ruggente che lo accecò con la sua forza, lo fece piegare in due mentre gli indumenti gli si riempivano di sangue.
Poi il dolore diminuì, riducendosi ad un fastidioso bruciore sui pettorali, Il pirata tossì e si guardò il palmo: non c'era sangue.
«Temo non fosse abbastanza profondo per arrivare ai polmoni» constatò Jeroen che era rimasto ad osservare il cugino soffrire, Michael grugnì rimettendosi in guardia cercando di mantenersi in una posizione meno umiliante e fulminando il cugino con lo sguardo.
Jeroen caricò ancora, ora Michael non riusciva a difendersi in modo decente, ogni movimento risvegliava il dolore assopito nella profonda ferita sul torace.
«Tu e la tua famiglia siete arrivati alla fine!» proclamò Jeroen preparandosi ad un fendente discendente, e per Michael si riaccese la speranza.
Con un movimento fulmineo, ignorando il tremendo dolore, il pirata incrociò le lame afferrando con la mano libera il polso del cugino impedendogli di disimpegnarsi, negli occhi di Jeroen passò un ombra di terrore: già il cugino lo faceva inarcare all'indietro schiacciandolo con la sua forza.
«Vorrei che ci fosse tuo padre al tuo posto, così da veder morire lui...al tuo posto...» disse Michael con voce sibilante, davanti a lui la faccia di Jeroen si andava arrossando mentre gli spettatori ruggivano incitando ambo le parti.
Improvvisamente Jeroen sputò un misto di sangue e saliva nell'occhio di Michael che si ritrasse lasciando libero il cugino.
«Sei... una merda!» disse al cugino con voce rabbiosa mentre si ripuliva l'occhio.
«Ehehehe... non è ancora la mia ora, Michael...» rispose quello riprendendo fiato, col petto che si gonfiava lento ed i vestiti inzuppati di sudore «Finalmente potrai raggiungere tuo padre»
Gli occhi del capitano lanciarono lampi d'ira all'avversario, il suo corpo sembrò ingrossarsi, la sua figura farsi più possente sostenuta dalla tremenda rabbia che lo divorava soffocando ogni altro senso.
«Non toccare mio padre» riuscì solo a dire con le labbra contratte, Jeroen sembrava soddisfatto di quello che vedeva, come se fosse tutto calcolato.
Michael si lanciò in avanti mulinando la spada e menò un fendente verso Jeroen, diretto dritto alla sua faccia; quello che successe dopo non gli fu mai chiaro, il movimento del cugino fu troppo veloce per i suoi occhi accecati dalla furia; fatto sta che si ritrovò disarmato con la mano sanguinante, la spada era per terra a qualche passo da lui.
«Come dicevo, non sarò io a morire» disse la voce divertita di Jeroen, Michael si girò verso di lui e sentì la punta della sua spada premergli sul collo.
Jeroen lo pungolò con la lama costringendolo ad indietreggiare, Michael guardò i suoi uomini protesi verso di lui, come cani in attesa dell'ordine di attaccare, sapeva che ormai dare quell'ordine era la sua unica speranza, ma sapeva anche che non l'avrebbe mai dato, l'onore glielo impediva, preferiva perire per mano del cugino che vederlo trafiggere da un altro.
Michael sentì col piede uno scalino, cominciò a salirli cercando di sottrarsi a Jeroen che ghignava osservandolo sudare freddo.
«Scappa, scappa! Il tuo terrore rende ancora più dolce la mia vittoria!» disse Jeroen con occhi bramanti di sangue.
Michael si sentì bloccare, si rese conto di essere arrivato all'altare ai piedi della statua d'oro, non poteva più arretrare e Jeroen aveva il campo libero.
Con la coda dell'occhio Michael vide due spade appoggiate sull'altare di pietra, il cugino, preso dal compiacimento, non le aveva notate, la sua gioia fu tale che per poco non si mise a ridere per il sollievo.
«All'inizio avevi parlato di supplicarmi, beh, credi sia giunto il...»
Jeroen non terminò la frase: la spada rossa che Michael aveva afferrato gli trafisse le labbra strappandone buona parte, il sangue schizzò in aria disegnando un arco in linea con la traiettoria della lama.
Jeroen si piegò in due portando la mano libera alla bocca intrisa di sangue che continuava a colare copioso, Michael assestò un calcio sulla sua spada facendogliela volare lontano.
«Ora supplicami tu!» disse il pirata tentando di trafiggere la testa del nemico ma quello gli afferrò il braccio, si spostò di lato facendolo cadere giù dalle scale.
Michael perse la cognizione dello spazio fino a che non cadde malamente sul terreno con tutte le membra doloranti.
Afferrò la spada che giaceva al suo fianco e si rialzò: Jeroen stava sulle scale, armato di una scintillante spada blu cobalto puntata contro di lui.
Michael si aspettava che il cugino lo attaccasse da un momento all'altro ma non successe nulla: Jeroen aveva uno sguardo vacuo e perso nel vuoto, la bocca aperta come in un muto grido di dolore.
Dopo una breve attesa il pirata decise di attaccare e fece per correre verso il nemico ma la terra tremò sotto i suoi piedi con una forza tale da scaraventarlo in aria facendolo ricadere qualche metro più in là.
Per un attimo Michael percepì solo dolore, poi aprì gli occhi: tutta la stanza tremava in modo spaventoso, oggetti dorati cadevano dall'alto delle pile di oggetti, l'aria era riempita da un rombo assordante che copriva ogni altro rumore.
Il capitano si rialzò tenendosi in piedi a stento, la situazione era così confusa che non provava nemmeno paura poi, con un tremendo schianto, una parte del pavimento esplose cominciando ad eruttare un impressionante getto d'acqua che inondò il pavimento mentre Jeroen ed i suoi uomini stavano fermi a fissare il vuoto.
«Fuori di qui!!!» urlò Michael mettendo la spada nell'elsa di quella vecchia e cominciando a correre verso i tunnel coi suoi uomini.
La situazione diventò caotica: l'acqua afferrava le loro caviglie minacciando di trascinarli a terra, enormi crepe si aprivano nel pavimento vomitando acqua, il soffitto stava crollano ed enormi massi cadevano fra i fuggitivi sollevando un polverone impenetrabile.
A Michael sembrò che il tunnel non finisse più ma alla fine si ritrovò all'aperto, con uno schianto tremendo i giganti a guardia del tunnel crollarono intrappolando alcuni dei suoi uomini, ma non c'era tempo di soccorrerli se qualcuno voleva salvarsi.
Senza pensarci si rimise a correre nella sabbia, perse il conto delle volte che cadde per poi rialzarsi scansando i suoi uomini che gli finivano addosso nella fretta.
In qualche modo riuscì a raggiungere le scialuppe, i pirati presero subito il largo avvicinandosi alla caracca fra le enormi onde sollevate dal terremoto che quasi capovolgevano le piccola barche.
Raggiunsero la murata della caracca e si ammassarono sulle scalette che i compagni tiravano dall'alto arrampicandocisi in fretta, ora il mare ribolliva come se il fondale ardesse.
Michael salì sul ponte dove gli uomini rimasti sulla nave lo riempirono di domande alle quali lui non prestò attenzione.
«LEVATEVI DAI PIEDI! ISSATE LE VELE!» urlò con quanto fiato aveva in corpo disperdendo i pirati.
Poi gli ritornò in mente il problema che all'inizio aveva messo da parte: non avevano un modo di uscire!
Il sangue gli si gelò nelle vene. Non era possibile che ora non potessero fuggire da quell'incubo.
Scosse con forza la testa, scacciando i dubbi che lo attanagliavano: doveva esserci un modo!
«Uomini, cercate una via d'uscita, una qualunque fessura, avanti!» ordinò portandosi al parapetto al quale doveva reggersi forte per non cadere.
Aguzzò la vista ma non c'era nulla attorno a loro se non la roccia nuda della scogliera.
«A babordo capitano!» urlò Jonatan, il capitano osservò nella direzione indicata e vide una piccola breccia nella pietra dalla quale l'acqua schiumosa fluiva in mare aperto.
Michael corse al pozzetto dove Jona gli lasciò il timone; Michael lo girò velocemente, ma la nave non seguiva i comandi.
Il capitano guardò le vele spiegate: il vento le gonfiava a malapena negando alla nave la forza motrice necessaria per girarsi.
Improvvisamente una parte della scogliera franò con un rombo possente cadendo in mare generando un'onda alta quasi quanto la caracca.
La nave fu spinta in avanti dal muro d'acqua, scansò la nave di Jeroen e si avvicinò all'apertura.
Michael girò freneticamente il timone, la caracca sembrava non girare affatto ma alla fine entrò miracolosamente nella fessura.
La forza dell'acqua scaraventò immediatamente la nave contro la parete del buco, l’impatto staccò Michael dal timone sbattendolo a terra, per un attimo la nave fu fuori controllo ma la corrente era tale che la caracca si trovava già in mare aperto.
Michael si rialzò, intontito, il mare ora era calmo, la situazione gli sembrava troppo stabile dopo il caos precedente.
Osservò ancora disorientato il lato distrutto della nave dove il legno era stato strappato dalla murata dalle rocce, era un miracolo che non si fossero sfracellati...
«Capitano...» lo chiamò Jona con voce roca, Michael si riscosse e, con le gambe tremanti e la mente vuota, riprese il timone: il vento fori dalla scogliera era forte e la nave si allontanò in fretta dall'isola.
Navigarono sotto un pesante silenzio fino alle luci dell'alba, solo allora Michael trovò il coraggio di guardarsi indietro: nulla era rimasto dell'isola o della nave del cugino, solo una chiazza di schiuma bianca testimoniava lo spaventoso evento di poco prima.
Improvvisamente il cuore di Michael accelerò, il respiro divenne irregolare: tutta la paura che non aveva avuto il tempo di provare nella situazione caotica sull'isola gli cadeva addosso opprimendolo col suo peso.
Michael cadde a terra con l'oscurità che già gli copriva gli occhi...

Michael si rizzò a sedere di scatto, per un attimo si sentì smarrito, si guardò attorno: era buio, solo una pallida luce illuminava l'ambiente.
Si rese conto di essere nella sua stanza sulla nave, era madido di sudore, persino le coperte consumate erano umide al tatto.
Qualcuno bussò alla porta.
Michael si alzò, si sentiva decisamente debole, quell'incubo era stato così reale...
Aprì la porta trovandosi davanti Sean che lo guardò preoccupato.
«Beh? Sentivi la mia mancanza o vuoi anche dirmi qualcosa?» chiese scocciato il capitano.
«Abbiamo avvistato una nave...» disse quello con voce grave e lo sguardo cupo.
   
 
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